venerdì 28 dicembre 2012

Votiamo Diego Zardini alle primarie



Voto Diego Zardini per avviare un grande processo di cambiamento nel paese e nel PD veronese. Ho stima e fiducia nel suo impegno politico che si basa su onesta e trasparenza totale.
Vota anche tu Diego Zardini per costruire insieme il futuro di un paese equo, sobrio e solidale.

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giovedì 27 dicembre 2012

Diego Zardini in conferenza stampa

Costruiamo un nuovo progetto per i nostri valori
“Il 30 dicembre, si terranno le elezioni primarie per la scelta dei Parlamentari del Partito Democratico. Si tratta di un evento di grande importanza, che dimostra la volontà del nostro Partito di valorizzare la democrazia e la partecipazione, battendosi contro una legge elettorale sbagliata e che toglie il potere di scelta ai cittadini.
Ho scelto di candidarmi e concorrere alle primarie del 30/12 dopo un’esperienza amministrativa iniziata nel 2007, come consigliere capogruppo in 2° Circoscrizione a Verona, e proseguita nel 2009, dopo la vittoria nelle primarie per la Presidenza della Provincia, come consigliere e poi capogruppo del PD in Consiglio Provinciale.
Penso che l’occasione che ci troviamo davanti, con la possibilità per il PD di guidare il Paese dopo le prossime elezioni, sia una grande opportunità per affermare, finalmente, le migliori idee elaborate dai nostri amministratori, militanti e simpatizzanti, nel corso di questi anni.
Nel corso del mio impegno in qualità di amministratore locale e provinciale ho cercato di valorizzare i temi legati alla tutela dell’ambiente, alla difesa e alla valorizzazione del lavoro, ad un rilancio dello sviluppo economico senza lasciare indietro nessuno.
Sono determinato, quindi a far sì che numerosi temi fondamentali per il nostro territorio, portati avanti a livello amministrativo, quali: l’elaborazione di un nuovo piano industriale per l’aeroporto Catullo, consentendone la fuoriuscita dalla crisi attuale; il Piano Provinciale del Lavoro; il monitoraggio dell’avanzamento di importanti progetti infrastrutturali che avranno rilevanti impatti socio-economici ed ambientali, l’opposizione al Traforo delle Torricelle, devastante opera autostradale in città; l’impegno per una gestione dei rifiuti più rispettosa dell’ambiente e per la salvaguardia del territorio da attività speculative di tipo urbanistico e ambientale (discariche), trovino adeguata rappresentanza anche a livello nazionale, rafforzando la centralità di Verona e della sua provincia, e delle istanze dei suoi abitanti.
Inoltre, sono deciso a porre al centro del mio operato il tema della sobrietà della politica – un valore da riaffermare con decisione, perché dare il buon esempio è il primo passo per cambiare la società in cui viviamo. Per questo, se eletto, pubblicherò on-line un bilancio di mandato, dove poter consultare in modo libero e trasparente l’impiego delle risorse derivanti dall’incarico parlamentare.
Credo che uno dei compiti principali delle persone impegnate in politica sia quello di essere di esempio per chi osserva e ripone in loro le proprie speranze. Per questo cercherò, nel mio piccolo, di portare il mio contributo in tal senso.
La mia candidatura, sollecitata da molte democratiche e democratici, giovani e meno giovani, vuole mettere al centro un nuovo progetto, mantenendo fermi i valori che hanno caratterizzato la nostra storia politica, ma dando loro strumenti e forme nuove, per giocare da protagonisti anche nella società attuale.
Riaffermando con decisione i concetti di solidarietà, equità e giustizia.
Intraprendendo azioni che garantiscano agli italiani un futuro di diritti, libertà, sviluppo sostenibile, liberando le energie presenti nella società e valorizzando i talenti di ciascuno con pari opportunità per tutti.
Per dare il mio e il nostro contributo, per cambiare, tutti insieme, finalmente l’Italia”.

Diego Zardini
Tel. 347/1386918
Mail: diegozardini@libero.it

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Io voto Diego Zardini

Ho effettuato un viaggio tra i sostenitori di Diego Zardini, candidato alle primarie del PD, per conoscere le motivazioni che hanno spinto le persone a supportare la sua candidatura. Dall’integrazione delle diverse dichiarazioni emerge chiaramente il profilo ed i contenuti dell’impegno politico di Diego Zardini.
Vi è alla base un rapporto di stima e fiducia nei confronti di Diego Zardini e di conseguenza un riconoscimento della sua testimonianza politica ed una condivisione della sua proposta di cambiamento, sempre più urgente, del paese e del PD. Ovviamente tale consenso non nasce da interessi individuali, da opportunismi e tattiche di corto respiro ma da una progettualità che coinvolge i sostenitori di Diego Zardini.
Si riportano di seguito le dichiarazioni integrali di alcuni sostenitori di Diego Zardini.
Matteo Avogaro: “Per dare una guida autorevole e forte al nostro Paese, il Partito Democratico avrà bisogno di eleggere parlamentari competenti, che si siano già confrontati con le istanze del territorio, che abbiano creduto nel progetto del PD fin dall'inizio. E avrà bisogno anche di giovani, perché abbiamo detto per mesi di voler rinnovare e cambiare il Paese, e non possiamo deludere ora i nostri elettori. Sosterrò a queste primarie Diego Zardini, perché rappresenta il candidato che meglio può sintetizzare tutti questi aspetti. E che pone al centro delle sue proposte il lavoro, e la questione della solidarietà e dell'uguaglianza, di cui l'Italia, oggi, ha quanto mai bisogno. Con Diego Zardini, possiamo costruire un nuovo progetto, per i nostri valori!"
Silvia Allegri: “Sostengo Diego Zardini per due ragioni. La prima: lo conosco personalmente, sono cresciuta con lui nel Circolo PD della 2^ Circoscrizione, condividendo iniziative politiche e organizzando la Festa Democratica di Quinzano, lavoro al suo fianco nel Consiglio Provinciale da più d tre anni, e garantisco, per chi non lo conoscesse di persona, la sua generosità e la sua capacità di ascoltare e aiutare. La seconda ragione: Diego Zardini è giovane e al tempo stesso competente, preparato e impegnato da anni per il PD, con convinzione, onestà e spirito di squadra. Merita la fiducia degli elettori e saprà rappresentare il Partito Democratico con un’attenzione particolare alla crescita politica e formativa dei giovani”.
Mario Allegri: “Sostengo Diego Zardini, perché non basta essere giovani, bisogna anche essere competenti e onesti e avere comunque maturato esperienza politica ed amministrativa”.
Serena Capodicasa: “Diego per me rappresenta l'unione perfetta tra il rinnovamento della classe politica e la militanza in un'organizzazione politica, fatta di sacrifici e soddisfazioni, che troppo spesso viene "rottamata" in nome del Partito liquido, che purtroppo risulta poi "ne' carne ne' pesce".
Diego monta le feste democratiche, insieme ad amici e compagni anche di 70 anni che con forza permettono ogni anno a tanti cittadini di ritrovarsi in un momento di condivisione e socialità.
Diego è capogruppo in consiglio provinciale, e ha accumulato un'esperienza da rendermi certa di mandare in Parlamento un giovane che ha le basi per sopravvivere in una giungla di leggi.
Diego ascolta, e condivide. E' questa la sua maggiore forza. Se Diego va in Parlamento, so che lo farà portando le istanze di tanti giovani che sono così poco rappresentati nelle istituzioni, e di persone come lui questo paese ne ha un estremo bisogno. E lo farà portando con se tanta esperienza diretta e passata da chi lo ha preceduto, mettendoci il suo spirito critico e la sua voglia di partecipare.
Per tutti questi motivi, più convinta che mai, scriverò ZARDINI sulla scheda il 30 Dicembre, e spero lo facciano veramente in tanti e tante”.
Paola Fresco: Io voto Diego Zardini perché mi rappresenta.
La possibilità di scelta della rappresentanza è la rivoluzione portata avanti dal Partito Democratico ed è l'opportunità che voglio sfruttare per scegliere a chi affidare il mio voto.
Diego Zardini dunque.
È giovane, dote che ultimamente sembra essere necessaria, ma non solo, è giovane con tanti anni di esperienza di lavoro anche come amministratore all'interno del partito, all'interno delle associazioni che operano nel nostro territorio, con le quali stiamo portando avanti battaglie dure. È attento e sensibile, cosa per me fondamentale, alla tutela del territorio e di conseguenza alla salute di chi lo abita.
Sa lavorare in gruppo, perché sa cosa vuol dire lavorare e anche come tenere insieme un gruppo.
È uomo generoso, non l'ho mai visto tirarsi indietro di fronte a problemi o a richieste dei tanti.
Non ha remore a spendersi per il bene comune, senza mettere limiti, e, se necessario, andando a rubare tempo agli spazi personali.
È sempre preparato dal punto di vista teorico, supportando il suo operato con motivazioni tecniche adeguate.
Peccato che non sia anche donna...
Io affidò a lui il mio voto.
Luca Granzarolo: “Io voterò Diego Zardini per molteplici ragioni: perché è una persona competente e grazie al suo ruolo di capogruppo in Provincia conosce Verona e la sua provincia benissimo e sarà in grado di fare un buon lavoro per il Paese e portare una produttiva voce veronese in Parlamento. Perché pone la massima attenzione sul tema del lavoro e del precariato senza tutele, drammatica condizione che ruba il futuro soprattutto ai giovani e sottolinea l'esigenza di eguaglianza e sobrietà. Infine perché ha dato molto al Pd, ha lavorato con continuità sul territorio, organizzando gazebo e dando un contributo essenziale alle annuali feste di Quinzano”.
Giuliano Rigo: “Da quando per la prima volta mi sono affacciato alla vita politica Diego è stato per me un riferimento. Con il suo atteggiamento semplice e pacato si è sempre dato da fare in tutti i campi, dalla festa di Quinzano, al consiglio provinciale, al contributo fondamentale che ha dato a tutti i comitati civici di Verona, dimostrando grande passione soprattutto per gli aspetti ambientali. Diego è un esempio di competenza e di umiltà per tutti, e saprà sicuramente rappresentare con forza le nostre istanze e il PD veronese in parlamento. Vi invito pertanto a votare a fare votare Diego, diffondendo tra i vostri contatti le sue e nostre idee, che vedete riassunte in questo video di presentazione ”.
Zeno Toffalini: “Perché votare Diego.. Quando si prende una scelta, nella maggior parte dei casi, si sceglie a pelle. Sapevo, so dentro di me che Diego è la persona giusta, ma spiegarlo a qualcun altro richiede lo sforzo di dipanare la conoscenza di anni, di decine di episodi piccoli o grandi in poche frasi, magari di buon lessico e adeguatamente articolate.
Forse tante cose possono essere riassunte: scelgo Diego perché lui, per gli altri, c'è sempre stato.
Quando dovevamo organizzare le feste dei giovani, e lavoravamo giorni sotto il sole di luglio, lui c'era, anche se dopo pochi giorni avrebbe dovuto tirare la Festa di Quinzano.
Quando l'uragano si è abbattuto sulla nostra Festa, nel 2008 a Montorio, c'era anche lui a raccogliere i cocci.
Ogni volta che abbiamo avuto come giovani qualche difficoltà logistica per organizzare il servizio alle celebrazioni del 25 Aprile, lui ci ha dato una mano, chiamando anche altri ad aiutarci.
Lui c'è sempre stato. E io oggi voglio esserci per lui.
Non è solo una questione di riconoscenza: sono abituato a pensare che chi è presente nelle cose piccole - quando non c'è nulla da guadagnare e anzi si paga l'impegno di tasca propria - sia affidabile anche nelle grandi.
Altri potranno parlare del Diego amministratore, Consigliere di Circoscrizione, Capogruppo del PD in Provincia. Altri ancora forse potrebbero dire che ha 34 anni, e davvero con lui si può creare un nuovo inizio per il PD di Verona. Scommettere sul futuro per tornare a vincere nella nostra provincia.
Ma il contributo maggiore che io posso dare è quello che ho scritto.
Scelgo Diego Zardini alle primarie del 30 Dicembre perché mi fido di lui. E credo sia abbastanza”.
Ho ascoltato altri sostenitori di Diego Zardini, i quali hanno sottolineato le sue qualità indicate di seguito: semplicità e umiltà, capacità di ascolto, competenze acquisite dagli incarichi ricoperti, trasparenza ed onestà sulle quali fonda il suo impegno politico, sensibilità verso i problemi sociali emergenti primo fra tutti il lavoro, il precariato e l’ambiente. Inoltre, ritengo che il suo successo alle primarie prima ed alle elezioni politiche dopo rappresenta un cambiamento positivo nel PD scaligero e segnerà l’avvio di una nuova stagione di rinnovamento e partecipazione tanto attesi dai cittadini veronesi.
Alle primarie del 30 dicembre scrivi ZARDINI per il rinnovamento del paese, di Verona e del Partito Democratico veronese.

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martedì 25 dicembre 2012

Alle primarie vota Zardini


Bastano poche immagini per ricordare l'impegno, i rapporti umani e l'entusiasmo di Diego Zardini durante le diverse manifestazioni del PD di Verona.
Oggi è offerta la possibilità agli elettori di effettuare un grande cambiamento nella rappresentanza politica del Pd nelle istituzioni parlamentari. Rinnovare la rappresentanza significa anche avviare un processo di miglioramento radicale nel Pd veronese, il quale non si è ancora adeguato agli effetti delle primarie in quanto la struttura organizzativa del partito è rimasta invariata.
Il Pd è l’unico partito che ha promosso le primarie ed ha scritto una nuova pagina di democrazia ma non le deve subire nel senso che deve adeguare la democrazia interna e la struttura organizzativa allo spirito delle primarie.
Tra i candidati che possono assecondare questo cambiamento vi è Diego Zardini che ispira il proprio impegno politico alla trasparenza, alla sincerità ed all’onesta.
Vi sono personaggi che formalmente parlano di tali fattori pur non avendo dimostrato concretamente negli incarichi ricoperti di essersi impegnati in tale direzione. Bisogna diffidare di coloro che operativamente si richiamano all’opacità e a parole alla trasparenza.
Tra le qualità di Diego Zardini che intendo indicare vi sono il legame con il territorio e la sensibilità sociale dimostrata in diverse occasioni.
Non pensare che è tutto inutile perché il rinnovamento dipende da te, da tutti noi e dalle nostre scelte.
Alle primarie del PD vota Diego Zardini se condividi il processo di cambiamento che in queste poche righe ho cercato di descrivere.

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domenica 23 dicembre 2012

Diego Zardini alle primarie del PD

Ho avuto la possibilità di operare insieme a Diego Zardini in materia di cambiamento della Provincia di Verona. Ho approfondito la sua conoscenza ed ho scoperto ed apprezzato le sue competenze e la sua volontà di operare a favore del miglioramento delle PA e, quindi, della vita dei cittadini.
Considerato l’impegno rilevante messo in campo, ritengo che Diego Zardini vada sostenuto dagli elettori alle primarie del Pd affinché possa continuare il suo impegno a livello nazionale, come parlamentare, in direzione del cambiamento delle PA.
L’allegata raccolta di articoli degli interventi effettuati da Diego Zardini in materia di Riforma della PA presso la Provincia di Verona testimoniano il suo impegno e del Partito Democratico in direzione del cambiamento.
Gli interventi di Diego trattano l’attuazione del D. Lgs. n. 150/2009 nella Provincia di Verona al fine di migliorare la performance dell’Ente tramite la concretizzazione dei seguenti strumenti:
- Il ciclo della performance attraverso la realizzazione del piano della performance, il sistema di misurazione e valutazione organizzativo ed individuale e la relazione della performance;
- La trasparenza che consente all’interno (risorse umane dell’ente) ed all’esterno (stakeholder) dell’Ente di conoscere la qualità dei servizi erogati, gli aspetti dell’organizzazione, gli indicatori relativi all’andamento gestionale, l’utilizzo delle risorse. Fattore questo che consente di creare un rapporto di fiducia con i cittadini ed i dipendenti dell’Ente;
- L’istituzione dell’Organismo indipendente di valutazione al posto del vecchio ed inefficiente Nucleo di Valutazione;
- Il cruscotto aziendale che consente ai dirigenti ed ai loro collaboratori di seguire l’andamento dell’erogazione dei servizi in rapporto agli obiettivi programmati ed intervenire nei casi scostamento;
- La realizzazione di un progetto tra la Provincia e L’Università di Verona al fine conoscere la situazione organizzativa dei comuni veronesi e di intervenire a supporto dell’adeguamento dei comuni alla riforma della PA;
Le risposte del Presidente della Provincia sono state di disponibilità formale e di chiusura realizzativa verso le proposte presentate dal Partito Democratico.
La raccolta è utile per tutti i democratici impegnati nelle Amministrazioni Comunali che intendono sostenere le proposte, descritte nella raccolta, nel proprio comune.
In un momento di grave crisi economica è necessaria una Pubblica Amministrazione efficiente ed efficace per sostenere la crescita e la competitività del sistema, specificatamente delle imprese, ed attrarre gli investimenti esteri al fine di avviare un percorso di aumento della ricchezza nazionale del paese con i conseguenti benefici.
Occorre insistere e svolgere un ruolo puntuale ed efficace al servizio dei cittadini così come è stato sviluppato da Diego Zardini.
Raccolta degli interventi

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martedì 18 dicembre 2012

Alberto Forchielli su Sistema Italia

Articolo di Antonino Leone pubblicato su Sistemi&Impresa n. 9 dicembre 2012
La crisi economica dell’Italia è arrivata ad un livello molto grave con gravi ripercussioni sulle imprese, sulla occupazione e sui conti pubblici caratterizzati da un debito pubblico molto alto che supera il 120% del Pil. Inoltre, l’Italia si trova ad affrontare due problemi: il contenimento della spesa pubblica per non incrementare il debito pubblico e la necessità di effettuare investimenti e riforme in un momento in cui le risorse finanziarie sono scarse. Discutiamo di questi problemi con Alberto Forchielli, esperto di management e profondo conoscitore dei mercati asiatici.
Quali sono state le cause principali della crisi finanziaria? L’opacità e la corruzione hanno giocato un ruolo determinante?
La crisi finanziaria è esplosa ormai da 4 anni, anche se covava da tempo. Purtroppo sono rimasti inascoltati gli appelli degli economisti più avvertiti. Quando il fallimento della Lehman Brothers ha innescato il contagio e la paura, l’attenzione si è indirizzata verso Wall Street. È lì che bisogna guardare – geograficamente e analiticamente – per capirne la genesi. Questo ha dato forza alle ragioni della Cina che vede nella crisi un fattore destabilizzante con un’origine nazionale: essa è nata a New York e non a Pechino, alla Borsa più potente al mondo e non in quelle ancora marginali di Shanghai e Shenzhen. Sul banco degli accusati sono apparsi gli stessi attori che per anni erano stati celebrati nel trionfo del liberismo: la finanza deregolamentata, la cessione di sovranità dalla politica all’economia, gli enormi flussi di denaro che si muovono fuori dal controllo statale.
Se tuttavia Pechino può ritenersi fuori dal bersaglio delle critiche dirette, la sua responsabilità indiretta non è marginale. L’opacità e la corruzione del suo sistema economico hanno alimentato una crescita quantitativa e disequilibrata. Per anni la Cina ha tratto vantaggio da un sistema sbilanciato. I risparmi eccessivi, quasi ossessivi, della sua popolazione hanno finanziato i debiti pubblici delle nazioni più ricche, in primis gli Stati Uniti. Il gigante asiatico è stato impegnato per anni in una gigantesca attività industriale la cui conclusione si ripercuoteva sulle esportazioni. I consumi statunitensi si rispecchiavano nella manifattura cinese: erano questi i principali traini dell’economia mondiale.
Il loro rapporto era tuttavia contraddittorio e l’esplosione della crisi lo ha certificato. È vero che l’innesco è stato dato allo scoppio della bolla immobiliare americana, ma i disequilibri erano già presenti. Gli economisti che li evidenziavano sono stati delle Cassandre: capivano il futuro, mettevano in guardia, rimanevano inascoltate. Fino a quando la crisi è esplosa con virulenza, con le conseguenze che conosciamo e che ancora non lasciano intravedere soluzione.
La Cina deve ora uscire da un paradosso economico, dove i risparmi dei suoi contadini poveri finanziano i consumi della middle class americana. Può farlo dando fiato ai propri consumi, trascurati per anni in nome della produzione e dell’export. Si tratta tuttavia di un percorso non facile, irto di resistenze politiche e di atteggiamenti consolidati. Per questo l’intervento del Governo è essenziale. Mettere in campo risorse pubbliche per aiutare i consumi è decisivo, così come dimostrato dal gigantesco stimolo fiscale messo in atto nel 2009 per rilanciare un’economia asfittica, penalizzata dal calo delle esportazioni mondiali. Riduzione delle tasse all’acquisto di beni durevoli, sconti per i beni durevoli (elettrodomestici, automobili), tassi di interesse favorevoli per l’accesso al credito sono stati i veicoli per compensare la flessione dell’export con i consumi interni. Questa manovra è ora probabilmente da duplicare, anche se la sua grandezza non potrà essere ugualmente massiccia.
La crisi finanziaria ha fatto emergere la debolezza dell’Europa ed i ritardi rispetto alla velocità dei mercati e del contagio. Quali scelte l’Europa deve effettuare per contrastare in modo efficace la recessione ed avviare la crescita?
Le scelte dell’Europa sono semplici da enunciare ma complesse da realizzare: maggiore integrazione, sussidiarietà e non solo egoismo dei singoli stati, ripresa economica guidata da leader di visione e non attenti ai propri interessi nazionali.
Il contagio della crisi finanziaria in quali condizioni ha trovato l’Italia?
La crisi ha rivelato con brutalità forse eccessiva le debolezze dell’Italia: mancanza di una politica industriale, un governo inadeguato, una mentalità provinciale, un sistema produttivo ancora sbilanciato sui settori maturi.
Senza le manovre economiche del Governo Monti l’Italia avrebbe rischiato il default?
Sì. La situazione era veramente drammatica. Forse il default sarebbe stata una misura estrema, ma un peggioramento ancora più marcato della situazione generale era nell’ordine delle cose.
Il superamento della crisi in Italia non può più essere affidata alle ricette del passato: inflazione competitiva, stampa della carta moneta, aumento dell’indebitamento. L’Italia per uscire dalla crisi ed avviare la crescita quali strumenti deve utilizzare, considerato che alcuni economisti propendono per la spesa pubblica ed altri per il rigore?
Deve conciliare incentivi alla ripresa e rispetto del rigore. Questa combinazione è possibile; il vero problema è rappresentato dal troppo tempo trascorso senza che si sia dato luogo alle riforme importanti. Ora potrebbe essere troppo tardi.
L’Italia ha bisogno di risorse da investire nel paese al fine di creare nuova ricchezza ed occupazione. Quali cambiamenti ritiene necessari per attrarre gli investimenti esteri e per introitare le risorse potenziali rappresentate dall’evasione fiscale e dalla corruzione?
Per non essere un elenco di buoni propositi, la lista delle cose da fare deve essere considerata ineludibile. Per attrarre gli investimenti esteri (dato che le opportunità esistono nel nostro paese per gli investitori internazionali) bisogna controllare il territorio, snellire la burocrazia, ridurre la corruzione. Si tratta di misure amministrative, non di concessione di vantaggi economici.
Ritiene che le relazioni economiche e commerciali tra la Cina e l'Italia possano intensificarsi e la Cina possa aumentare i livelli di investimenti in Italia?
Senz'altro e la crisi dell'euro in riduzione aumenterà gli investimenti cinesi che erano in fase di stallo.
I mercati e le economie sviluppate ed emergenti pongono particolare attenzione al dopo Monti?
Non c’è dubbio. Monti è considerato in grado di garantire autorevolezza sui mercati internazionali e stabilità sul versante interno.
Quali fattori prettamente italiani bisogna superare o eliminare al fine di adattare il sistema Italia a quello globale per renderlo competitivo?
Anche in questo caso l’elenco delle cose da fare, per non essere ripetitivo, va considerato cogente: investire nell’istruzione, rimuovere gli interessi di gruppi e di lobby, premiare il merito, far rispettare le leggi.
Le imprese, particolarmente quelle piccole e medie, cosa devono fare e come possono essere sostenute per superare il rischio della sopravvivenza?
Devono comprendere che rimanere piccole è un rischio, un’operazione a volte anche dolorosa. Nella globalizzazione, il pericolo di rimanere fagocitate da aziende di dimensioni e muscoli più forti è automatico. Per questo sono obbligate ad anticipare i temi della concorrenza, oppure a unirsi in aziende più grandi che diano loro sufficiente forza e stabilità.
Chi è Alberto Forchielli
Alberto Forchielli è Fondatore, Partner, Amministratore Delegato, Membro dell’Investment Committee e Consigliere di Amministrazione di Mandarin Capital Partners. Fondatore e Presidente di Osservatorio Asia, un centro di ricerche non profit focalizzato sull’Asia. Fondatore e Presidente di Cleantech srl, società attiva nell’ambito delle energie rinnovabili con particolare attenzione allo sviluppo e gestione di grandi impianti solari. Forchielli è esperto nello sviluppo di affari internazionali, in particolare di Cina ed India, grazie alle proprie abilità strategiche basate su un’esperienza di 30 anni. Da luglio 2012 è Direttore del Consiglio Direttivo di CEIBS (China Europe International Business School) a Shanghai. Attualmente si occupa del lancio settimanale “Taccuino da Shanghai”, pubblicato su Radiocor Il Sole 24 Ore.
Bolognese, nel proprio background operativo, vanta esperienze pluriennali di lavoro e di vita in diverse parti del mondo: Singapore con Finmeccanica, Washington con la Banca Mondiale, Lussemburgo con la Banca Europea degli Investimenti, Roma con il Gruppo IRI, Torino, Boston e Londra, Santiago e Lima con il Mac Group, Hong Kong e Shanghai con Mandarin Capital Partners.

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venerdì 14 dicembre 2012

Nuove droghe. Ragioni e prevenzione

E’ il titolo del libro di Renato Bricolo con la collaborazione di Nicola Andreone, pubblicato da Giunti Editore nella collana Percorsi, 2012. Presentazione di Luigi Ciotti.
Il volume offre due linee di lettura: una ripercorre l'evoluzione verificatasi negli ultimi anni nella società e nel mondo dei consumi, e lo fa attraverso l'analisi delle caratteristiche adolescenziali, dei gruppi di giovani e delle diverse sostanze che si sono succedute, nonché attraverso la conoscenza delle sfide da affrontare da parte delle famiglie. L'altra linea illustra, definisce e informa in modo scientifico sulle principali droghe, sui loro effetti e sullo stato attuale della ricerca. L'obiettivo del lavoro è quello di favorire un approccio diverso al complesso mondo dei consumatori, giovani o meno giovani, per facilitare i rapporti con tale fenomeno e per cercare di renderlo più comprensibile.
Renato Bricolo, psichiatra, ha operato prima come psichiatra a Verona, (ospedali psichiatrici provinciali di Ponton e Marzana) per passare poi al settore delle tossicodipendenze. Ha fondato e diretto il Servizio per le tossicodipendenze dell’unità sanitaria locale di Bussolengo (VR) nella quale ha svolto anche il compito di direttore dei servizi sociali. Ha poi vinto il concorso di primario all’unità sanitaria di Padova, dove ha lavorato per circa 10 anni come primario del servizio per le tossicodipendenze. In questi periodi è stato prima consulente ed esperto negli assessorati per i servizi sociali della regione Veneto, e poi ha fatto parte ripetutamente della consulta nazionale degli esperti per le tossicodipendenze collaborando con vari Ministri, segnatamente Livia Turco e Rosy Bindi. Si è sempre occupato del collegamento fra uso di sostanze e giovani, realizzando esperienze fra i primi in Italia con operatori delle discoteche e collaborando per i primi corsi di aggiornamento degli stessi sul vasto problema dei consumi di droghe (le cosiddette nuove droghe) ed alcol.
A Verona ha collaborato con Match Music, televisione che si occupava molto di musica e giovani, in specifici programmi di prevenzione all’uso delle droghe. Terminati gli impegni istituzionali e ritiratosi dal lavoro nei servizi pubblici alla fine degli anni ’90 ha continuato a lavorare come formatore con operatori dei più importanti centri italiani: Torino, Milano, Sesto San Giovanni, Firenze, Roma, Napoli, Palermo Trapani.
Ha sempre dedicato molta attenzione al problema dei detenuti in carcere, soprattutto tossicodipendenti, organizzando anche a Verona ma soprattutto a Padova prese in carico molto originali di queste situazioni, ed un circuito a sorveglianza attenuata nel carcere di Padova.
Ha avuto sempre una grande attenzione alle situazioni di alta marginalità collaborando a lungo con iniziative sia a Padova che a Verona. Da circa due anni collabora stabilmente con la Comunità dei giovani di Verona, sia come psichiatra nella comunità residenziale di Albarè, che come supervisore degli psicologi della Pronta Accoglienza di quella comunità.
Ha ideato e diretto insieme con la comunità de giovani, con la scuola di psicoterapia cognitivo comportamentale di Verona e l’insostituibile collaborazione delle operatrici dell’ufficio di esecuzione penale esterna ( UEPE) di Verona, il progetto “ Percorsi Responsabili” volto a fornire a detenuti in fine pena la possibilità di essere seguiti gratuitamente con cicli di psicoterapia cognitivo comportamentale. Questo progetto è stato sostenuto dalla fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno.
Il libro è costituito fondamentalmente da quattro nuclei:
- Il primo affronta il problema della evoluzione dei consumi, e caratterizza le peculiarità dell’adolescente di oggi. Affonda anche il problema dei conflitti familiari, in relazione alla presenza di figli adolescenti;
- Il secondo affonda il tema della droga in generale, nelle sue varie accezioni, significati, e tipologia;
- Il terzo passa in rassegna le principali sostanze, inquadrandone le caratteristiche, gli effetti ed eventuali sintomi;
- Il quarto affronta il cambiamento dell’offerta, dei consumi, il ritardo dell’organizzazione delle risposte e affonda le possibili vie di prevenzione.
Il testo si chiude con un glossario.
Questo libro è stato pensato non per specialisti del settore, ma per insegnanti, educatori, genitori e persone che comunque sono curiose di conoscere più in dettaglio e con un approccio laico il mondo dei consumi di sostanze.

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mercoledì 12 dicembre 2012

Mario Monti: un anno di Governo

Finalmente un governo di Tito Boeri
"Il Governo Monti in un solo anno ha fatto molto di più degli esecutivi che l’hanno preceduto, governando per intere legislature. Ci ha allontanato dal baratro e ha ridato credibilità internazionale al nostro Paese, fermando una crisi di fiducia sul debito italiano e sulla moneta unica i cui effetti avrebbero potuto essere devastanti. Certo, al miglioramento del clima di fiducia hanno contribuito anche la Bce e gli altri governi europei. Per isolare il contributo di credibilità del governo Monti dagli effetti legati all’iniziativa europea, può essere utile comparare lo spread fra Bonos spagnoli e Btp decennali nell’ultimo anno, dato che i rendimenti di entrambi i titoli hanno beneficiato degli interventi europei. Questo spread è passato da una differenza, a sfavore dell’Italia, di 143 punti percentuali (9 novembre 2011 giorno in cui Napolitano nomina Mario Monti senatore a vita con una mossa che segna l’avvento del governo tecnico) - fino a una differenza, a favore dell’Italia, di 93 punti percentuali (venerdì 7 dicembre 2012 alla vigilia dell'annuncio delle dimissioni, a mercati chiusi, di Mario Monti)".

Intervento di Stefano Fassina

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lunedì 10 dicembre 2012

Meritocrazia strumento per l’eguaglianza

Articolo di Roger Abravanel pubblicato sul Corriere della Sera il 9 dicembre 2012
Una settimana fa Pier Luigi Bersani ha vinto le primarie del centrosinistra. I suoi elettori dicono che ha fatto riscoprire la meritocrazia nella politica con le primarie del centrosinistra dopo che per anni si è assistito al proliferare di candidati scelti dai partiti (quando non personalmente dal padre padrone) unicamente sulla base della fedeltà invece che sul merito individuale. Adesso il suo compito è di creare una nuova sinistra per cercare di vincere le elezioni e governare con successo.
Creare una nuova sinistra non richiede solo di «rottamare» alcuni dei politici come vorrebbero in molti, ma anche alcune vecchie idee. La prima, e forse la più importante, è stata la risposta data al moderatore del dibattito di Sky tra i contendenti alle primarie che chiedeva a Bersani se fosse «in favore di più meritocrazia». Al che il segretario del Partito democratico ha risposto «va bene più meritocrazia, ma anche più eguaglianza». Il che sottintende che la competizione va bene per i vertici della politica e della economia, ma se estesa alle masse dei lavoratori e degli studenti può portare, per esempio, a licenziamenti di massa e alla perdita del «diritto allo studio». Ne deriva che l'unico modo efficace per ridurre la diseguaglianza è quello di ridistribuire la ricchezza dai ricchi ai poveri.
Nulla di nuovo. Per la sinistra italiana la meritocrazia resta un valore «di destra» e l'egualitarismo continua a restare il principio fondante, contrariamente alle sinistre nordeuropee che da più di vent'anni lo hanno fatto evolvere nella ricerca delle pari opportunità. L'idea era semplice: se uno va avanti solo se è bravo e non perché è furbo o raccomandato da qualcuno che gli deve un favore, la mobilità sociale aumenta perché anche un povero meritevole può salire sull'«ascensore sociale».
Questo sistema di valori è in realtà pienamente accettato dalla sinistra italiana che ha lottato negli ultimi anni molto di più della destra contro i privilegi anticoncorrenza e il non rispetto delle regole. Eppure resta sospettosa quando l'idea della competizione spinta viene estesa dall'élite alle masse. Questo avviene per due motivi. Primo, «il bisogno»: il lavoratore che fa male il proprio lavoro meriterebbe di essere licenziato ma «ha bisogno» del posto di lavoro (per mantenere una moglie che non lavora e i figli precari); e quindi resta l'articolo 18. Secondo: il «diritto acquisito»: il precario della scuola ha acquisito il diritto al posto fisso e quindi è giusto opporsi al primo concorso dopo 10 anni che lo mette in competizione con la nuova generazione di insegnanti. È ovvio perché questi due motivi valgono solo per le masse e non per il top: Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani non hanno né il «bisogno» né il «diritto» di diventare presidenti del Consiglio e quindi si accetta una competizione accanita. Ma non si accetta per milioni di lavoratori e studenti. E neanche Matteo Renzi, che pure ha preso posizioni coraggiose e anche controproducenti su pensioni e politica estera ha osato esprimersi chiaramente a favore di una meritocrazia più diffusa su temi come il lavoro e la scuola: ha dichiarato di voler adattare il giusto modello della flexsecurity di Pietro Ichino (quasi scomunicato dal Partito democratico) ma non ha parlato della meritocrazia individuale e, relativamente alla scuola, ci si sarebbe aspettata più enfasi nel sostenere l'esigenza di valutare gli insegnanti per migliorare la qualità dell'insegnamento dove è meno buona. Il problema è che la sinistra italiana non si rende conto che rispettare i «bisogni» e i «diritti acquisiti» perpetua la spaventosa ineguaglianza della società italiana che abbiamo già descritto nelle pagine di questo quotidiano. Se non si può licenziare un lavoratore che lavora male (proteggendolo con ammortizzatori sociali orientati a reinserirlo rapidamente nel mondo del lavoro), aumenterà l'attuale apartheid tra 12 milioni di lavoratori di fatto inamovibili a livello individuale e 9 milioni licenziabili senza vincolo alcuno.
Se il «diritto allo studio» protegge insegnanti mediocri, ciò va a scapito degli studenti con meno mezzi per i quali la scuola è la unica vera chance di azzerare i privilegi della nascita; continuerà in Italia la discriminazione tra gli studenti del Nord che hanno scuole di livello europeo e quelli del sud che l'Ocse misura essere a livello dell'Uruguay e della Thailandia. Se la sinistra da un lato lotta giustamente contro la corruzione nella sanità, ma dall'altro protegge indiscriminatamente chi ci lavora, in alcune regioni del Centro Sud con sprechi assurdi, incompetenza e pessimo livello di servizio, l'ineguaglianza della qualità del servizio sanitario pubblico tra alcune regioni del Nord e altre del Centro Sud è destinata ad aumentare, in particolare adesso che non si può ricorrere più alla spesa pubblica.
La mancanza di meritocrazia ci ha resi più ineguali, nonostante la pretesa di essere una società basata sulla solidarietà. Ma è anche la principale causa della stagnazione economica degli ultimi 25 anni. L'apartheid del lavoro, oltre a essere ingiusto, ha distrutto la produttività, perché il precario bravo raramente riceve dalle imprese gli investimenti in formazione e in sviluppo professionale, che alla fine ci rimettono in produttività. E l'immettere ogni anno molto meno studenti eccellenti (un terzo) delle società nordeuropee con scuole capaci di seguire i più lenti ma anche di valorizzare i più bravi, non creerà la classe dirigente per fare ripartire l'economia del nuovo millennio.
Convincersi che la meritocrazia porta a più eguaglianza e conseguentemente «rottamare» tanti tabù della vecchia sinistra sarà essenziale a Pier Luigi Bersani per convincere gli elettori del Pd che hanno votato per Matteo Renzi a votare per lui alle prossime elezioni e a vincerle. Ma soprattutto sarà essenziale per governare un Paese fermo da 25 anni.

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domenica 9 dicembre 2012

Strumenti per l’occupazione giovanile

Articolo di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera l’8 dicembre 2012
Il contratto a tempo indeterminato resta un sogno, l'apprendistato non decolla, persino il lavoro precario diminuisce. La crisi ha reso le prospettive occupazionali dei giovani ancora più drammatiche. Il governo cerca soluzioni e sta ora considerando l'ipotesi di una «staffetta» che dovrebbe funzionare così: un lavoratore anziano accetta di mettersi a part time, la Regione versa contributi aggiuntivi in modo che non ci siano perdite pensionistiche, l'azienda assume un giovane (che costa meno di un anziano). Una sorta di «patto fra generazioni», incentivato dallo Stato.
La disponibilità di fondi - e dunque la fattibilità dello schema - è incerta, ma intanto vale la pena di chiedersi: sarebbe una buona idea?
I giovani italiani hanno disperato bisogno di qualche segnale positivo circa il proprio futuro, le imprese devono essere incoraggiate a servirsi dell'apprendistato. Se questo strumento non diventa il canale «naturale» di accesso al mercato del lavoro, la riforma Fornero della scorsa estate fallirà il suo scopo. Il passaggio dal tempo pieno al part time deve a sua volta diffondersi come uno dei percorsi normali di ritiro graduale dal lavoro, come già avviene in altri Paesi. Se (rispettando le compatibilità di bilancio) fosse in grado di creare nuovi posti da apprendista e di rimuovere gli ostacoli organizzativi e culturali alla cosiddetta flessibilità «buona», l'introduzione di uno schema a staffetta potrebbe svolgere una funzione positiva.
Qui il resto del post L'idea che il problema occupazionale possa risolversi con un patto fra generazioni è però sbagliata. Poggia infatti sull'assunto che i giovani possono trovare lavoro solo nella misura in cui i lavoratori più anziani liberano «posti», andando in pensione. Sembra una supposizione ovvia e in alcuni casi (a questo o a quel giovane, in questa o quella azienda) le cose stanno davvero così. Ma se guardiamo ai grandi numeri, non troviamo alcuna correlazione fra i tassi di occupazione degli anziani e i tassi di disoccupazione dei giovani. In altre parole: non è vero che se gli anziani si tolgono di mezzo, più giovani trovano lavoro.
Le economie non sono delle scatole rigide, che possono fornire occupazione solo a un numero fisso di persone: mille dentro solo se altre mille vanno fuori. Il totale è variabile e dipende da tanti fattori, gli stessi che generano crescita o decrescita: competitività, innovazione, capitale umano, diritto del lavoro e così via. Dove questi fattori si combinano in modo virtuoso, l'occupazione aumenta per tutti: giovani e anziani, uomini e donne. In Olanda negli ultimi quindici anni il tasso di occupazione femminile è aumentato del 54 per cento, quello degli uomini è rimasto stabile. Nello stesso periodo la Gran Bretagna ha registrato un incremento congiunto sia dell'occupazione giovanile sia di quella dei lavoratori con età compresa fra i 60 e 65 anni. In Francia entrambi i tassi sono invece diminuiti. Lo scambio generazionale e quello fra i generi non sono evidentemente la strada giusta da percorrere.
La crisi che stiamo attraversando è molto grave ed è ragionevole non lasciare nulla di intentato. Bisogna però evitare false illusioni, fra chi governa e soprattutto fra chi si trova in condizioni di disagio. Se attecchisce l'idea che la soluzione al problema della disoccupazione giovanile è il patto generazionale, allora perché oltre alla staffetta dentro le imprese non abbassiamo di nuovo l'età pensionabile? Perché, già che ci siamo, non ripristinare i prepensionamenti e le pensioni baby? Qualche irresponsabile lo sta già proponendo. Attenzione: ci siamo già passati e da trent'anni siamo il Paese Ue con i più bassi tassi di occupazione (totale, femminile e giovanile) e il più alto debito pubblico.

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sabato 8 dicembre 2012

Berlusconi e PDL irresponsabili



Intervento del Segretario del PD alla Camera durante le dichiarazioni di voto finale sul provvedimento di riduzione dei costi della politica negli Enti Locali. "Destra irresponsabile, noi avanti con moralità e lavoro. Berlusconi scende in campo con il suo piatto forte da spartirsi con la Lega: no regole, no tasse, no Europa e dichiarando che Monti è un usurpatore e un affamatore del popolo. Leali sì, ma ingenui no. Non pagheremo il prezzo della vostra propaganda".
"In Italia ci siamo anche noi. E le domande che voi non vi fate, ve le facciamo noi a una a una: pensate o no di avere qualche responsabilità se l'Italia è la dove doveva essere sul punto più esposto della crisi?
Il Paese ha un drammatico bisogno di una nuova assunzione di responsabilità da parte di tutti ma è evidente che per il Pdl il governo Monti è stata una parentesi, la apre, la chiude e poi torna tutto come prima. Siete stati degli irresponsabili, irresponsabili - ha scandito Bersani rivolgendosi ai deputati del centrodestra - ci avete raccontato che non c'era la crisi".
E' Iniziato così l'intervento di Pier Luigi Bersani, nel corso delle dichiarazioni di voto sul decreto legge sui costi della politica negli Enti Locali. E rivolgendosi ai "colleghi leghisti: "Ci parlate di recessione, ma lo sapete che dal 2007 perdiamo 20 punti di produzione industriale? In quegli anni ci si raccontava che la crisi era psicologica. Voi lo raccontavate".
Bersani parlando poi del ritorno in campo di Silvio Berlusconi, ha espresso "tanta amarezza per l'eterno ritorno di una strada che ci ha portato al disastro. Berlusconi scende in campo con il suo piatto forte da spartirsi con la Lega: no regole, no tasse, no Europa e dichiarando che Monti è un usurpatore e un affamatore del popolo. Leali sì, ma ingenui no. Non pagheremo il prezzo della vostra propaganda", ha detto rivolgendosi al Pdl, che vorrebbe far venir meno la maggioranza al governo.
Sulle tasse ed in particolare sull'IMU il leader del PD ha incalzato il Pdl, chiarendo che "l'IMU non è la tassa di Monti è la tassa di Berlusconi. Di Berlusconi e Tremonti". Bersani ha sottolineato che a firmare l'atto in Europa che vincola al pareggio di bilancio per l'anno prossimo è stato il Governo Berlusconi.
"A voi le favole e i cieli azzurri, a noi la testa del cambiamento", ha concluso Bersani tra gli applausi dei parlamentari democratici.

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venerdì 7 dicembre 2012

Alessandra Moretti: nuove regole o vecchi strumenti

E’ stata scritta una nuova pagina di democrazia con lo svolgimento delle primarie del centro sinistra. Il confronto con le precedenti primarie non può essere fatto in quanto in quest’ultime vi è stata una vera competizione in un momento in cui l’Italia ha bisogno di uscire dalla crisi ed affrontare l’emergenza sociale che da diverso tempo ci attanaglia.
Per approfondire l’argomento e porre fine ad alcune affermazioni effettuate dopo le primarie ho posto alcune domande ad Alessandra Moretti, la quale è stata impegnata in qualità di portavoce nel team di Pierluigi Bersani.
Le primarie hanno segnato la vittoria di Pierluigi Bersani ed il successo di Matteo Renzi. L’avvenimento cosa rappresenta per il sistema politico italiano e quali prospettive possono fondarsi su tale evento?
Le primarie sono state l'occasione per riportare la politica laddove deve stare: tra la gente, le persone perbene e, prima di tutto, vicino a chi soffre. Siamo riusciti a colmare la distanza tra politica e cittadini e questo grande patrimonio che abbiamo recuperato non deve essere disperso. Inoltre, le primarie hanno rafforzato il centro sinistra e, in particolare, il Pd e lo dimostra il grado di fiducia che gli italiani dimostrano verso il partito democratico che raggiunge la soglia del 36%.
Quali sono i punti di forza efficaci di Pierluigi Bersani e di Matteo Renzi per realizzare un grande cambiamento nel Pd e nel paese coerente con le aspettative degli elettori?
Pierluigi Bersani é una persona che sa coniugare la capacità di governo con il coraggio del cambiamento e della innovazione. É un politico onesto, competente in grado di cambiare il paese senza spaventare gli italiani che lo sono già per le difficili condizioni socio/economiche.
Matteo Renzi é un dirigente del partito democratico ed ha contribuito a rendere le primarie un confronto serio ed autentico tra due diverse visioni e ricette per il nostro paese. Sono sicura che si metterà a disposizione del partito e con grande senso di responsabilità continuerà a rappresentare gli interessi e le attese dei tanti italiani che lo hanno votato.
Per costruire un’alternativa democratica e sconfiggere il centro destra, il quale continua a dipendere da Berlusconi nonostante i disastri che ha causato, è necessaria una sostanziale unità tra Bersani e Renzi nel Pd per affrontare positivamente le prossime elezioni politiche o al contrario occorre che il vincitore delle primarie, Bersani, gestisca il Pd con la propria maggioranza senza tentare una sintesi unitaria?
Bersani ha sempre avuto, in questi anni, un atteggiamento inclusivo nei confronti delle diverse anime presenti nel Pd. Continuerà a farlo anche nei confronti di Renzi che fa parte di quella grande squadra che contribuirà a portare il centro sinistra a governare il Paese.
Gli elettori hanno votato alle primarie scegliendo liberamente e senza intermediazione Bersani e Renzi, altrimenti non si spiega il livello dei consensi ricevuti dai due candidati, e sono molto attenti all’immagine del Partito Democratico. Il rinnovamento dei parlamentari, in particolare di quelli che hanno superato i tre mandati, ed il coinvolgimento di nuove e fresche capacità e competenze sono obiettivi da conseguire?
Certamente si. Bersani ha dichiarato che sarà il garante di questo rinnovamento che, peraltro, é già in atto da diverso tempo soprattutto nei territori dove a governare le città, le Province, le Regioni e le segreterie sono giovani under 40 bravi, preparati e in grado di assumere sulle proprie spalle responsabilità sempre maggiori.
Il Pd è un partito plurale che rappresenta diverse culture e sensibilità. Abbandonare gli schemi ideologici del passato e gli strumenti anacronistici che non hanno risolto il problema dell’uguaglianza è una strada da intraprendere per ripensare la sinistra?
Siamo e saremo sempre di più un partito al passo con i tempi e i bisogni dei nostri elettori e simpatizzanti. Innoveremo il Pd, le idee, i metodi e anche le facce, senza però mai dimenticare le radici, la storia, i valori e i principi da cui proveniamo.
Lei è impegnata nell’amministrazione comunale di Vicenza. Vuole raccontare in breve la sua esperienza e le responsabilità degli amministratori in questo momento di crisi finanziaria che colpisce gli enti locali?
La mia attività di Vicesindaco e Assessore all'istruzione e ai giovani, é stata un'esperienza politica e amministrativa straordinaria. Ho imparato a dare risposte, risolvere problemi, affrontare con coraggio cambiamenti e riforme necessarie. Gli amministratori sono stati in questi anni l'unico punto di riferimento per i cittadini, in un contesto di grande difficoltà e sofferenza.
Credo che la politica debba ripartire proprio dai territori, restituendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti e per ridare credibilità alla politica.

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martedì 4 dicembre 2012

Primarie: vittoria di Bersani e successo di Renzi

Alla vigilia del voto, sabato 1° dicembre, ero abbastanza preoccupato per il livello delle polemiche e di scontri che si erano verificati in Facebook ed ho scritto la seguente dichiarazione: “Considerato che Bersani e Renzi prenderanno il caffè insieme per lanciare un appello alla serenità per domani e non potendo tutti noi prendere un caffè con loro, ritengo che l'unica cosa che possiamo fare per rappresentare la nostra appartenenza al Pd è quella di abbassare i toni e iniziare a pensare al 3 dicembre dopo i risultati per realizzare un grande cambiamento nel Pd e nel paese. Vi sono molte speranze nella società civile che non bisogna disattendere con polemiche che hanno un respiro corto”. La dichiarazione ha avuto molti consensi perché il vero problema, oltre al risultato delle primarie, è la gestione del consenso dal 3 dicembre in poi per affrontare unitariamente le prossime elezioni politiche.
Domenica sera sono venuti i risultati: la vittoria di Bersani ed il grande successo di Renzi. Le primarie hanno rappresentato un grande avvenimento democratico ed hanno ridotto le distanza tra il Pd ed i cittadini che responsabilmente hanno partecipato alle primarie. I consensi sono andati direttamente a Bersani e Renzi senza intermediazione ma con convinzione. Questo vuol dire che la nomenclatura è stata quasi assente non per propria volontà e non ha influito sui risultati.
Ieri ho letto e ascoltato alcune dichiarazioni che vanno al di là delle posizioni di Bersani, grande vincitore delle primarie, ed ho colto il tentativo di condizionare le posizioni politiche del segretario. Ritengo che tutto questo è sbagliato perché bisogna lasciare il tempo a Bersani di esprimere una strategia politica per il PD che ha urgente bisogno di liberarsi della nomenclatura e, quindi, di rinnovarsi, e per il paese che soffre dei problemi causati dalla crisi. Inoltre, penso che non sia corretto anticipare o condizionare quelle che potrebbero essere le posizioni di Bersani.
Gli elettori hanno espresso il loro consenso nei confronti di Bersani per la sua serietà, consapevolezza, capacità di rappresentare unitariamente il centro sinistra e non per essere vittima della nomenclatura.
Ieri ho scritto quanto segue: “Ferma restando la fiducia e la stima che ho in Pierluigi Bersani, stamattina, 3 dicembre, non mi sono piaciute due cose: La dichiarazione di Fassina sul Corriere della Sera "la riforma del lavoro di Pietro Ichino è un capitolo chiuso" - vorrei conoscere la sua riforma; La dichiarazione di Matteo Orfini "Monti non ritornerà alla Bocconi perché è senatore a vita", condizionando le dichiarazioni di Pierlugi Bersani sull'utilizzo di Monti per il bene del paese. Non vorrei che la vittoria di Bersani fosse condizionata da queste persone che rappresentano la nomenclatura del partito. Questi esponenti non considerano che circa il 40% del centro sinistra, percentuale che aumenta se si considera l'elettorato democratico, ha votato per Matteo Renzi e che occorre considerare tali consensi nel Pd e nel Governo in caso di vittoria elettorale. Penso che i consensi a Bersani e a Renzi provengono per la maggior parte da un elettorato di opinione e che la nomenclatura non ha inciso per nulla altrimenti i consensi a Bersani sarebbero stati molto più alti (il 97% dei parlamentari del Pd hanno sostenuto Bersani). Adesso bisogna unire e lasciare Bersani libero di stabilire la strategia più giusta e correlata agli elettori per vincere le prossime politiche.
Ci aspettiamo un grande rinnovamento nel Pd e nella compagine Governativa. Le liste elettorali del Pd saranno il banco di prova del cambiamento e la fine delle vecchie logiche correntizie che non riscuotono consensi nella società. Vogliamo un partito libero e nuovo”.
Aspetto con correttezza la posizione di Bersani, la quale dai giornali di stamattina ritengo che sia positiva.
Adesso è il momento di pensare non alla propria sopravvivenza politica, come diversi esponenti cominciano a fare, ma ad un cambiamento radicale nel Pd e nel paese.
Si invitano i parlamentari che hanno superato le tre legislature di seguire l'esempio di Veltroni e D’Alema che hanno scelto liberamente di non candidarsi. Se questo dovrebbe verificarsi sono diverse le aggregazioni di potere che saltano nel Pd e si pongono le condizioni di attribuire agli elettori il mandato di decidere democraticamente con le primarie di collegio.
Occorre che tutti gli elettori che hanno votato nelle primarie si trovino nel Pd come a casa loro attraverso una particolare attenzione nei loro confronti e, pertanto, le strutture periferiche del partito dovranno realizzare un sistema aperto, partecipato e trasparente.
Buon lavoro Pierluigi Bersani abbiamo tanta fiducia in te per l’equilibrio, capacità e visione che hai dimostrato.

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