venerdì 28 novembre 2008

Carta acquisti al via

La social card entrerà in funzione dal 1 dicembre. Si tratta di una carta elettronica sulla quale verranno accreditati 40 euro mensili, a favore degli aventi diritto, con cui potranno essere acquistati generi alimentari. La carta potrà essere utilizzata per usufruire della tariffa sociale dell’Enel. I negozi convenzionati applicheranno sulla spesa effettuata con la carta uno sconto del 5%.
Presentazione della domanda
La domanda per il rilascio della carta acquisiti deve essere presentata ad un ufficio postale, il quale rilascia la carta e trasmette in via telematica la domanda all'INPS per la verifica dei requisiti prescritti. La domanda può essere presentata da un delegato.
Verifica diritto
L'INPS dopo aver verificato la sussistenza del diritto comunica a Poste Italiane il nulla osta all'accredito sulla carta della somma prevista.
Condizioni per il diritto: età e destinatari
La carta spetta ai cittadini italiani, residenti in Italia con età pari o superiore a 65 anni, ovvero di età non superiore ai tre anni.
Limiti di reddito per i soggetti di età pari o superiore a 65 anni
- Gli anziani tra i 65-69 anni con redditi fino a 6.000 euro l’anno e oltre i 70 anni con redditi fino a 8.000 euro
- indicatore della situazione economica (ISEE) inferiore a euro 6.000;
- altri requisiti: massimo una casa, un’auto (due per le famiglie), una utenza elettrica o del gas (due per le famiglie).
Limiti di reddito per i soggetti di età inferiore a 3 anni
- indicatore della situazione economica (ISEE) inferiore a euro 6.000 e gli altri requisiti previsti per gli anziani. In questo caso il titolare della carta è il genitore.
Non è rilevante il tipo di pensione di cui l'interessato è titolare (assegno sociale, pensione integrata al trattamento minimo) ma il livello di reddito che non dovrà superare il limite di reddito ed il parametro ISEE.
Attestazione ISEE
L'ISEE viene determinato dall'INPS dietro presentazione di una dichiarazione sostitutiva da parte dell'interessato, avente validità annuale, contenente informazioni sul proprio nucleo familiare e sui redditi e il patrimonio di tale nucleo. I richiedenti ricevono una comunicazione attestante il valore dell'indicatore ISEE rapportata al proprio nucleo familiare.
Esempio
Soggetto ultra65enne
Importo pensione integrata al trattamento minimo euro 5760,56
Somma aggiuntiva (quattordicesima) euro 336,00
Maggiorazione sociale euro 1074,32
Totale redditi euro 7170,88
In questo caso il soggetto non ha diritto alla social card in quanto supera il limite di reddito di euro 6.000. Come si vede dall’esempio l’interessato non versa in condizioni di autosufficienza economica in quanto ha diritto alla maggiorazione sociale e nello stesso tempo non viene privilegiato con l’attribuzione della social card.
Tutti gli anziani che hanno redditi inferiori ai limiti se vivono in un nucleo familiare di parenti che lavorano e si prendono cura di loro superano l’indicatore ISEE in quanto vengono conteggiati i redditi del nucleo anagrafico.
Ritengo che i beneficiari della carta di acquisto saranno pochissimi perché i requisiti reddituali ed il parametro ISEE non permettono un’ampia platea di beneficiari.
Non sarebbe stato più semplice e meno dispendioso aumentare la maggiorazione sociale delle pensioni tenendo conto che l’INPS gestisce un data base dei redditi dei pensionati che richiedono le prestazioni sociali?
Non potevano essere eliminati i costi di gestione della social card e i costi del lavoro del personale INPS che dovrà gestire tale prestazione?
Perché si è scelta una strada così farraginosa e costosa per garantire dei benefici irrilevanti a favore delle persone più bisognose?
In un momento di grave crisi economica si effettuano delle scelte costose per garantire dei benefici minimi. Con l’aumento della maggiorazione sociale o della quattordicesima i costi sarebbero stati uguali a zero. La detassazione della tredicesima mensilità avrebbe consentito di aumentare i benefici e il livello dei consumi e di annullare i costi di gestione.
Ancora una volta si polverizzano gli interventi con risultati scarsi. Si aumentano il numero delle prestazioni e il numero di Enti coinvolti perdendo di vista una visione complessiva ed efficace dell'intervento assistenziale.
Adesso desidero riportare una conversazione di alcuni amici fatta su Facebook sulla carta acquisti.
Andrea de Filippis. è una proposta non economica. Considerato che la maggioranza dei beneficiari sono gli ultra 65enni bastava aumentare la pensione o assegno sociale e per i bambini sotto i 3 anni le detrazioni. E per non dimenticare nessuno abbassare l'IVA sui beni di prima necessità. Inoltre, la trovo non economica in quanto per produrre e ricaricare la carta lo Stato dovrà spendere, senza considerare i costi delle lettere inviate agli italiani (ancora una volta le Poste ringraziano), circa 7,5 milioni di euro. Per 40 euro al mese a famiglia non sarebbe stato meglio un trasferimento diretto, tramite pensione o busta paga??
Donata Berlasso. ..analisi precisa...ma intanto il buon silvio si fa pubblicità
Andrea de Filippis. Grazie Donata
Donata Berlasso. Figurati...mi chiedo solo come mai tanta gente "ci casca"...
Andrea de Filippis. Se pensi che molti si sono fatti truffare da Wanna Marchi, ti spieghi molte cose. La televisione condiziona molto, per questo motivo gli italiani avrebbero dovuto evitare, a prescindere, di mandare Berlusconi al governo.
Antonino Leone. Il costo di gestione della carta è esagerato rispetto ai benefici. Le persone che potranno usufruire del beneficio sono poche. Gli ultra 65enni con pensione al minimo e maggiorazione sociale in molti casi non avranno diritto. Le persone anziane che vivono in nucleo familiare allargato non avranno diritto perché vengono conteggiati i redditi del nucleo anagrafico. Vi sono due vincoli limiti di reddito 6 ( ultra 65enni) o 8 (ultra 70enni) mila euro e il parametro ISEE di 6ooo euro eccezionalmente non superabile. Bastava aumentare la maggiorazione sociale o altra prestazione e si sarebbero risparmiati i costi di gestione e le informazioni dell'INPS ed assicurati i benefici reali alle persone bisognose.
Riccardo Rossi. Hai pensato che forse ci guadagna qualcosa anche MasterCard? E immagina come tra le persone socialmente più disagiate e in là con gli anni possano sentirsi a loro agio con ATM e Pin.
Anche in questo caso il Governo Berlusconi ha sbagliato in modo chiaro e consapevole. Ma a loro non importa perché si faranno la pubblicità gratis con la carta d’acquisto. Peccato che i dipendenti dell’INPS dovranno fornire spiegazioni ai molti anziani che non hanno diritto alla prestazione e loro risponderanno che Berlusconi …………..
Il richiamo da parte del Ministro Tremonti alla carta sociale attuata nel 1939 e nel 1961 in USA in condizioni ambientali, sociali ed economiche diverse da quelle di oggi non giustifica il medesimo intervento nel terzo millennio. A sua volta Paolo Ferrero paragona la carta acquisti alla tessera del Ventennio.
Uno strumento più efficace ed efficiente poteva essere deciso nell'interesse delle persone e delle famiglie più bisognose.
Documento INPS
Link utili
Famiglia Cristiana 1
Famiglia Cristiana 2

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martedì 25 novembre 2008

Polemiche sulla contrattualizzazione del pubblico impiego

L’approvazione del disegno di legge delega sulla valutazione e trasparenza della Pubbliche Amministrazioni è stata accompagnata da polemiche da parte della Cgil.
Il giorno dell’approvazione da parte della commissione Affari Costituzionali del Senato è intervenuto Michele Gentile, responsabile del Dipartimento Settori pubblici della Cgil, affermando che “il provvedimento segna il reale abbandono della contrattualizzazione del rapporto di lavoro nel lavoro pubblico nelle modalità e nei contenuti con i quali Massimo D’Antona la aveva costruita. Il testo che esce dalla Commissione nei fatti riporta le carte al 1983 quando venne approvata dal Parlamento la legge quadro del Pubblico impiego.”
Linda Lanzilotta, ministro ombra alla Pubblica Amministrazione e Innovazione del Partito Democratico, afferma che “del testo originario è rimasto poco o nulla: forse per la prima volta dall’inizio della legislatura si è svolto infatti, in parlamento, un confronto vero sul merito delle questioni. Il ddl riguarda temi fondamentali per il buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche: un sistema serio e moderno di valutazione dell’efficienza delle singole amministrazioni pubbliche perché ciascuna di esse sia valutata sulla base di metodologie e parametri certificati e verificati da un’agenzia indipendente e con il coinvolgimento degli utenti. Per garantire una maggiore qualità dei servizi a cittadini e imprese ma anche per valutare chi è fannullone senza demagogiche generalizzazioni ma sulla base di indicatori oggettivi. E ancora: trasparenza assoluta sul modo di operare delle amministrazioni; nessun ritorno ai vecchi metodi con la rilegificazione delle norme sul pubblico impiego ma tutela della privatizzazione e del ruolo della contrattazione.” “Sono state dunque accolte, conclude Lanzilotta, pressoché integralmente le tesi del Partito democratico ed è stata radicalmente corretta l’originaria impostazione del governo.” (Europa 18 novembre 2008)
Nel dibattito interviene Carlo Podda, segretario della funzione pubblica Cgil, con un articolo, pubblicato da Europa il 20 novembre, affermando che “il primo e decisivo aspetto negativo è un fatto incontrovertibile, e cioè che la privatizzazione del lavoro pubblico abbozzata nel 1992 e costruita davvero grazie al lavoro di un giuslavorista della levatura di Massimo D’Antona, poi barbaramente ucciso dalle Br, si è sostanzialmente dissolta. Il cardine della privatizzazione contenuta nella normativa attuale – prima che fosse stravolta dall’ineffabile ministro Brunetta – era infatti una sola, e cioè che l’unica fonte giuridica del rapporto di lavoro, ad eccezione delle riserve limitate dalla legge, è il contratto nazionale di lavoro. Nel Ddl Brunetta, invece, le fonti giuridiche magicamente diventano tre: legge, contratto e, addirittura, regolamenti amministrativi. Peraltro, il Ddl non contiene indicazioni sulla gerarchia delle fonti. Anzi con un eccesso di delega, il governo si riserva di decidere – di anno in anno – quali materie possono essere, di volta in volta, affidate a leggi, regolamenti o contratti.”
In definitiva Gentile e Podda muovono le medesime accuse al disegno di legge licenziato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato: un chiaro arretramento rispetto alle regole di contrattualizzazione del lavoro pubblico, introdotto da Cassese e Bassanini nel ’90.
Nel dibattito interviene il senatore Pietro Ichino, il quale osserva che “non viene indicato un solo punto di quel testo legislativo a sostegno della propria affermazione.” “ Non può indicarlo, perché non c’è. Il vecchio testo dell’articolo 2 del disegno di legge del governo (che davvero avrebbe giustificato la protesta di Podda) è interamente scomparso, mentre è stato accolto dalla commissione l’emendamento del Pd che recita testualmente: «Resta fermo che è riservata alla contrattazione collettiva la determinazione dei diritti e delle obbligazioni direttamente pertinenti al rapporto di lavoro».” (articolo pubblicato da Europa il 22 novembre)
Pertanto, le critiche di Gentile e Podda possono essere riferite all’art. 2 del disegno di legge governativo (d.d.l. n. 847/2008) e non al testo modificato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato che ha riscritto tale articolo.
L’attuale posizione della Cgil, isolata dalle altre confederazioni sindacali, non deve far perdere di vista la realtà delle cose e l’esigenza di innovare la Pubblica Amministrazione a prescindere dalle posizioni non sempre condivise assunte dal Ministro Brunetta. Pertanto le critiche devono essere espresse sui contenuti e non rivolte ai provvedimenti che interessano il ruolo e le responsabilità del Ministro Renato Brunetta.
Linda Lanzilotta spiega le motivazioni che hanno indotto il PD a collaborare per il bene del paese e per il cambiamento della Pubblica Amministrazione. “Sono state dunque accolte pressoché integralmente le tesi del Partito democratico, afferma Linda Lanzilotta, ed è stata radicalmente corretta l’originaria impostazione del governo. Con un riconoscimento al patrimonio di cultura e di esperienza che i Democratici sanno esprimere sul tema delle riforme amministrative. Tutto questo grazie al grande lavoro portato avanti con pazienza e autorevolezza dai nostri senatori della commissione e anche alla conduzione del presidente Vizzini.”
“Certo, si tratta di una delega, continua Lanzilotta, e dunque il giudizio rimane parzialmente sospeso e vigile fino a quando i decreti delegati (che saranno comunque vagliati dalle commissioni parlamentari) non confermeranno la coerenza dell’intero disegno.”
“Ma è stato giusto rivendicare, conclude Linda Lanzilotta, intanto con il voto in commissione il frutto positivo di questo lavoro su un tema – quello della pubblica amministrazione – che, come accaduto anche in passato, deve essere per quanto possibile affrontato senza ottica partigiana perché si tratta di un sistema complesso che – specie nell’ottica di una struttura federalista e multilivello – appartiene a tutti ed esige meccanismi efficienti di trasparenza, di misurazione e di valutazione. Un sistema che, per lavorare al meglio, ha bisogno di stabilità, di coesione e di coinvolgimento di tutti coloro che vi operano. Nell’interesse dei cittadini e del paese. Cioè quell’interesse nazionale che deve guidare le scelte e il metodo della nostra azione politica. Anche se il comportamento del governo, che in modo miope e sciagurato tenta di dividere le forze sociali, non meriterebbe alcuna disponibilità. Ma nonostante lo scontro sociale irresponsabilmente alimentato da governo e maggioranza, il Pd deve stare al merito delle questioni e, in piena autonomia, orientare la propria bussola nella direzione della crescita economica, della competitività, della qualità della vita dei cittadini. Tanto più nel momento in cui si prospetta una crisi gravissima di cui fatichiamo forse a misurare il drammatico impatto sociale e di fronte alla quale i cittadini chiedono alla politica, a tutta la politica, di farsi carico, concretamente, dei loro problemi.” (Europa 18 novembre 2008)
Si riporta il testo approvato dalla commissione affinché non ci siano fraintendimenti in buona fede o strumentali.
Testo approvato

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lunedì 24 novembre 2008

Intervista a Pietro Ichino

a cura di Alessandra Puato pubblicata sul Corriere Economia del 24.11.2008
Una sorta di baratto con le aziende: per i nuovi rapporti che si costituiranno d’ora in avanti, esenzione dall’articolo 18 sui licenziamenti per motivi economici in cambio dei sussidi alla disoccupazione per i lavoratori, a carico delle imprese; ma assunzione a tempo indeterminato per tutti. È questa l’idea di Pietro Ichino, giuslavorista, parlamentare del Pd. Se ne sta discutendo, in questi giorni, all’interno del Partito Democratico. Anche qui, come nell’ipotesi di Michele Tiraboschi, si punta sugli enti bilaterali, gli enti di costituzione volontaria, regionali, fra industria e sindacato. Ma l’intervento richiesto è solo quello delle imprese, senza Stato.
Ichino la considera una proposta «necessaria, urgente e più radicale» dell’inattuato progetto sulle tutele del Libro Bianco del 2001 di Marco Biagi, la parte non recepita dalla legge Biagi. «Noi puntiamo sull’idea di affidare l’intervento di sostegno alla disoccupazione agli enti bilaterali, di cui le imprese abbiano la gestione tecnica e i sindacati il controllo — dice Ichino —. Chiediamo che le imprese finanzino per intero il processo e abbiano, in cambio, più flessibilità: cioè la possibilità di attuare licenziamenti per motivi economici e organizzativi in modo snello».
Propone di abrogare l’articolo 18?
«No: di applicarlo soltanto nei casi di licenziamento disciplinare e contro quelli discriminatori, non ai processi di aggiustamento industriale».
E sono tutti d’accordo nel Pd?
«Per ora, è ciò a cui sta lavorando un gruppo di parlamentari. C’è una bozza, sulla quale si sta discutendo. Spero che diventi la proposta del Pd nella conferenza programmatica del febbraio prossimo».
I lavoratori precari saranno i più colpiti dalla crisi? Si rischia lo scollamento padri-figli?
«Sì e lo si osserva già. Quando il lavoro non c’è, i primi a essere lasciati a casa, senza un soldo di indennizzo, sono loro. Penso che entro l’anno saranno in decine di migliaia a perdere il posto. È necessario estendere il trattamento di disoccupazione: sia per correggere la disparità di trattamento rispetto ai lavoratori regolari, e sanare il divario generazionale, sia per contrastare il calo dei consumi».
Manca la copertura, dice il governo. Si parla di un intervento Stato-aziende.
«Il progetto a cui stiamo lavorando accolla l’intero costo alle imprese disponibili: il nuovo regime si applicherà là dove verrà contrattata col sindacato l’istituzione dell’ente bilaterale regionale capace di garantire ai disoccupati gli standard di trattamento di cui ho detto sopra, con i servizi di riqualificazione e ricollocazione del lavoratore. Si chiede alle imprese di farsi carico del costo sociale, offrendo in cambio un nuovo modello di rapporti di lavoro; quelle che rifiuteranno l’accordo sulla flexicurity potranno tenersene fuori, quelle che accetteranno avranno maggiore flessibilità ma se ne accolleranno il costo sociale».
Quanto costerebbe alle imprese?
«Con un trattamento alla danese, che parte dal 90% dell’ultima retribuzione e scende al 60% in quattro anni, basterebbe un aumento conributivo dello 0,5% delle retribuzioni lorde, con un meccanismo di bonus-malus: l’imprenditore che licenzia di più, vede lievitare i propri contributi. Occorre però anche il controllo del comportamento del lavoratore sul mercato. Il sussidio può indurre a rallentare o cessare la ricerca di un nuovo posto; per questo occorre affidare la gestione dell’indennizzo e dei servizi di riqualificazione e ricollocazione a chi ha il know-how ed è fortemente incentivato a farli funzionare bene, per ridurre il costo complessivo del sistema».
Oggi viene assunto solo un lavoratore temporaneo su quattro, dice l’Isfol.
«Con il nostro sistema, salvo poche eccezioni, dove scatterà la flexicurity tutti i nuovi rapporti di lavoro saranno a tempo indeterminato. Poiché il nuovo regime si applicherà soltanto ai rapporti che si costituiranno da quel momento in poi, all’inizio ci saranno solo assunzioni, e ci sarà il tempo e l’accumulo di risorse per organizzare le strutture».
E i precari di oggi?
«Avranno comunque bisogno di un sostegno, ma temo che sarà meno efficiente».
Qui di seguito è riportata una bozza della stessa intervista, più completa ma più lunga, che ha dovuto poi essere ridotta nella forma riportata sopra.
Ritiene che i lavoratori precari, in particolare i contratti a termine, saranno i più colpiti dalla crisi?
Non è cosa opinabile: la si osserva già direttamente. Quando il lavoro non c’è, i primi a essere lasciati a casa, senza una lira di indennizzo e senza trattamento di disoccupazione, sono proprio loro. Sono i paria, quelli che portano tutto il peso della flessibilità che serve alle imprese.
Quanti stanno perdendo il posto?
Questo ancora è un dato di cui non disponiamo. Ma penso che saranno entro l’anno decine di migliaia.
Ritiene necessaria, e possibile, un’estensione del trattamento di disoccupazione a questi lavoratori?
Sì. È necessaria sia come misura sociale, per correggere la grave disparità di trattamento rispetto ai “regolari”, sia come misura anticiclica, per contrastare il calo dei consumi in questa fase di recessione. Ma questa estensione è resa difficile da un difetto grave del nostro sistema, che finora non è stato affrontato seriamente.
Quale?
Se manca il controllo sul comportamento del lavoratore nel mercato, i trattamenti di disoccupazione possono avere effetti indesiderabili e costare molto più di quel che dovrebbero.
Spieghi meglio.
Il sussidio può indurre il disoccupato a rallentare o cessare la ricerca di un nuovo posto di lavoro regolare. Oppure ad occultare il lavoro che effettivamente trova, per poterne cumulare il reddito con il sussidio stesso. I servizi pubblici italiani sono molto indietro, su questo terreno.
Occorrerebbe anche un maggior senso civico da parte di chi gode del trattamento di sostegno.
Proprio così; e infatti alcuni economisti sostengono che i modelli di flexicurity nord-europei non sono praticabili nei Paesi come il nostro nei quali fa difetto la cultura delle regole.
Allora che cosa, concretamente, si può fare da noi per aumentare le tutele ai più deboli?
Il progetto a cui sto lavorando con alcuni colleghi parlamentari, e di cui si sta discutendo in seno al Partito democratico, consiste in questo: affidare la gestione integrata del trattamento di disoccupazione e dei servizi di riqualificazione mirata e ricollocazione del lavoratore che perde il posto a un sistema di enti bilaterali regionali, cogestiti dalle imprese di ciascun settore con le rispettive controparti sindacali. Le imprese ci mettono la capacità gestionale; il sindacato controlla che rigore ed efficienza non si traducano in vessazione ai danni del disoccupato.
Chi paga?
Le imprese: è sensato chiedere loro di farsi carico del costo sociale dell’aggiustamento industriale, offrendo loro in cambio un nuovo rapporto di lavoro a stabilità crescente con l’anzianità di servizio, che consenta comunque più facilmente quell’aggiustamento. È proprio l’idea della flexicurity: coniugare la flessibilità per le imprese con la sicurezza che è data al lavoratore soprattutto da un elevato trattamento di disoccupazione e buoni servizi per ritrovare l’occupazione.
Ma un sistema di questo genere non si crea da un giorno all’altro.
Infatti, l’idea è di applicarlo soltanto ai rapporti che si costituiscono da oggi in poi. Così, all’inizio ci saranno soltanto assunzioni; ci sarà il tempo di organizzare bene le nuove strutture; e queste avranno un carico di lavoro che andrà crescendo molto gradualmente.
Avete calcolato quale sarebbe il costo per le imprese di un sistema di questo genere?
Con un trattamento di disoccupazione “alla danese”, che parte dal 90% dell’ultima retribuzione e scende gradualmente al 60% in quattro anni, basterebbe, a regime, un aumento contributivo dello 0,5% delle retribuzioni lorde, con un meccanismo bonus/malus, per cui l’imprenditore che licenzia di più vede lievitare il contributo a proprio carico.
In questo modo, però, resterebbero tagliati fuori i vecchi precari, quelli che perdono il posto oggi.
Per questi si dovrà comunque attivare un sostegno; ma temo che non potrà essere se non una forma di assistenza più rudimentale e meno efficiente.
Quella che lei delinea per il futuro sembrerebbe la seconda “gamba” del Libro bianco di Marco Biagi: quella degli ammortizzatori sociali, appunto, che non è stata poi attuata.
È proprio così. Siamo in grave ritardo. Ma questo è un progetto più radicale di quello del Libro bianco del 2001.
Dei contratti temporanei oggi solo uno su quattro diventa a tempo indeterminato in un anno, dice l’Isfol. Qual è una soluzione praticabile per evitare ai giovani questa trappola del precariato?
Nel nuovo sistema di cui ho parlato prima, salvo poche eccezioni tutti i nuovi rapporti di lavoro dovrebbero essere a tempo indeterminato, ma con una protezione della stabilità che cresce gradualmente nel tempo.
In sostanza, sta proponendo dunque di abrogare l’articolo 18 per i rapporti di lavoro futuri?
No: di applicarlo soltanto nei casi di licenziamento disciplinare e contro quelli discriminatori. Non ai licenziamenti per motivi economici e organizzativi: per questi è migliore il sistema di protezione nord-europeo di cui abbiamo parlato. Da tutti i punti di vista: soprattutto da quello dei lavoratori.
Lei ritiene politicamente praticabile una riforma di questo genere, in un periodo di grave crisi come quello che stiamo attraversando?
La ritengo urgentemente necessaria proprio in un periodo come questo: essa non toccherebbe minimamente chi ha già un rapporto di lavoro stabile, mentre consentirebbe alle imprese che vanno bene di assumere con maggiore larghezza, nonostante la situazione di grave incertezza sul futuro.

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sabato 22 novembre 2008

Verona in Facebook per Scuola e Università

Si è costituito a Verona il gruppo “Comitato civico per la scuola e l'università pubbliche Verona” su Facebook. Il comitato nasce in una riunione tenuta a metà novembre su iniziativa di un gruppo di persone (genitori, studenti, docenti) che hanno deciso di costituire il gruppo, coinvolgendo genitori, docenti, studenti, sindacati e partiti politici, per informare delle conseguenze dei tagli alla scuola e all'università effettuati con la legge 133/08 e sulla necessità di migliorare le strutture scolastiche ed universitarie.
Il gruppo si propone di informare e sensibilizzare i cittadini sui problemi della scuola e dell'università, di organizzare incontri pubblici e altre manifestazioni. Si è convinti che è in pericolo il futuro già incerto degli studenti.
E’ stato raccolto l’invito di Antonio Maria Ricci di creare in ogni città un Comitato civico in difesa della scuola e dell'Università, realizzare un coordinamento tra tutte le forze che si oppongono alla 133 per meglio organizzarsi, fare girare le informazioni e mettere insieme tutte le forze che si oppongono alla distruzione della scuola pubblica e dell'università.
Chiunque può iscriversi a http://www.facebook.com/ e, quindi, al gruppo portando opinioni, commentando e raccontando esperienze.
Antonio Maria Ricci è anche il fondatore del gruppo “Legge Gelmini approvata: ora il referendum abrogativo” con 26.562 membri.
“Con l’approvazione del Decreto Gelmini da parte del Parlamento, afferma Roberto Fasoli, si è inferta una profonda ferita alla scuola italiana, colpendo in particolare la scuola primaria che oggi risulta essere tra le migliori in Europa. Inizia un percorso di tagli pesanti ispirato dal ministro Tremonti che si estenderà a tutti gli ordini di scuola, all’università, alla ricerca. Il Governo Berlusconi ha ignorato ogni ragionevole proposta di sospendere il decreto e aprire un vero tavolo di confronto tra le parti, visto che il decreto è stato predisposto senza alcuna discussione con il mondo della scuola, con le organizzazioni sindacali, con gli studenti e con le loro famiglie, con le associazioni."
"Il Governo criminalizza, continua Roberto, il movimento degli studenti che in modo serio e responsabile si è reso protagonista di una serie straordinaria di iniziative delle quali è da irresponsabili non tener conto. Oggi, a decreto approvato, è giusto e necessario mantenere l’iniziativa per bloccare gli altri interventi già preannunciati e per condizionare il Governo affinché riveda le sue posizioni, se necessario anche ricorrendo al referendum popolare."
"Sulla scuola e sull’università, conclude Roberto Fasoli, si gioca il futuro del nostro paese ed è necessario quindi un vero processo riformatore che riqualifichi la spesa e punti alla qualità del servizio. Il Partito Democratico ha avanzato precise proposte di merito. La straordinaria partecipazione alle manifestazioni del 30 ottobre dimostra, anche nella nostra regione, quanto diffusa sia la preoccupazione per il futuro della scuola e dell’università, tema sul quale il Governo sta incontrando un malcontento diffuso e responsabile da settori sempre più ampi della società."
I fondatori del Comitato lanciano un appello ai genitori, studenti e docenti invitandoli a partecipare alla vita del gruppo per affrontare insieme i problemi della Scuola e dell'Università e del futuro dei giovani studenti.
Manovra Gelmini

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martedì 18 novembre 2008

Dai fannulloni a Brunetta

Il Ministro della Funzione Pubblica e dell’Innovazione è ritornato alla ribalta per un’inchiesta dell’Espresso condotta da Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo e non per i fannulloni della Pubblica Amministrazione.
L’inchiesta approfondisce le proprietà immobiliari, la carriera universitaria, la presenza nelle sedute al Parlamento Europeo ed al comune di Venezia del Ministro.
Cosi almeno per un giorno i fannulloni si riposano perché il Ministro è impegnato a contestare l’inchiesta all'Espresso.
Questo è il prezzo che si paga quando si esce dall'anonimato e si diventa Ministro, cosa che il Ministro Brunetta non accetta.
Quanto ai contenuti dell’inchiesta ciascuno può prendere visione degli allegati e fare le proprie valutazioni.
L’inchiesta dell’Espresso
Replica del Ministro
Controreplica dell’Espresso
Intervista a Pietro Ichino di Vecchi Gian Guido pubblicata sul Corriere della Sera del 14 novembre 2008

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Organizzazione nella Pubblica Amministrazione

Negli ultimi sei mesi il problema della Pubblica Amministrazione è posto quasi tutti i giorni all'attenzione dell’opinione pubblica per i seguenti motivi:
- L’effetto Brunetta tramite le dichiarazioni del Ministro della Funzione Pubblica provocatorie e non sempre corrispondenti alla realtà. Ultima in ordine di tempo è quella in cui il ministro Brunetta afferma che i fannulloni “spesso stanno a sinistra”. Dichiarazioni esagerate che rafforzano irresponsabilmente le posizioni qualunquiste di una parte dell’opinione pubblica;
- La posizione del PD rappresentato in modo efficace dal senatore Pietro Ichino che privilegia i contenuti e l’operatività al fine di avviare un grande cambiamento nella Pubblica Amministrazione;
- I cittadini utenti che avvertono sempre di più l’urgenza di usufruire di servizi pubblici sempre più efficienti.
Di fronte a tale problematica ho pensato di preparare un articolo, pubblicato nell’ultimo numero di Sistemi & Impresa, che tratta l’organizzazione e il lavoro nella Pubblica Amministrazione, inserendo in tale contesto il problema dei fannulloni e dell’assenteismo (vedi articolo allegato).
L'articolo comprende le dichiarazioni di Pietro Ichino, Donata Gottardi e Silvano Del Lungo.
Per un aggiornamento si invita a prendere visione o scaricare il file “Raccolta SOS P.A.” che comprende le problematiche e gli avvenimenti della Pubblica Amministrazione degli ultimi sei mesi.
Organizzazione e lavoro nella Pubblica Amministrazione
Raccolta SOS P.A.

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lunedì 17 novembre 2008

Il PD e lo Stato da Riformare

Articolo di Pietro Ichino pubblicato sul Corriere della Sera il 17 novembre 2008
Nel fondo del Corriere di sabato Angelo Panebianco presenta un Partito democratico preso nella tenaglia tra le iniziative riformiste del Governo e il conservatorismo della vecchia sinistra, soprattutto sulle riforme della scuola e delle amministrazioni pubbliche. Lo stesso Corriere, però, il giorno precedente, aveva dato conto di una vicenda diversa, nella quale è stato invece proprio il Pd a prendere l’iniziativa per primo e a dettare l’agenda in Parlamento: parlo del disegno di legge sulla valutazione e la trasparenza nelle amministrazioni pubbliche.
Il 13 novembre la Commissione Affari Costituzionali ha approvato la prima riforma istituzionale di questa legislatura, frutto di un impegno parlamentare bi-partisan: un testo legislativo nato dalla fusione del disegno di legge del Pd, 5 giugno 2008 n. 746, con quello del Governo, n. 847, presentato tre settimane dopo. Non credo di dare una lettura faziosa o ingenerosa di questa vicenda, dicendo che i contenuti più incisivi e innovatori del testo varato in Senato sono tratti dal progetto del Pd. Mi riferisco, innanzitutto, all’istituzione di un’Agenzia centrale indipendente con il compito di garantire l’attivazione, l’indipendenza e l’efficienza di tutti gli organi, centrali e periferici, di valutazione delle diverse amministrazioni pubbliche; l’indipendenza della stessa Agenzia sarà garantita dalla necessità di un voto parlamentare favorevole molto ampio (due terzi) per la nomina del suo vertice. Essa dovrà anche controllare la bontà del metodo di valutazione e la confrontabilità degli indici di andamento gestionale che ne risultano, in modo che di ogni amministrazione si possa conoscere il grado di efficienza rispetto alle altre omologhe (e anche rispetto agli standard degli altri Paesi europei). Infine – ed è forse questa l’innovazione che avrà effetti più rivoluzionari, se attuata correttamente – la trasparenza totale: tutti i dati relativi a funzioni e servizi su cui le valutazioni verranno elaborate dovranno essere immediatamente disponibili on-line, in modo che chiunque possa non solo controllarne la veridicità e completezza, ma soprattutto elaborare direttamente la propria valutazione secondo criteri e metodi diversi. Il risultato dell’internal auditing e del civic auditing si confronteranno annualmente, in ogni settore, in una public review, nella quale si discuteranno anche i nuovi obiettivi da fissare ai dirigenti.
Ancora una volta, non vorrei che si pensasse che io stia esagerando in patriottismo di partito se dico che tutti questi contenuti della riforma sono frutto di una rielaborazione bi-partisan del progetto presentato dal Pd, mentre in quello del Governo essi o non c’erano, o erano soltanto accennati genericamente. Ma è proprio così: chiunque può constatarlo confrontando i due disegni di legge originari (sono disponibili entrambi nel mio sito sotto indicato). Bene: questo è quanto è accaduto – a tempo di record e nonostante il pessimo clima politico generale ‑ in seno alla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Ha potuto accadere per merito, certo, della disponibilità della maggioranza e soprattutto del Presidente della Commissione, Carlo Vizzini, a valutare con grande apertura tutte le proposte sul tappeto; ma per merito anche della bontà intrinseca delle proposte che il Pd ha presentato e sostenuto con forza, nonostante il duro scontro in atto sul piano sindacale per il rinnovo dei contratti del settore pubblico: per la prima volta si è vista, realmente operante, una piena autonomia reciproca tra sistema politico e sistema delle relazioni industriali. Quelle proposte, del resto, sono il frutto anche di esperienze concrete che alcune amministrazioni di centro-sinistra stanno già compiendo: mi riferisco per esempio a quanto sta facendo con successo, sul terreno della valutazione e della trasparenza, la Regione Lazio da un anno a questa parte. Si obietterà che, dopo avere votato “sì” su ciascuno degli articoli della nuova legge, il Pd si è astenuto nel voto finale: ma il maggior partito di opposizione non può non riservarsi, prima del giudizio definitivo, la valutazione del contenuto dei decreti delegati che il Governo emanerà nei mesi prossimi, nell’esercizio della delega che con la nuova legge gli viene conferita.
Detto questo, concordo con Panebianco sul punto che altrettanta lucidità e incisività non si è ancora vista nell’iniziativa del Pd in altri campi di importanza vitale: per esempio in quello della scuola e dell’università, dove il ritardo iniziale sta essendo recuperato con un po’ di affanno; e in quello del mercato del lavoro e del sistema del welfare, sul quale è in corso un dibattito molto aperto e intenso in seno al Pd, ma l’elaborazione programmatica registra un ritardo più marcato. Panebianco, però, deve convenire che neppure il centro-destra, in questi due campi, ha mostrato di possedere una strategia di riforma limpida, incisiva ed efficace: qui il ritardo è comune alle due parti.
Anche su questi altri terreni, comunque, la sfida di Panebianco è pienamente raccolta.

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domenica 16 novembre 2008

I giovani del PD crescono

Nella giornata di ieri si sono svolti due riunioni importanti per i giovani del Partito Democratico:
- Primo incontro con i giovani del comune di Verona; - Confronto con i candidati alle primarie Dario Marini e Fausto Raciti.
L’incontro dei giovani di generazione democratica del comune di Verona è stato caratterizzato da una buona partecipazione, avvalorata soprattutto dalla presenza di molti giovani che non erano mai apparsi in politica.
“Per essere maggiormente incisivi sul territorio, ha affermato Federico Benini coordinatore per Verona, abbiamo scelto di individuare dei referenti per le 8 circoscrizioni del comune. Questi avranno l’onere e l’onore di organizzare incontri tra i giovani della medesima realtà territoriale per sensibilizzarli ai problemi concreti del territorio di competenza. Tutto questo non è ovviamente sufficiente, poiché i giovani devono iniziare ad entrare nel cuore delle istituzioni cittadine per comprendere nello specifico i meccanismi di democrazia. Si è così deciso, in accordo con i coordinatori dei vari circoli, di attuare questo progetto: cercare le commissioni circoscrizionali libere o “frequentate” poco dai vari commissari, per provvedere ad un inserimento in queste, di giovani interessati concretamente a migliorare la propria zona con idee innovative, spesso difficili da trovare in uomini di età più avanzata.”
“Oggi è stato proposto, conclude Federico Benini, a generazione democratica il progetto, che ha riscosso l’interesse di tutti i presenti. Data la responsabilità e l’’impegno, solo alcuni giovani hanno dato la loro disponibilità nelle commissioni di competenza, prendendo l’incarico con serietà ed accortezza. Questo è il primo passo per creare una rete di informazione e di comunicazione che esuli dal gruppo di generazione democratica e faccia breccia in tutti i giovani della città. Per fare questo bisogna “osare”, ma se questo non fosse stato fatto negli Stati Uniti, chi sarebbe ora il nuovo presidente?”
Il confronto con i candidati alle primarie è stato coordinato da Michelangelo Signori, il quale ha posto delle domande concordate con i giovani veronesi. I temi affrontati hanno riguardato i rapporti con il Partito Democratico, la struttura organizzativa giovanile ed i diritti civili.
Raciti ha sottolineato la duplice funzione del movimento: “stimolare il partito e creare le condizioni per raggiungere i cittadini che il PD non è riuscito a raggiungere” e “coprire la penisola ed essere presenti nei luoghi dove si esprimono i problemi”. Per Marini occorre realizzare “una piramide rovesciata affinché il territorio con i suoi problemi e la sua autonomia possa contare ed incidere nelle scelte nazionali e dedicare molto spazio alla formazione politica permanente.”
Jan Carlzon, manager di una compagnia aerea, nel suo famoso libro, La piramide rovesciata, ha raccontato l’esperienza condotta sovvertendo le basi tradizionali della gerarchia aziendale e ridisegnando l’azienda del futuro: maggiore partecipazione alla vita aziendale, attenzione alle esigenze del cliente, ruoli dei quadri intermedi e rapporti con i sindacati.
Anche i partiti sono una organizzazione che va gestita con i cambiamenti che si presentano nel terzo millennio. Pertanto, il PD del Veneto deve contribuire affinché la struttura centralizzata si trasformi in una struttura partecipata con autonomia decisionale anche nella scelta delle priorità del territorio e dei quadri dirigenti.
Per quanto riguarda i diritti civili mi ha sorpreso la certezza e la fermezza di Raciti nel delineare le proprie posizioni favorevoli ad ogni novità. Mi sembrava di avere di fronte l’assente Giulia Innocenzi di provenienza radicale. Non è stato tenuto conto che il PD è un partito plurale con la presenza di cattolici che come Rosi Bindi hanno mediato per risolvere il problema delle coppie di fatto. Per Marini “i giovani devono stabilire le priorità senza affrontare le classiche battaglie politiche del passato e impegnarsi con coraggio sui veri problemi dei giovani che incidono nella costruzione del loro futuro."
Per quanto riguarda l'autonomia mi permetto di consigliare la lettura di "Senza Leader" di Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, Etas 2007.
I grandi assenti sono stati: l’economia, il Nord, il Sud e la scuola. Peccato, ci sarà un’altra occasione più propizia per i redditi bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Dario e Fausto sono due persone diverse: il primo si è formato ed impegnato nell’Ulivo e nel Partito Democratico; il secondo proviene dai DS ed è stato responsabile del movimento giovanile. Ritengo che per costruire il futuro del PD occorrono nuove esperienze e non adattamenti continui da un sistema ad un altro.

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Piccoli problemi e grande inefficienza

I dati dei cittadini italiani sono particolarmente importanti per la Pubblica Amministrazione perché da essi dipende il corretto e puntuale funzionamento del sistema pubblico.
Questi dati (esempio la morte) sono in possesso di particolari enti (comuni) e non sono messi a disposizione del sistema in modo automatico, costante ed in tempo reale perché non esiste al momento un sistema informatico integrato ed unitario della Pubblica Amministrazione.
Quindi succede che un cittadino risulti deceduto al comune e vivo alle ASL o all'INPS, risulti residente in un comune ed in altri Enti è residente in un altro comune.
I dati più significativi per la Pubblica Amministrazione sono:
- Residenza;
- Decesso;
- Esistenza in vita;
- Certificazione di malattia.
L’assurdo che tali dati risultano presenti in un settore della P.A. e non sono condivisi in tempo reale con l’intero sistema e con gli enti che sono interessati a pagare la pensione, l’indennità mensile ai medici ed altro.
Di conseguenza accade dopo specifici accertamenti della Guardia di Finanza, la quale potrebbe interessarsi d’altro in presenza di un sistema integrato della P.A., che i medici riscuotono l’indennità mensile per gli assistiti defunti e che la pensione di un defunto venga riscossa dopo la data di morte.
I giornali registrano tutto questo e lo pubblicizzano con articoli che sconvolgono l’opinione pubblica per l’inefficienza del sistema della P.A..
Riporto gli articoli interessati alla problematica esposta, incluso quello più recente di Repubblica:
- La Repubblica 15 novembre 2008 Medici "curavano" 51.000 morti Maxitruffa alla sanità siciliana;
- ItaliaInformazioni 15 novembre 2008 Pazienti in cura dai medici anche se morti. Truffa da 14 milioni di euro in Sicilia;
- News centrodiascolto.it 10 luglio 2008 Truffa ai danni del sistema sanitario nazionale a Catania;
- Guardia di Finanza 25 marzo 2008 Terni: medici di base percepivano compensi per pazienti deceduti, indagine della GdF;
- Corriere della Sera 16 maggio 2007 Soldi per pazienti defunti, medici multati;
- Fimmg Assistevano morti: anche Venezia chiede archiviazione;
- Corriere della Sera 11 dicembre 2006 «Fondi per pazienti defunti». Scontro Asl-medici di base;
- La Repubblica Bologna 17 agosto 2007 Le pensioni ai morti viventi;
- Eco di Torino 31/01/2008 Intascava la pensione di un parente deceduto da 35 anni.
In Israele i certificati di malatia viaggiano in rete dal medico di base verso l'ente previdenziale, le farmacie e l'ente sanitario, il quale ha la possibilità di creare dei data base molto utili per la gestione ed il controllo. Noi ancora lavoriamo con i dati cartacei ed effettuiamo i controlli in modo tradizionale ed in ritardo rispetto agli eventi.
Gli avvenimenti riportati non hanno alcuna intenzione scandalistica ma soltanto lo scopo di far capire che occorre realizzare rapporti di collaborazione e di integrazione nell’arcipelago della Pubblica Amministrazione in un momento in cui le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano un fattore determinante per rendere il sistema pubblico efficiente ed efficace e nello stesso tempo per realizzare un’economia di gestione molto preziosa per la gravità della crisi economica mondiale e italiana.

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sabato 15 novembre 2008

Replica dei precari a Brunetta



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venerdì 14 novembre 2008

Valutazione e trasparenza nella P.A.

La commissione Affari Costituzionali del Senato ha varato il disegno di legge delega sulla Pubblica Amministrazione. Si prevede che il provvedimento verrà discusso in aula la prossima settimana.
Il ministro Renato Brunetta ha espresso la sua soddisfazione per il clima positivo che c’è stato in Commissione. Il testo originario è stato modificato con il contributo dell’opposizione. Il PD ha votato con la maggioranza gli articoli modificati in commissione grazie al proprio contributo e si è astenuto sul voto finale.
“Il voto finale di astensione, afferma Enzo Bianco, è legato al fatto che trattandosi di una legge delega per un giudizio positivo aspettiamo di vedere i decreti attuativi.”
Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari Costituzionali e relatore del progetto, ha espresso la propria soddisfazione per il clima di collaborazione che ha accompagnato il via libera del provvedimento in commissione al Senato.
I giornali di oggi denominano ancora una volta il disegno di legge delega “ddl antifannulloni” confondendo l’opinione pubblica che può facilmente essere indotta in errore e recepire che si tratti soltanto di un testo contro gli operatori pubblici che non lavorano. Cosi facendo viene alimentata una campagna diffamatoria contro i dipendenti pubblici quando si ha coscienza che le cause del cattivo funzionamento della macchina pubblica sono molteplici.
Hanno svolto un importante lavoro in commissione il Ministro Renato Brunetta, il relatore e presidente della commissione Carlo Vizzini e Enzo Bianco e Pietro Ichino del PD.
Il ddl contiene forti cambiamenti che ridisegnano la Pubblica Amministrazione in materia di:
- Contrattazione collettiva e integrativa;
- Valutazione delle strutture e del personale delle amministrazioni;
- Principi e criteri finalizzati a favorire il merito e la premialità;
- Dirigenza pubblica;
- Sanzioni disciplinari e responsabilità dei dipendenti pubblici.
Il ddl prevede l’istituzione di un’Agenzia indipendente con il compito di indirizzare, coordinare, e sovrintendere all’esercizio delle funzioni di valutazione, di garantire la trasparenza, di assicurare la comparabilità e la visibilità degli indici di andamento gestionale. Inoltre è prevista l’accessibilità da parte dei cittadini dei dati relativi ai servizi pubblici mediante internet. Una parte del monte salari verrà destinata a coloro che conseguiranno i migliori risultati. Verranno introdotti sistemi di valutazione al fine di verificare la corrispondenza dei servizi pubblici ad oggettivi standard di qualità e di indicatori di produttività e di qualità del rendimento del personale, rapportato al rendimento individuale ed al risultato della struttura pubblica.
Dal testo del disegno di legge si evince l’apporto del senatore Pietro Ichino, il quale da molto tempo si è battuto per la trasparenza degli obiettivi e dei risultati conseguiti dalle amministrazioni pubbliche, per il coinvolgimento dei cittadini nella valutazione della qualità dei servizi e per la istituzione di un’Agenzia indipendente che controlli e valuti l’andamento delle strutture pubbliche.
Nella relazione che accompagna il disegno di legge firmato da Pietro Ichino ed altri si legge “Sulla scorta delle migliori esperienze straniere, questo disegno di legge si fonda sull’idea che (là dove non può essere il mercato a distinguere le strutture efficienti da quelle inefficienti) incrementare gli standard di qualità e quantità dei servizi prodotti dalle amministrazioni pubbliche sia possibile solo coniugando la pratica della trasparenza totale – quindi l’apertura a un controllo penetrante da parte della cittadinanza – e la pratica della valutazione sistematica della gestione da parte di organismi di controllo operanti in regime di effettiva indipendenza. Gran parte dei difetti di efficienza delle strutture pubbliche è resa possibile dal regime di opacità in cui le strutture stesse operano; gran parte delle abdicazioni dei dirigenti alle proprie prerogative e ai propri doveri, gran parte degli abusi e delle negligenze a tutti i livelli, gran parte degli sprechi sono resi possibili dal velo che indebitamente sottrae il funzionamento delle amministrazioni allo sguardo dei cittadini, degli utenti. Come la protezione degli arcana imperii consentiva al sovrano assoluto di sottrarre il proprio operato al controllo dei sudditi, così l’impenetrabilità delle nostre amministrazioni le sottrae indebitamente al controllo diretto dei loro interlocutori.”
In una intervista a cura di Elisabetta Povoledo pubblicata su International Herald Tribune - novembre 2008 – il senatore Pietro Ichino afferma che “In questo testo legislativo la maggioranza ha accolto gran parte dei contenuti più importanti del disegno di legge dell’opposizione: in particolare per quel che riguarda la costituzione dell’Agenzia centrale, la sua indipendenza dal Governo, le sue funzioni di coordinamento e garanzia dell’indipendenza dei nuclei di valutazione periferici, e anche di garanzia della trasparenza totale, cioè visibilità immediata di tutti i dati sui quali la valutazione si svolge. Questo va salutato molto positivamente.” Il senatore Pietro Ichino sul problema dell’efficienza della P.A. afferma che “Il malfunzionamento di molte nostre amministrazioni pubbliche è l’effetto di un circolo vizioso di irresponsabilità: il management abdica alle proprie prerogative direttive e di controllo, poi si difende dalle accuse di inefficienza col fatto che gli mancano i poteri per una gestione rigorosa. I lavoratori tacciono sull’inefficienza dei managers in cambio del silenzio sulla propria inefficienza.”
Ovviamente prima di dare una valutazione definitiva occorre aspettare l’approvazione del ddl da parte dei due rami del parlamento e la valutazione dei decreti attuativi. Un primo passo in avanti in direzione dell’efficienza e dell’efficacia della Pubblica Amministrazione è stato fatto grazie anche alla capacità propositiva del PD e da chi lo ha rappresentato in commissione.
Testo approvato

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lunedì 10 novembre 2008

Raccolta SOS P.A.

L’impegno che ho dedicato al blog è stato occupato in massima parte dai problemi dell’organizzazione e del cambiamento della Pubblica Amministrazione. Pur con i miei limiti di tempo e conoscenza e con la collaborazione di alcuni amici che si sono uniti con i loro consigli, suggerimenti e commenti ho cercato di rappresentare, spero bene, il dibattito e l’interesse verso la gestione dei servizi pubblici. Ho pensato di realizzare una raccolta dei post pubblicati completata dalla presentazione di Silvano Del Lungo, Presidente della Società Studio Staff, e dalle conclusioni di Donata Gottardi, parlamentare europeo. Ringrazio affettuosamente Silvano Del Lungo e Donata Gottardi per il loro sostegno e per la disponibilità espressa e provvedo a pubblicare i loro scritti e ad allegare la raccolta.
“Mi sono avvicinato a questo sito nello stesso periodo in cui mi sono anche avvicinato al sito della Funzione Pubblica ed in particolare al forum che lo accompagna e nel quale sono ripetutamente intervenuto.
Su richiesta di Antonino Leone, ho dato un contributo a chiarire che cosa tecnicamente sia sotto il profilo psicologico e sociologico il problema dell’assenteismo e, sempre su sua richiesta cerco qui di presentare le mie impressioni sul sito, sugli articoli, sui post che accoglie e soprattutto sulla sua impostazione e gestione.
Dacché l’ho conosciuto ho percepito questo sito come una sorta di contro canto, intelligente, ragionato ed equilibrato al canto del sito e soprattutto del forum del Ministro Brunetta.
Oltretutto - per quanto abbia io visto - questo sito mi sembra l’unica voce seria e presente e dialogante sul web di ispirazione prossima al Partito Democratico.
Premetto che a mio avviso Brunetta ha toccato e portato avanti un problema reale - quello dell’efficienza della Pubblica Amministrazione - ed ha ottenuto attraverso la comunicazione sul web anche chiari effetti sull’assenteismo. Non condivido invece lo stato di abbandono in cui ha lasciato il forum che pure ha tanti spunti interessanti che andrebbero raccolti, interpretati, orientati costruttivamente, integrati con contributi sollecitati organizzati, fatto crescere insomma anziché abbandonato ai piagnistei dei pubblici impiegati sofferenti o anche ai contributi mediamente assai più interessanti di interinali e precari pubblici e di qualche raro estraneo alla Pubblica Amministrazione.
Fatta questa premessa devo affermare che, invece, questo sito - guidato da Antonino Leone, Responsabile di Processo della Sede Provinciale I.N.P.S. di Verona - appare un sito di dibattito libero, ma anche governato e governato per rispondere in modo costruttivo e cooperante al Ministro Renato Brunetta.
Io sono un vecchio (vecchio, perché ho 78 anni) osservatore e conoscitore di aziende private, pubbliche e della Pubblica Amministrazione (conoscitore, perché da oltre cinquanta anni faccio il consulente di Direzione e Organizzazione).
Bene, voglio dire che cosa soprattutto mi ha colpito di questo sito.”
Silvano Del Lungo
“L’insieme dei documenti raccolti copre un arco di sei mesi di dibattito in rete, sei mesi a scavalco del cambio di Governo, a segnalare come le questioni aperte - e che riguardano in particolare alcuni settori della pubblica amministrazione - siano molto più articolate e complesse di quanto non sia apparso sui media con la sovraesposizione del ministro Brunetta, fustigatore dei fannulloni.
Letti oggi gli interventi fanno davvero impressione. Danno la misura della distanza tra un approccio riflessivo e riformatore e il tentativo di colpire in superficie, contando sulla voracità con cui assorbiamo le notizie, abbiamo costante bisogno di novità, non procediamo per assestamenti equilibrati.
Il dibattito prende avvio a metà marzo con una analisi di caso: la sede Inps di Verona, inserita all’interno del più generale quadro dei cambiamenti in atto nell’istituto e nel settore.
E questo già consente di introdurre il primo distinguo: non si può trattare la pubblica amministrazione come fosse un insieme unitario. Non a caso anche la contrattazione collettiva è distinta per comparti, che presentano caratteristiche ben diverse per dimensioni, per vincoli, per attività, … E poi si dovrebbe passare a tener conto delle differenze dei territori e delle sedi. Ed è questo il messaggio, nemmeno indiretto, della riflessione di apertura, in cui si parla dei progetti che hanno consentito alla sede provinciale di Verona di raggiungere i vertici dell’efficienza.
Il secondo riguarda la conoscenza e l’informatizzazione. Cosa serve realmente a una cittadina e a un cittadino? Serve sicuramente la presenza fisica di un operatore disponibile e attento a fornire risposte utili, ma anche accesso on line, pratiche semplici, moduli semplificati.
Questo dalla parte dell’utenza, ma conoscenza, valorizzazione delle persone, utilizzo delle nuove tecnologie è quanto serve allo stesso cambiamento normativo e organizzativo, come ben messo in evidenza nell’intervento degli inizi di luglio. Ma può essere funzionale a realizzare cambiamenti anche nelle stesse modalità della prestazione di lavoro, come dimostrano le sperimentazioni di telelavoro, ancora peraltro confinate ai margini. E sarebbe interessante cercare di indagarne in profondità i motivi.
Ed è così che si coglie appieno la distanza che separa gli interventi per slogan, destinati a colpire la fantasia e gli umori delle persone, da quelli di rigorosa e costante attenzione, che non si allontanano dagli obiettivi e dalle esigenze concrete, individuando le cause ‘del malfunzionamento della macchina pubblica’ e i possibili rimedi. L’attenzione a quel punto si sposta sul versante della valutazione e della trasparenza, con tutti gli strumenti a disposizione, da quelli della contrattazione collettiva a quelli che ridefiniscono il ruolo cardine dei dirigenti.
Credo che la lettura dei testi e dei commenti consenta di arrivare a toccare una delle questioni centrali: l’esigenza di semplificazione deve saldarsi con la conoscenza della complessità. Non esiste una unica cifra su cui costruire le riforme, così come non si può pensare che ad ogni cambio di governo si debba ricostruire tutto, come se si ripartisse sempre da zero.
Aggiungo che il tema dei servizi è al centro da tempo delle istituzioni europee, soprattutto a partire dal braccio di ferro del Parlamento europeo sulla direttiva relativa alla liberalizzazione dei servizi. Attualmente siamo in una fase che definirei di stallo, arenati di fronte alle difficoltà di individuare e regolare i servizi di interesse generale e gli intrecci tra pubblico e privato. Non a caso il tema delle esternalizzazioni è un altro dei punti cardine che pervade i documenti qui presentati ed è uno di quelli destinati a riaprirsi, ora che l’intervento dello Stato nell’economia sta aprendosi – confusamente – a nuovi orizzonti.
Il problema delle riforme necessarie per rendere efficiente la pubblica amministrazione riguarda direttamente quel Patto di stabilità e crescita che tanto ci ha aiutato a rimettere in asse il nostro bilancio e che troppo spesso, nel nostro Paese, è visto come tecnicalità oppressiva e non come impegno a guardare al futuro, a un modello di sviluppo sostenibile per noi oggi e per le future generazioni.”
Donata Gottardi
Raccolta SOS P.A.

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sabato 8 novembre 2008

Pietro Ichino a SOS P.A.

Dal senatore Pietro Ichino ho ricevuto un messaggio per il gruppo SOS P.A., presente su FaceBook con circa 360 membri, che provvedo a pubblicare integralmente.
"La vostra iniziativa di creare un gruppo di discussione e intervento sui problemi delle amministrazioni pubbliche e su come migliorarne il funzionamento costituisce una straordinaria manifestazione di senso civico - di quella civicness che tanto abbonda nel Nord-Europa quanto difetta alle nostre latitudini - e al tempo stesso una forma di partecipazione dalla base al governo del Paese che potrebbe avere degli importanti sviluppi: penso, soprattutto, a quell'attività di civic auditing, cioè di controllo e valutazione da parte della cittadinanza sull'efficienza e produttività dei servizi pubblici, che nei Paesi più avanzati del nostro viene considerata come un grande "tesoro nascosto" da scoprire e valorizzare.
Il lavoro da fare è enorme; ma se i gruppi come il vostro si diffonderanno, ce la potremo fare!"
Pietro Ichino
Ringrazio Pietro Ichino per il suo impegno prezioso a favore del cambiamento della Pubblica Amministrazione e per il messaggio che ha voluto inviarci che ci serve da incoraggiamento per quello che andremo a fare.

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Carovana Antimafie

La Carovana Antimafie continua il suo viaggio iniziato nel 1994 in Sicilia, due anni dopo le stragi Falcone e Borsellino. E’ un viaggio per i diritti di tutti e contro tutte le mafie, contro il lavoro nero, l'usura, il racket, la tratta di esseri umani e ogni forma di sopraffazione e di violenza. L’edizione 2008 metterà l’accento sui diritti negati dei cittadini più deboli: diritti negati dalle mafie multiformi e invisibili, che affliggono anche le zone più economicamente sviluppate, come la Lombardia.
Nel corso degli anni la Carovana Antimafie é passata da un evento regionale a una iniziativa che coinvolge tutto il territorio nazionale. E’ uno strumento itinerante che ogni anno porta in ogni città una riflessione per raccogliere idee, indicare percorsi e suggerire proposte per un rinnovato impegno antimafia. La Carovana antimafie sarà dedicata al 60° anniversario della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. è una iniziativa organizzata da Libera, Arci e Avviso Pubblico, un lungo viaggio di oltre due mesi, circa 100 tappe che toccheranno tutte le Regioni d’Italia con appuntamenti itineranti, volti a sensibilizzare la cittadinanza sul tema della lotta alle mafie, sulla sicurezza sul lavoro e la lotta a qualsiasi forma di razzismo con modalità di coinvolgimento diverse: dal momento di riflessione ed incontri con magistrati e familiari di vittime di mafie a quello di gioco, dal convegno allo spettacolo, dalla proiezione di film all' animazione per i più piccoli.
La Carovana muove da due diverse aree geografiche del paese: Sud, Centro e Nord, per ricongiungersi a metà dicembre nella tappa finale a Comiso in provincia di Ragusa. Il manifesto appello della Carovana vuole riaffermare i valori della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani e ricordare che la vera emergenza sicurezza in Italia sono mafie e corruzione e chiede in undici punti, pochi ma concreti, provvedimenti per un Italia più libera, più legale, più giusta. L’appello potrà essere sottoscritto dai cittadini durante le varie tappe.Il programma comprende incontri con le scuole, le associazioni, le istituzioni, i sindacati e i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, che sono oggi obiettivo privilegiato, soprattutto nel Nord del nostro Paese, dell’infiltrazione mafiosa. I protagonisti di Carovana sono magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, testimoni delle associazioni antimafia, familiari delle vittime delle mafie provenienti da tutta Italia, insieme agli operatori delle cooperative che gestiscono i beni confiscati alle mafie in Sicilia a Calabria. I primi firmatari dell’appello sono: don Luigi Ciotti, Paolo Beni, Andrea Campinoti, Caparezza, Giancarlo Caselli, Massimo Cirri e Filippo Solibello, Emma Dante, Guglielmo Epifani, Niccolò Fabi, Claudio Gioè, Flavio Lotti, Carlo Lucarelli, Roberto Morrione, Moni Ovadia, Ulderico Pesce, Andrea Satta e i Tetes de bois, Peppe Servillo, Daniele Silvestri. (Leggi l'appello)
L’appuntamento a Verona è per sabato 8 novembre alle ore 18 presso il Polo Zanotto (aula magna) in via San Francesco. Per l’occasione è stata organizzata una tavola rotonda su “Mafie al nord tra stereotipi e realtà”, moderata Ferruccio Finotti giornalista de L’Arena, alla quale parteciperanno:
Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico;
Enrico Variali, avvocato, esperto di immigrazione;
Salvatore Gibiino, Cooperativa Pio La Torre;
Guido Papalia, Procuratore Generale della Corte d'Appello di Brescia.

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mercoledì 5 novembre 2008

Io sciopero

In questi ultimi giorni antecedenti agli scioperi regionali del pubblico impiego del 7 e 14 novembre si assiste ad un susseguirsi di comunicati stampa da parte delle organizzazioni sindacali.
La Cisl è preoccupata di far capire ai propri iscritti i contenuti degli accordi che ha sottoscritto cosa molto difficile per chi invia i comunicati e per chi li riceve in quanto i contenuti degli accordi devono essere chiari prima della sottoscrizione e non dopo con argomentazioni postume.
Rino Tarelli, segretario della funzione pubblica Cisl, commenta i dati sullo sciopero del 3 novembre e dichiara che "La verità sullo sciopero va detta tutta". Il 10% non è il 50%, cioè l'adesione dei lavoratori nelle quattro regioni coinvolte oggi è stata di circa l'11%, quindi il 40% in meno di quanto annunciato dalla Cgil, pari a 40.000 di lavoratori su una forza lavoro composta da 350.000 operatori pubblici”.
La Cgil comunica che lo sciopero del 3 novembre è stato un grande successo e Podda, segretario della funzione pubblica Cgil, dichiara che “a fronte della reticenza inusitata e sospetta nel dare i dati di partecipazione allo sciopero da parte delle amministrazioni a noi risulta una percentuale di adesione media, nelle regioni coinvolte, pari al 50 per cento nelle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici), e a oltre il 30 per cento negli Enti Locali e nella Sanità, dove, a fronte delle carenze di organico, il rispetto dei contingenti per i servizi essenziali pesa molto di più”.
Allo sciopero ha aderito la categoria degli enti locali e sanità della Uil. “La mia categoria - ha affermato Carlo Fiordaliso segretario generale della Fpl, ha aderito allo sciopero di oggi per sostenere tutti i lavoratori dei nostri due comparti, che hanno il contratto di lavoro scaduto da oltre 10 mesi e non contro il protocollo d'intesa sul rinnovo contrattuale, che riguarda solo le amministrazioni centrali”.
La comunicazione dalle cifre si è spostata sui contenuti dell’accordo sottoscritto.
La Cisl invia una scheda nella quale sono indicati gli aumenti a favore dei dipendenti pubblici rispetto ai vecchi accordi. Tale comunicazione anziché chiarire la situazione la rende più confusa ed i lavoratori si confrontano, cercano e si impegnano di capire. Ma non c’è niente da capire in quanto in tali prospetti sono inclusi i risparmi derivanti da un miglioramento dell’efficienza.
A questo punto ci si domanda quali sono i provvedimenti decisi dal Ministro Brunetta in sede governativa per rendere certe queste entrate aleatorie e tranquillizzare i pubblici dipendenti?
Oltre gli slogans e la propaganda (fannulloni, assenteisti ed altro) non risultano piani di riorganizzazione della macchina della Pubblica Amministrazione ed interventi specifici nei confronti del management pubblico al fine di rendere efficienti ed efficaci i servizi pubblici. Pertanto, come possono essere considerati certi i risparmi di gestione?
Interviene la Cgil con un proprio comunicato intitolato “facciamo chiarezza” e spiega i contenuti dell’accordo sottoscritto da Cisl e Uil e subito scompaiono per magia gli importi indicati dalla Cisl e si perde il recupero integrale dei 25 milioni di euro previsti per i dipendenti Inps.
Nel precedente post “Pubblico impiego: io sciopero” ho scritto che:
- i fondi del salario accessorio dovrebbero essere integrati con le risorse recuperate con l’efficienza amministrativa cioè con una entrata incerta considerato il basso livello di impegno del management pubblico ad introdurre nella P.A. modelli organizzativi efficienti ed efficaci;
- i lavoratori pubblici sono stati trattati come lavoratori che non hanno una coscienza sindacale e che si accontentano delle retribuzioni basse che prendono senza avere fastidi riguardo la partecipazione sindacale e la produttività della Pubblica Amministrazione.
Infine gli ultimi dati dell’Istat affermano che il 12,8% degli italiani è povero ed il rischio povertà interessa anche i lavoratori dipendenti con redditi bassi. Pertanto, occorreva prima di affrontare il tema dei contratti del pubblico impiego aprire una trattativa con il governo per affrontare e concludere il problema dei redditi bassi (pensionati e lavoratori dipendenti) in un momento in cui la crisi economica diventa sempre più grave e la distanza tra ricchi e poveri si allarga sempre di più. Occorre in definitiva affrontare il tema della redistribuzione della ricchezza.
Alla luce di queste considerazioni e valutata la comunicazione fuorviante di coloro che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa con il Ministro Brunetta, io confermo il mio sciopero per il giorno 7 novembre.
Cisl
Cgil
Povertà
Famiglia Cristiana

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Obama è Presidente

Una grande lezione di democrazia e una grande speranza di cambiamento negli Stati Uniti, nel mondo e nell'Europa. Questo rappresenta l'elezione di Obama a Presidente degli USA.
Il democratico Barack Obama, 47 anni, ha conquistato la Casa Bianca sconfiggento il repubblicano John McCain e diventando il primo presidente nero degli Stati Uniti.
Elisa Cavazza, coordinatrice di Generazione Democratica di Verona, comunica ai giovani del Partito Democratico che “Barack Obama ce l'ha fatta e, in un certo senso, ce l'abbiamo fatta tutti noi. Noi che abbiamo seguito per mesi la sua campagna elettorale, noi che abbiamo sperato, creduto, temuto, e poi esultato per il Presidente di uno Stato tanto lontano e, forse, tanto vicino al nostro. Con la vittoria di oggi si apre per la storia del mondo un Nuovo Corso, quel cambiamento che da troppo tempo abbiamo atteso oggi ha finalmente una possibilità per concretizzarsi.
Cosa potrebbe raccontare, chi fino all'ultimo ha stretto i denti seguendo i risultati che si aggiornavano nel cuore della notte, chi poi ha stappato bottiglie di spumante per una cosa successa dall'altra parte dell'oceano, oppure chi si è svegliato con il pensiero già rivolto a cosa era successo, e per prima cosa si è connesso ad internet per sapere, e capire.
Oggi abbiamo visto abbattersi una barriera insormontabile solo fino a quarant'anni fa, e abbiamo visto realizzarsi un sogno ("a dream"). Oggi ha vinto la scommessa che un mondo diverso è possibile, un mondo di pace, e di diritti, un mondo con meno disuguaglianze, un mondo che finalmente guardi al futuro invece di ripiegarsi su se stesso.
Barack Obama, a Chicago, ha appena terminato il suo primo discorso come 44° Presidente degli Stati Uniti, ma qui in Italia è già mattina. Ne è valsa la pena, di stare svegli ad assistere a questa nuova alba”.
In attesa dei risultati sono stati organizzati incontri nelle sedi del Partito Democratico e altri amici hanno seguito l'evento a blog unificati.
Giandomenico Allegri, coordinatore del Partito Democratico di Verona, commenta l’elezione di Obama “si può fare davvero. La maggioranza degli americani ha scelto e dopo una notte esaltante la svolta storica è finalmente arrivata. Gli Stati Uniti hanno votato il cambiamento. E lo hanno fatto dando fiducia alla proposta politica del candidato Democratico alla Casa Bianca, un Presidente di 47 anni che ha saputo risvegliare le coscienze di milioni di persone di ogni età, razza e religione con un messaggio riformista autentico e credibile. La vittoria trionfale di Barack Obama, dall’Est all’Ovest, con un consenso che va ben oltre i confini statunitensi, è la vittoria di tutti coloro che credono in un modello di società migliore di quella attuale: una società che abbia, fra le sue priorità, politiche economico-sociali a favore dei più deboli, che sia centrata su valori diversi dal denaro e dal potere, che metta al centro l’istruzione e la formazione dei cittadini, il dialogo, la collaborazione internazionale ed un programma d’innovazione energetica capace di rispondere con lungimiranza alla crisi ambientale del pianeta.
Non solo gli Stati Uniti, ma il mondo, festeggiano la vittoria epocale di una linea politica nuova, nettamente contrapposta allo sciagurato progetto economico-sociale portato avanti dall’amministrazione Bush, impegnata per otto anni a premiare i ceti ricchi e la conservazione dei poteri forti. Un progetto che continua ad affliggere purtroppo l’Italia, tristemente invischiata nel modello berlusconiano.
La conquista della Casa Bianca da parte di Barack Obama rappresenta quindi un segnale di speranza anche per i cittadini italiani e veronesi, di poter costruire anche qui una politica realmente democratica, capace di guardare al futuro”.
Nasce una grande e coinvolgente speranza di cambiamento che interesserà il pianeta. Si cambia libro finalmente.
Il link del discorso di Obama tradotto in italiano

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martedì 4 novembre 2008

Note di Donata Gottardi

Donata Gottardi, parlamentare europeo, ha scritto delle note interessanti al libro verde presentato da Sacconi, Ministro del lavoro, della salute e delle poliche sociali.
"Che cosa manca allora su questo piano? Praticamente tutto. Si può anche essere scettici sulla possibilità di identificare un solo modello sociale europeo, ma aprire la consultazione sul modello sociale italiano senza confrontarsi con il livello sopranazionale appare inspiegabile".
Per leggere l'intervento di Donata Gottardi visita il suo sito

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lunedì 3 novembre 2008

Federica Mogherini su Piazza Navona

Publico la risposta dell’on.le Federica Mogherini che ha inviato alla domanda di Elisa Cavazza, coordinatrice di Generazione Democratica di Verona, sulle reazioni dei parlamentari del PD alle dichiarazioni di Cossiga.
“L’intervista di Cossiga è stata gravissima, tutta giocata - come spesso nelle sue dichiarazioni - sul filo del “paradosso”, ma che è servita a soffiare pericolosamente sul fuoco della tensione e della radicalizzazione del confronto politico.
Purtroppo gli scontri dell’altro ieri a Piazza Navona, l’aggressione da parte dei giovani neo-fascisti del Blocco Studentesco hanno dato la pessima impressione di una previsione che trovava conferma nei fatti.
Il movimento degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie che sta riempiendo pacificamente le piazze e le strade di tutte le città di Italia – ieri a Roma erano 1 milione ! – è la risposta migliore alle esternazioni di Cossiga e, soprattutto, ai tentativi di inquinare questa straordinaria esperienza di impegno civile con la violenza, l’intimidazione, l’estremismo fascista.
Sulle dichiarazioni di Cossiga non mi soffermerei troppo. Basta leggere da ultimo il suo intervento di ieri – in cui dice che la presenza di esponenti del PD e della sinistra radicale alla manifestazione sulla scuola è una garanzia che “le sinistre e i sindacati hanno compreso che occorre sponsorizzare, gestire ed egemonizzare il ''movimento'' degli studenti perché esso non sia inquinato e portato sul terreno della violenza estrema e poi della lotta armata” - per capire che usa le sue esternazioni per lanciare messaggi, allusioni ambigue, che davvero sono parte di una concezione della politica che appartiene al passato e che al passato è bene consegnare fino in fondo.
Quello che invece è davvero importante è una forte condanna di ogni episodio di violenza in piazza, contro il tentativo di fare di un movimento sano e di popolo l’ostaggio di estremismi contrapposti, contro ogni strumentalizzazione violenta.
E va evitato anche il rischio già visto col G8 di Genova, di un’intera generazione di giovani che torna a guardare con diffidenza allo Stato e alle forze di polizia, non più viste come istituzioni di garanzia del diritto e della libertà di manifestare.
Per questo siamo subito intervenuti come Partito Democratico sia alla Camera che al Senato chiedendo che il Governo riferisca immediatamente in Parlamento sugli scontri di Piazza Navona. Lo ha fatto, malamente e con argomenti discutibili, questa mattina.
Ti segnalo il link all’intervento fatto in Aula alla Camera, in risposta a questa informativa del Governo, da Walter Verini a nome del Partito Democratico: Videocamera
Ora bisogna lavorare perché il movimento della scuola e dell’università possa proseguire la sua battaglia, a partire dalla mobilitazione per la raccolta di firme per il referendum contro il Decreto Gelmini.
Se ne faremo una grande occasione di partecipazione della società civile, degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie, ci metteremo in sintonia con le attese più diffuse nel Paese e offriremo la risposta migliore a chi vuole radicalizzare lo scontro e portare indietro la politica e l’Italia, ritornando al clima di violenza e di odio di trent’anni fa.
L’entusiasmo e la civiltà che abbiamo visto ieri nella partecipazione di centinaia di migliaia di persone allo sciopero generale mi fa ben sperare”.
Federica Mogherini

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domenica 2 novembre 2008

Pietro Ichino su Cambiamento nelle organizzazioni

Ho ricevuto dal senatore Pietro Ichino, che apprezzo e stimo moltissimo per il suo impegno a favore del cambiamento della Pubblica Amministrazione e del mercato del lavoro, un messaggio che riporto fedelmente.
"Ho visitato il sito cambiamentoorg.blogspot.com e sono colpito innanzitutto dalla perfezione del suo "editing": l'ariosità dell'impaginazione, l'estrema facilità di accesso a ciascuna sua pagina, la bellezza delle immagini. Ma mi ha colpito anche l'attenzione - per così dire specialistica e al tempo stesso orientata a un marcato favore per il cambiamento positivo - ai problemi dell'organizzazione e delle organizzazioni. C'è bisogno di blog come questi! Vi auguro buon lavoro e molte imitazioni".
Pietro Ichino

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sabato 1 novembre 2008

Pubblico impiego: io sciopero

Nell’articolo del 25 ottobre pubblicato su L’Unità Pietro Ichino sottolinea che oggi, rispetto agli anni ’70, l’unità sindacale “consiste invece nel riconoscimento reciproco tra i sindacati, nella rinuncia al potere di veto e, viceversa, nell’accettazione di una cornice di regole di democrazia sindacale che consentano un vero confronto e una utile competizione tra modelli e opzioni diverse”.
Numerosi sono gli esempi che hanno visto le maggiori organizzazioni sindacali assumere posizioni diverse (contratto metalmeccanici nel 2001, patto per l’Italia nel 2002, contratto del commercio, vicenda Alitalia, riforma della contrazione con Confindustria, contrattazione pubblico impiego) e pertanto non sconvolge affermare che l’unità sindacale intesa in senso tradizionale (patto di unità d’azione, unificazione organica dei sindacati confederali) è finita e superata nei fatti senza aver creato un nuovo modello di democrazia e di relazioni sindacali che consenta di andare avanti nelle contrattazioni, non favorisca la polverizzazione delle organizzazioni sindacali e pone le condizioni per un confronto serio e responsabile nell’unico interesse dei lavoratori.
Non sempre la diversità tra le organizzazioni sindacali consiste nell’adozione di una posizione cooperativa o conflittuale. Infatti spesso le maggiori organizzazioni sindacali sono condizionate dal colore politico del Governo e della controparte, da opzioni politiche o tattiche che non sono complementari o di sostegno agli interessi dei lavoratori.
Quanto è accaduto nel pubblico impiego non ci consente di fare la suddetta classificazione tra modello cooperativo e conflittuale. La posizione assunta dalla Cisl e dalla Uil non consente di attribuire a tali sindacati il modello cooperativo in quanto la controparte, in questo caso il Governo ed il Ministro Brunetta, non è credibile per tutto quello che ha stabilito unilateralmente, per il tentativo di restringere per legge la democrazia sindacale e per la propaganda negativa effettuata deliberatamente contro gli operatori pubblici (fannulloni, assenteisti e altro). Con questa controparte un sindacato credibile e responsabile che difende gli interessi dei lavoratori non avrebbe avuto esitazioni a fare proprio il modello conflittuale e a non sottoscrivere il protocollo sul contratto degli statali.
Basta solo questa riflessione per affermare che io, iscritto alla Cisl da sempre, il giorno 7 novembre parteciperò allo sciopero regionale del pubblico impiego ed invito tutti gli operatori della Pubblica Amministrazione a partecipare allo sciopero a prescindere dalle sigle sindacali alle quali si è iscritti.
Inoltre, le promesse fatte dal Ministro Brunetta sono di molto inferiori agli importi già eliminati per legge. Mi riferisco soprattutto al salario accessorio che dovrebbe essere ripristinato entro giugno 2009 con minori importi e con regole diverse che ancora non si conoscono se non in linea generale.
I fondi del salario accessorio dovrebbero essere integrati con le risorse recuperate con l’efficienza amministrativa cioè con una entrata incerta considerato il basso livello di impegno del management pubblico ad introdurre nella P.A. modelli organizzativi efficienti ed efficaci.
L’efficienza e l’efficacia della gestione dei servizi pubblici sembra che dipenda unicamente dai lavoratori pubblici non tenendo in considerazione che il Ministro Brunetta ed il management pubblico hanno una responsabilità maggiore perché dipende da loro l’indirizzo, la guida, il sostegno e la realizzazione di modelli organizzativi coerenti ai cambiamenti intervenuti nel pianeta nel terzo millennio.
La Cisl, la Uil e gli altri sindacati che hanno sottoscritto l’accordo non tengono conto di alcuni parametri fondamentali dell’economia:
- Tasso d’inflazione;
- Rischio povertà;
- Perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni;
- Il livello dei consumi decrescente;
- La necessità di sostenere la domanda interna per contrastare la stagnazione dell’economia.
Perfino il Governatore della Banca d’Italia è intervenuto in diverse occasioni esprimendo la necessità di sostenere famiglie e imprese ed abbassare la tassazione.
Inoltre non prendono in considerazione che il paese vuole una Pubblica Amministrazione che funzioni in un momento in cui il Governo effettua tagli e non razionalizza i costi dei servizi pubblici.
Il rapporto bassi salari e bassa produttività nella Pubblica Amministrazione viene confermato dai comportamenti delle organizzazioni sindacali che hanno siglato l’accordo, le quali si sono assunti la responsabilità di sottoscrivere aumenti minori, 70 euro lordi mensili, rispetto al passato con un tasso di inflazione superiore.
La sottoscrizione dell’accordo non è stata preceduta da una consultazione dei lavoratori pubblici alla faccia della democrazia sindacale e cosi senza mandato specifico hanno sottoscritto l’accordo e si sono assunti la responsabilità di rompere l’unità sindacale con tutte le conseguenze che ne derivano. Il giorno 30 ottobre hanno partecipato allo sciopero della scuola, si sono presentati alla manifestazione sindacale di Roma e dal Ministro Brunetta per sottoscrivere l’accordo.
Come può la Cisl essere conflittuale nel settore della scuola ed accomodante nel pubblico impiego?
Come può Bonanni nell’intervista di oggi al Corriere della Sera lasciarsi andare a certe affermazioni su Epifani se è convinto della propria posizione? Perché non c’è rispetto per le posizioni diverse?
Finiamola con le solite affermazioni “riformista e massimalista”, PD più vicino a Bonanni o a Epifani, sindacato conflittuale o cooperativo. Tutte queste sono definizioni utilizzate dai protagonisti di questa stagione sindacale per coprire le proprie insufficienze e l’incapacità di giustificare il proprio operato di fronte ai lavoratori ed ai problemi che essi vivono in momento di grave crisi economica.
Certo parlare del modello sindacale è una cosa seria, come fa il senatore Pietro Ichino, ma con questi personaggi c’è da aspettarsi di tutto.
Siamo stati trattati come lavoratori che non hanno una coscienza sindacale e che si accontentano delle retribuzioni basse che prendono senza avere fastidi riguardo la partecipazione sindacale e la produttività della Pubblica Amministrazione. Tanto questo Governo non razionalizza i costi, non elimina gli spreghi e i doppioni entrando nel merito delle questioni. Ma taglia e poi taglia le spese: attività questa molto semplice e poco impegnativa. Bonanni e soci hanno dato una buona mano d’aiuto al Ministro Brunetta senza fare alcuna valutazione seria di carattere sociale e politico. Dopo questo accordo il Governo ed il Ministro Brunetta continueranno a dedicarsi alla loro attività principale: tagli in modo semplice ed immediato.
Vi è una contraddizione in Italia sulla quale il sindacato deve riflettere: una presenza forte e pervasiva dei sindacati in presenza di retribuzioni basse rispetto ai paesi competitivi a livello globale. Questo significa che la velocità della creazione della ricchezza non corrisponde all'equità della redistribuzione (L'Unità del 22 ottobre 2008, L'Intervista a Giulio Sapelli di Oreste Pivetta). Si pone in modo serio e responsabile il tema della redistribuzione e per tale motivo le organizzazioni non avrebbero dovuto firmare un protocollo che non considera tale problema. Inoltre occorreva mediare sul rapporto salari e produttività facendo pesare la forza del sindacato.
Conclusione: La Cisl ha comunicato ai propri iscritti di aver sospeso gli scioperi regionali del 3, 7 e 14 novembre.
IO SCIOPERO E TU? FARESTI BENE A SCIOPERARE
L’appello è rivolto a tutti i colleghi ed in particolar modo agli iscritti alla Cisl.
Articolo del senatore Pietro Ichino
Articolo di Massimo Mucchetti
Documento Cgil

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Riflessioni su piazza Navona

Ho ricevuto le riflessioni del mio amico C.R. sugli scontri che sono avvenuti a Piazza Navona ed invito i visitatori del blog a portare la loro testimonianza sul blog affinché si faccia chiarezza su quanto e per quale motivo ciò sia avvenuto.
Ho allegato dei documenti che smentiscono la ricostruzione fatta dal governo.
Caro Antonino ti scrivo per esprimerti due riflessioni:
1) gli scontri di piazza Navona sono stati provocati ad hoc, per creare un episodio che potesse, come è successo, creare sia un clima di tensione e sia un diversivo per parlare di altro invece dei giusti motivi che stanno provocando la contestazione. Tutti parlano degli scontri, è stata una scaramuccia dal mio punto di vista. Intanto l’episodio è stato riportato in parlamento, in tv, sui giornali, e come coi numeri dei partecipanti della manifestazione del 25 ottobre così con gli scontri si parla alla fine di cavolate e i giorni passano.
Se hai seguito "anno zero" il capobastone del gruppo di destra era ben conosciuto dai poliziotti tanto che sul filmato si vede e si sente un poliziotto che lo invita ad andare via, perché il suo ruolo era finito e la provocazione aveva dato i suoi frutti e lui risponde"questi lasciateli sono miei uomini!"
Provano a prenderci in giro, ma lo possono fare con questi giovani sprovveduti alle prime manifestazioni, non con me che purtroppo ero lì il giorno di Giorgiana Masi a Lungotevere e so bene che quello che ha detto Cossiga è vero e dove può arrivare, stiamo attenti! Puoi fare in modo che questo argomento possa diventare un motivo di contraddittorio sul blog?
Ti faccio notare che le manifestazioni del 68 finirono quando agenti infiltrati cominciarono a sparare durante i cortei, ti ricorderai di quella fotografia che riportava un uomo in posizione perfettamente tecnica che sparava a volto coperto ad altezza d'uomo?
2) Non deve passare il messaggio della riabilitazione agli occhi della società di un soggetto pericolosissimo come Licio Gelli, c'è bisogno di filmati informativi su questo soggetto mafioso e fascista (la memoria storica serve a non far tornare il passato).
un saluto C.R.
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Testimonianze
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