giovedì 23 ottobre 2008

Più controllo del mercato con una visione europeista

Articolo di Donata Gottardi, parlamentare europeo, pubblicato su L’Unità del 18 ottobre 2008
La paura, un fenomeno che si alimenta della spirale negativa che caratterizza le borse, i mercati e, a breve, anche i consumi e la produzione. Questo scenario, impensabile fino a pochi mesi fa, sta cambiando l’ordine delle emergenze e fa sembrare banali gli altri temi. Eppure gli elementi per capire cosa stava per succedere erano davanti ai nostri occhi e in Europa avremmo potuto prendere immediati provvedimenti.
Noi socialisti non abbiamo mai demonizzato il mercato, abbiamo sempre detto e scritto che la tentazione di abbandonare la produzione per finanziarizzare l’economia era pericolosissima e che il mercato non è una libera arena senza regole. Al Parlamento europeo abbiamo posto all’attenzione da tempo due questioni fondamentali che evidenziano le lacune da cui è originata la crisi: la mancanza di una comune supervisione finanziaria e prudenziale e di una regolamentazione adeguata di tutti i prodotti finanziari, soprattutto dei derivati. Per questa ragione siamo stati promotori di due importanti iniziative legislative, adottate dal PE, sulla supervisione prudenziale europea armonizzata e consolidata per i grandi gruppi finanziari e sulla regolamentazione dei fondi speculativi e delle Private Equity.
È necessario agire a livello europeo su diversi piani:
- interventi coordinati nell’area Euro per mantenere liquidità sui mercati, garantendo i prestiti interbancari, ricapitalizzare con intervento pubblico le grandi banche in difficoltà e tutelare i risparmi dei cittadini;
- regole quali le garanzie patrimoniali per tutti i soggetti finanziari, la valutazione del rischio, le remunerazioni degli alti dirigenti finanziari, la revisione del ruolo delle agenzie di rating, la garanzia sui depositi bancari, le regole contabili internazionali e le sanzioni;
- il passaggio a una governance economica per la stabilità finanziaria e la crescita economica, da finanziare con strumenti aggiuntivi,come gli Eurobonds o un Fondo di investimento.
Serve più Europa, più integrazione europea e maggiore responsabilità politica dei governi e delle istituzioni europee rispetto al senso e al ruolo ultimo dell’UE e della sua capacità di garantire sicurezza e benessere ai suoi cittadini e contribuire alla stabilità internazionale. È impressionante registrare il cambiamento di posizioni che si sta realizzando all’interno della commissione economica del Parlamento europeo. Fino a qualche mese fa a ogni incontro con il presidente della Bce, Trichet, eravamo noi socialisti a chiedere maggiore controllo e supervisione. Ora,su tutti i dossier aperti, anche i popolari e i liberali sostengono questa impostazione, con una variante però che continua a caratterizzarci.
La loro proposta prevede di richiudersi e di tornare alla difesa nazione per nazione. Una ricetta sbagliata,come spiegano gli economisti,ancora di più oggi, dato l’intreccio dei sistemi economici e finanziari su scala globale, come dimostra il fatto stesso che l’Unione europea ha subito il contagio dei “prodotti tossici”statunitensi.
Ci aspettiamo che le vicende attuali spingano gli attori politici e le istituzioni verso atteggiamenti più lungimiranti e responsabili.
Penso che sarà più facile raggiungere un buon accordo sul rapporto sulle Finanze pubbliche 2007-2008, di cui sono relatrice, dove chiedo una governance coordinata,investimenti comuni e qualità della spesa pubblica, che non significa tagli indiscriminati e riduzione del Welfare State ma un ridisegno dell’intervento dello Stato attraverso politiche macroeconomiche e di bilancio che siano più vicine alle esigenze delle cittadine e dei cittadini. Lo stesso per la revisione della direttiva sui Fondi comuni di investimento, di cui sono relatrice ombra per il PSE, dove vorrei rafforzare l’impalcatura di regole e di controlli favorendo l’emergere di un mercato europeo armonizzato rispetto a un prodotto finanziario di larga distribuzione al dettaglio e che ha un peso rilevante anche riguardo ai fondi pensione.
È il momento di impegnarsi nell’adozione di misure concrete.
Troppo spesso ne abbiamo parlato senza trarne le conseguenze e senza cimentarci nel reimpostare le nostre politiche tese a evitare il richiudersi a riccio individuale.

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