martedì 30 marzo 2010

Indebitamento finanziario di AGSM

Nuove polemiche riguardano AGSM e la proposta del Comune di Verona, firmata dal sindaco Flavio Tosi e dall’Assessore allo Sport Federico Sboarina, di una campagna pubblicitaria a favore dell’azienda per un costo totale 130mila euro più Iva.
La campagna pubblicitaria a favore di AGSM si svolgerà negli impianti sportivi gestiti dal comune e fino al 30 giugno 2010.
Le critiche alla proposta del Comune, espresse prima della decisione di AGSM di aderire alla proposta, sono le seguenti:
“- l'Azienda non dispone di un piano della comunicazione e il Comune non può deciderne la strategia comunicativa a un mese dalle elezioni, anche perché non ha alcuna competenza in materia;
- Le finalità proposte dal Comune (riduzione delle spese di gestione degli impianti sportivi) non hanno nulla a che vedere con le finalità aziendali;
- Tali risorse potrebbero venire più utilmente impiegate per la riduzione delle tariffe per le famiglie bisognose, il che avrebbe tra l'altro un ritorno d'immagine paragonabile se non superiore alla pubblicità”.
Critiche giuste che condivido, tranne la terza che non tiene presente la situazione finanziaria di AGSM che non è per nulla rosea e non consente di ridurre le tariffe.
Inoltre, occorre considerare che da diverso tempo parte delle entrate provenienti dal pagamento delle tariffe sono utilizzate dal Comune per attività e servizi che non rientrano negli scopi istituzionali di AGSM. In definitiva AGSM riscuote dagli utenti le tariffe per i servizi forniti e parte di queste entrate sono utilizzate dal Comune per finanziare altri centri di costo.
Successivamente al 2005 in poi le Amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo hanno beneficiato di tali entrate per finanziare altri servizi ed altre attività.
L’indebitamento finanziario di AGSM è aumentato negli ultimi anni passando da 215,18 milioni di euro del 2006 a 243,48 milioni di euro nel 2007 e a 258,61 milioni di euro nel 2008. Per il 2009 si prevede un ulteriore aggravamento dell’indebitamento finanziario di AGSM.
Gli oneri finanziari sostenuti da AGSM sono aumentati negli ultimi anni passando da 5,90 milioni di euro del 2006 a 10,27 milioni di euro nel 2007 e a 12,53 milioni di euro nel 2008.
Dai dati sull’indebitamento finanziario e sugli oneri finanziari sostenuti da AGSM si evince chiaramente che i due fattori sono peggiorati dal 2007 in poi, cioè dalla presidenza di Gian Paolo Sardos Albertini, in assenza di decisioni che avrebbero potuto mutare il trend negativo rilevato.
Dal bilancio del gruppo AGSM del 2008 si deduce che l’ammontare dell’indebitamento finanziario (258,61 milioni di euro) si avvicina sempre di più all’importo del patrimonio netto del gruppo rappresentato da 293,77 milioni di euro.
Per invertire la tendenza di espansione dell’indebitamento finanziario e dei relativi oneri finanziari occorre che il consiglio di amministrazione di AGSM prenda almeno le seguenti decisioni:
- Il contenimento degli utili da distribuire per dedicare una parte di essi a migliorare il rapporto di indebitamento (esempio: diminuzione dell’esposizione finanziaria a breve) e la liquidità per finanziare il capitale circolante;
- La cessazione della prassi consolidata di contribuire a finanziare il comune per attività e servizi che non rientrano nell’attività istituzionale di AGSM. Tali “finanziamenti” hanno due effetti negativi in quanto AGSM incontra difficoltà di liquidità per investire con mezzi propri nelle attività correnti: - L’aumento dell’esposizione finanziaria; - La crescita degli oneri finanziari;
- Unificazione delle società del gruppo la cui disciplina giuridica non prevede la gestione separata in società;
- Medesimo consiglio di amministrazione per tutte le società controllate con lo stesso compenso.

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Regionali 2010. Prime impressioni

I risultati elettorali hanno deluso i democratici che come me si aspettavano un risultato migliore. Invece hanno vinto l’astensionismo e la lega. Quest’ultima ha salvato la maggioranza di centro destra che si trova ad affrontare nuovi problemi che nasceranno dal diverso peso all’interno della coalizione.
Condivido quanto scritto da Civati che “è del tutto stucchevole la critica di una parte consistente della cosiddetta minoranza del partito che, per ovvie ragioni di opportunità, ha condiviso tutte le scelte e ora dà addosso al segretario nazionale”.
La politica delle alleanze non è da sola sufficiente per vincere le competizioni elettorali occorre invece ricercare con un nuovo linguaggio ed impegno il consenso degli elettori.
Occorre una seria e responsabile riflessione del gruppo dirigente in forma unitaria al fine di avviare i cambiamenti necessari che ci consentono di essere alternativa nelle prossime elezioni politiche.
Ritengo necessaria una strategia politica che privilegi il territorio. Non un solo modello da realizzare in tutte le regioni ma un progetto diversificato per ogni regione che interpreti la domanda della società civile del territorio con un linguaggio semplice e chiaro. Occorre finalmente capire che la proposta politica è indirizzata non agli addetti ai lavori ma al popolo. Al bando formule complicate come l’autosufficienza, la politica delle alleanze e altro ma una comunicazione che privilegi i problemi concreti e sia facilmente comprensibile agli elettori.
Occorre un partito periferico più forte con maggiore capacità creativa che lavori di più e privilegi le competenze e le capacità che esistono nel partito. Non sappiamo cosa fare delle persone che occupano il potere senza proporre nulla.
Per ripartire è necessario capire che vi è un problema di sopravvivenza per il paese e per il PD più grave di quanto pensassi prima dei risultati elettorali. Ho rilevato in diverse occasioni che vi era un rischio di cambiamento del paradigma nel paese. Tale rischio è diventato realtà grazie ai messaggi ed ai comportamenti del premier altrimenti non si spiega il successo della lega con tutte le sue contraddizioni (partito di un governo del non fare ed interlocutore privilegiato delle forze produttive del nord).
A questo punto occorre intervenire nell’impegno pre-politico per invertire la tendenza culturale dominante innescata dal Berlusconismo e nell’impegno politico con una classe dirigente centrale e periferica all’altezza dei compiti che ci aspettano. Non si può più accettare che a livello periferico vengono privilegiati gli schieramenti e non le persone capaci e competenti.
Concordo con Civati quando afferma che “non è colpa di Bersani” perché penso che la tenuta del PD o il suo insuccesso va ascritta a tutti noi.
Quello che è importante che occorre continuare nel nostro impegno in modo migliore ed efficace rispetto a prima pensando alle prossime elezioni politiche. Occorre pensare di più al Partito Democratico e di meno al futuro politico di ciascuno di noi.
Colgo l’occasione per esprimere la mia personale contentezza per la elezione al consiglio regionale di Giuseppe Civati e Franco Bonfante, persone che stimo moltissimo.
Non è andata bene di Giuseppe Civati

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lunedì 29 marzo 2010

Federico Testa sui servizi pubblici locali

Federico Testa, parlamentare del Partito Democratico e responsabile di energia e servizi pubblici locali, è intervenuto in parlamento sui servizi pubblici locali.
"Il tema dei servizi pubblici locali è certamente complesso, lo dimostrano anche i tentativi di intervenire fatti nel passato e non sempre riusciti. Quando si parla di servizi pubblici locali si parla di servizi che vanno a soddisfare bisogni fondamentali della collettività, pertanto è importante, da un lato, lavorare per un approccio organico - e l'articolo inserito in un decreto-legge che parla d’altro non rappresenta certamente un approccio organico- ma è anche importante capire cosa si mette al centro.
Io credo che, se si vuole affrontare correttamente questo tema, al centro sia doveroso mettere il cittadino e il suo diritto ad avere servizi di buona qualità ad un prezzo corretto, il minimo possibile.
Da questo punto di vista, quando si ragiona di questo tema, il primo punto su cui bisogna confrontarsi è sempre quello privatizzazione-liberalizzazione, perché la teoria ci dice che bisogna prima liberalizzare e poi privatizzare, altrimenti si corre il rischio o di trasferire una rendita di monopolio dal pubblico al privato.
In questo senso, quello che a me pare manchi nel recente decreto legge su cui il Governo ha posto la fiducia, sono interventi seri proprio sul fronte delle liberalizzazioni. Ma cosa non ha funzionato nelle liberalizzazioni in Italia? Non ha funzionato, ad esempio, tutto il tema delle gare: molto spesso abbiamo a che fare con gare che sono assolutamente non vere e ciò dipende anche dal fatto che i soggetti che sono chiamati a bandire le gare, da un lato, non hanno le competenze per poterlo fare, dall'altro, molto spesso sono in palese conflitto di interessi rispetto chi si aggiudicherà la gara stessa.
Inoltre, vi è la questione dell'autorità di regolazione, nel senso che la concorrenza perfetta non è uno stato naturale del mercato; le imprese vanno alla ricerca di un vantaggio competitivo nei confronti delle altre, e quindi là dove lo si ritenga opportuno, bisogna realizzare interventi affinché la concorrenza venga mantenuta.
Il Governo, con il recente provvedimento, ragiona al contrario, ossia pone vincoli molto rigidi in tema di privatizzazione, e quindi l'effetto che si ottiene pare essere prevalentemente quello, diciamo così, di “spartire” la rendita di monopolio del pubblico con qualche privato, il tutto senza alcun vantaggio certo e chiaro per i cittadini e per i consumatori. Questo è reso evidente dal fatto che le concessioni in house vanno a scadenza purché nel soggetto pubblico che ne è titolare entri il privato almeno per il 40 per cento. Quindi, in questo modo, invece di stabilire di bandire una gara, visto che si tratta di una concessione in house e che magari chi ha vinto la gara poteva non essere il soggetto che dava la migliore qualità e il miglior prezzo ai cittadini, si prevede di fare entrare un privato e questo, di per sé, sana la questione.
L'approccio al tema, invece, dovrebbe essere profondamente diverso: occorre mettere al centro i consumatori sapendo che si deve tra l’altro affrontare –in tema di ciclo idrico- una questione delicatissima, che è quella degli investimenti che bisogna effettuare nel nostro Paese, in quanto il dato di oltre il 35 per cento di perdite degli acquedotti in Italia è purtroppo realistico.
Occorre, dunque, fare investimenti e che questi siano finanziati: sia che li faccia il pubblico, sia che li faccia il privato, gli investimenti devono avere una sostenibilità finanziaria. Se il finanziamento è a carico della fiscalità generale, dobbiamo avere il coraggio di andare a dire che la fiscalità generale probabilmente deve crescere o diventare più efficiente per finanziare gli investimenti nell'acqua; se gli investimenti devono essere finanziati dal settore stesso, dobbiamo sapere che probabilmente le tariffe sono destinate a crescere perché si dovrà investire parecchio, o che bisognerà riuscire a recuperare, attraverso gli interventi regolatori, importanti spazi di efficienza e produttività.
Quindi, l'autorità indipendente di garanzia –che il provvedimento del governo non prevede- è importante proprio perché, nel momento in cui si vanno a chiedere maggiori risorse ai cittadini per finanziare gli investimenti, è fondamentale che tali maggiori risorse vadano alla destinazione richiesta e non vadano, invece, a costituire profitto o sprechi.
Da questo punto di vista, forse, la scelta migliore era quella di non perseguire un approccio ideologico qual’è quello che, a mio modo di vedere, si è voluto assumere ma, invece, di mettere correttamente in competizione pubblico e privato allo scopo di garantire la qualità e il servizio migliore ai cittadini.
In questo senso credo che, un'altra volta, si sia persa un'occasione importante per intervenire in un settore che, proprio perché riguarda i bisogni fondamentali dei cittadini, è assolutamente importante e rilevante per tutti noi.

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sabato 27 marzo 2010

Vota Partito Democratico e Franco Bonfante

In questi ultimi giorni diverse persone hanno espresso in modo chiaro la propria scelta rispetto alle elezioni regionali del Veneto. Tra questi vi sono alcuni amici che hanno dichiarato di votare Partito Democratico e Franco Bonfante, indicando le motivazioni.
Vincenzo D’Arienzo, consigliere provinciale e responsabile del gruppo del PD, dopo aver sottolineato che "sono stati importanti l’impegno e le capacità di coloro che per passione hanno posto Verona al centro del proprio fare”, afferma che tra questi “spicca Franco Bonfante che in 5 anni ha presentato ben 50 proposte di legge e 180 temi riguardanti Verona. Un'assoluta novità rispetto al passato”.
“Ecco perché l'impegno e le capacità dei singoli, conclude Vincenzo D’Arienzo, sono necessari. Consapevole di questo, senza timori, perché ne ho conosciuto il valore e la qualità delle cose che ha fatto, alle elezioni regionali io voto e invito a votare per Bonfante”.
Credo che l'impegno e la presenza di Franco Bonfante, afferma Matteo Avogaro dei giovani del PD, in Consiglio regionale siano la garanzia che il PD non perderà di vista le esigenze delle categorie sociali meno forti e protette, ma potenzialmente più dinamiche e con grandi potenzialità di crescita, elemento fondamentale per porre le basi di un maggior sviluppo e benessere per il Veneto dei prossimi anni. Sono questi alcuni dei motivi per i quali darò il mio voto e il mio convinto sostegno alla candidatura di Bonfante, e per cui sono convinto che faranno la stessa cosa molti altri cittadini di Verona e provincia”.
“Io ho scelto, afferma Diego Zardini consigliere provinciale, con grande convinzione di sostenere Franco Bonfante il nostro consigliere uscente che già nel primo mandato si è contraddistinto per capacità, determinazione e presenza, sia in Consiglio, sia sul territorio. Ha ben operato con risultati concreti e a mio avviso la sua riconferma porterà risultati ancora più importanti per il territorio e per il PD”.
Tra i candidati al consiglio regionale , dichiara Antonino Leone, “scelgo Franco Bonfante per i seguenti motivi:
- Rappresenta tra i candidati veronesi la persona che esprime maggiore conoscenza e competenza. Ricchezza questa indispensabile per il gruppo del PD nella prossima legislatura al fine di esprimere delle posizioni politiche ed amministrative puntuali rispetto ai problemi della Regione;
- Il suo impegno nella scorsa legislatura è stato importante in quanto si è espresso con proposte, mozioni ed interrogazioni che hanno interessato il territorio della Provincia di Verona ed i problemi più urgenti della Regione Veneto. Infatti il suo impegno si è caratterizzato nei seguenti temi: - Economia e lavoro; - Trasporti ed infrastrutture; - Sanità e servizi sociali; - Istruzione e formazione.
- La disponibilità ed il sostegno alle amministrazioni locali rappresenta uno dei punti più qualificanti dell’impegno politico di Franco Bonfante. Ha saputo raccordare le esigenze amministrative dei comuni veronesi con il suo impegno nella Regione Veneto”.
”I candidati veronesi del PD, il mio partito, afferma Bepo Merlin, sono tutti validi, specialmente se confrontati a quelli delle altre liste. Cinque di loro sono anche miei amici o conoscenti di vecchia data e, se potessi, li voterei tutti. Devo, mio malgrado, sceglierne uno. Voterò Franco Bonfante:
- perché è un uomo intelligente;
- perché da sindaco ha saputo ridare slancio a una cittadina in crisi dopo il boom economico degli anni sessanta e settanta;
- perché da consigliere provinciale e regionale ha dimostrato di saper fare bene il suo mestiere, incidendo, con le sue proposte, anche nell’attività della maggioranza di Galan”.
Ritengo che la scelta di votare Partito Democratico, Giuseppe Bortolussi e Franco Bonfante rappresenta una scelta coerente e responsabile che si muove in direzione del cambiamento.

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Vota e fai votare PD

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giovedì 25 marzo 2010

Contro le intimidazioni alla Stampa, a favore della Libera Informazione

È con forte preoccupazione che prendiamo atto dell’ultimo, ma di certo non meno grave, attacco alla Libertà d’Informazione ed all’indipendenza dei Giornalisti.
Uno striscione intimidatorio affisso nei pressi del tribunale, adesivi lasciati su auto con attacchi personali alle due giornaliste, un’aperta minaccia alla professionalità ed alle individualità di Angiola Petronio, il Corriere di Verona, e Alessandra Vaccari, l’Arena, non sono gesti che siamo disposti a tollerare.
Qui il resto del post“Non possiamo certo dimenticare” dichiara Giandomenico Allegri, Segretario Provinciale PD “che non siamo di fronte ad un atto isolato. Fatti di tale gravità si sono già verificati a Verona e non certo in tempi remoti. Risale al 15 dicembre del 2007 la nota manifestazione di Fiamma Tricolore e Forza Nuove che, con la partecipazione del Sindaco, si è spinta sino sotto la sede de l’Arena scandendo coloriti slogan; non meno noto lo scambio di battute tra il capo della Lista Tosi, Andrea Miglioranzi, ed il direttore del giornale in cui veniva comunicato un certo fastidio per le posizioni del quotidiano giudicate troppo moderate. Altri giornalisti, nel recente passato, sono stati oggetto di tentativi d’intimidazione di diversa matrice.”
Come Partito Democratico e come Generazione Democratica esprimiamo tutta la nostra solidarietà ad Angiola ed Alessandra e ribadiamo la più ferma condanna ad ogni gesto teso a limitare la libertà di cronaca e, soprattutto, la libertà personale. Siamo indignati innanzi all’ennesimo gesto di violenza e prevaricazione che prende forma nella nostra città dove, è sotto gli occhi di tutti, le tensioni non accennano a scemare andando invece incancrenendosi. Invitiamo tutte le istituzioni preposte ad attivare ogni meccanismo di salvaguardia della libertà di stampa per evitare il ripetersi di simili situazioni.
“Condannare simili gesti, indipendentemente dalla matrice cui possono essere riferibili, è una delle certezze con cui vogliamo guardare alla società in cui vogliamo riconoscerci, atti lesivi della libertà di cronaca e danneggiano non solo chi ne è personalmente vittima ma anche tutti noi che vediamo menomare il nostro diritto d’informazione.” Conclude Yared Ghebremariam – Tesfaù, coordinatore comunale Generazione Democratica. “Non siamo disposti a tollerare tale stato di cose, per questo siamo accanto ad Angiola Petronio ed Alessandra Vaccari.”
Giandomenico Allegri, Segretario Provinciale Partito Democratico Verona
Elisa Cavazza, Segretaria Provinciale Generazione Democratica Verona
Yared Ghebremariam – Tesfaù, Coordinatore Comunale Generazione Democratica Verona
Ho ripetuto spesse volte che i veronesi dovrebbero amare di più Verona ed essere intolleranti nei confronti di coloro che degradano l’immagine della città attraverso testimonianze antidemocratiche. Occorre una svolta politica e civile al fine di restituire prestigio e dignità a Verona molto spesso teatro di violenze e di comportamenti che calpestano i valori della democrazia, della giustizia e dell’uguaglianza. Verona non merita tutto questo.

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Voto PD e scelgo Giuseppe Bortolussi e Franco Bonfante

Non è una sorpresa per me votare Partito Democratico in quanto sono iscritto a questo Partito fin dalla sua fondazione.
Vi sono due problemi che occorre risolvere: 1) L’astensionismo; 2) Votare Partito Democratico.
Il primo problema si risolve assumendo una posizione attiva nella partecipazione alla vita politica per scegliere con responsabilità e consapevolezza chi dovrà gestire la regione alla luce di ciò che è stato fatto e di quello che si intende realizzare. Non partecipare al voto significa far scegliere gli altri ed accettare in posizione passiva le altrui scelte.
Ritengo che il paese rischia la deriva democratica con gli interventi ed i comportamenti del Presidente del Consiglio interessato soltanto ai suoi problemi personali e non ai problemi concreti del paese ed alla tenuta dei valori della Costituzione.
Il Partito Democratico garantisce la riconferma dei valori della Stato Repubblicano che si fonda sull’eguaglianza e sulla giustizia. Inoltre il PD ritiene fondamentale mettere al primo posto dei suoi impegni il lavoro e la produzione cioè i ceti più deboli che più degli altri subiscono le conseguenze della crisi (lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, piccole e micro imprese). Ritiene inoltre che occorre sostenere le imprese al fine di garantire la crescita del paese e far uscire dalle conseguenze della crisi tutti i lavoratori che nell’attuale momento si trovano in difficoltà di sopravvivenza.
La scelta di Giuseppe Bortolussi segna un grande cambiamento nel Veneto in quanto egli propone di superare la polverizzazione e la frammentazione delle classi sociali che producono ricchezza attraverso una intesa sociale tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, tra piccole e micro imprese per avviare un modello di crescita e di sviluppo della Regione Veneto che veda protagonista il mondo del lavoro.
Tra i candidati al consiglio regionale scelgo Franco Bonfante per i seguenti motivi:
- Rappresenta tra i candidati veronesi la persona che esprime maggiore conoscenza e competenza. Ricchezza questa indispensabile per il gruppo del PD nella prossima legislatura al fine di esprimere delle posizioni politiche ed amministrative puntuali rispetto ai problemi della Regione;
- Il suo impegno nella scorsa legislatura è stato importante in quanto si è espresso con proposte, mozioni ed interrogazioni che hanno interessato il territorio della Provincia di Verona ed i problemi più urgenti della Regione Veneto. Infatti il suo impegno si è caratterizzato nei seguenti temi: - Economia e lavoro; - Trasporti ed infrastrutture; - Sanità e servizi sociali; - Istruzione e formazione.
- La disponibilità ed il sostegno alle amministrazioni locali rappresenta uno dei punti più qualificanti dell’impegno politico di Franco Bonfante. Ha saputo raccordare le esigenze amministrative dei comuni veronesi con il suo impegno nella Regione Veneto.
Ritengo che le tre scelte (Partito Democratico, Giuseppe Bortolussi e Franco Bonfante) rappresentano delle scelte coerenti che si muovono in direzione del cambiamento.

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domenica 21 marzo 2010

Nuove regole per i politici

Vi sono alcuni elementi che nell’impegno politico occorre tenere presente e tra questi si indicano i seguenti:
1) Lavorare per gli altri e con gli altri. Questo fattore significa impegnarsi a costruire il futuro del paese nel modo più giusto ed equo anche senza la propria presenza in quanto essa non deve condizionare la visione oggettiva della società che si vuole realizzare. Diversi politici invece non sono capaci di guardare al futuro senza la loro presenza e questo è un grande errore ed un grave condizionamento in quanto ogni azione e comportamento è condizionato dall’obiettivo personale di sopravvivere politicamente.
L’assenza di tale fattore molto spesso è causa di un impegno politico lontano dalle esigenze e dai bisogni della comunità che si amministra;
2) La trasparenza. I cittadini elettori hanno il diritto di sapere e di conoscere in modo chiaro e genuino cosa avviene nei partiti, nella classe politica e quali sono le scelte che vengono compiute. Solo così potranno confrontarsi e partecipare in modo sostanziale e non formale alla vita sociale e politica promossa dai soggetti politici e dai partiti e condizionarne le scelte.
Se nei confronti della società non vi è trasparenza ogni coinvolgimento è strumentale.
La trasparenza condiziona i comportamenti della classe politica perché ogni azione verrà conosciuta dai cittadini. Pertanto, i partiti ed i loro rappresentanti politici sono controllati e condizionati dal fattore trasparenza e di conseguenza dovranno assumere scelte responsabili che corrispondono alla domanda della società civile.
Molto spesso le cose espresse formalmente non corrispondono ai comportamenti concreti. Occorre rompere questo circolo vizioso e rendere trasparente tutto ciò che riguarda gli elettori o gli iscritti ad un partito.
Fino a questo momento alcuni politici non subiscono condizionamenti in quanto nessuno (iscritto, militante, elettore) si permette di contravvenire alla regola che vede nei comportamenti formali un adattamento della verità e nelle relazioni informali e sommerse la verità. La trasparenza aiuta a rendere visibile l’operato della classe politica, la quale è condizionata nell’azione da questo fattore.
3) Regole e valori condivisi. Le regole da sole non sono sufficienti a realizzare una comunità se non sono intrisi da valori condivisi.
Uno studioso di management ha affermato che le regole sono fatte per non essere rispettate ed i valori per essere condivisi. Pertanto occorre costruire con impegno e responsabilità dei valori condivisi che sono il presupposto delle regole e nello stesso tempo esprimere tali valori nelle proposte e nell’azione politica.
Ritengo che tali fattori indicati rappresentino la condizione minima ed inderogabile per svolgere una efficace azione politica. Dalla pratica attuazione di tali fattori può nascere il coinvolgimento e la partecipazione attiva della società e degli iscritti di un partito.
Quando non si tiene conto di tali fattori si realizzano dei rapporti di rottura e di distacco dalla società e, quello che è peggio, si adottano comportamenti sostitutivi che innescano relazioni pericolose che portano a tamponare in modo maldestro e non definitivo l’esigenza avvertita dalla società di poter contare e cocreare il futuro.
Spesso le polemiche ed i confronti duri e impegnativi nascono dal fatto che i politici preferiscono sostituire i fattori indicati con elementi che non risolvono il problema dei rapporti con la società ma lo rimandano acuendo il distacco e la sfiducia tra la classe politica e la società e tra ciascun partito ed i propri iscritti.

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venerdì 19 marzo 2010

Franco Marini a Verona

Dopo aver ricevuto l’invito per e-mail dall’on.le Giampaolo Fogliardi e da Area Democratica di Verona per partecipare all’incontro con Franco Marini e letto l’oggetto della comunicazione ho pensato di inviare una e-mail al senatore Franco Marini in quanto mi ritengo offeso da quanto scritto nell’oggetto: “Franco Marini a VR per Uboldi”.
Tale comunicazione è scorretta nei confronti degli iscritti al Partito Democratico e di Franco Marini in quanto credo che la sua presenza  a Verona nasce dalla sua sensibilità a sostenere il Partito Democratico in un incontro pubblico con Roberto Uboldi.
Inoltre, i soggetti che hanno inviato la comunicazione hanno dimostrato di avere uno scarso senso di appartenenza al Partito Democratico e per tale motivo pensano che tale insensibilità appartenga anche a Franco Marini.
Questa è l’e-mail che ho inviato al senatore Franco Marini, il quale rappresenta un pezzo di storia dell’impegno politico dei cattolici democratici:
“Gent.issimo Senatore Franco Marini
lei rappresenta insieme a Carlo Donat-Cattin, Vittorino Colombo e Guido Bodrato una parte importante della mia età giovanile e del mio impegno politico e per tale motivo mi ritengo offeso per l'e-mail inviata dall'on. Giampaolo Fogliardi e da Area Democratica di Verona agli iscritti al PD che ha per oggetto "Franco Marini a VR per Uboldi".
Ritengo che l'e-mail sia riduttiva e offensiva nei suoi confronti per la testimonianza che lei ha sempre dato nei confronti del partito in cui ha militato dalla Democrazia Cristiana al Partito Democratico.
Io personalmente mi ritengo offeso poiché l' e-mail esprime una posizione di parte ed è assente il senso di appartenenza al Partito Democratico particolarmente in questo momento in cui siamo impegnati nella campagna elettorale per le regionali.
Io credo che lei venga a Verona per sostenere il Partito Democratico in un incontro pubblico con Roberto Uboldi e non come dice l'oggetto dell'e-mail: “Franco Marini a VR per Uboldi”.
Spero di ricevere una sua risposta e di poterla incontrare a Verona dopo aver chiarito questa scorrettezza nei confronti suoi e del Partito Democratico.
Rinnovo i miei sentimenti di stima nei suoi confronti e le porgo cordiali saluti.
Antonino Leone”
Gli elettori in questo momento di campagna elettorale guardano con particolare attenzione il Partito Democratico e, pertanto, occorre adottare comportamenti responsabili e non inviare comunicazioni che rappresentano:
- Uno scarso senso di appartenenza al Partito Democratico;
- Una scarsa sensibilità nei confronti dei problemi della società rispetto alle posizioni di schieramento;
- Un forte interesse a privilegiare gli interessi di parte.
La testimonianza che occorre dare in ogni momento è quella dell’unità nel Partito e del servizio poiché è in gioco la sopravvivenza del PD e del paese. E di fronte a questi problemi non c’è spazio per coloro che pensano esclusivamente alla loro sopravvivenza politica e non a quella del paese.
Dibattito su Facebook

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Bersani a Verona per i ricercatori della GlaxoSmithKline

Pierlugi Bersani con una delegazione del Partito Democratico ha incontrato i ricercatori della GSK, i rappresentanti sindacali e la direzione dell’azienda.
In un incontro organizzato presso la sede della GSK ha ascoltato gli interventi dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dei ricercatori che hanno delineato i problemi relativi alla decisione del management di chiudere il centro di ricerca di Verona.
Pierluigi Bersani ha dichiarato che il Partito Democratico e tutto il centro sinistra è disponibile a collaborare con i ministri competenti per trovare una soluzione alternativa alla chiusura del centro ricerche che rappresenta per il paese una grande risorsa da non disperdere.
Per tale motivo ha invitato i ricercatori a rimanere compatti di fronte alle pressioni ed alle proposte della controparte di soluzioni individuali. Bersani ha ribadito che il problema del centro ricerche non è la conseguenza della crisi economica ma di una visione unilaterale del management dell’azienda rivolta alla massimizzazione dei profitti anziché alla crescita economica e sociale del paese.
Il patrimonio del centro ricerche non va disperso attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali in quanto il valore della struttura dipende dal collettivo.
Bersani ha dichiarato che il PD ha aperto un luogo di contatto con i soggetti interessati alla vicenda ed è disponibile a dare il suo contributo per una soluzione positiva.
Della delegazione del PD facevano parte Davide Zoggia, responsabile degli enti locali del PD, Giandomenico Allegri, segretario del PD di Verona, Gianni Del Moro, deputato e Franco Bonfante, consigliere regionale uscente e candidato al consiglio regionale del Veneto.
Tra i rappresentanti sindacali erano presenti Carla Pellegatta e Massimo Castellani rispettivamente segretario generale della Cgil e della Cisl di Verona.
Il problema del centro di ricerche della GSK rientra nella scarsa attenzione del Governo nei confronti della ricerca (tagli nella scuola, eliminazione dei crediti d’imposta per le imprese che investono nella ricerca).
“Nel terzo millennio, ha dichiarato Franco Bonfante, il primo fattore produttivo per conseguire il successo economico e sociale è la conoscenza applicata all’industria senza di essa le imprese diventano sempre meno competitive nel mercato globale e, pertanto, occorre creare condizioni favorevoli affinché la ricerca e l’innovazione possano svilupparsi in Italia e salvaguardare le prospettive del centro di ricerca della GSK e dei suoi ricercatori altrimenti non vi è futuro per il paese”.

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mercoledì 17 marzo 2010

Le reti tecnologiche locali: qualità, affidabilità, sicurezza, efficenza


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martedì 16 marzo 2010

Intolleranza e Xenofobia nel centro-destra a Verona

Ieri sera si è tenuta la seduta del Consiglio della 6° circoscrizione chiamato a pronunciarsi sulla mozione di censura e biasimo, presentata dal gruppo di minoranza di centrosinistra, nei confronti del Vice-presidente Loris Marini, responsabile di avere gravemente insultato, nel corso della precedente seduta, il consigliere di minoranza Ghebremariam – Tesfaù, apostrofato con l’affermazione xenofoba di “Vergognati, extracomunitario”.
La richiesta di censura e dimissioni, presentata dalla minoranza, e a cui Generazione Democratica aveva aderito, è stata respinta dal voto compatto della maggioranza di centrodestra. Con il risultato di aggravare, se possibile, il danno già compiuto. Con il voto di ieri sera, infatti, si è affermato un grave precedente, con la maggioranza che, difendendo a tutto campo il Vice-presidente Marini, ha finito per fare proprie affermazioni xenofobe e intolleranti già pronunciate dal singolo, e assumendosi, quindi, la responsabilità di una pesante scelta politica.
“Sono indignato” dichiara il consigliere provinciale Diego Zardini presente in sala “per la mancata presa di distanze da parte di questa maggioranza da quelle che sono state le affermazioni di Marini e le idee che esse comportano, sono indignato di fronte ad una difesa d’ufficio che altro non può essere definita se non imbarazzante. Quello che non deve essere dimenticato è che, qui, non solo non si è tutelata la dignità di un consigliere legittimamente eletto, ma nemmeno quella di un’istituzione che è parte lesa da simili dichiarazioni.”
Il Consiglio, inoltre, si è svolto in un’atmosfera molto tesa, con ampia partecipazione di pubblico, e con numerose critiche alle scelte e all’operato della maggioranza di centrodestra. I sofismi, le sottili e complesse distinzioni, quasi di stampo filologico, compiute dai consiglieri di Lega e PDL per giustificare le dichiarazioni di Marini hanno, peraltro, messo chiaramente in luce come la posizione del Vice-presidente fosse indifendibile sul piano del merito, salvo rischiare di far proprio, dal punto di vista politico, il contenuto delle dichiarazioni.
“La maggioranza questa sera ha compiuto una scelta fortemente negativa. Sdoganare, non accettando nemmeno di prendere un provvedimento di censura, un “cartellino giallo”, le pesanti offese subite dal consigliere Ghebremariam – Tesfaù, rischia di dare un segnale grave alla comunità veronese, in una città dove si sono già registrati episodi di intolleranza. Una situazione, quindi, che richiederebbe una condanna ferma e severa, senza cercare giustificazioni di sorta, al comportamento di cui è stato vittima il nostro consigliere” dichiara Matteo Avogaro, vicesegretario provinciale di Generazione Democratica.
"Ieri sera, in Consiglio, si trattava di prendere una posizione, netta e chiara, su una semplice questione: è legittimo che un Vice-presidente di circoscrizione, quindi figura con responsabilità istituzionali e di garanzia, possa rivolgere, nel pieno svolgimento di una seduta, affermazioni intrise di razzismo ad un altro consigliere?" aggiunge Susanna Beltrame, anche lei vicesegretaria dei Giovani Democratici di Verona. "La risposta, negativa, ci sembrava evidente. Sfortunatamente la maggioranza di centrodestra, a differenza dell’opposizione, non ha avuto la forza e il coraggio di ribadirla, preferendo difendere le azioni di Marini per partito preso piuttosto che biasimarle attraverso il voto, nonostante la gravità dell'avvenuto".
Diego Zardini – consigliere provinciale del Partito Democratico;
Susanna Beltrame – vicesegretaria di Generazione Democratica Verona;
Matteo Avogaro – vicesegretario di Generazione Democratica Verona;

Il ravvedimento ed il pentimento per gli errori fatti nasce da persone normali ricche di umanità e di valori e non da coloro la cui azione politica proviene da schieramenti e metodi vuoti di contenuti e valori universalmente riconosciuti. Non capiscono che per loro è una occasione ed una battaglia persa.

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Interrogazione: Stage in Basilicata

Dopo la Calabria si attiva la regione Basilicata per realizzare stage che non rispettano la legge. Il merito della denuncia è del sito Repubblica degli stagisti.
Il Senatore Pietro Ichino e la senatrice Magda Negri presentano la seguente interrogazione ai ministri del Lavoro e della Funzione Pubblica:
Premesso che
- il 15 gennaio 2009 abbiamo presentato ai ministri del Lavoro e della Funzione Pubblica una interrogazione riguardante l’attivazione da parte della Regione Calabria di 500 pretesi “stage” della durata di 24 mesi, a 1000 euro al mese, presso enti pubblici della stessa Regione;
- il dibattito seguito a quella interrogazione, in larga parte riportato sui siti repubblicadeglistagisti.it e pietroichino.it, ha messo in luce il gravissimo difetto di contenuti formativi dei suddetti “stage” e il loro carattere puramente assistenziale;
- ciononostante, la Regione Calabria ha ultimamente disposto, col supporto unanime dell’intero arco delle forze politiche rappresentate in Consiglio regionale, un bando per l’attivazione di altrettanti rapporti di impiego pubblico a termine di tre anni, sostanzialmente riservati agli stessi giovani che hanno già beneficiato dei due anni di stage; ed è fin troppo facile prevedere che al termine di questi tre anni verranno disposte in un modo o nell’altro altrettante stabilizzazioni;; in proposito abbiamo presentato una nuova interrogazione ai ministri del Lavoro e della Funzione Pubblica il 9 febbraio 2010;
- né all’interrogazione del 15 gennaio 2009 né a quella del 9 febbraio 2010, a tutt’oggi, è stata data alcuna risposta;
- il pessimo esempio calabrese è ora seguito, qui pure col supporto unanime dell’intero arco delle forze politiche rappresentate in Consiglio regionale, dalla Regione Basilicata: sta scadendo in questi giorni il termine per la presentazione delle candidature per un bando di 1000 pretesi “tirocini formativi” della durata di un anno, con “indennità” pari a complessivi 10.000 euro per ciascun tirocinante (a carico della Regione e del Fondo Sociale Europeo), da attivarsi anche questi soltanto presso enti pubblici dislocati nella stessa Regione;
- sul contenuto formativo specifico dei suddetti pretesi “tirocini” il bando della Regione Basilicata non dice assolutamente nulla, né esso dispone alcun controllo in proposito, cui sia condizionata l’erogazione dei 10.000 euro al singolo interessato;
- quand’anche potesse prescindersi dall’indeterminatezza totale del contenuto formativo dei pretesi “tirocini”, la violazione della legislazione vigente sarebbe comunque ravvisabile nella loro durata di un anno, a fronte del limite massimo di sei mesi fissato dalla legge n. 196/1997 e dal d.m. attuativo della stessa, n. 142/1998;
tutto ciò premesso
si chiede di sapere
- se i ministri interrogati intendano anche in questo caso, come già in riferimento a quello calabrese denunciato nel gennaio 2009, coprire con il loro silenzio l’operato illegittimo della regione Basilicata;
- in caso contrario, che cosa i ministri interrogati intendano fare per impedire questo nuovo evidente e grave abuso assistenzialistico dei contributi del Fondo Sociale Europeo e questa altrettanto evidente violazione della disciplina legislativa in materia di tirocini formativi, finalizzata - come l’esperienza calabrese insegna - all’aggiramento del principio costituzionale dell’accesso ai pubblici uffici per concorso.
Repubblica degli stagisti
Pietro Ichino interrogazioni del 15 gennaio 2009 e 9 febbraio 2010

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lunedì 15 marzo 2010

Disoccupazione giovanile: una grande emergenza

Articolo di Irene Tinagli, pubblicato su la Stampa dell’11 marzo 2010
Mentre l’Italia è distratta dai vari pasticci pre-elettorali il resto del mondo si interroga sull’emergenza economica più drammatica di questi ultimi tempi: la disoccupazione, che non dà cenni di miglioramento nemmeno di fronte ai timidi segnali di ripresa. Ma soprattutto si sta accorgendo che esiste un’emergenza dentro l’emergenza: la disoccupazione giovanile, che ha raggiunto livelli più che doppi della disoccupazione complessiva ed è in continuo aumento. 
Mentre nell’ultimo anno la disoccupazione complessiva in Europa è passata dall’8% al 10%, quella giovanile è balzata dal 16,6% al 21,4%. Un aumento di circa il 30% in media, con punte del 50-60% in paesi come la Spagna (+49%), la Grecia (+56%), e persino in un paese tradizionalmente virtuoso su questo fronte come la Danimarca (+49%, anche se il tasso assoluto in questo paese resta tra i più bassi in Europa). Anche negli Stati Uniti il fenomeno ha assunto proporzioni preoccupanti: nel luglio scorso si contavano 4,4 milioni di giovani senza lavoro, contro un milione del luglio 2008. Questo ha aperto dibattiti serrati in molti paesi. Negli Stati Uniti, così come in Inghilterra o in Spagna, il tema viene costantemente affrontato sui giornali e sui media da economisti e politici, mentre in Danimarca è stato appena pubblicato uno studio ad hoc, commissionato all’Ocse, in cui viene analizzato il problema e sono valutate una serie di misure, inclusa una possibile revisione del loro Welfare Agreement.
In Italia invece il fenomeno della disoccupazione giovanile non sembra destare troppi allarmi tra i policy makers. In parte perché vi è spesso la tentazione di attribuire questo fenomeno ad aspetti culturali, legati a scelte specifiche delle nuove generazioni (rimandare volontariamente l’ingresso nel mondo del lavoro, restare a carico dei genitori ecc.) oppure a loro carenze intrinseche (minori competenze, scarsa determinazione o flessibilità) che li renderebbero meno appetibili sul mercato del lavoro. In parte perché la disoccupazione giovanile ha minor impatto sociale nell’immediato. I giovani tipicamente non hanno figli a carico, e possono invece contare sulla famiglia di origine come ammortizzatore sociale, quindi la loro inattività ha, nel brevissimo periodo, effetti meno devastanti di quella di uomini e donne in età adulta. Ma queste considerazioni hanno un orizzonte molto limitato e non valutano fino in fondo la portata e le conseguenze del fenomeno sulla competitività futura del paese. Siamo di fronte a un’intera generazione che entrerà nel mercato del lavoro con gravi ritardi, in condizioni sub-ottimali, sia da un punto di vista economico che psicologico e motivazionale.
Giovani adulti che sono costretti ad accettare posizioni mal retribuite, poco gratificanti e poco formative. Un cattivo inizio che avrà ripercussioni su tutta la loro traiettoria professionale, come mostrano anche recenti ricerche condotte negli Stati Uniti.
L’economista di Yale Lisa Kahn, dopo una serie di studi su centinaia di giovani entrati nel mercato del lavoro dagli anni Settanta in poi, dimostra che le generazioni che iniziano a lavorare in periodi di recessione restano penalizzate per tutto il resto della loro vita: carriere più lente, lavori meno gratificanti, salari significativamente inferiori persino a distanza di anni dal primo lavoro, con gap retributivi rispetto alle generazioni più fortunate che toccano punte del 25%. Non solo, ma i giovani che hanno dovuto fare i conti con un ingresso nel mondo del lavoro più difficile sviluppano anche una maggiore avversione al rischio che si portano dietro per tutta la loro carriera, diffidenza nel cambiare lavoro (che è invece uno degli strumenti migliori per progredire e guadagnare di più), minori ambizioni. Questo si riflette non solo sulle sorti personali di questi individui, ma avrà conseguenze su tutta la collettività, soprattutto nei paesi occidentali. In questi paesi infatti l’invecchiamento costante della popolazione, e con essa i costi crescenti di pensioni, assistenza sociale e sanità, richiederanno una forza lavoro sempre più dinamica, produttiva, capace di generare innovazioni e redditi più alti, insomma: di contribuire di più all’economia del paese. Ma la forza lavoro di domani è fatta dai giovani di oggi: più svalutate sono le loro carriere, le loro competenze, i loro salari e le loro motivazioni, e meno saranno capaci di contribuire alla crescita del paese, mettendo quindi a rischio un equilibrio sociale ed economico già abbastanza fragile. Per questo dovremmo smetterla di trattare il tema della disoccupazione giovanile come una mera «questione generazionale» e affrontarlo come vera e propria questione nazionale, così come altri paesi stanno iniziando a fare.

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Repubblica degli stagisti: stage irregolari in Basilicata

Stage retribuiti nelle pubbliche amministrazioni. Vera e utile formazione o assistenzialismo finanziato con fondi pubblici? Dopo il caso dei superstage calabresi, scovato nel 2009 dalla testata online Repubblica degli Stagisti e proseguito tra polemiche e interrogazioni parlamentari, questa volta si passa in Basilicata, dove a poche settimane dalle elezioni il consiglio regionale ha avviato un "Programma tirocini formativi" per mille cittadini inoccupati o disoccupati.
Il bando, in scadenza proprio oggi a mezzogiorno, prevede stage di 12 mesi da svolgersi presso 250 enti locali lucani, con un'indennità di partecipazione per i partecipanti di 770 euro al mese. Per realizzare questo progetto la Regione Basilicata andrà a spendere oltre 15 milioni di euro, prendendoli dal Fondo per lo sviluppo europeo 2007-2013.
Un'iniziativa apparentemente lodevole, se non fosse – denuncia oggi la Repubblica degli Stagisti dalla sua homepage – che la durata di questi stage di questi stage è contra legem. Il decreto ministeriale 142/1998 sui tirocini – che pure è citato come riferimento normativo all'articolo 1 del bando – prevede infatti che i tirocini di persone disoccupate o inoccupate possano durare al massimo sei mesi. Invece, come il consiglio regionale calabrese aveva incautamente raddoppiato la durata massima dei tirocini per i laureati (da 12 a 24 mesi), così quello lucano adesso prova a raddoppiare quella per i disoccupati, facendola lievitare da 6 a 12.
«Vicende come queste mostrano come nel circolo vizioso dell’arretratezza del Mezzogiorno italiano non entrino soltanto la criminalità organizzata, l’arretratezza delle infrastrutture e il difetto diffuso di senso civico, ma anche una gravissima deformazione assistenzialistica delle politiche del lavoro e più in generale della spesa pubblica: deformazione che in questi ultimi due casi risulta oltretutto sostenuta dall’intero arco delle forze politiche» dice alla Repubblica degli Stagisti Pietro Ichino, senatore e giuslavorista che già si era occupato del caso-fotocopia dei superstage calabresi: «Gioca poi la sua parte anche l’inerzia del governo centrale, che avrebbe il potere di impedire queste evidenti violazioni delle leggi dello Stato e truffe ai danni del Fondo Sociale Europeo».
Domani Ichino presenterà un'interrogazione parlamentare ai ministri Sacconi e Brunetta per chiedere conto di questa situazione: «Che cosa i ministri interrogati intendano fare per impedire questo nuovo evidente e grave abuso assistenzialistico dei contributi del Fondo Sociale Europeo e questa altrettanto evidente violazione della disciplina legislativa in materia di tirocini formativi, finalizzata – come l'esperienza calabrese insegna – all'aggiramento del principio costituzionale dell'accesso ai pubblici uffici per concorso».

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sabato 13 marzo 2010

I video di Franco Bonfante

I video testimoniano in parte le proposte e gli argomenti trattati durante la campagna elettorale di Franco Bonfante. “Dall’Amianto: un killer silenzioso al convegno con Pietro Ichino e Federico Testa su “Una proposta per il Veneto in materia di lavoro, PA e servizi pubblici locali.

Si indicano gli argomenti trattati nei video:

1 Occupazione femminile e ricollocamento nel mondo del lavoro - Pietro Ichino;

2 L'Italia terreno di cultura per l'imprenditoria mondiale - Pietro Ichino;

3 Pubblica amministrazione: la trasparenza è importante! - Franco Bonfante;

4 Le riforme si fanno quando c'è né bisogno - Franco Bonfante;

5 Bortolussi: "Veneto, il cuore verde d'Europa" - Franco Bonfante;

6 Bonfante a Lavoro e Economia - Franco Bonfante;

7 Bonfante sulla mancanza dello statuto della Regione Veneto - Franco Bonfante;

8 Bonfante: lavoratori della Glaxo e la crisi economica - Franco Bonfante;

9 Bonfante: ammortizzatori sociali e legge sulla partecipazione dei lavoratori - Franco Bonfante;

10 Franco Bonfante - Amianto: un killer silenzioso - Franco Bonfante.

I video rappresentano una forte testimonianza dell’impegno di Franco Bonfante in questa impegnativa campagna elettorale.

Video di Franco Bonfante inseriti nel sito http://www.francobonfante.it/

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venerdì 12 marzo 2010

Flavio Zanonato e Franco Bonfante a Verona

Doveva essere un incontro conviviale tra amici e si è trasformato in un evento ricco di entusiasmo e di contenuti.
A scaldare l’ambiente ci ha pensato Flavio Zanonato, sindaco di Padova, il quale ha dichiarato di essere presente all’incontro per sostenere Franco Bonfante, candidato in consiglio regionale per il Partito Democratico, per i seguenti motivi:
- Apprezzamento per il lavoro svolto nella Regione Veneto con competenza e capacità;
- La sua esperienza di Sindaco di Cerea lo mette nelle condizioni di operare bene nella prossima legislatura. Bonfante conosce i problemi delle città e rappresenta per tale motivo una risorsa per il Partito Democratico Veneto e non come altri consiglieri che fanno fatica a capire i problemi dei comuni.
Inoltre, Zanonato si è soffermato sulle prospettive della Regione Veneto affermando che con Zaia si ritorna indietro in quanto il Pdl è un partito romano e centralista e la Lega si interessa solo dei problemi della Lombardia. Con Bortolussi si crea la prospettiva di riportare attenzione ed interesse verso la Regione Veneto, la quale deve guardare al futuro ed aprirsi all’Europa.
Zanonato ha polemizzato con la Lega sul tema della sicurezza affermando che occorre utilizzare tutti gli anelli della risoluzione del problema e non soltanto la repressione che rappresenta l’ultimo anello.
L’incontro è stato aperto da Giandomenico Allegri, segretario del Partito Democratico della provincia di Verona, che ha portato i saluti agli intervenuti, ha ringraziato Zanonato per la sua presenza ed ha ribadito l’importanza di votare PD alle prossime elezioni regionali.
Franco Bonfante ha sottolineato l’importanza della strategia del Partito Democratico nel Veneto che si propone di rappresentare insieme i lavoratori dipendenti ed autonomi e di farsi carico dei problemi delle piccole e micro imprese del Veneto senza le quali non si può disegnare un piano di sviluppo e di crescita economica nella Regione.
Bonfante ha rappresentato i problemi delle piccole e medie imprese con le quali ha contatti continui a Cerea.
Subito dopo l’appuntamento di Verona Flavio Zanonato e Franco Bonfante sono partiti per essere presenti ad altri incontri che si sono svolti a Soave e Cazzano di Tramigna. Si registra in tali incontri una rilevante partecipazione.
All’incontro nel comune di Cazzano di Tramigna ha partecipato la senatrice Mariapia Garavaglia.

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giovedì 11 marzo 2010

Berlusconi e le leggi ad personam

Dichiarazioni di Pietro Ichino, Federico Testa e Franco Bonfante
Ieri il Senato ha approvato il ddl sul legittimo impedimento avvalendosi di due voti di fiducia. Il provvedimento diventerà legge dopo la firma del Presidente della Repubblica e la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Con tale normativa gli impegni istituzionali del Presidente del Consiglio e dei Ministri si trasformano in legittimo impedimento.
Per Berlusconi rappresenta una nuova condizione per non essere processato e, quindi, a differenza di tutti i normali cittadini la legge lo sottrae ad affrontare di fronte ai giudici i suoi problemi di carattere personale che hanno rilevanza per la giustizia.
Con questa norma si allunga l’elenco dei provvedimenti legislativi ad personam approvate dal 2001 dal centro destra che favoriscono le attività economiche e le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi.
“L’espressione “legge ad personam”, dichiara il senatore Pietro Ichino, è una contraddizione: la legge, per sua natura, pone una norma di carattere generale. A ben vedere quando si emana una legge per risolvere un caso singolo, si abusa del potere legislativo, si compie un atto incostituzionale. Se poi il caso singolo risolto vede coinvolto il legislatore stesso, allora si ricade nell’interesse privato in atti d’ufficio”.
“Il Governo Berlusconi e la maggioranza di centro-destra, conclude Pietro Ichino, agiscono invece sistematicamente sulla base della convinzione che la legge possa essere utilizzata per risolvere anche i casi singoli. Questa è una concezione della legge profondamente sbagliata, incostituzionale”.
Il Parlamento dall’inizio dell’anno è tutto impegnato a trattare gli argomenti che più interessano Berlusconi e rimandare i problemi urgenti del paese. Oltre al problema dell’eventuale incostituzionalità dei temi imposti al Parlamento vi è l’urgenza di affrontare i problemi economici e del lavoro del paese.
“La situazione economica del Paese e le difficoltà sempre più ardue che si trovano ad affrontare le imprese, dichiara Federico Testa parlamentare del PD, specie di piccola dimensione, ed i lavoratori, imporrebbero al Governo di dare priorità a questi temi, invece di concentrare le sue energie sulle problematiche giudiziarie personali del premier”. “Manca infatti una strategia, conclude Federico Testa, in tema di politica industriale, che affronti le drammatiche contingenze ma abbia anche la capacità di guardare alle prospettive più di lungo periodo in tema di sopravvivenza del tessuto industriale nel nostro Paese, a fronte di rilevanti rischi di nuova delocalizzazione”.
Franco Bonfante, candidato del PD al consiglio regionale del Veneto, dichiara che” in un momento di grande emergenza per il lavoro e per la creazione di ricchezza in Italia il Governo Berlusconi si occupa esclusivamente di provvedimenti ad personam, bloccando il Parlamento sul processo breve, legittimo impedimento e decreto salva-liste. L’invito dell’Ocse a ridurre la tassazione ed il cuneo fiscale sui redditi da lavoro e a non ricorrere ai condoni, posizione sostenuta dal Partito Democratico con priorità al problema del lavoro, non è stato mai accolto”.
Per lo scarso interesse del Governo e di Berlusconi rispetto ai problemi del paese gli elettori democratici di destra e di sinistra dovrebbero assumere un comportamento responsabile per difendere i valori della costituzione e portare al centro del dibattito i problemi sociali ed economici del paese attraverso un voto a favore del Partito Democratico. I cittadini devono reagire a queste provocazioni del Governo che esprime un impegno pieno verso le difficoltà di Berlusconi ed un disinteresse verso i problemi di sopravvivenza dei ceti più deboli e delle piccole e micro imprese.
Si indicano di seguito tutte le leggi approvate dal 2001 (elenco pubblicato da Repubblica il 23 novembre del 2009) ad oggi dai governi di centrodestra, compresa la Lega, che hanno prodotto benefici per Berlusconi e le sue società.
"1 Legge n. 367/2001. Rogatorie internazionali. Limita l'utilizzabilità delle prove acquisite attraverso una rogatoria. La nuova disciplina ha lo scopo di coprire i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante, al centro del processo "Sme-Ariosto 1" (corruzione in atti giudiziari).
2 Legge n. 383/2001 (cosiddetta "Tremonti bis"). Abolizione dell'imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni. (Il governo dell'Ulivo l'aveva abolita per patrimoni fino a 350 milioni di lire).
3 Legge n.61/2001 (Riforma del diritto societario). Depenalizzazione del falso in bilancio. La nuova disciplina del falso in bilancio consente a Berlusconi di essere assolto perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato" nei processi "All Iberian 2" e "Sme-Ariosto2".
4 Legge 248/2002 (cosiddetta "legge Cirami sul legittimo sospetto"). Introduce il "legittimo sospetto" sull'imparzialità del giudice, quale causa di ricusazione e trasferimento del processo ("In ogni stato e grado del processo di merito, quando gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili, pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo ovvero la sicurezza o l'incolumità pubblica, o determinano motivi di legittimo sospetto, la Corte di cassazione, su richiesta motivata del procuratore generale presso la Corte di appello o del pubblico ministero presso il giudice che procede o dell'imputato, rimette il processo ad altro giudice"). La norma è sistematicamente invocata dagli avvocati di Berlusconi e Previti nei processi che li vedono imputati.
5 Decreto legge n. 282/2002 (cosiddetto "decreto salva-calcio"). Introduce una norma che consente alle società sportive (tra cui il Milan) di diluire le svalutazioni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali.
6 Legge n. 289/2002 (Legge finanziaria 2003). Condono fiscale. A beneficiare del condono "tombale" anche le imprese del gruppo Mediaset.
7 Legge n.140/2003 (cosiddetto "Lodo Schifani"). E' il primo tentativo per rendere immune Silvio Berlusconi. Introduce il divieto di sottomissione a processi delle cinque più altre cariche dello Stato (presidenti della Repubblica, della Corte Costituzionale, del Senato, della Camera, del Consiglio). La legge è dichiarata incostituzionale dalla sentenza della Consulta n. 13 del 2004.
8 Decreto-legge n.352/2003 (cosiddetto "Decreto-salva Rete 4"). Introduce una norma ad hoc per consentire a rete 4 di continuare a trasmettere in analogico.
9 Legge n.350/2003 (Finanziaria 2004). Legge 311/2004 (Finanziaria 2005). Nelle norme sul digitale terrestre, è introdotto un incentivo statale all'acquisto di decoder. A beneficiare in forma prevalente dell'incentivo è la società Solari. com, il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo "Mhp". La società controllata al 51 per cento da Paolo e Alessia Berlusconi.
10 Legge 112/2004 (cosiddetta "Legge Gasparri"). Riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni. Introduce il Sistema integrato delle comunicazioni. Scriverà il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi: "Il sistema integrato delle comunicazioni (Sic) - assunto dalla legge in esame come base di riferimento per il calcolo dei ricavi dei singoli operatori di comunicazione - potrebbe consentire, a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20% di disporre di strumenti di comunicazione in misura tale da dar luogo alla formazione di posizioni dominanti".
11 Legge n.308/2004. Estensione del condono edilizio alle aree protette. Nella scia del condono edilizio introdotto dal decreto legge n. 269/2003, la nuova disciplina ammette le zone protette tra le aree condonabili. E quindi anche alle aree di Villa Certosa di proprietà della famiglia Berlusconi.
12 Legge n. 251/2005 (cosiddetta "ex Cirielli"). Introduce una riduzione dei termini di prescrizione. La norma consente l'estinzione per prescrizione dei reati di corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio nei processi "Lodo Mondadori", "Lentini", "Diritti tv Mediaset".
13 Decreto legislativo n. 252 del 2005 (Testo unico della previdenza complementare). Nella scia della riforma della previdenza complementare, si inseriscono norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a beneficio anche della società assicurative di proprietà della famiglia Berlusconi.
14 Legge 46/2006 (cosiddetta "legge Pecorella"). Introduce l'inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento. La Corte Costituzionale la dichiara parzialmente incostituzionale con la sentenza n. 26 del 2007.
15 Legge n.124/2008 (cosiddetto "lodo Alfano"). Ripropone i contenuti del 2lodo Schifani". Sospende il processo penale per le alte cariche dello Stato. La nuova disciplina è emenata poco prima delle ultime udienze del processo per corruzione dell'avvocato inglese Davis Mills (testimone corrotto), in cui Berlusconi (corruttore) è coimputato. Mills sarà condannato in primo grado e in appello a quattro anni e sei mesi di carcere. La Consulta, sentenza n. 262 del 2009, dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione.
16 Decreto legge n. 185/2008. Aumentata dal 10 al 20 per cento l'IVA sulla pay tv "Sky Italia", il principale competitore privato del gruppo Mediaset.
17 Aumento dal 10 al 20 per cento della quota di azione proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La disposizione è stata immediatamente utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.
18 Disegno di legge sul "processo breve". Per l'imputato incensurato, il processo non può durare più di sei anni (due anni per grado e due anni per il giudizio di legittimità). Una norma transitoria applica le nuove norme anche i processi di primo grado in corso. Berlusconi ne beneficerebbe nei processi per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset".
Oltre ai provvedimenti sopra elencati bisogna aggiungere:
- 19 Lo scudo fiscale (Repubblica del 23/11/2009); - 20 Il decreto salva-liste; - 21 Le legge sul legittimo impedimento.
Si può continuare a gestire lo Stato in questo modo per interessi personali? Si possono votare le forze politiche di centro destra, Pdl e Lega, che hanno approvato tali provvedimenti che privilegiano Berlusconi? Credo di no e per tale motivo è necessario cambiare e votare Partito Democratico alle prossime elezioni regionali. Berlusconi deve capire con il voto degli elettori che non può gestire lo Stato come se fosse casa sua. In questa vicenda che dura dal 2001 la Lega ha grosse responsabilità in quanto in periferia sostiene alcune cose che affascinano gli elettori ed a Roma approva disposizioni contrapposte agli interessi del paese e delle regioni del Nord.
Intervista a Ciampi

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mercoledì 10 marzo 2010

La verità sulla vendita degli Alloggi Ater

di Franco Bonfante

Il centrodestra sta ingannando gli inquilini. Ha promesso loro di vendere le case entro luglio scorso e pure a basso prezzo. Per illuderli ancora, vengono chiamati dall’ATER di Verona sotto le elezioni.

Ora il trucco è svelato: la proposta della vendita non è stata nemmeno discussa in Regione e i consiglieri regionali della Lega di Treviso (quella del candidato presidente Zaia) hanno affermato sul giornale leghista “la Padania” del 20 gennaio 2010 che la Lega Nord è contraria alla vendita degli alloggi.

I calcoli di vendita che vengono comunicati agli inquilini sono una presa in giro per raccogliere voti alle elezioni regionali, facendo promesse che poi non saranno mantenute.

OCCORRE RISPETTO PER GLI INQUILINI, SERIETA’ E COERENZA.
SONO FAVOREVOLE
- Alla vendita agli inquilini degli alloggi, vecchi e nuovi, con giusti sconti e con lunghe rateizzazioni (tipo “a riscatto”).
SONO CONTRARIO
- Alla vendita degli alloggi, che gli inquilini non possono acquistare, a società immobiliari che poi li sfratteranno;
- Agli aumenti degli affitti sproporzionati rispetto all’incremento del costo della vita.

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martedì 9 marzo 2010

Uniti nei valori della Costituzione

Una grande manifestazione partecipata, quella di piazza dei Signori a Verona, organizzata da tutti i partiti del centro sinistra per contestare il decreto salva-liste approvato dal governo per risolvere i casi del Lazio e della Lombardia.
Le donne presenti alla manifestazione hanno festeggiato in piazza l'8 marzo (festa delle donne) a difesa dei valori della Costituzione calpestati dal decreto.
Tanto popolo ed una grande unità a favore della democrazia e contro la deriva democratica che il governo Berlusconi asseconda con provvedimenti di parte e a difesa dei loro interessi personali.
Molti sono i problemi che in questa manifestazione vengono comunicati: dall’attacco all’art 18 dello Statuto dei Lavoratori con le nuove regole riguardanti l’arbitrato alle spese elettorali, utilizzate dal centro destra, superiori ai limiti imposti dalla legge.
Giandomenico Allegri, segretario provinciale del Partito Democratico, invita "a partecipare alla manifestazione di Roma per testimoniare che ai cittadini sta a cuore la democrazia e per contestare il decreto e le altre misure governative che calpestano i valori della Costituzione".
E’ intervenuto Giuseppe Bortolussi, candidato alla Presidenza del Veneto, il quale ha sottolineato che le affermazioni della Lega in periferia si scontrano con i provvedimenti presi dal Governo e dai ministri leghisti. Bortolussi ha lanciato lo slogan “meno lega, più legalità”.
“Con il decreto salva-PDL, ha affermato Matteo Avogaro dei giovani del Partito Democratico, il Governo ha scelto di compiere un atto di notevole gravità, per gli equilibri istituzionali del Paese e nei confronti della legalità Costituzionale. Si è scelto di modificare la legislazione elettorale alla vigilia delle elezioni, mettendo a rischio il corretto svolgimento delle consultazioni del 28-29 marzo. E’, questo, un sopruso, verso i cittadini che rispettano e devono rispettare le regole. E’ l’affermazione di un principio molto pericoloso, secondo cui la legge, per tutti si applica, ma per gli amici si può sempre fare un’”interpretazione autentica”. E’ soprattutto, un comportamento preoccupante del Governo Berlusconi che, per tutelare il partito di maggioranza relativa, ha scelto di mettere con le spalle al muro il Paese, l’Italia intera”. “Noi siamo qui, stasera, conclude Matteo Avogaro, per difendere ancora una volta le istituzioni e la Costituzione. Perché siamo convinti che si tratti di valori fondamentali, che non si possono sacrificare per un puro interesse elettorale".
Sono intervenuti Giorgio Gabanizza di Sinistra, Ecologia e Libertà, e Sonia Milan, capogruppo dell’Idv in consiglio provinciale, che ha ribadito “la presenza in consiglio provinciale e comunale di persone condannate per istigazione all’odio razziale”.
Franco Bonfante ha dichiarato che il centro destra ha fallito “nella sfida dell’economia e del lavoro ed ora anche nel rispetto delle regole che è l’essenza stessa della democrazia”. Bonfante ha sottolineato che “il futuro del paese e dei nostri figli richiede un grande cambiamento dalle prossime elezioni regionali”.
In più occasioni ho affermato che Berlusconi è senza limiti e gestisce lo Stato come se fosse casa sua e per tali motivi è pericoloso per il paese. Occorre effettuare alle prossime lezioni regionali una scelta per la costituzione e per i valori che essa rappresenta e contro il centro destra e la lega, la quale predica in periferia ed assume comportamenti contrastanti con i suoi ministri in sede di approvazione dei provvedimenti governativi.

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Franco Bonfante: appello a votare PD

di Franco Bonfante
"Vi scrivo il giorno dopo l’emanazione del decreto legge del governo che modifica le regole elettorali a tempo scaduto, con effetto retroattivo: una cosa mai accaduta in Italia dall’avvento della democrazia.
Ora non si tratta solo di votare il Presidente ed il Consiglio del Veneto e delle altre regioni per i prossimi 5 anni, questione certamente importante: con le prossime elezioni di decide anche se è ammesso cambiare le regole del gioco a partita conclusa, se si possono distorcere o alterare leggi sulla base di convenienze personali o di gruppo: è arrivato il tempo di decidere se vogliamo difendere i principi fondamentali della democrazia e lasciarli ai nostri figli, così come li abbiamo ricevuti dai nostri genitori.
Da questo momento cambia anche il nostro impegno: dobbiamo aiutare il Partito Democratico ad essere fino in fondo il Partito che abbiamo voluto e cercato: un partito rigoroso nell’opposizione e nella difesa dei valori in cui crediamo, costruttivo e innovativo nelle proposte di governo; con idee chiare, con dei si e dei no espliciti, capace di entrare nel merito dei temi dopo averli approfonditi, come si richiede ad una forza riformista ….
….. e dovrà essere un partito in cui si discute in modo democratico, anche animatamente, ma che, dopo aver deciso, persegue nell’unità gli obiettivi scelti.
E’ arrivato il tempo di rialzare la testa, di avere l’orgoglio delle proprie ragioni, poiché gli altri hanno fallito nella sfida dell’economia e del lavoro ed ora anche nel rispetto delle regole, che è l’essenza stessa della democrazia.
Non siamo noi, non è il nostro partito ad averne bisogno, è il futuro nostro e dei nostri figli a richiederlo".
Questa è la lettera che Franco Bonfante ha spedito agli elettori della provincia di Verona invitandoli ad effettuare nelle prossime elezioni regionali una scelta democratica, votando il Partito Democratico per salvaguardare i valori della Costituzione. In definitiva una scelta che rafforzi la democrazia nel nostro paese.

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Appello al voto

Dopo il pasticcio del decreto salva-liste in Facebook è nato il gruppo “QUESTA VOLTA VOTIAMO TUTTI ! - Appello a chi non intende votare”.
L’appello che si riporta integralmente merita particolare attenzione.
“Agli amici che in varie occasioni ci hanno confidato di non votare e -per estensione- a quella grossa percentuale degli italiani che non ha votato o ha annullato la scheda alle ultime elezioni politiche.
Dopo l'ennesimo attacco alla Costituzione e al rispetto delle regole da parte della maggioranza al Governo, riteniamo che sia giunto il momento di far sentire che ci siamo, che contiamo e che non permetteremo l'arrivo di un'altra dittatura.
Il voto mancato degli astenuti ha permesso che Berlusconi governi nel modo che sappiamo.
Non votare significa delegare ad altri le decisioni sul destino comune. Se una persona (o una idea) si ritrae, il suo "spazio" viene immediatamente occupato da altri. E non è detto che lo occupino persone o idee analoghe: è uno SPAZIO POLITICO VUOTO E DISPONIBILE.
Dobbiamo riappropriarci di questo spazio.
Qui il resto del postSappiamo che anche persone dell'altro schieramento non meritano il nostro voto e non ci rappresentano, ma è la classe politica che abbiamo e solo in un contesto democratico rafforzato potremo lavorare per cacciarla. Intanto andiamo a votare. Votiamo chiunque, purché dell'opposizione.
Sappiamo che queste sono elezioni locali, che non cambieranno la maggioranza al Governo, ma sarà un segnale forte e chiaro che il Paese si è svegliato e non accetta che le cose accadano sopra la sua testa. Che vuole essere protagonista, che non vuole più delegare. Che vuole esercitare il suo diritto di scelta e di controllo.
In futuro, quando ci saranno le elezioni politiche, decideremo quale forza politica governerà il Paese e allora staremo col fiato sul collo ai politici che avremo eletto. Ma non votare, in questo momento, significherebbe comunicare a maggioranza e opposizione che a noi non importa niente di quello che succede nel Paese.
Sappiamo che non è così: amici che ci leggete, sappiamo che anche a voi sta a cuore la vita democratica, che la vostra astensione è un atto di ribellione, non di qualunquismo. Ma, in questo momento, è necessario che la vostra ribellione si manifesti. E non solo con le proteste di piazza e le firme ad un appello.
Chi non se ne rende conto non ha capito l'insegnamento della Resistenza, quando forze politiche di cultura e progetti diversi collaborarono per una unica finalità, quella di restituire spazi politici e libertà ad una paese che li aveva persi. La situazione attuale è pressochè identica.
Perciò vi preghiamo, per l'amicizia e la solidarietà che ci lega, ANDATE A VOTARE !
L'ASTENSIONE DAL VOTO NON E' UNA PROTESTA MA UNA RESA!”
Maria Teresa De Nardis
Emanuela Bonaga
Maria Cristina Canova
Ileana Turazzo
Giuseppina Cacace
Loredana Zoppellari
Daniele Bellora
Beppe Meotto
Luciana Pellegreffi
Annelise Madia

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lunedì 8 marzo 2010

Decreto salva-liste

Tanta arroganza e scarso senso delle Istituzioni da parte di Berlusconi e della maggioranza
Il decreto salva-liste rappresenta una pagina nera per la storia repubblicana in quanto non si era mai verificato che un Governo approvasse un decreto in materia elettorale che privilegia la propria maggioranza.
Con Berlusconi, il quale non ha limiti alla propria arroganza e senso delle istituzioni, abbiamo assistito ad un proliferarsi di provvedimenti ad personam finalizzati a salvaguardare la propria persona dai processi che lo attendono ed a garantire la propria parte politica.
Il decreto salva-liste è l’ultima testimonianza grave che modifica le regole nel corso delle elezioni regionali.
I punti deboli del decreto sono tanti e tra questi si indicano:
- Il Governo non ha poteri in materia elettorale;
- Il decreto non è solo interpretativo ma anche innovativo nelle parti in cui deroga alle regole circa la presentazione delle liste;
- Il decreto è parziale in quanto si interessa esclusivamente delle elezioni in Lazio ed in Lombardia dove le liste del PDL hanno incontrato problemi di regolarità dovuti esclusivamente ai presentatori delle liste e non alle regole;
- Il decreto è politico poiché affronta e risolve solo i problemi di una parte politica (Pdl);
- Il decreto mette a dura prova l’equilibrio delle istituzioni ed approfitta del senso di responsabilità delle istituzioni chiamate a concorrere con poteri specifici, i quali non entrano nel merito del provvedimento, all’emanazione del decreto.
I motivi di dissenso sono spiegati in modo chiaro da Pietro Ichino, il quale dichiara:
“Plauso per un atto di saggezza compiuto in solitudine da un grande Presidente (ma non è affatto solo: ha dalla sua il 90% degli italiani): un atto - si osservi bene - che non significa approvazione del contenuto del decreto.
Sollievo per due rischi evitati: quello di una gravissima crisi istituzionale e quello della perdita di senso delle elezioni nelle due regioni più importanti.
Riprovazione per l’arroganza del Pdl, che considera questo decreto come un proprio diritto, non riconosce i propri errori e non ne chiede scusa al Paese”.
Per approfondire l’argomento si indicano le seguenti interviste:
- Intervista a Valerio Onida;
- Intervista a Gustavo Zagrebelsky;
Inoltre si ritiene interessante la valutazione di Giuseppe De Santis, fondatore del gruppo su Facebook “Rispetto delle regole e trionfo della verità”.
I partiti dell’opposizione ed il popolo viola hanno organizzato in tutta Italia delle manifestazioni di contestazione al decreto salva-liste e per il giorno 13 marzo è prevista una grande manifestazione a Roma.
A Verona il PD ha organizzato un incontro per oggi a piazza dei Signori alle ore 17,30 per manifestare contro il decreto.
Mi chiedo e chiedo a tutti voi per quanto dobbiamo continuare ad assumere posizioni di responsabilità di fronte all’arroganza di Berlusconi e della sua maggioranza?
Da questa situazione di difficoltà stabile si può uscire democraticamente solo se gli elettori democratici di destra e di sinistra prenderanno coscienza e nelle prossime elezioni regionali voteranno responsabilmente per il centro-sinistra. Un voto per la Democrazia. Non vi sono altre alternative per riaffermare i valori fondanti della Costituzione.
Si fa presente che il decreto salva-liste ha fatto dimenticare alla stampa di continuare a trattare altri problemi gravi: - Gli avvenimenti mafiosi in Calabria; Gli scandali collegati alla gestione della Protezione civile; I processi a Berlusconi. In questo modo si fa il gioco di Berlusconi.
Documento dei giovani del PD di Verona

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sabato 6 marzo 2010

Arbitrato: Attacco all’art 18 dello Statuto dei lavoratori

Intervista a Pietro Ichino di Stefano Feltri, pubblicata da il Fatto Quotidiano il 6 marzo 2010
“Un marginale allentamento dei bulloni della macchina del diritto del lavoro”. Il senatore del Partito democratico Pietro Ichino, giuslavorista, professore alla Statale di Milano, riassume così il disegno di legge appena approvato in via definitiva al Senato che modifica le tutele per i nuovi assunti e, secondo quanto denuncia il sindacato della Cgil, si rivelerà un modo per aggirare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sul licenziamento e l’eventuale reintegro del lavoratore nelle aziende con più di 15 dipendenti.

Professor Ichino, perché e come questa legge indebolisce le tutele dei lavoratori?
La norma che consente di inserire la clausola arbitrale nel contratto individuale, nei settori non coperti da contratto collettivo, si presta effettivamente ad abusi. Ma non mi sembra questo il peggio della legge.

La Cgil, però, sostiene che in questo modo è a rischio l’articolo 18 e ha proclamato uno sciopero per il 12 marzo.
In linea teorica è vero. In pratica, però, questo rischio riguarda situazioni marginali di piccole imprese, dove non si applica il contratto collettivo, nelle quali già oggi il diritto del lavoro correttamente applicato è un’eccezione. E già oggi ci sono modi molto più facili e meno costosi di eludere l’articolo 18 e le altre protezioni.

Per esempio quali?
Oggi l’imprenditore spregiudicato che vuole eludere il diritto del lavoro può farlo semplicemente facendo “aprire la partita Iva” al lavoratore e simulando un rapporto di collaborazione autonoma. Questo è il vero attacco all’articolo 18, la vera destrutturazione del diritto del lavoro. Altro che la clausola arbitrale, costosa ed esposta a mille trappole. Sono pronto a scommettere che saranno pochissimi i casi di clausola arbitrale individuale attivati da questa nuova norma. Mentre le false partite Iva sono centinaia di migliaia o milioni.

Cosa cambia, per un lavoratore, nel portare le proprie controversie davanti a un arbitro invece che davanti al giudice del lavoro?
Innanzitutto il costo: il ricorso al giudice non costa nulla. Inoltre l’arbitro ha minori poteri istruttori del giudice.

Questa legge riguarda soltanto chi si prepara a entrare nel mercato del lavoro o i suoi effetti sono anche retroattivi?
Questa legge è un minestrone: 50 articoli, che trattano di tutto, dai lavori usuranti ai gruppi sportivi delle Forze Armate, dai permessi per i portatori di handicap alle aspettative per i Vigili del Fuoco, dai concorsi universitari alla dirigenza degli istituti di ricovero e cura. Alcune norme riguardano tutti, vecchi e nuovi. Quella sulla clausola arbitrale individuale riguarda soltanto i nuovi assunti.

Quali sono gli aspetti più negativi del provvedimento?
Il più grave è che la legge introduce l’arbitrato nelle controversie del pubblico impiego: questo rischia di consentire le peggiori malversazioni in materia di immissioni in ruolo e di promozioni.

E c’è qualche elemento positivo?
Francamente, in questa legge non ne vedo molti, né rilevanti. E anche quel poco di buono che ci si può trovare è vanificato dalla farraginosità e disorganicità del testo legislativo. Quando una legge è illeggibile, come lo è questa, non può fecondare la società civile a cui è destinata.

Quando si introducono norme che aumentano la flessibilità, si dice sempre che la contropartita sarà un aumento dell’occupazione. E’ così anche in questo caso?
Qui non vedo nessuna flessibilità. C’è solo un marginale allentamento dei bulloni della macchina del diritto del lavoro, una riduzione della sua effettività al margine. Ma noi non abbiamo bisogno di ridurre l’effettività del nostre leggi in questa materia: abbiamo bisogno semmai di un nuovo diritto del lavoro più adatto ai tempi e più effettivamente capace di applicarsi a tutti.

Il Partito democratico sembra essersi accorto di questa norma soltanto negli ultimi giorni. L’opposizione ha sottovalutato la portata del disegno di legge?
Non è vero: guardi nel mio sito tutto il dibattito su questa legge, nell’autunno scorso, quando è passata dal Senato in seconda lettura. Io, poi, ne ho scritto ben due volte sulla prima pagina del Corriere della Sera.

Qual è l’idea del mercato del lavoro che ha il governo, alla luce di questo provvedimento?
Il governo non ha un disegno organico di riforma del mercato e del diritto del lavoro; ed è proprio con questa legge-minestrone che lo ha dimostrato. Il governo continua a intervenire con ritocchi della disciplina “al margine”, riducendo o indebolendo le protezioni nella parte già oggi meno protetta della forza-lavoro. Così il regime di apartheid fra protetti e poco o per nulla protetti si aggrava. E il Paese continua a relegare le nuove generazioni nei bad jobs e a non investire sul capitale umano di metà dei suoi lavoratori.
Interviste a Pietro Ichino: Stampa 5 marzo, Secolo XIX 6 marzo Interventi di Pietro Ichino, Tiziano Treu e Enrico Morando
Documento dei giovani del PD di Verona

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