Da un’indagine effettuata a giugno dal Centro studi di Unioncamere emerge che la burocrazia costa alle imprese italiane 16,6 miliardi di euro, l’equivalente dell’1,1%del Pil. Ogni impresa sostiene un costo medio di 12.334 euro, circa 1.000 euro al mese.
Rispetto al 2006 le imprese italiane hanno speso circa 1,7 miliardi di euro in più con un incremento del 4,4% per ciascuna impresa.
“I costi che le imprese pagano per gli adempimenti amministrativi sono purtroppo ancora molto elevati”, evidenzia il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Indubbiamente è necessario procedere sulla strada della semplificazione amministrativa e della diffusione della telematica, che oggi – ed è un dato che ci conforta – interessa il triplo delle imprese rispetto al 2006. Le Camere di commercio, storicamente in prima linea nei percorsi di modernizzazione dei rapporti tra amministrazione e imprese e da tutti riconosciute come un settore fra i più efficienti della Pa, stanno contribuendo in maniera fattiva a tanti progetti di semplificazione: dalla comunicazione unica all’impresa in un giorno”.
Per il 1° luglio è stata stabilita un’assemblea del presidente delle Camere di commercio e del Consiglio generale di Unioncamere finalizzata ad affrontare l’incidenza dei costi della P.A. e gli interventi di semplificazione amministrativa.
Dall’indagine emerge che le imprese nei rapporti con P.A. si ritengono per il 50,1% soddisfatti, per il 4,3 molto soddisfatti, per il 32,2% poco soddisfatti, e per il 13,4% insoddisfatti.
Si fa presente che il costo della P.A. incide notevolmente sul Pil e che un taglio degli oneri della burocrazia porterebbe benefici sui conti delle aziende e sulla creazione della ricchezza nazionale. Questo non vuol dire che occorre procedere a tagli generalizzati senza entrare nel merito dei costi ma che è necessario, per la crisi economica che attraversa il paese, eliminare gli sprechi, i costi che non creano valore e rendere produttiva la spesa pubblica, la quale deve produrre benefici alle imprese in termini di efficienza e competitività.
Rispetto al 2006 le imprese italiane hanno speso circa 1,7 miliardi di euro in più con un incremento del 4,4% per ciascuna impresa.
“I costi che le imprese pagano per gli adempimenti amministrativi sono purtroppo ancora molto elevati”, evidenzia il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Indubbiamente è necessario procedere sulla strada della semplificazione amministrativa e della diffusione della telematica, che oggi – ed è un dato che ci conforta – interessa il triplo delle imprese rispetto al 2006. Le Camere di commercio, storicamente in prima linea nei percorsi di modernizzazione dei rapporti tra amministrazione e imprese e da tutti riconosciute come un settore fra i più efficienti della Pa, stanno contribuendo in maniera fattiva a tanti progetti di semplificazione: dalla comunicazione unica all’impresa in un giorno”.
Per il 1° luglio è stata stabilita un’assemblea del presidente delle Camere di commercio e del Consiglio generale di Unioncamere finalizzata ad affrontare l’incidenza dei costi della P.A. e gli interventi di semplificazione amministrativa.
Dall’indagine emerge che le imprese nei rapporti con P.A. si ritengono per il 50,1% soddisfatti, per il 4,3 molto soddisfatti, per il 32,2% poco soddisfatti, e per il 13,4% insoddisfatti.
Si fa presente che il costo della P.A. incide notevolmente sul Pil e che un taglio degli oneri della burocrazia porterebbe benefici sui conti delle aziende e sulla creazione della ricchezza nazionale. Questo non vuol dire che occorre procedere a tagli generalizzati senza entrare nel merito dei costi ma che è necessario, per la crisi economica che attraversa il paese, eliminare gli sprechi, i costi che non creano valore e rendere produttiva la spesa pubblica, la quale deve produrre benefici alle imprese in termini di efficienza e competitività.
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