venerdì 26 febbraio 2010

Convegno: Proposta per la Regione Veneto

Convegno Pubblico:
Proposta per la Regione Veneto
in materia di lavoro, pubbliche amministrazioni e servizi pubblici locali

Lunedi 1° marzo 2010 alle ore 21,00 al Liston 12 di piazza Brà 12 - Verona


Intervengono:
Pietro Ichino, senatore e docente di Diritto del Lavoro – Università di Milano
Federico Testa, parlamentare e docente di Economia e gestione delle imprese – Università di Verona
Franco Bonfante, consigliere regionale del PD

Leggi tutto...

giovedì 25 febbraio 2010

Lo sgombero delle Associazioni di Borgo Nuovo

I documenti smentiscono l’assessore del comune di Verona Polato
In una recente interrogazione regionale, il consigliere Bonfante aveva sostenuto che le associazioni avente sede nella “Cittadella delle Associazioni” di Borgo Nuovo avevano ricevuto una raccomandata da AGEC, su ordine dell’amministrazione comunale di Verona, di “restituire le chiavi e togliere il disturbo”.
L’assessore al patrimonio, Polato, rispose che ciò non corrispondeva al vero.
Con l’odierna conferenza stampa, il consigliere regionale affiancato da Antonio Ramella, presidente circolo ARCI “Nuova Città”, Salvatore Passaro e Anna Foresti, già consigliere di AGEC con delega alle associazioni, hanno presentato la documentazione che smentisce le dichiarazioni dell’assessore.
Infatti le raccomandate che impongono la restituzione delle chiavi sono pervenute ad alcune associazioni già nel 2009. Sulle rimanenti grava il peso di una decisione già presa che non tiene conto del valore sociale di una realtà unica, quale la “Cittadella della Associazioni”.
“A fronte della volontà di aumentare significativamente i compensi dei consiglieri di amministrazione dell’AGEC” dichiara Antonio Ramella “risulta una scelta di pura ipocrisia il richiedere incongrui canoni d’affitto ad Associazioni ONLUS la cui funzione è, per definizione, prettamente rivolta al sociale.”
A dar forza a questa posizione vi è una lettera, ancora senza risposta, di denuncia della difficile situazione e di preoccupazione per il futuro del progetto in questione, datata 25 Gennaio 2010 delle associazioni al sindaco ed agli assessori competenti.
Favorire la vita delle associazioni impegnate nel sociale rappresenta un grande investimento per la comunità veronese e un'alternativa ai gruppi che creano problemi di convivnza sociale. Pertanto, il comune di Verona dovrebbe ritornare sui suoi passi e realizzare gli obiettivi del progetto"Cittadella delle Associazioni".


Leggi tutto...

Manifestazione dei lavoratori della GlaxoSmithKline

I ricercatori della GlaxoSmithKline hanno organizzato una manifestazione in piazza Dante a Verona contro la decisione dell'azienda di chiudere il centro di ricerca di Verona. Alla manifestazione hanno partecipato i cittadini veronesi,  le organizzazioni sindacali, una delegazione dei giovani del PD che hanno distribuito un documento e tra questi Franco Bonfante, consigliere regionale.
Come hanno riportato i giornali in questi ultimi giorni la società multinazionale GlaxoSmithKline ha deciso di chiudere il centro ricerche di Verona, impegnato nella ricerca nell’ambito farmaceutico delle Neuroscienze, entro il 2010 e di conseguenza licenziare 550 ricercatori e 200 persone impegnati nei servizi di supporto.
Questa decisione nasce dall’esigenza degli azionisti di GSK di ridurre costi ed aumentare i profitti (11% di aumento invece del 14% atteso). Pertanto, non si tratta di una crisi economica del settore a livello internazionale o finanziaria dell’azienda ma di una riorganizzazione che interviene nel modo più semplice e rapido: tagliare i costi del personale altamente qualificato nei settori meno remunerativi per aumentare i profitti del’azienda e la remunerazione del capitale investito dagli azionisti.
Una scelta sciagurata per una azienda competitiva come la GlaxoSmithKline, la quale non considera il valore umano e professionale dei lavoratori della conoscenza ed interviene in modo contabile e ragionieristico, dimenticando per convenienza la responsabilità sociale dell’impresa. I manager dichiarano che le persone sono la loro maggiore risorsa e persistono nel considerarle secondo gli approcci tradizionali in termini di problemi, procedure, costi anzichè risorse.
Lo scopo di una impresa, come ricorda Peter Drucker, non è la massimizzazione dei profitti ma la sua continuità per dare un contributo all'economia ed alla società.
Molte aziende multinazionali dello stesso livello della GSM sono intervenute per migliorare la performance della propria azienda ricorrendo ad altri strumenti: la strategia, i prodotti, inventando settori. La GSM utilizza lo strumento più facile, il taglio del personale, evitando cosi di impegnare i propri managers in strategie molto più impegnative.
Purtroppo tutto questo accade in un momento non favorevole per la ricerca in Italia. Infatti il Governo dedica circa lo 0,5% del PIL alla ricerca e non crea condizioni favorevoli all’innovazione e per attrarre investimenti esteri indispensabili alla crescita economica dell’Italia. Le imprese private non investono in modo adeguato nella ricerca e rischiano di essere meno competitive nel mercato internazionale.
La cosa più grave è rappresentata dal fatto che alcune ricerche non remunerative ma molto importanti per le persone rischiano di non essere realizzate se il Governo non crea delle condizioni favorevoli per le imprese. Quindi, ricerche nell’ambito delle neuroscienze, il caso GSM, o in altri settori non vengono intraprese o peggio ancora vengono abbandonate in quanto non offrono profitti certi ed immediati.
E’ necessario che il Governo prenda coscienza di tali problemi e tralasci altri interessi come il processo breve, il legittimo impedimento, le intercettazioni ed inizi ad interessarsi dell’economia reale, la quale non può essere sostenuta solo dall’ottimismo e da alcuni slogans quali la crisi è alle spalle e una crisi finanziaria.
Oggi pomeriggio vi è un confronto con il Governo sui problemi dei ricercatori della GSM e spero, dopo la passerella di diversi ministri a cui abbiamo assistito, che la situazione del centro ricerche di Verona venga presa in seria considerazione e vengano risolti i problemi dei lavoratori della conoscenza della GSM di Verona.
“Bella e partecipata la manifestazione dei dipendenti della GSK in Piazza dei Signori.” Dichiara Franco Bonfante, consigliere regionale del PD, che vi ha partecipato in segno di solidarietà. “Peccato non sia stata autorizzata la prosecuzione dell’iniziativa anche in Piazza Brà: un eccesso di formalismo che si poteva superare in breve tempo con il buon senso e che non tiene conto dell’emozione, attenzione e coinvolgimento che il “caso GSK” suscita in tutti i Veronesi.” “L’auspicio, prosegue Bonfante, è che ora il Governo affronti con determinazione la situazione e parli con una voce sola”.
“Ribadiamo, dichiarano i giovani del Partito Democratico, il nostro sostegno e la nostra vicinanza ai dipendenti della GSK impegnati nella difficile vertenza di queste settimane, e ripetiamo la richiesta, già presentata dal Partito Democratico al governo locale, cittadino e regionale, perché metta in campo, quanto prima, ogni sforzo possibile per garantire lavoro, certezze e aiuti a coloro che, in questi mesi, rischiano, o concretamente perdono, il proprio posto di lavoro”.
“Ci auguriamo, concludono i giovani del PD, che l’ottimismo, cui si viene spesso esortati in questo periodo, smetta di essere uno spot elettorale, e diventi, quanto prima e a tutti gli effetti, una modo di guardare al futuro sulla base di solide sicurezze. Cominciando a lavorare e a porre le basi oggi, per costruire il rilancio, lo sviluppo e il benessere della Verona di domani”.
Documento dei giovani del Partito Democratico

Leggi tutto...

martedì 23 febbraio 2010

AGSM: sempre più giù

Provvedimento ad personam per il presidente di AGSM Gian Paolo Sardos Albertini
L’ordine degli avvocati vieta ai propri iscritti, tra cui il Presidente di AGSM, di assumere cariche gestionali in aziende e, quindi, da due anni e mezzo Sardos Albertini è incompatibile con la iscrizione all’ordine professionale degli avvocati di Trieste.
La maggioranza di centro destra del comune di Verona per superare tale ostacolo ed in vista del rinnovo delle nomine nelle aziende partecipate propone alcune modifiche dello statuto di AGSM per salvaguardare la posizione di Sardos Albertini.
Ieri la proposta di deliberazione relativa alle modifiche dello statuto di AGSM è stata discussa nella 7^ commissione ed è stata approvata con i voti della sola maggioranza.
Le proposte di modifica riguardano i poteri del Presidente di AGSM che sono state circoscritte alle sole funzioni di rappresentanza legale ed istituzionale dell’Ente.
“Avevamo ragione noi, dichiara Giancarlo Montagnoli. La discussione in commissione consiliare della delibera che azzoppa il Presidente di AGSM è proprio ad personam. Anzi, doppiamente. Una prima volta perché vale solo per lui e per nessun altro Presidente che continuerà ad esercitare i poteri straordinari e ad avere un budget a disposizione. Una seconda perché tende a mettere al riparo lo stesso Presidente dal aut aut a cui l'ha sottoposto l'Ordine degli avvocati di Trieste a cui è iscritto: o avvocato o Presidente senza incarichi gestionali”.
“Abbiamo sfidato l'Amministrazione, conclude Montagnoli consigliere comunale del PD, a fare analogo provvedimento anche per AMIA, AMT e AGEC: hanno assicurato che lo faranno. Scommettiamo che non se ne farà niente perché nessuno ha interesse a crearsi problemi con Alleanza nazionale (AMT), con la Lega (AMIA) o con Forza Italia (AGEC)”.
Prima della riunione della 7^ commissione Giancarlo Montagnoli aveva citato su Facebook Giovanni Giolitti a proposito dell’abito su misura.
La delibera approvata dalla Commissione prevede di poter ricorrere a figure professionali di legali, qualificate per dirigere la società.
Ritengo che la delibera di modifica dello Statuto non nasce dalle esigenze gestionali di AGSM ma esclusivamente dalla necessità di superare lo stato di incompatibilità del presidente e che la possibilità di ricorrere a figure professionali per dirigere l’azienda è pericolosa in quanto crea le condizioni per moltiplicare gli incarichi esterni ed introduce in AGSM un tipo di gestione frammentaria e circoscritta a singoli fatti gestionali. I contenuti della delibera non affrontano i problemi relativi alla governance di AGSM e delle altre aziende controllate ma si limitano a risolvere un problema di carattere personale.
La Governance dell’aziende controllate dal Comune e, quindi, di AGSM va affrontata nella prospettiva di un miglioramento dei servizi attraverso una valutazione seria e responsabile dei seguenti temi:
- Introduzione della figura dell’Amministratore Delegato;
- Redistribuzione delle funzioni e delle responsabilità tra il Presidente, il Consiglio di Amministrazione e l’Amministratore Delegato;
- Riconsiderazione del ruolo e delle funzioni del Direttore Generale, il quale ricopre delle responsabilità previste per una azienda municipalizzata e non per una società per azioni;
- La revisione dei compensi in rapporto alle responsabilità, compresi quelli del presidente di AGSM;
- La creazione di un quadro coerente e chiaro di riattribuzioni delle responsabilità tra gli organi.
Purtroppo la maggioranza di Tosi nel comune di Verona si preoccupa soltanto di mantenere gli accordi di potere in vista delle regionali e del rinnovo delle nomine.
Una cosa accomuna Berlusconi e Tosi: i provvedimenti ad personam.

Leggi tutto...

lunedì 22 febbraio 2010

Quando il personale pubblico lavora nell’interesse dell’Ente

Si ringrazia la DeA (Demografici Associati) per la gentile concessione alla pubblicazione dell'articolo di Emanuele Costa su questo sito
Non si tragga in errore il lettore dall’effetto visivo generato dalla combinazione di parole dalle quali scaturisce il titolo dell’articolo, ma l’incoerenza è stata appositamente voluta e studiata per suscitare nella sensibilità umana quello shock intellettuale dal quale successivamente si spera possa svilupparsi uno spirito costruttivo di approccio ai problemi della Pubblica Amministrazione.
Ad alcuni sicuramente verrebbe però da domandarsi il perché dell’utilizzo della parola “incoerenza”.
Non è forse vero che il personale pubblico, inteso nel senso più ampio del termine (amministratori, dirigenti, dipendenti), svolge la propria attività lavorativa nell’esclusivo interesse dell’Ente? Il gioco di parole adottato che, come si è detto sopra, è stato ricercato con consapevolezza avrebbe preferito, al termine dell’affermazione, l’apposizione di un segno distintivo che la letteratura anglosassone identifica nel question mark, ma la punteggiatura mancante avrebbe esclusivamente portato ad elaborare una risposta, mentre, nella realtà, esistono ancora molte domande da porsi prima di giungere ad una soluzione.
Ma in cosa consiste l’interesse dell’Ente?
Una domanda alla quale, chiedendo anticipatamente perdono per la ripetizione poco sonante, si può rispondere univocamente con “risposte”, che non devono tradursi in articolate elucubrazioni verbali di lana caprina con le quali si giustifica il sesso degli angeli, ma in output, che, nonostante assumano la veste immateriale, possano definirsi tangibili e concreti.
Non a caso, credo che con tutta serenità non sia oggetto di scomunica definire “ingrato” il compito di formulare alcune considerazioni in merito, soprattutto quando si inseriscono nei rapporti complessi che esistono tra l’Ente Pubblico ed il Cittadino, dove la locuzione complessità è solo adeguata a quei meccanismi burocratici che infettano la mentalità del personale pubblico ancor prima che un agire razionale consenta di pervenire alla risoluzione del problema.
Anche l’espressione verbale “ingrato” è stata intenzionalmente scelta, in quanto, da un lato, non sempre risulta facile affrontare argomentazioni che incidono sulla realtà operativa di una Pubblica Amministrazione e, dall’altro, non è semplice utilizzare nell’esposizione una terminologia comprensibile, capace di catturare quell’attenzione che può aiutare a far condividere insieme alcuni aspetti, peraltro non sempre positivi, sui rapporti esistenti tra il potere pubblico e coloro nei confronti dei quali dovrebbe essere esercitato per l’erogazione di servizi.
Non è un caso fortuito se, nel tempo, il cittadino si disaffeziona dall’Amministrazione Pubblica, allontanandosi contestualmente dai problemi che affliggono la Comunità locale. Questo atteggiamento passivo, che rifugge il problema alla radice, è la risultante di un percorso gestionale progettato ad hoc per far sì che l’Ente Pubblico sia percepito come una scatola chiusa, dove al suo interno si decide di tutto ad eccezione di quella che, nella realtà, era la missione reclamata dagli Amministratori in sede di consultazione elettorale.
Le colpe di questo sistema non devono, tuttavia, essere cercate nei comportamenti dei Governi nazionali, di qualunque colore si siano dipinti, ma direttamente in coloro che, a livello locale, sono stati chiamati a gestire la cosiddetta “macchina pubblica”.
Infatti, a partire dai primi anni novanta (e questo è il dato più triste alla resa dei conti) il Legislatore nazionale è andato nel tempo partorendo una disciplina più o meno organica di provvedimenti mirati a rendere più snella l’attività della Pubblica Amministrazione, cercando di abolire tutta una serie di procedure ridondanti e obsolete che, nella burocrazia, trovavano (e purtroppo ancora oggi è così) quella preziosa linfa vitale che consentiva di celare, dietro una gestione disorganizzata, l’incapacità di adottare atti amministrativi idonei a soddisfare le esigenze della collettività.
I Cittadini, anziché essere considerati come portatori di interesse, sono individuati come generatori di problemi e, conseguentemente, meno si avvicinano al Palazzo Comunale (che costituisce la Pubblica Amministrazione per eccellenza, essendo capillarmente presente ovunque), meglio è per il quieto vivere e il proliferare di attività svolte e assolutamente improduttive di benefici tangibili per loro.
Oggi si vive in realtà locali dove chiunque abbia voglia, ma soprattutto pazienza, di perdere un po’ del suo prezioso tempo libero e decida di varcare il portone del proprio Comune si troverà immerso in un ambiente talmente asfittico che lo priverà di quell’ossigeno necessario per individuare la persona giusta alla quale rivolgersi per ottenere indicazioni e suggerimenti utili ad individuare con tempestività e precisione l’Ufficio competente a risolvere il problema.
L’Utente si ritroverà come se fosse all’interno di un museo privo di una cartina che illustra il giusto percorso nel labirintico andirivieni di corridoi, stanze e persone.
Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che le leggi emanate nella direzione di ridurre le distanze tra Pubblica Amministrazione e Cittadino sono operative da oltre dieci anni e che il ritardo della loro piena applicazione non dipende dalla incomprensibile terminologia giuridica utilizzata nell’esporre il dettato normativo, ma nella mancanza di volontà di adeguare il proprio modus operandi, facilitando la comprensione che il lavoro svolto all’interno degli Enti Pubblici avviene tenendo sempre in primo piano l’interesse collettivo.
Il panorama di oggi è profondamente cambiato rispetto ai decenni scorsi ed il livello culturale del cittadino è elevato al punto che, per fortuna, non ripone più alcuna fiducia nei racconti del personaggio di turno che si materializza in quello creato da Carlo Lorenzini, in arte Collodi.
Nonostante ciò, se si sente recitare gli attori principali, sembrerebbe che lavorare nell’interesse dell’Ente sia alquanto difficile, per non dire pieno di ostacoli:
- le innovazioni sono istantanee e, conseguentemente, l’adeguamento richiede tempo;
- la normativa di riferimento si evolve e, quindi, occorre adeguare le procedure;
- gli scenari cambiano ripetutamente e ciò richiede forzatamente la definizione di nuovi “punti nave”.
Peccato che il regista del teatro organizzativo, a fronte di questi continui mutamenti ambientali, si dimentichi di ricordare ai protagonisti che il copione è sempre identico: l’obiettivo finale è la soddisfazione dei bisogni della collettività.
Cosa spinge allora a considerare l’interesse dell’Ente una cosa così astratta e priva di sostanza tale da richiedere la produzione di tanta documentazione, che si manifesta attraverso risme di carta, proliferazione di faldoni e attività ripetitive, se non inutili, frutto di decisioni non coerenti con le strategie da perseguire?
Esistono procedure appartenenti alla famiglia della lean thinking, che, se applicate, produrrebbero risultati talmente all’avanguardia da consentire un’azione amministrativa capace di instaurare un circolo virtuoso, che farebbe ridurre il time to market, ossia il tempo necessario per la soddisfazione dei bisogni della cittadinanza, dal preciso istante in cui si sono manifestati a quello in cui viene comunicato il risultato finale.
Anche la comunicazione riveste un ruolo di primo piano all’interno dell’Organizzazione Pubblica, che si impernia prioritariamente sulla comprensione dei problemi e non sulla loro soluzione, anche se è abbastanza evidente che la corretta individuazione del problema avvicina quella della sua soluzione.
Il personale pubblico, dagli amministratori ai dipendenti passando, soprattutto, per i dirigenti, ritiene che il possesso delle informazioni a disposizione sia ancora un segreto da non divulgare a nessuno sia in un’ottica bottom up, sia, a maggior ragione, top down. In pratica, si rifiuta di prendere in considerazione il beneficio che la comunicazione con il cittadino porta alla rimozione di quell’ostacolo che nella diffidenza trova il peggior nemico del rapporto di fiducia che altrimenti si verrebbe a realizzare.
La soluzione di gran parte dei problemi della Pubblica Amministrazione trova le sue fondamenta in un semplice fattore di mappatura e successiva riorganizzazione delle attività, ma questo non impedisce l’instaurarsi, nella illuminata vision prospettica del personale pubblico, di meccanismi perversi tali da far percepire che i processi di reengineering siano una minaccia anziché un’opportunità.
La loro filosofia di pensiero, ma anche il modo di intendere la res publica, è rimasta ancorata a schemi manageriali di derivazione preistorica, isolati dall’ambiente esterno circostante, generando quel timore che la semplificazione dei processi potrebbe far perdere potere all’interno dell’organizzazione e far percepire, conseguentemente, al beneficiario una sensazione di aver a che fare con un soggetto diverso da quello al quale si era inizialmente rivolto.
L’innovazione è bandita in quanto occorre eseguire i compiti nel preciso rispetto di regole prive di logica, di compilazione di moduli inutili e produzione di paginate di relazioni che nessuno leggerà. L’importante è continuare a credere che “se non c’è controllo, allora deve esserci il controllo”, per poi meravigliarsi della paralizzante inefficienza che non consente il perseguimento degli interessi dell’Ente, ma consente, però, di raggiungere altri obiettivi.
E’ necessario che nel contesto attuale caratterizzato da innovazione istantanea e globalizzazione la guida dell’Ente sia affidata a persone capaci di separare la vita professionale da quella privata, che siano fortemente propensi al change management e siano dotati di elasticità mentale senza per questo dimenticare il percorso di avvicinamento agli interessi della Comunità.
In caso contrario, la resistenza al cambiamento, l’ottusità mentale, il pedissequo rispetto di regole gestionali arcaiche faranno avanzare la Pubblica Amministrazione lentamente, come una nave in mezzo all’oceano, lungo una rotta disegnata da comportamenti improvvisati sordi alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente interno.
Lungo questa direzione, ci si accorgerà ben presto che continuando a tracciare “punti nave”, anziché aver raggiunto lo stato desiderato, ovvero l’obiettivo finale, l’imbarcazione si sarà arenata in un nulla di fatto o, peggio ancora, si sarà incagliata tra gli scogli e che al cittadino, rimasto insoddisfatto, non rimarrà altro da dire che ci vuole tempo per risolvere i suoi problemi perché le scialuppe di salvataggio (leggasi “le risorse umane migliori”) hanno già da tempo abbandonato la nave.
Emanuele Costa

Leggi tutto...

Privatizzazione e legge Brunetta

Articolo di Pietro Ichino pubblicato sul Corriere della Sera il 17 febbraio 2010
Caro Direttore, forse c’è un nesso tra le scelte del Governo tendenti alla privatizzazione della Protezione civile, come in precedenza di altri settori dello Stato, e la mancata emanazione dei decreti necessari per il funzionamento della nuova autorità indipendente, chiave di volta della riforma Brunetta delle amministrazioni, insediata da due mesi ma ancora del tutto priva di risorse. I maliziosi, poi, possono vedere una terza coincidenza significativa: la candidatura del ministro Brunetta a sindaco di Venezia. L’impegno del Governo a riformare l’amministrazione statale si è già esaurito?
La Protezione civile S.p.A. era stata preceduta dalla Difesa servizi S.p.A., e prima ancora dalla Patrimonio S.p.A. e dalla Infrastrutture S.p.A.: tutte imprese formalmente private, cui vengono affidate funzioni eminentemente pubbliche e le risorse necessarie, pubbliche anch’esse. Privatizzare ha un senso, eccome, quando si tratta di assoggettare un servizio al regime e alle regole di un mercato concorrenziale moderno; ma quale concorrenza può mai attivarsi in funzioni come quella dell’amministrazione del patrimonio demaniale, o delle Forze armate, o della protezione civile?
La “societarizzazione” di questi segmenti della struttura dello Stato mira a renderli più efficienti sottraendoli ai principi di imparzialità e di rendicontazione, al controllo del Parlamento, della Corte dei Conti; e ora anche ai principi di trasparenza totale e di valutazione indipendente sanciti dalla legge Brunetta del marzo scorso. Il risultato, però, è che il solo controllo possibile (poiché si tratta pur sempre di gestione di denaro pubblico) rimarrà quello esercitato dall’autorità giudiziaria contro corruzione, concussione e peculato. Salvo, poi, gridare al giustizialismo appena un P.M. avvisa che sta indagando. Ma non è forse proprio questa politica di eliminazione radicale dei controlli amministrativi quella che finisce col dilatare innaturalmente il ruolo del controllo giudiziale? O il Governo pensa di eliminare anche quest’ultimo controllo, considerando esso pure come ostacolo alla “politica del fare” e abolendo i reati di corruzione e peculato?
Devolvere a un’impresa privata queste funzioni, che più pubbliche di così non potrebbero essere, può essere motivato in un solo modo: con l’idea che sottrarle alle regole del diritto amministrativo sia indispensabile perché esse possano essere svolte in modo efficiente. È esattamente la stessa cosa che accade diffusamente quando lo Stato o un ente locale, per evitare di assumere in ruolo dei nuovi dipendenti, se li fanno fornire “in appalto” da una cooperativa: alla base c’è la convinzione che il diritto del lavoro pubblico genererebbe rigidità e inefficienza, che dunque l’unico modo per far funzionare bene questi rapporti è sottrarli alle regole cui dovrebbero essere soggetti.
Se questo è il problema, invece di eluderlo fingendo che gli interessi pubblici siano diventati privati, non sarebbe molto meglio affrontarlo di petto dicendo pane al pane e vino al vino? Non sarebbe, cioè, molto meglio conservare ciò che del pubblico può e deve essere conservato – obblighi di imparzialità, di rendiconto, di trasparenza totale , eliminando invece tutti i vincoli procedurali che sono di troppo, riducendo l’inamovibilità dei dipendenti pubblici, consentendo ai dirigenti pubblici di riappropriarsi per davvero delle prerogative che devono essere proprie di qualsiasi dirigente d’azienda, ma anche responsabilizzandoli severamente per il raggiungimento dei risultati, con controlli oggettivi, premi per chi i risultati li raggiunge davvero e rimozione per chi si rivela incapace?
Si dà il caso che proprio questa seconda sia la strada che il Governo era parso imboccare –non senza qualche contraddizione e molti mali di pancia con la riforma delle amministrazioni pubbliche avviata dal ministro Brunetta. La quale proprio a questo fine aveva istituito un sistema di valutazione dei risultati prodotti dalle strutture operative dello Stato, affidandone il coordinamento e il controllo a una nuova autorità indipendente (la Commissione centrale per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche), che si è insediata nel dicembre scorso. Senonché nei due mesi trascorsi da allora il Governo non ha trovato dieci minuti per approvare i decreti necessari affinché la Commissione possa retribuire i propri membri e i propri dipendenti, attivare i propri programmi operativi, o anche soltanto acquistare un computer. La Commissione ha già volonterosamente incominciato a lavorare; ma a tutt’oggi non è dato sapere quando le saranno assegnate le risorse indispensabili per il suo funzionamento. Dunque il Governo non crede più nella possibilità e priorità della riforma delle amministrazioni pubbliche? È questo che induce Renato Brunetta a ridursi a ministro della funzione pubblica part-time, candidandosi a sindaco di Venezia?
Intervento di Luigi Zanda sulla Protezione Civile Spa

Leggi tutto...

Cartelli al corteo per l’Alberghiero di Soave

Nel corteo organizzato dai genitori e dagli studenti dell’Alberghiero di Soave sono stati preparati diversi cartelli dai contenuti molto significativi che intendo riportare in questo spazio.

“Non vogliamo stare nell’ombra, abbiamo diritto di studiare in un ambiente senza caos ….. caos dovuto ai continui spostamenti”.

“Abbiamo bisogno del vostro aiuto …… aiutateci firmando la petizione”.

La petizione è stata sottoscritta da 1.400 persone, solo nella giornata di ieri durante la manifestazione sono state raccolte 300 firme. “Questo tangibile segno, dichiara Attilio Bertuzzo, conferma la sensibilità della gente, che ci sostiene in questa nostra e vostra lotta contro il tempo ed il mal governo”.  Tra i sottoscrittori vi sono la senatrice Mariapia Garavaglia ed il consigliere regionale Franco Bonfante.

Gli altri cartelli.

“Abbiamo fame di aule 378 ragazzi a scuola senza scuola”.

“Basta promesse. La storia insegna che non bastano solo le parole ma servono i fatti ….. Cosa aspettate.

I problemi degli studenti riguardano i cittadini di Soave e del suo ambito territoriale in quanto la risoluzione dei problemi dell’Istituto Alberghiero significa creare delle nuove condizioni di sviluppo della zona e prospettive di lavoro per i giovani che escono qualificati professionalmente nel settore turistico alberghiero molto sviluppato nella provincia di Verona.

Si è notata l’assenza alla manifestazione del Sindaco, Lino Gambaretto, il quale ha perso l’occasione di manifestare con la sua presenza solidarietà agli studenti ed ai genitori per i problemi che fanno carico anche alla  amministrazione comunale che presiede.

Leggi tutto...

domenica 21 febbraio 2010

Corteo per l’Istituto Alberghiero di Soave

Berlusconi si compiace che il suo governo e le istituzioni territoriali governate dal centrodestra, comprese la Provincia di Verona e la Regione Veneto, si caratterizzano per il fare: “Governo del fare”.
A questo punto è legittimo porsi delle domande.
Fare per chi? Non certamente per gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Soave, i quali hanno ricevuto per otto anni solo promesse.
Fare cosa? Non certamente per l’Istituto Alberghiero di Soave che trova notevoli difficoltà a crescere e svilupparsi in quanto non possiedono un stabile scolastico efficiente ed efficace e sono costretti a dividersi tra uno stabile e l’altro e tra Soave e Caldiero.
Il problema non è il fare ma il sapere fare (conoscenza e competenza): la Provincia di Verona e la Regione Veneto hanno dimostrato di non essere capaci di saper fare per risolvere tutti i problemi dell’Istituto Alberghiero che si protraggono da molto tempo.
Constatato questo il Comitato Genitori di Soave ha organizzato oggi un corteo al quale hanno partecipato studenti, genitori e cittadini per porre ancora una volta all’attenzione delle istituzioni (Provincia e Regione) e della società civile i problemi relativi all’Istituto Professionale. Al corteo ha partecipato Franco Bonfante, il quale si è caratterizzato nella Regione per aver presentato due interrogazioni e sollecitato i finanziamenti per l’Istituto Alberghiero di Soave.
Occorre tenere presente che nel terzo millennio la risorsa più importante per un paese e per le persone è la conoscenza, la quale rappresenta il primo fattore per il successo economico e sociale. Non investire nel sapere significa non rendere competitivo il paese e non soddisfare l’offerta di lavoro che proviene dalle aziende.
Per gli studenti dell’Istituto Professionale di Soave significa non realizzare le condizioni essenziali per la loro crescita professionale e per coloro che intendono proseguire gli studi in questo settore emigrare a Lonigo o a Montagnana.
La Provincia e la Regione hanno avuto otto anni di tempo per programmare gli investimenti necessari in materia di edilizia scolastica per mettere l’Istituto Alberghiero di Soave nelle condizioni di proseguire tranquillamente il suo cammino e svilupparsi in rapporto alla domanda degli studenti.
In otto anni si realizzano Istituti di eccellenza e invece a Verona non si risolvono i problemi fondamentali per la vita di una scuola.
Gli studenti sono stanchi e perdono tempo per i continui spostamenti, la didattica lascia a desiderare ed inoltre la mancanza di una sala insegnanti, di una segreteria e di una vice-presidenza aggrava ulteriormente i problemi.
Il Comitato Genitori ha predisposto una petizione che è stata sottoscritta dai partecipanti tra i quali il consigliere regionale Franco Bonfante e la senatrice Mariapia Garavaglia, la quale si è sempre dimostrata molto sensibile ai problemi della scuola e degli studenti ed ha contestato i tagli indisciminati del ministro Gelmini.
Inoltre, i genitori e gli studenti non accettano il numero chiuso stabilito dall’assessore provinciale per evitare di affrontare i problemi reali dell’Istituto. Non si può utilizzare tale escamotage dall’asilo nido alle scuole superiori per il semplice fatto che le istituzioni sono incapaci di programmare e di intervenire in modo efficiente per adeguare le istituzioni scolastiche alla domanda della società civile.
Se non arrivano fatti concreti la lotta continuerà fino a quando non si vedranno risultati concreti.

Leggi tutto...

sabato 20 febbraio 2010

Bonfante: ammortizzatori sociali e legge sulla partecipazione dei lavoratori

|

Leggi tutto...

Bonfante: lavoratori della Glaxo e la crisi economica


Leggi tutto...

Franco Bonfante sulla mancanza dello statuto della Regione Veneto

|

Leggi tutto...

venerdì 19 febbraio 2010

Franco Bonfante presenta il giornalino

Si è tenuta oggi la conferenza stampa di presentazione del giornalino elettorale di Franco Bonfante, candidato per il PD alle prossime elezioni reigonali, che verrà distribuito nei prossimi giorni a tutte le famiglie della città di Verona e di alcuni comuni della provincia.
Il giornalino riproduce i titoli, particolarmente significativi, di alcune testate nazionali e locali, ripercorrendo in tal modo l’attività svolta da Bonfante nei 5 anni da Consigliere Regionale Veneto e, contestualmente, illustra in sintesi le proposte per il futuro.
“Sono particolarmente soddisfatto del lavoro svolto, in collaborazione con lo studio grafico, poiché siamo riusciti a trattare temi fondamentali come il lavoro, la salute, la scuola, le infrastrutture e l’ambiente in modo conciso e graficamente accattivante.” Dichiara Bonfante. “Credo inoltre che la qualità e la quantità dell’impegno profuso emergano con la semplicità dei numeri e la chiarezza dei contenuti, così come le mie idee e la mia impostazione anche per il futuro.”
Fra i titoli riportati ricordiamo quelli relativi alla legge regionale sulla partecipazione dei dipendenti alla proprietà d’impresa, alla gratuità del parto indolore negli ospedali veneti, alla legge regionale, ora all’esame del parlamento nazionale, per la detrazione fiscale sulle spese per il materiale scolastico, all’ottenimento di finanziamenti in materia di viabilità.
Giornalino Elettorale

Leggi tutto...

Istituto Alberghiero di Soave

Solidarietà e sostegno del gruppo consiliare del Partito Democratico della Provincia di Verona agli studenti ed ai genitori
L’Istituto Alberghiero Angelo Berti che si trova a Chievo (VR) è presente a Soave con una sede associate da circa 8 anni a Soave. La sede di Soave ha iniziato ad operare con 54 studenti ed oggi conta 378 studenti. L’ambiente favorevole e la vocazione territoriale influiscono positivamente sullo sviluppo dell’Istituto. Da 8 anni persiste un grande problema non ancora risolto nonostante gli impegni dei vari enti: l’Istituto di Soave non ha una sede e gli studenti sono frazionati e divisi in alloggi vari con conseguenze negative sul piano didattico ed organizzativo.
Questa situazione che si è protratta nel tempo, ha spinto il Gruppo Consigliare Provinciale del Partito democratico a presentare in data 13 dicembre 2009 una interrogazione al Presidente Mozzi che arriverà presto in Consiglio poiché da parte della Giunta Provinciale non vi è alcuna certezza circa la volontà dell’amministrazione Miozzi di investire adeguate risorse per rilanciare il futuro dell’istituto con sede a Soave, ma come ricordato nell’interrogazione smistato su diverse sedi inadeguate. Anche la soluzione di utilizzo di parte dell’edificio dell’ex ospedale di Soave rappresenta una risposta ancora incerta ed in ogni caso assolutamente insufficiente.
Con l’interrogazione chiediamo:
se la Provincia intende assumersi la responsabilità, anziché tacitare le esigenze formative del territorio vagliando, di intervenire con forza verso la Regione affinché mantenga l’impegno pubblicamente assunto di intervenire economicamente;
per quali ragioni da aprile, mese in cui il Sindaco di Soave ha dichiarato di aver pronto il progetto di soluzione, il tavolo di discussione non ha ancora individuato una sintesi. Al contrario, se l’ha individuata, quale sarebbe;
se sono in essere valutazioni circa lo spostamento dell’Istituto a Caldiero, alla sede del Chievo o nel futuro polo scolastico di S. Bonifacio.
Dopo aver partecipato con i consiglieri Diego Zardini, Franca Rizzi e Alice Leso all’assemblea organizzata dal Comitato di genitori sabato 6 febbraio presso il Palazzetto dello Sport di Soave, il Gruppo consiliare in Provincia del Partito Democratico aderisce alla manifestazione di domenica 21 febbraio per dare il massimo sostegno alla importante battaglia dei genitori e degli studenti per il futuro della scuola e perché tutte le istituzioni si impegnino seriamente su un tema di così vitale importanza.
Per il gruppo PD
Diego Zardini
Interviste

Leggi tutto...

AGSM Verona: rispettato il copione

Il copione è stato scritto dalla maggioranza di Palazzo Barbieri, la quale ai problemi dei cittadini in termini di tariffe e qualità dei servizi di AGSM ha anteposto alcuni fattori che non hanno nulla a che vedere con la gestione dell’azienda: - Elezioni regionali; - Rinnovo delle nomine; - Spartizione del potere. Solo gli elementi indicati hanno potuto ricompattare la maggioranza del Consiglio Comunale di Verona e respingere la mozione presentata dai gruppi dell’opposizione.
La mozione del PD conteneva elementi importanti per avviare un produttivo e trasparente confronto sull’attuale gestione dell’AGSM ed in particolare sui seguenti temi:
- Istituzione della commissione d’inchiesta, la quale era finalizzata a valutare l’azienda sulla base di precisi parametri e porre il Consiglio Comunale nelle condizioni di emanare gli indirizzi per migliorare l’attuale gestione dell’AGSM;
- Presentazione entro sei mesi di un piano strategico di alleanze;
- L’accesso al bilancio consolidato del 2011;
- La valutazione dell’eventuale eccedenza di personale;
- L’utilizzo degli utili, i quali sono adoperati dal Comune per finanziare altre attività con la conseguente impossibilità di utilizzarli per investimenti o per ridurre il livello delle tariffe.
La maggioranza di Tosi ha perso una preziosa occasione di intervenire su AGSM in modo serio e responsabile, dimenticando volutamente che i servizi di AGSM interessano tutti i cittadini di Verona e sono rilevanti per i ceti più deboli.
Ancora una volta la “politica” senza contenuti di Tosi e compagni sostituisce gli interessi generali della comunità veronese, la quale trarrebbe vantaggi e benefici da una gestione di AGSM efficiente ed efficace.
La gestione manageriale di AGSM viene sostituita da interessi di parte e da accordi politici della maggioranza che non influiscono per nulla sulla qualità della vita dei veronesi.
L’intervento del Presidente di AGSM, Gian Paolo Sardos Albertini, in consiglio comunale è stato insoddisfacente per gli annunci effettuati non suffragati da una strategia trasparente e per il populismo espresso nei confronti dei dipendenti di AGSM. Anche il Presidente fa parte del copione ed il suo primo obiettivo è quello di mantenere l’incarico.
“Certo era prevedibile, ma non scontato, dichiara Giancarlo Montagnoli. La maggioranza in consiglio comunale ha bocciato la mozione del Pd e degli altri gruppi d'opposizione che chiedevano una commissione d'indagine su AGSM. Prevedibile perché è duro ammettere che l'opposizione abbia ragione, non scontato perché per una settimana se le sono date l'un l'altro di santa ragione sui giornali. Invece, al momento del voto, hanno ritrovato l'unità”. “Adesso AGSM, conclude Montagnoli, ha un consiglio d'amministrazione spaccato, un presidente ammaccato, i problemi sul tavolo. E il consiglio comunale (la maggioranza) si volta dall'altra parte. Questo la dice lunga, se ancora ce ne fosse stato bisogno, sul fatto che la concorrenza elettoralistica nel centrodestra non si fa scrupolo di mettere in mezzo l'azienda con danno evidente d'immagine e, soprattutto, senza preoccuparsi se ci vanno di mezzo anche i dipendenti”.
Il clima della maggioranza è migliorato a scapito dei cittadini, i quali sono stati sacrificati rispetto agli interessi di bottega del centrodestra: elezioni regionali, rinnovo delle nomine, spartizione del potere. Sono state sacrificate le prospettive di crescita e di sviluppo di AGSM ed il miglioramento della qualità dei servizi.
Stefania Sartori, capo gruppo consiliare del PD, inutilmente si è prodigata ad invitare la maggioranza a volere la commissione.
Tutto questo avviene a spese dei cittadini che accedono ai servizi di AGSM caratterizzati da bassa qualità e da tariffe più alte.

Leggi tutto...

giovedì 18 febbraio 2010

Giuseppe Bortolussi a Verona

Ieri Giuseppe Bortolussi, candidato a presidente della regione Veneto per il centro sinistra, ha trascorso la giornata a Verona partecipando a numerosi eventi.
In mattinata si è recato, accompagnato dal segretario del PD di Verona Giandomenico Allegri, a Ponte Crencano dove ha incontrato gli iscritti del quartiere preoccupati del traforo delle Torricelle che devasterà la zona. Alcuni iscritti hanno fatto presente l’incoerenza della lega su tale problema ed hanno chiesto sostegno.
Bortolussi ha dichiarato che la strada da seguire è quella del referendum in quanto su alcune scelte che riguardano la vita di una comunità i cittadini vanno ascoltati evitando di decidere sulle loro teste cosi come sta facendo il sindaco Tosi.
Dopo questo confronto Bortolussi ha visitato il mercato di via Poerio intrattenendosi con le persone e con i venditori ambulanti. Molti lo hanno riconosciuto e hanno piacevolmente conversato con lui.
Successivamente Giuseppe Bortolussi ha partecipato alla festa di Parona dove in tale occasione viene cucinata polenta e renga. Si è fermato con le persone a discutere ed ha consuma un pasto veloce insieme agli amici che lo hanno accompagnato.
Bortolussi ha visitato la sede dell’associazione degli alpini a Parona e dopo si è recato presso la sede del PD per una conferenza stampa di presentazione dei candidati veronesi e del programma elettorale per le elezioni regionali.
In tale occasione ha dichiarato di essere contrario alle centrali nucleari e che bisogna impegnarsi ad investire in energie alternative e di non condividere la scelta favorevole della regione rispetto all’autodromo di Vigasio e Trevenzuolo.
Dopo la conferenza stampa si è incontrato insieme a Franco Bonfante, Giandomenico Allegri e Giuliano Bonato con i ricercatori della Glaxo ai quali rivolge delle domande per comprendere in modo completo le cause della disastrosa decisione di chiudere il centro di ricerche di Verona. Giandomenico Allegri ha preso l’impegno di organizzare un incontro con i parlamentari veronesi del PD affinché vengano prese e concordate le decisioni più opportune a favore dei ricercatori che rischiano il posto di lavoro.
Nel pomeriggio Giuseppe Bortolussi insieme a Luigi Berlinguer incontrano i quadri del Partito Democratico. Giuseppe Bortolussi presenta il programma del PD per le regionali e Luigi Berlinguer interviene sui problemi dei ricercatori Glaxo e della ricerca in Italia. Rispetto agli altri paesi l’Italia investe poco, soltanto l’1% del Pil, nella ricerca e si rischia non solo di rendere meno competitivo il paese nell’economia globale ma di non facilitare gli investimenti esteri nel nostro paese.
In precedenza Berlinguer aveva incontrato le organizzazioni sindacali ed i ricercatori della Glaxo.
La giornata si conclude con un incontro pubblico a Valeggio sul Mincio organizzato dal Partito Democratico.
La posizione di Bortolussi nella campagna elettorale rende evidenti le contraddizioni della Lega a livello locale e mira ad introdurre degli elementi di verità nel rapporto con gli elettori, considerato che la Lega assume posizioni contraddittorie ed ambigue che non aiutano il Veneto a superare la crisi ed a crescere velocemente.
La proposta di Bortolussi è rivolta ai lavoratori dipendenti, ai lavoratori autonomi ed alle piccole e micro imprese affinché venga realizzata una alleanza ed una sintesi politica che privilegi i problemi del lavoro e non gli slogans sterili e contradditori lanciati a livello centrale dal governo ed a livello locale da Zaia e dai leghisti che non portano a nulla e non creano condizioni di sviluppo e di benessere per il Veneto.
Programma

Leggi tutto...

Programma del PD e di Giuseppe Bortolussi

Il Programma
Famiglia
La famiglia è il cuore della società. E questo è doppiamente vero in Veneto, una regione che ha nelle imprese a conduzione familiare il punto di forza della sua economia. Attraverso le famiglie, una comunità può custodire le proprie tradizioni e i propri saperi, e allo stesso tempo svilupparne di nuovi.
Tutelare e promuovere la funzione sociale della famiglia è un impegno da tradurre in alcune scelte concrete.
• Creare un fondo regionale dedicato alle famiglie numerose.
• Sostenere economicamente le famiglie in difficoltà, attraverso contributi per le spese relative alle utenze e il pagamenti dei tributi locali.
Impresa e lavoro
L’economia veneta è ricca di eccellenze: dall’agricoltura di qualità al manifatturiero specializzato, dall’alimentare al turismo e ai servizi. Una struttura produttiva così articolata ha permesso al Veneto di affrontare meglio di altri territori gli effetti della crisi economica globale. Ma ora occorre distinguere l’emergenza immediata dalla prospettiva.
• L’emergenza determinata dalla difficoltà di alcune grandi aziende (Alcoa, Alenia, Glaxo, Vinyls) impone una difesa decisa e intelligente dei posti di lavoro .
• La prospettiva richiede invece di puntare sul patrimonio più prezioso del Veneto: quello delle piccole imprese e del lavoro autonomo, due realtà che da sole creano, ogni anno, circa l’80% dei nuovi posti di lavoro.
• Ridurre le tasse e la burocrazia che gravano sulle imprese.
• Dare un definitivo impulso all’Osservatorio Regionale sugli studi di settore.
• Garantire un accesso al credito più semplice per le aziende. Anche attraverso un ruolo più incisivo di Veneto Sviluppo.
• Potenziare le risorse per stabilizzare i lavoratori atipici e mantenere gli ammortizzatori sociali estesi in deroga ai lavoratori dipendenti delle piccole e micro imprese.
• Approvare lo Statuto Regionale del Lavoro Autonomo.
• Maggiori investimenti per favorire l’innovazione e il trasferimento delle tecnologie.
Energia ed “Economia verde”
Il risparmio energetico è una sfida per il futuro. Le fonti di energia non sono inesauribili e hanno costi elevati. Ridurre i consumi e l’impatto delle emissioni inquinanti è possibile: migliorando l’efficienza energetica e incentivando le produzioni di energia a basso impatto ambientale. In questo campo il Veneto vanta eccellenze che devono essere valorizzate. L’economia verde non è un sogno astratto. Ma è una scelta da difendere con decisioni chiare.
• Approvare il Piano Energetico Regionale in materia di fonti rinnovabili.
• Approvare il Piano Regionale dei Rifiuti.
• Dire un no chiaro al nucleare.
• Avviare politiche serie di risparmio energetico.
• Riutilizzare le centrali idroelettriche oggi disattivate.
• Incentivare l’uso delle energie rinnovabili (fotovoltaico, solare, geotermico, biomasse).
Turismo e valorizzazione del territorio
Il Veneto è un territorio straordinario, che offre una varietà unica di opportunità: dalle città d’arte al turismo religioso, dal turismo montano d’elite a quello di massa, dal turismo balneare a quello termale. Non per caso il Veneto è la prima regione d’Italia per numero di visitatori. Questa potenzialità deve essere sfruttata ancora meglio, attraverso alcune misure.
• L’approvazione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento.
• Gli incentivi alle attività imprenditoriali legate al benessere e alla qualità della vita, dal turismo sostenibile ai servizi per il tempo libero.
• L’investimento sul recupero e la valorizzazione dei siti di pregio storico-ambientale.
• Lo stop alla creazione di nuovi centri commerciali, per tutelare invece i piccoli negozi e le botteghe artigiane di vicinato, che rendono le nostre città più vivibili e più sicure.
• L’aiuto e il sostegno alle produzioni tipiche locali (ittiche, ortofrutticole, agricole, vinicole) con particolare attenzione per i prodotti biologici, che già oggi sono un fiore all’occhiello per l’agricoltura veneta.
Sanità e sociale
Il sistema sanitario della nostra regione è uno dei più efficienti d’Europa. Ma l’invecchiamento della popolazione crea una domanda crescente di assistenza. Per affrontarla, serve una strategia coerente.
• Approvare il Piano Socio Sanitario, ad oggi ancora assente.
• Migliorare la quantità e la qualità dei servizi sanitari offerti uniformando il sistema informatico di tutte la Aziende sanitarie regionali.
• Ridurre i tempi di attesa per le visite diagnostiche e specialistiche.
• Offrire sostegno economico alle famiglie impegnate nell’assistenza verso disabili e non autosufficienti.
• Potenziare i servizi per la cura e l’assistenza (dalla prima infanzia agli anziani) per favorire ulteriormente l’ingresso e la presenza delle donne nel mercato del lavoro.
Infrastrutture e mobilità
Infrastrutture moderne e un sistema della mobilità efficiente sono fattori essenziali per garantire la qualità della vita e la competitività della nostra economia. Per raggiungere questo traguardo, alcuni passi avanti devono ancora essere fatti.
• Approvare un nuovo Piano della Mobilità Regionale.
• Accelerare la realizzazione della TAV, ricercando insieme alle comunità locali la soluzione ai nodi di Vicenza e della connessione con il Friuli Venezia Giulia.
• Recuperare il ritardo accumulato sul fronte della Sfmr.
• Completare le grandi infrastrutture in fase di realizzazione (Nuova Romea Commerciale; Pedemontana; Nogara mare), concordandole, per quanto possibile, con le popolazioni interessate dalle opere.
• Ridefinire anche gli standard qualitativi di una mobilità urbana che in questi ultimi anni ha fortemente penalizzato i pendolari veneti, in particolar modo i lavoratori dipendenti e gli studenti.
• Investire sullo sviluppo delle infrastrutture immateriali, a partire dalla diffusione della banda larga, una risorsa tecnologica essenziale per la nostra economia.
Autonomia ed Enti locali
La riforma istituzionale della Regione Veneto è una delle più gravi incompiute della legislatura che si è chi. Recuperare il tempo perduto è indispensabile. Per attuare un’autentica sussidiarietà, migliorare la gestione delle risorse e soprattutto sostenere quei territori di confine, come la montagna veneta, penalizzati dalla concorrenza delle due province autonome di Bolzano e Trento e della Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia.
• Approvazione dello Statuto Regionale, per delegare alle Province e ai Comuni funzioni oggi in capo alla Regione.
• Istituzione della Provincia autonoma di Belluno e creazione di un Assessorato dedicato alla montagna.
Giovani
Una società che non investe sui giovani non ha futuro. Verso le nuove generazioni la Regione ha il dovere di attivare alcune indispensabili azioni concrete.
• Sostegno economico per chi sceglie esperienze di studio o formazione all’estero.
• Convenzioni per ridurre il costo dei trasporti, dello sport e dell’accesso ai luoghi di cultura.
• Prestito d’onore per incentivare l’imprenditoria giovanile.
Università, formazione e cultura
Investire sulla formazione in ogni suo aspetto, fino all’Università di eccellenza, significa creare dei cittadini capaci di vincere le sfide del futuro. Una struttura formativa all’avanguardia è essenziale per il Veneto di domani.
• Creare una vera rete tra i poli universitari del Veneto per condividere le risorse umane ed ottimizzare quelle economiche.
• Promuovere la cooperazione con le realtà d’avanguardia nel mondo internazionale della formazione.
• Incentivare l’ incontro tra il sistema della formazione (scuola secondaria, università, specializzazioni) e mercato del lavoro, attraverso azioni di coordinamento che coinvolgano le strutture di collocamento sia private sia pubbliche.
• Rafforzare il rapporto tra università e mondo dell’impresa.
• Sostenere la candidatura del Veneto capitale europea della cultura per il 2019.
Immigrazione
La presenza di stranieri è ormai da anni un dato strutturale della nostra società. Se i “nuovi veneti” si sono integrati in modo quasi naturale, è perché nella maggior parte dei casi hanno trovato occupazione nelle piccole imprese sparse nel territorio. Ora si tratta però di costruire un equilibrio tra doveri e diritti. Servono alcuni punti fermi.
• Le regole valgono per tutti. Conoscenza e rispetto delle leggi sono una condizione essenziale per una buona convivenza.
• Le politiche di integrazione ed inclusione sociale vanno sostenute e potenziate.
• La cittadinanza per i figli di immigrati residenti che nascono in Italia è un obiettivo da perseguire.

Leggi tutto...

martedì 16 febbraio 2010

Mozione dell’opposizione su AGSM Verona

Il giorno 18 febbraio, alle ore 16, è convocato il consiglio comunale in seduta straordinaria per l’esame della mozione proposta dai consiglieri di minoranza del PD, Verona Civica e PDCI. Con tale mozione viene chiesta la costituzione di una commissione consiliare di indagine per acquisire tutte le informazioni necessarie su AGSM dopo gli scontri avvenuti all’interno della maggioranza sulla gestione dell’azienda.
Si riporta integralmente la mozione
“Preso atto che
a seguito delle dichiarazioni rilasciate alla stampa locale da parte di un consigliere di amministrazione di AGSM, nominato tre anni fa dalla attuale maggioranza, e della successiva risposta da parte del Presidente di AGSM, si è evidenziata una spaccatura all'interno del consiglio di amministrazione
nella stessa occasione il massimo rappresentante di uno dei partiti che sostengono la maggioranza nell'Amministrazione Comunale, ha, di fatto, avallato le pesanti critiche alla gestione dell'azienda e ha denunciato l'assenza di una politica complessiva sulle aziende partecipate
la denuncia degli esponenti di maggioranza fa seguito, confermandole, alle critiche di immobilismo per AGSM e di gestione non trasparente delle società collegate fatte in tutte le occasioni dagli esponenti dell'opposizione
finora gli investimenti vantati dall'azienda nelle energie alternative sono da attribuirsi a scelte fatte dal precedente consiglio di amministrazione, con l'unica esclusione dell'impianto sullo stadio
la chiusura del mandato dell'attuale consiglio di amministrazione e la conseguente prossima nomina di un nuovo organismo porterà inevitabilmente a fax trascorrere inutilmente altro tempo prezioso
il Consiglio Comunale
chiede la costituzione di una commissione consiliare d'indagine per acquisire le necessarie informazioni utili ad esprimere gli indirizzi che gli competono
inoltre
impegna il Sindaco e la Giunta
a presentare in Consiglio Comunale entro e non oltre sei mesi il piano per le alleanze di AGSM a partire dalla fusione tra AGSM e Amia
a presentare il bilancio consolidato del Comune per I'anno 2011 come elemento di trasparenza sulle aziende partecipate e quelle collegate
a ridurre a tre i componenti del consiglio di amministrazione di AGSM e delle aziende collegate per il prossimo mandato
a modificare, conseguentemente, lo Statuto Comunale e il Regolamento delle nomine per garantire la presenza di un rappresentante dell'opposizione”.

Leggi tutto...

Corteo per l’Alberghiero di Soave

Il comitato dei genitori – Soave, costituito per affrontare e sensibilizzare la comunità locale ed i responsabili della Provincia e della Regione verso i problemi dell’Istituto Alberghiero di Soave, ha organizzato un corteo che partirà, il giorno 21 febbraio alle ore 9,00, da viale Vittoria fino alle porte di Soave.
Per l’occasione è stata organizzata una raccolta di firme a favore della risoluzione dei problemi dell’Istituto Alberghiero di Soave.
Ai rappresentanti della stampa che parteciperanno al corteo verrà consegnato un comunicato stampa.
L’evento è stato organizzato in Facebook ed è rivolto “agli studenti ed ai genitori per dare un segnale forte e realizzare una svolta alla situazione di stallo che da anni persiste sull’Alberghiero di Soave attraverso la partecipazione al corteo”.
La lotta dei genitori e degli studenti dell’Alberghiero di Soave prosegue fino a quando i responsabili della Provincia e della Regione non daranno risposte certe, affidabili e chiare.
Nell’ultima assemblea i responsabili istituzionali della Provincia, l’assessore provinciale all’istruzione e all’edilizia scolastica Marco Luciani, e della Regione, l’assessore regionale alla sanità Sandro Sandri, non hanno soddisfatto le attese e le richieste dei genitori e degli studenti di Soave. In tale occasione il consigliere regionale Franco Bonfante aveva tracciato l’iter del suo impegno attraverso interrogazioni ed emendamenti ed aveva invitato i responsabili della Regione e della Provincia ad intervenire affinché l’Alberghiero di Soave potesse svilupparsi e crescere in rapporto alla domanda degli studenti. Inoltre, Bonfante aveva proposto di realizzare a Soave un Istituto Alberghiero innovativo ed eccellente con una seria programmazione scolastica.
Su queste richieste di Bonfante l’assessore provinciale Marco Luciano non ha dato risposte e non ha preso impegni.
Interrogazione di Franco Bonfante

Leggi tutto...

domenica 14 febbraio 2010

Franco Bonfante e i giovani

Di solito le candidature alle elezioni vengono presentate dai big della politica, i quali richiamano interesse e partecipazione e dispensano affermazioni di circostanza per sostenere il loro candidato.
Nel caso di Franco Bonfante è stata scelta una strada insolita e più impegnativa che si è rilevata efficace per la qualità degli interventi, delle valutazioni e delle proposte effettuate nell'incontro.
Sono stati i giovani a presentare la candidatura di Franco Bonfante, consigliere regionale uscente, alle prossime elezioni regionali del Veneto, i quali hanno spiegato le motivazioni di questa scelta ripercorrendo l'itinerario del suo impegno politico.
E’ stato ricordato l’impegno politico di Franco Bonfante da sindaco del comune di Cerea a consigliere regionale del Veneto: - Le innovazioni intraprese nel comune di Cerea; - Le proposte, i disegni di legge e le interrogazioni presentate in consiglio regionale.
Ha coordinato i lavori Federica Foglia e sono intervenuti Alice Leso, Alessia Rossignoli, Matteo Avogaro, Marcello Deotto e Diego Zardini.
L’incontro è riuscito per l’ampia partecipazione di giovani e per la qualità dei contenuti espressi negli interventi. Gli argomenti trattati sono stati: il lavoro, il futuro dei giovani, la scuola, l’università e le proposte presentate da Bonfante in materia di servizi sociali, di lavoro (partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa), di sostegno dei redditi dei ceti più deboli (cassaintegrati, disoccupati), di supporto agli studenti (spese scolastiche) e di altri interventi finalizzati a risolvere problemi particolari dei comuni della provincia ed a sostenere l’economia in questo momento di grave crisi.
Erano presenti giovani impegnati nelle istituzioni, studenti universitari senza tessera di partito e giovani impegnati nel Partito Democratico. Giovani capaci interessati a costruire con il loro impegno il futuro dell’Italia e della Provincia di Verona attraverso la loro presenza ed il loro impegno quotidiano. Tutti uniti nel rapporto di stima ormai consolidato nei confronti di Franco Bonfante.
Franco Bonfante ha concluso i lavori con il suo intervento sostenuto dagli applausi degli intervenuti. Una parte rilevante del suo intervento è stata dedicata all’occupazione giovanile ed al lavoro non sostenuto adeguatamente dal governo di centrodestra cosi come è avvenuto negli altri paesi.
E’ emerso chiaramente che la conferma di Franco Bonfante a consigliere regionale permette di dare continuità al suo impegno su quei problemi di cui molti non si interessano.
Un’altra cosa importante è emersa e che ci fa guardare il futuro con più ottimismo: sono i giovani che hanno partecipato al convegno, giovani preparati e capaci che rappresentano bene l’oggi ed il domani della vita del nostro paese.


Leggi tutto...

venerdì 12 febbraio 2010

AGSM Verona: parole, parole

Nel corso della riunione della commissione consiliare del comune di Verona, richiesta dal Partito Democratico per esaminare la situazione di AGSM, il presidente di AGSM Gian Paolo Sardos Albertini ha dichiarato che “su seicento dipendenti che lavorano in AGSM duecento sono di troppo”. Il direttore generale, Alfonso Ercole, ha ribadito che “il personale non è in esubero”.
Il presidente chiarisce la sua affermazione sottolineando che “duecento è una cifra indicativa, non abbiamo fatto nessun conto preciso in merito”.
Da tali dichiarazioni emerge chiaramente la mancanza di professionalità e di senso di appartenenza verso l’azienda. Inoltre, si evince che le dichiarazioni rilasciate non si basano su studi e piani di riorganizzazione di AGSM ma soltanto su supposizioni di carattere personale che incidono negativamente sull’immagine dell’azienda.
I vertici dell’azienda (Presidente e Direttore generale) prima di lasciarsi andare a dichiarazioni pretestuose e personali avrebbero dovuto verificare le loro intuizioni con approfondimenti, valutazioni e studi di carattere organizzativo. Tutto questo non è stato effettuato e dimostra che l’azienda sfugge dal loro controllo strategico ed organizzativo. Una azienda che si rispetti utilizza appositi parametri (misurazione del lavoro, standard di produzione e altri) che permettono di valutare l’eventuale eccedenza di personale e di attuare piani di riorganizzazione per aumentare la produttività e l’efficienza dell’azienda stessa.
La valutazione di una azienda non si basa su ipotesi ed intuizioni di carattere personale. Tali circostanze vanno attentamente valutate in modo oggettivo e continuo al fine di aumentare il rendimento del lavoro.
Come prevedevo dal dibattito su AGSM non si esce in modo serio e responsabile in quanto mancano dati, parametri e valutazioni dei vertici di AGSM sui quali confrontarsi e stabilire indirizzi utili per la crescita dell’azienda.
Può essere che alla fine l’Amministrazione Comunale ed i vertici di AGSM possano, tramite partite diverse (elezioni regionali, rinnovo delle nomine e altre spartzioni di potere), riuscire alla fine a migliorare il clima politico della maggioranza, ma a questo punto è chiaro che questo avverrà sacrificando le prospettive di crescita e di miglioramento dei parametri di efficienza e di efficacia di AGSM. E quindi a spese dei cittadini e delle loro bollette.

Leggi tutto...

giovedì 11 febbraio 2010

Dibattito sull’editoriale di Pietro Ichino

Un lusso anche i contratti di serie B. Nessuno pensa al Welfare dei figli. Articolo pubblicato sul Corriere della sera dell’8 febbraio 2010
La grave crisi economica rende più trasparente il problema del lavoro delle nuove generazioni, le quali rispetto al passato vivono con molta incertezza la costruzione del loro futuro.
Ritengo che le regole normative approvate da tanto tempo e rapportate ad una situazione economica e sociale diversa da quella del terzo millennio e l’introduzione di forme di flessibilità nel lavoro caratterizzate da un mancato adeguamento della sicurezza sociale (riforma degli ammortizzatori sociali, servizi efficaci di riqualificazione e rioccupazione) nel momento in cui si verifica la cessazione del lavoro caratterizzano l’attuale incertezza dei giovani e la difficoltà per i lavoratori a tempo indeterminato di trovare una ricollocazione nel mondo del lavoro. 
Alcuni strumenti di carattere normativo del passato non espletano più effetti oggi e non considerano i problemi di oggi del mondo del lavoro: dualismo tra protetti e precari, difficoltà dei giovani di occuparsi in modo stabile, la mancata integrazione tra il sistema educativo ed il mondo dell’impresa.
Di fronte ai problemi che le nuove generazioni vivono sulla propria pelle occorre superare le regole del passato che oggi non garantiscono più nessuno (vecchi o giovani) e creare un nuovo equilibrio che tenga conto dei cambiamenti intervenuti nel mondo dell’economia e dell’impresa e della domanda di sicurezza e di nuovi diritti legati alla possibilità per ciascun giovane di costruire il proprio futuro.
L’editoriale di Pietro Ichino pubblicato sul Corriere della Sera dell’8 febbraio hanno fatto seguito gli interventi di Roberto Bagnoli del 9 febbraio 2010, del ministro Renato Brunetta del 10 febbraio e di Beppe Severgnini dell’11 febbraio.
Si consiglia di leggere ed approfondire gli interventi citati per la importanza che essi assumono per il mondo del lavoro e particolarmente per i giovani.

Leggi tutto...

mercoledì 10 febbraio 2010

Diritto del lavoro e giovani

Editoriale di Pietro Ichino pubblicato sul Corriere della Sera dell’8 febbraio 2010
Il ministro Renato Brunetta ha molta ragione quando avverte che il diritto del lavoro, e in particolare l’articolo 18 dello Statuto del 1970, oggi si applica soltanto ai padri e non ai figli. Gli italiani, però, hanno diritto di sapere che cosa il ministro propone seriamente – e non soltanto con una battuta in un talk show – per superare il regime di apartheid che penalizza la nuova generazione di lavoratori.
È vero: da anni, ormai, a un ventenne o trentenne che cerca lavoro in Italia le aziende offrono di tutto, tranne che un rapporto di lavoro regolare. E anche un rapporto di lavoro di serie B “a progetto”, o comunque a termine è già considerato, in molte situazioni, un privilegio difficilmente ottenibile, rispetto alla “normalità”, costituita dal lavoro di serie C: stage semigratuiti in azienda tutto lavoro e niente formazione, assunzione con partita Iva per mansioni d’ufficio, di cantiere, di negozio, di call center, di magazzino, che erano tradizionalmente considerate come lavoro dipendente. Case editrici in cui da anni non si assume più un redattore o un correttore di bozze con un contratto normale di lavoro dipendente; case di cura private che formalmente non hanno alle proprie dipendenze neanche un solo medico, un solo infermiere, un solo barelliere: tutti a partita Iva, oppure soci di cooperative di lavoro a cui il servizio viene appaltato. Stessa musica nel settore pubblico, dove ormai domina sempre più diffusamente l’“esternalizzazione” delle funzioni mediante cooperative e altri appaltatori, che utilizzano ogni forma di lavoro atipico.
Accade pure che dopo un periodo più o meno lungo di anticamera anche un ventenne o trentenne finisca coll’ottenere l’agognato posto di lavoro stabile regolare; ma il punto è che il datore di lavoro ha di fatto la possibilità di scegliere che il lavoratore, anche se sostanzialmente dipendente, resti escluso dalla protezione regolare per decenni. In altre parole: il diritto del lavoro sta perdendo la sua natura di standard minimo di trattamento universale, per assumere la natura di un ordinamento eminentemente derogabile: chi vuole lo applica e chi non vuole no. Naturalmente, poi, quando viene la bufera, a pagare per primi sono sempre i non protetti: i 500.000 lavoratori italiani che hanno perso il posto nei mesi passati di recessione sono ovviamente quasi tutti di serie B e C.
Dunque: il ministro fa bene ad aprire gli occhi su questa realtà, a riconoscere che il nostro mercato del lavoro e il nostro sistema di protezione sociale non sono affatto “i migliori del mondo”, come egli stesso ci ha detto solo pochi mesi or sono. Ma deve anche dire quale è la sua diagnosi del fenomeno e quale la terapia che propone.
Una cosa è certa: il problema non è soltanto di controlli e di repressione delle frodi. Controllo e repressione servono quando la violazione o elusione delle regole è un fenomeno marginale; quando invece – come oggi accade per il nostro diritto del lavoro – violazione ed elusione diventano un fatto normale su larga scala, è l’ordinamento stesso che deve essere rifondato. La disciplina italiana del rapporto di lavoro regolare è vecchia ormai di oltre quarant’anni. È stata scritta quando non esistevano né i computer, né Internet, ma neppure i fax e le fotocopiatrici; quando era normale che un giovane entrasse in un’azienda con la prospettiva di restarci per trenta o quarant’anni svolgendo la stessa mansione, più o meno con gli stessi strumenti e le stesse tecniche. Oggi il tempo di vita di una tecnica produttiva (ma anche di un prodotto o di un materiale) non si misura più in decenni, ma in anni o addirittura in mesi; le imprese nascono e muoiono con un ritmo incomparabilmente più rapido rispetto ad allora. Così stando le cose, la sicurezza economica e professionale dei lavoratori non può più essere affidata al modello del “posto fisso”. Ed è in larga misura inevitabile che le imprese facciano di tutto per eludere, nelle nuove assunzioni, una disciplina della stabilità del lavoro, come quella dettata dall’articolo 18 dello Statuto del 1970, che condiziona lo scioglimento del rapporto di lavoro per motivi economici od organizzativi a un controllo giudiziale che può richiedere due, quattro o sei anni; e al Sud anche otto o dieci.
La soluzione, allora, non è togliere l’articolo 18 ai padri, ma riscrivere il diritto del lavoro per i figli, per le nuove generazioni; in modo che esso torni capace di applicarsi davvero a tutti i rapporti che si costituiranno da qui in avanti. E garantire davvero a tutti non l’impossibile “posto fisso”, ma quella protezione contro le discriminazioni e quella rete di sicurezza nel mercato, da cui oggi la nuova generazione dei lavoratori italiani è per la maggior parte esclusa.

Leggi tutto...

Alberghiero di Soave senza crescita

Il comitato genitori di Soave ha confermato la manifestazione del 21 febbraio che si svolgerà a Soave. La manifestazione è stata confermata in quanto le conclusioni dell’assemblea del 6 febbraio, alla quale hanno partecipato il sindaco, Lino Gambaretto, l’assessore alla sanità, Sandro Sandri, l’assessore provinciale all’istruzione e all’edilizia scolastica, Marco Luciani, ed il  consigliere regionale, Franco Bonfante,  non hanno soddisfatto le aspettative dei genitori e degli studenti dell’Istituto Professionale di Soave.
Occorre esaminare l'Istituto Alberghiero di Soave secondo i tempi di risoluzione dei problemi:
- Breve termine. L’assessore provinciale ha confermato che le aule disponibili presso la scuola media per l’Alberghiero sono sette per le classi più una per i servizi vari. Luciani ha sottolineato la necessità di bloccare le iscrizioni alle prime classi per adeguare le iscrizioni alle aule disponibili. Il numero chiuso sostenuto da Luciani è stato contestato dagli interventi di genitori e studenti per i seguenti motivi:
- Gli studenti che intendono dopo le medie iscriversi all’Alberghiero potranno farlo altrove per esempio Lonigo o Montagnana;
- La crescita dell’Istituto Alberghiero viene soffocata per adeguare le nuove iscrizioni alle aule disponibili;
Dagli interventi dei genitori (Sabina Castegna, Ottorina Danese ed altri) si evince chiaramente che il numero chiuso ribadito da Marco Luciani viene responsabilmente contestato.
L’assessore provinciale non si pone il problema di soddisfare l’offerta dell’Alberghiero alla domanda degli studenti attraverso una seria programmazione di interventi finalizzati alla risoluzione del problema.
- Medio termine. L’assessore alla sanità Sandro Sandri ha sottolineato la disponibilità della Regione di concedere in comodato al Comune di Soave il fabbricato dell’ex ospedale. Questa proposta è l’unico fatto concreto. Il comune venendo in possesso del fabbricato potrà stipulare una convenzione con la Provincia al fine di utilizzare il fabbricato per l’Istituto Alberghiero. Non si comprende il giro di questi rapporti quando il fabbricato dell’ex ospedale può essere concesso in uso gratuito direttamente alla Provincia.
Per rendere utilizzabile il fabbricato dell’ex ospedale da parte dell’Istituto Alberghiero è necessario intervenire con una seria e completa ristrutturazione poiché i locali sono fatiscenti. Sul finanziamento della ristrutturazione la Regione e la Provincia non hanno assunto impegni.
- Lungo termine. Il consigliere regionale, Franco Bonfante, dopo aver illustrato i suoi interventi a livello regionale a favore dell’Istituto Alberghiero di Soave (interrogazioni ed emendamenti presentati negli ultimi anni) ha proposto di fare dell’Alberghiero di Soave un Istituto di eccellenza attraverso una seria programmazione dell’edilizia scolastica da parte della Provincia. L’assessore provinciale, Marco Luciani, non ha accettato la sfida e non ha preso tempo per valutare l’importanza strategica di tale proposta. Una seria programmazione dell’Amministrazione Provinciale che consideri la proposta Bonfante significherebbe per Soave una riqualificazione del territorio e la realizzazione di un polo di attrazione per l’est veronese in un settore molto importante per la provincia di Verona.
Di fronte a tali problematiche l’unica strada che rimane è quella di continuare la lotta con obiettivi chiari e di vigilare sulle poche promesse fatte in assemblea.
In definitiva si è rimasti fermi sulle posizioni assunte dall’assessore provinciale, Marco Luciani, di fronte alla interrogazione presentata dal consigliere Vincenzo D’Arienzo, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio provinciale, che accusava la provincia e la regione di aver fatto poco o nulla rispetto ai problemi dell’Istituto Alberghiero di Soave.
Sabina Castegna, presidente del Comitato genitori di Soave, invita i cittadini e gli studenti affinché partecipino tutti alla manifestazione del 21 febbraio che si terrà a Soave perché è importante controllare e vigilare affinché i problemi dell’Istituto Alberghiero vengano affrontati seriamente dalla Regione e dalla Provincia”.
Il corteo della manifestazione di Soave partirà alle ore 10,00 dalla scuola media di Soave.
Non condivido l'ottimismo del Sindaco di Soave, Lino Gambaretto, che dichiara inutile la manifestazione del 21 febbraio in quanto i problemi dell'Istituto sono ancora irrisolti in particolare il numero chiuso delle iscrizioni e l'avvio del prossimo anno scolastico.

Leggi tutto...

sabato 6 febbraio 2010

Giuseppe Bortolussi a San Bonifacio (VR)

Con Tiziano Treu, senatore del PD ed ex ministro del lavoro, Franco Bonfante, consigliere regionale, e  Alberto Tosi, presidente di Confapi,  Giuseppe Bortolussi inizia la sua campagna elettorale nella provincia di Verona a San Bonifacio.
L’argomento del convegno è “Quale riforma del fisco”.
Dal convegno sono emerse proposte interessanti per reagire agli effetti della crisi: 
- Tiziano Treu. Il superamento dell’assenza di una politica economica del governo finalizzata ad anticipare l’uscita dalla crisi ed il sostegno dei redditi inferiori a 35mila euro per i lavoratori dipendenti ed autonomi attraverso lo strumento fiscale. Intervenire subito a favore dei redditi più bassi. La riforma del fisco può attendere in questo momento.
- Alberto Tosi. Ha rappresentato le difficoltà che le piccole e medie imprese incontrano nell’attuale momento. Ha proposto delle modifiche normative per superare i tanti problemi che si frappongono ad un normale sviluppo di tali aziende.
- Franco Bonfante. Ha illustrato l’impegno del gruppo consiliare del PD nella Regione finalizzato a sostenere l’economia veneta ed i ceti più deboli con iniziative e proposte non considerate dalla maggioranza del centro-destra. Si è soffermato su alcune di tali proposte presentate in Consiglio Regionale che avrebbero potuto sostenere il mondo del lavoro. Si indicano alcune delle proposte presentate da Franco Bonfante: - La partecipazione dei dipendenti alla gestione dell’impresa; - Servizio civile alle persone anziane; - Incentivi per la diffusione di veicoli a metano e GPL; - Diritto allo studio: detrazioni fiscali per l'acquisto di libri e materiali scolastici; - Interventi di promozione e sostegno della musica giovanile; - Misure a favore dei lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati in difficoltà a seguito della crisi economica ed interventi di ingegneria finanziaria per il sostegno e lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
I partecipanti hanno acclamato gli interventi di Treu, Tosi e Bonfante e quando è arrivato il momento di Bortolussi si è alzato un grande applauso a cui ha fatto seguito una attenzione particolare durante il suo intervento.
Giuseppe Bortolussi. Ha espresso una grande capacità strategica nel proporre una grande area popolare del Partito Democratico in Veneto che comprende il mondo del lavoro dai lavoratori dipendenti ai lavoratori autonomi, dalle piccole e medie imprese alle micro imprese. Una sintesi popolare coerente alla storia del Veneto vissuta da persone capaci di lavorare e fare impresa. Ha sottolineato che il sostegno e la sopravvivenza delle piccole e micro imprese del Veneto rappresentano il benessere e la crescita della Regione e dei lavoratori impegnati nel processo produttivo. Pertanto la crescita economica ed il superamento della crisi coinvolgono i piccoli imprenditori ed i lavoratori in un progetto comune.
Tale proposta inciderà nella visione del Partito Democratico, il quale per ampliare i propri consensi e risolvere i problemi del paese è chiamato a realizzare quello che Bortolussi ha proposto ieri sera a San Bonifacio.
Bortolussi ha dichiarato in modo chiaro ed inequivocabile di essere un uomo di sinistra prima ed oggi per le cose in cui crede. Infine ha sottolineato che la vittoria della coalizione che lo sostiene è importante per trasformare il Veneto dalla regione delle paure enfatizzate e degli slogans sterili ad una regione della solidarietà.
Nella costruzione di una società veneta solidale sono chiamati a dare la loro disponibilità i cattolici.
Con Bortolussi il sogno di vincere le elezioni regionali diventa realtà con l’impegno di tutti quelli che amano un Veneto solidale. Più solidarietà e meno slogans.

Leggi tutto...

venerdì 5 febbraio 2010

Politica e AGSM di Verona

Il gruppo consiliare del Partito Democratico ha richiesto un consiglio comunale straordinario e la costituzione di una commissione di inchiesta per esaminare i problemi di AGSM.
Il sindaco Flavio Tosi non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito ad AGSM e si è incontrato con Massimo Giorgetti, coordinatore del PDL.
Il sindaco è favorevole alla convocazione del consiglio comunale in seduta straordinaria e contrario alla commissione di indagine.
Tale posizione non facilita un esame oggettivo dei problemi che affliggono AGSM poiché il consiglio comunale da solo non è in grado di valutare e fornire indirizzi all’azienda in quanto non si conoscono i parametri finanziari ed economici e la performance dell’azienda stessa. Pertanto ritengo che sia necessaria una commissione d’indagine che analizzi e valuti l’azienda in modo completo ed efficace sulla base di un report completo fornito da AGSM.
Il sindaco dovrebbe capire che la valutazione di una azienda non è una cosa semplice e superficiale o un problema di maggioranza e di opposizione che si risolve alla fine con la votazione. Al contrario è un problema molto delicato che va affrontato con responsabilità, trasparenza e capacità al fine di mettere nelle condizione AGSM di operare bene nell’interesse dei cittadini veronesi.
Si riporta in modo completo l’intervento del consigliere comunale del PD Giancarlo Montagnoli.
“Adesso siamo tutti più sereni: ci hanno informato che il Sindaco Tosi e l'assessore Giorgetti nell'incontro annunciato come risolutore della situazione in cui è precipitata AGSM dopo le esternazioni di Gamba hanno, in realtà, parlato di come ridistribuire le deleghe tra gli assessori Sboarina e Di Dio. Meno male: sono affari loro e quelli li sanno fare molto bene.
Restano così pienamente confermate le motivazioni che ci hanno portato a richiedere un consiglio straordinario e una commissione d'indagine sull'azienda partecipata più importante per le casse del Comune e per i servizi ai cittadini veronesi.
Perché la nostra richiesta di un consiglio straordinario? Innanzitutto perché, se fosse dipeso da Tosi, tutto sarebbe passato sotto silenzio. Prova ne sia che il Sindaco, sempre prodigo a rilasciare interviste anche su argomenti non strettamente legati al suo mandato, non ci ha ancora detto cosa pensa di AGSM, della sua gestione, dei rapporti dentro il consiglio di amministrazione, della sostanziale sfiducia nei confronti del Presidente e del Direttore generale che le dichiarazioni di Gamba (proposto in cda dal Pdl-ex An) hanno manifestato.
Il consiglio comunale può esprimere orientamenti e esercitare il controllo, come da leggi e statuto, solo se e in quanto è messo in condizione di farlo. E, allo stato, il consiglio comunale non ha le informazioni necessarie per esercitare il suo dovere. Per questo, nella mozione che chiediamo venga votata, proponiamo un metodo: costituzione di una commissione di indagine finalizzata a raccogliere in AGSM le informazioni sulla gestione e sulle alleanze, fissazione di un termine temporale (sei mesi) entro cui il Sindaco dica quale è il piano delle alleanze supportato dal piano industriale, riduzione a tre dei componenti del consiglio di amministrazione nel rinnovo ormai prossimo.
A cosa serve la commissione d'indagine? E' uno strumento a disposizione del consiglio comunale prevista dal regolamento. Nella composizione rispecchia i rapporti di forza esistenti in consiglio tra maggioranza e opposizione e risponde al consiglio comunale in base agli obiettivi che il consiglio stesso le assegna. Normale attività, dunque, ogni volta che se ne ravvisi la necessità. Tosi ha già fatto sapere che non la vuole: per forza, lui conosce già quello che sta succedendo in AGSM. Sono i consiglieri comunali ad essere all'oscuro, quelli di maggioranza come quelli di opposizione. Sì, anche quelli di maggioranza perché anche loro sono stati zitti sia prima che dopo le dichiarazioni esplosive di Gamba, che pure è dei loro.
C'è da ben sperare, dunque, che al momento del voto anche la maggioranza consiliare, o almeno la parte che tanto autorevolmente ha dichiarato ai giornali che la gestione di AGSM non va, voti a favore della istituzione della commissione d'inchiesta.
Se così non sarà, vuol dire che Tosi e Giorgetti non hanno parlato solo di Sboarina e Di Dio, ma anche del rinnovo delle cariche in AGSM. E vorrebbe dire, anche, che qualche posto in più è più importante della figuraccia rimediata dall'azienda sui giornali”.
Condivido le preoccupazioni e la posizione politica di Giancarlo che ha maturato competenze essendo stato assessore con delega alle aziende partecipate dal Comune nella Giunta Zanotto.
L’unica cosa che non condivido e ch si può approfondire è il numero dei membri del consiglio di amministrazione: troppo pochi tre per una azienda complessa come AGSM. Anziché diminuire il loro numero ritengo che si possa intervenite riducendo gli attuali compensi degli amministratori. Inoltre si può risparmiare nominando le medesime persone nei consigli di amministrazione delle controllate di AGSM senza ulteriori compensi cosi come era stato stabilito dalla giunta Zanotto.

Leggi tutto...