venerdì 12 giugno 2009

Debora Serracchiani e la Calabria

Il mio caro amico Luigi (ci legano tanti e tanti anni vissuti insieme nella terra calabrese negli scout, nell’impegno politico e nella comune crescita giovanile) ha scritto un post molto interessante che apre delle prospettive politiche in Calabria, tenendo conto dei cambiamenti che si sono realizzati con le ultime consultazioni elettorali.
Il fenomeno Serracchiani può essere una testimonianza produttiva di cambiamenti in Calabria?
Apriamo questa riflessione di Luigi con la speranza che molti calabresi partecipino al dibattito con riflessioni ed approfondimenti utili e finalizzati al cambiamento ed alla crescita della Calabria.
Ecco lo scritto di Luigi.
“Le inaspettate dimensioni del successo della Serracchiani nel nord est mostrano che lo spazio per chi non appartiene alle nomenclature del PD c'è sempre e, pure, che con gli under 40 è possibile costruire un futuro del PD. Ma se la prima evidenza non è una novità, la seconda deve essere valutata più come una opportunità tutta da costruire che come una possibilità realizzabile in qualsiasi momento.Perché il futuro del PD si decide sulla capacità di fare la sintesi dei riformismi. Sul punto è ovvio che gli under 40 sono avvantaggiati, essendo cresciuti fuori dalla appartenenze ideologiche (cattolici o DS), ma il dato generazionale da solo non garantisce il risultato. Occorre avere coscienza che il problema del PD è questo, e occorre anche avere idee e la volontà di portarle avanti con determinazione. Debora ha proposto una soluzione che nei paesi anglossassoni non stupirebbe nessuno, casomai stupisce che ancora in Italia non ci siamo arrivati: si faccia la sintesi col voto! Oggi invece la sintesi si fa con gli equilibrismi fra le componenti. Con i disastrosi risultati che conosciamo. Forse è pure un problema antropologico. Scrivevo infatti tempo fa per Libertà e Giustizia: "Viaggiare non vuol dire soltanto andare dall’altra parte della frontiera, ma anche scoprire di essere sempre pure dall’altra parte” ricorda Magris ai suoi lettori. Ma non dimenticando altresì che l’infinito viaggiare e pure esso una frontiera dell’essere: tra chi non vuol saperne di viaggiare e chi non concepisce la vita se non come viaggio nella storia. Una frontiera che non divide, dunque, due mondi ma che individua due modi opposti di vivere la propria cultura che: per chi sta fermo, è di appartenenza, per chi si muove è di provenienza. Così come c’è chi preferisce proclamare la verità, e chi ama cercarla e testimoniarla nella storia. Chi gradisce i sistemi perfetti, e le radici eterne, e chi ama perdersi, sradicarsi, per eterni percorsi lungo i quali poi si ritrova sempre uguale e diverso. Una vera grande avventura, che può entusiasmare, finalmente, anche i giovani". In Calabria c'è un gran bisogno di rinnovamento culturale per mettere in moto questa terra, senza dimenticare però che qui le cosiddette componenti assumono spesso la dimensione antropologica di vere e proprie bande fameliche.Ecco allora che tifare Debora non può bastare, a noi e a lei. Occorre impegnarsi, occorre fare movimento attorno a lei, fare crescere ovunque i giovani che ci credono. Anche qui, dove tutto è più difficile. Altrimenti ha ragione Severgnini http://www.corriere.it/solferino/severgnini/.Ma Debora può darci una mano, purché noi le tendiamo la nostra”.
Luigi Sorrenti

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