La Corte di Giustizia ha deciso l’equiparazione dell’età pensionabile per uomini e donne per i trattamenti Inpdap e l’Italia è obbligata a dare esecuzione alla sentenza in un clima italiano non certo favorevole alle donne (occupazione femminile, carriera, servizi, asili nido). Gli uomini sono stati sempre favoriti nell’occupazione, nella carriera e nel sistema pensionistico con le pensioni di anzianità. Inoltre, le donne non sono sostenute come negli altri paesi europei da servizi efficaci alla famiglia. Il Governo affronterà questo problema in quanto obbligato e certamente non farà nulla per tutelare le donne.
Intervista al senatore Pietro Ichino pubblicata su Il Messaggero del 4 marzo 2009
Per Piero Ichino, giuslavorista e senatore del Pd, la decisione del governo di prevedere un aumento graduale dell`età pensionabile delle donne nella Pubblica amministrazione a partire dal 2010 per arrivare a 65 anni nel 2018, inviato come bozza alla Unione Europea, «è un atto dovuto» dopo la condanna subita dall`Italia in sede di parificazione dell`età pensionabile tra uomini e donne.
Dunque l`Italia non poteva sottrarsi, senatore. E la sua valutazione sul merito della bozza, professore, qual è?
Siamo obbligati sul piano comunitario, non c`erano margini di interventi diversi o di non intervento. Caso mai si potrà e dovrà ragionare sulla graduazione, sui tempi. Questo, diciamo, per l`aspetto di adempimento alle norme comunitarie e relativi vincoli.
Ma il suo giudizio politico qual è?
Come è noto, io e la senatrice Emma Bonino avevamo scritto una lettera aperta al ministro Brunetta proprio per affrontare questa questione in maniera organica. Un intervento finalizzato al raggiungimento dell'obiettivo fissato a Lisbona, cioè all`adempimento di un obbligo comunitario di una situazione oggettivamente discriminatoria.
E adesso il governo, diciamo così, si avvia a mettersi in regola con le norme comunitarie...
Infatti.
E basta così?
No, non basta. lo penso questo, e cioè che tutto quanto viene fuori di risparmio dall`innalzamento dell`età pensionabile delle donne, cioè da una parificazione dell`età pensionabile, credo debba essere destinato ad una detassazione selettiva del reddito di lavoro femminile.
E questo non produrrebbe il rischio di un tipo nuovo di discriminazione?
No. Un intervento di questo genere non sarebbe discriminatoria perché sarebbe funzionale al raggiungimento dell`obiettivo di Lisbona, cioè il superamento del ritardo del tasso di occupazione femminile.
Insomma le risorse così reperite devono servire ad incrementare l`occupazione femminile: giusto?
Certo. Come ho detto, i risparmi che si otterrebbero andrebbero destinati interamente ad una detassazione selettiva delle aliquote riservate al lavoro femminile, ossia agli stipendi più bassi, quelli fino a 1000-1200 euro.
Ciò al fine di ridurre il prelievo sul lavoro femminile e quindi incentivare l`occupazione di questo tipo di mano d`opera.
Intervista alla senatrice Emma Bonino pubblicata su Corriere della Sera del 5 marzo 2009
Bonino: Stare a casa? Non è un privilegio. Cosi siamo ultime nell’UE
Emma Bonino racconta: “L’altro giorno alla stazione ho incontrato una donna, Maria, che correva trafelata. “Non vedo l’ora della pensione”, mi ha detto. Ma se non dovessi occuparti di tutto il resto – figli, genitori, la spesa – ti piacerebbe lavorare?, ho chiesto. “Certo!, ha detto scappando via”.
Emma Bonino la pensione a 65 anni per le donne è una sua battaglia.
Si, da molto tempo. Quando ero ministro di Prodi ho provato a farla approvare.
La sinistra radicale si oppose.
Non c’era entusiasmo da parte di nessuno. Dicevano: aspettiamo la sentenza della Corte europea di giustizia. Così, la situazione delle donne italiane sul mercato del lavoro è sempre patetica.
Patetica
In Italia lavorano 46 donne su cento, mentre la media europea è 60 su cento. In italia 9 bambini su cento hanno accesso agli asili nido, in Europa 30 su cento.
Andrebbe bene il piano del governo? Arrivare per le donne alla pensione a 65 anni, con gradualità fra il 2010 ed il 2018?
A me interessa che si facciano, con gradualità che riterranno necessaria. D’altronde sono costretti: la sentenza europea è arrivata e prevede multe salatissime.
Ma la parificazione dell’età pensionabile non basta.
Con i soldi che si risparmiano si debbono equiparare carriere e salari tra uomini e donne, detassare il lavoro femminile, come propone Ichino, e sostenere le donne che non cercano lavoro perché hanno troppi altri lavori da fare in casa.
Pensioni femminili a 65 anni anche per il settore privato?
Si, ma si può andare per gradi: questa è una scelta politica.
Dopo l’equiparazione donne-uomini si dovrà alzare l’età pensionabile di tutti? Ne hanno parlato Enrico Letta, Ciampi ….
Non deve essere un tabù. Il precedente governo Berlusconi fece lo scalone, ma in modo che lo applicasse il governo successivo. Prodi modificò lo scalone in scalini. Accettai perché contemporaneamente fu data una delega al governo per riformare gli ammortizzatori sociali.
Ma non è successo nulla
La delega scadeva a gennaio 2009. Il governo attuale l’ha spostata a luglio. Oggi solo il 30 per cento di chi ha un lavoro ha qualche forma di protezione.
Come si batte per tutto ciò, ora che è fuori dal governo?
Sta uscendo un mio libro: Pensionata a chi.
Intervista al senatore Pietro Ichino pubblicata su Il Messaggero del 4 marzo 2009
Per Piero Ichino, giuslavorista e senatore del Pd, la decisione del governo di prevedere un aumento graduale dell`età pensionabile delle donne nella Pubblica amministrazione a partire dal 2010 per arrivare a 65 anni nel 2018, inviato come bozza alla Unione Europea, «è un atto dovuto» dopo la condanna subita dall`Italia in sede di parificazione dell`età pensionabile tra uomini e donne.
Dunque l`Italia non poteva sottrarsi, senatore. E la sua valutazione sul merito della bozza, professore, qual è?
Siamo obbligati sul piano comunitario, non c`erano margini di interventi diversi o di non intervento. Caso mai si potrà e dovrà ragionare sulla graduazione, sui tempi. Questo, diciamo, per l`aspetto di adempimento alle norme comunitarie e relativi vincoli.
Ma il suo giudizio politico qual è?
Come è noto, io e la senatrice Emma Bonino avevamo scritto una lettera aperta al ministro Brunetta proprio per affrontare questa questione in maniera organica. Un intervento finalizzato al raggiungimento dell'obiettivo fissato a Lisbona, cioè all`adempimento di un obbligo comunitario di una situazione oggettivamente discriminatoria.
E adesso il governo, diciamo così, si avvia a mettersi in regola con le norme comunitarie...
Infatti.
E basta così?
No, non basta. lo penso questo, e cioè che tutto quanto viene fuori di risparmio dall`innalzamento dell`età pensionabile delle donne, cioè da una parificazione dell`età pensionabile, credo debba essere destinato ad una detassazione selettiva del reddito di lavoro femminile.
E questo non produrrebbe il rischio di un tipo nuovo di discriminazione?
No. Un intervento di questo genere non sarebbe discriminatoria perché sarebbe funzionale al raggiungimento dell`obiettivo di Lisbona, cioè il superamento del ritardo del tasso di occupazione femminile.
Insomma le risorse così reperite devono servire ad incrementare l`occupazione femminile: giusto?
Certo. Come ho detto, i risparmi che si otterrebbero andrebbero destinati interamente ad una detassazione selettiva delle aliquote riservate al lavoro femminile, ossia agli stipendi più bassi, quelli fino a 1000-1200 euro.
Ciò al fine di ridurre il prelievo sul lavoro femminile e quindi incentivare l`occupazione di questo tipo di mano d`opera.
Intervista alla senatrice Emma Bonino pubblicata su Corriere della Sera del 5 marzo 2009
Bonino: Stare a casa? Non è un privilegio. Cosi siamo ultime nell’UE
Emma Bonino racconta: “L’altro giorno alla stazione ho incontrato una donna, Maria, che correva trafelata. “Non vedo l’ora della pensione”, mi ha detto. Ma se non dovessi occuparti di tutto il resto – figli, genitori, la spesa – ti piacerebbe lavorare?, ho chiesto. “Certo!, ha detto scappando via”.
Emma Bonino la pensione a 65 anni per le donne è una sua battaglia.
Si, da molto tempo. Quando ero ministro di Prodi ho provato a farla approvare.
La sinistra radicale si oppose.
Non c’era entusiasmo da parte di nessuno. Dicevano: aspettiamo la sentenza della Corte europea di giustizia. Così, la situazione delle donne italiane sul mercato del lavoro è sempre patetica.
Patetica
In Italia lavorano 46 donne su cento, mentre la media europea è 60 su cento. In italia 9 bambini su cento hanno accesso agli asili nido, in Europa 30 su cento.
Andrebbe bene il piano del governo? Arrivare per le donne alla pensione a 65 anni, con gradualità fra il 2010 ed il 2018?
A me interessa che si facciano, con gradualità che riterranno necessaria. D’altronde sono costretti: la sentenza europea è arrivata e prevede multe salatissime.
Ma la parificazione dell’età pensionabile non basta.
Con i soldi che si risparmiano si debbono equiparare carriere e salari tra uomini e donne, detassare il lavoro femminile, come propone Ichino, e sostenere le donne che non cercano lavoro perché hanno troppi altri lavori da fare in casa.
Pensioni femminili a 65 anni anche per il settore privato?
Si, ma si può andare per gradi: questa è una scelta politica.
Dopo l’equiparazione donne-uomini si dovrà alzare l’età pensionabile di tutti? Ne hanno parlato Enrico Letta, Ciampi ….
Non deve essere un tabù. Il precedente governo Berlusconi fece lo scalone, ma in modo che lo applicasse il governo successivo. Prodi modificò lo scalone in scalini. Accettai perché contemporaneamente fu data una delega al governo per riformare gli ammortizzatori sociali.
Ma non è successo nulla
La delega scadeva a gennaio 2009. Il governo attuale l’ha spostata a luglio. Oggi solo il 30 per cento di chi ha un lavoro ha qualche forma di protezione.
Come si batte per tutto ciò, ora che è fuori dal governo?
Sta uscendo un mio libro: Pensionata a chi.
2 commenti:
Le parole della Bonino mi fanno ribollire di indignazione: lei che è donna fa sua la battaglia per far andare le donne in pensione a 65 anni. Ma lei, quanti figli ha cresciuto, a quanti mariti ha stirato le camicie, quanti pranzi e quante cene ha cucinato, quanti bagni ha pulito?
Poi aggiunge anche che con i soldi risparmiati si aiuteranno le donne che hanno da fare troppo a casa per cercarsi un lavoro. Ma ci prende in giro?
Questo modo di pensare e MASCHILISTA= le donne all'acquaio.
Ci vuole far tornare cinquant'anni indietro.
Io proporrei una età del pensionamento per uomini e donne a 63 anni con la possibilità di rimanere in servizio anche dopo. Stabilire un'età del pensionamento troppo alta penalizza le donne mentre gli uomini hanno la possibilità di andare in pensione con la pensione di anzianità.
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