Vi sono gruppi che in Facebook inneggiano ai mafiosi ed altri che hanno scelto il nome ed il simbolo delle brigate rosse.
Noi abbiamo scelto di impegnarci per la libertà di pensiero, per la riforma del mercato del lavoro, superando la divisione che esiste oggi tra lavoro stabile e lavoro precario, e per sostenere tutti coloro che si muovono in questa direzione e rischiano personalmente la vita.
Ecco la presentazione del gruppo in Facebook.
“La libertà di passeggiare in bicicletta per le strade di Milano, di uscire all'ultimo momento e di non pianificare il proprio tempo libero.
Di tutto questo Pietro Ichino sente la mancanza, ma, nonostante questo, va avanti nella sua battaglia politica e culturale, convinto che la libertà di pensiero in una società libera non possa essere negoziata o limitata a causa delle "intimidazioni permanenti" perpetrate da terroristi.
Perché in Italia "chi tocca lo Statuto muore", e il professore, bersaglio dei terroristi, lo sa bene. Perché in Italia il tema del lavoro può costare ancora la vita a dei pensatori liberi, giuslavoristi e politici, che sfidano i tabu del passato e propongono una visione riformista, già ampiamente assorbita in altri Paesi Europei.
Cogliamo l'occasione per rivolgere un pensiero a Ezio Tarantelli, Massimo D'Antona, Marco Biagi e a quanti hanno subito la pena di morte per le idee liberamente professate.
Esprimiamo solidarietà a tutti gli uomini politici che oggi sono impegnati a riformare il lavoro per garantire maggiore tutela e diritti, e rischiano la vita per questo loro impegno.
Diciamo al professore e ai suoi colleghi di andare avanti.
Noi gli siamo vicini.”
Il senso del gruppo
Questo gruppo, che in soli due giorni ha messo insieme quasi 800 persone, è dato dall'idea che la questione del lavoro e della libertà di pensiero, apparentemente disgiunte, trovino invece un collante importante in un Paese come il nostro.
Sia il lavoro che la libertà di espressione (forse, meglio, libertà di coscienza) richiamano il discorso cruciale del ruolo che lo stato è chiamato a svolgere in una società libera.
Il grado di "regulation" nel lavoro, come sappiamo, si ripercuote sulle barriere che ostacolano e talvolta rendono impossibile l'incontro tra domanda e offerta di lavoro sul mercato. Sappiamo che la deregulation negli anni '90 ha permesso all'EU di registrare un tasso di occupazione più elevato, di aumentare la partecipazione soprattutto femminile (il part-time permette a tante donne italiane di combinare vita familiare e lavorativa).
Nel contempo, quando riaffiorano groppuscoli terroristici nostalgici e sedicenti rivoluzionari, sorge sempre il dilemma del grado di "inclusione sociale" che gli stessi meritano. Su questo voglio essere chiara. Il problema non riguarda solo anarco-rivoluzionari (che poi sulla questione lavoro sono i veri Conservatori), ma anche neonazisti o fascisti. Che spazio questi meritano nell'agora pubblica?
Bene, vi propongo questi spunti per fare di questo wall uno strumento costruttivo di confronto e non una vetrina per megalomani.
La mia idea, e prendo in prestito le parole di un grande liberale come Karl Popper, è che "si deve essere intollerante solo con gli intolleranti e con i violenti". Dunque, nella misura in cui una persona è disposta a confrontarsi in maniera non violenta nella piazza pubblica delle idee, nessuna idea può essere bandita come illegittima. Se invece l’ interlocutore impugna un'arma, a quel punto non c'è margine per nessun confronto. E l’ unica soluzione è l’esclusione.
Si riporta la lettera che Annalisa Chirico, fondatrice del gruppo, ha inviato ai responsabili.
“Cari amici e amiche,
alcuni di voi ho avuto il piacere di conoscerli personalmente, altri invece sono nuove conoscenze nate sul web.
Esattamente una settimana fa nasceva il gruppo “Pietro Ichino, una battaglia per la libertà di pensiero”.
La vicenda che ha visto protagonista il senatore e professore Ichino mi aveva profondamente turbata.
Da lì è partita una collaborazione inaspettata e spontanea con Antonino Leone, dimostrazione di quello che di bello il web può creare.
Chi tra voi è stato nominato amministratore, entrando così in una più stretta e diretta interazione all’interno del gruppo, è stato segnalato da me e Antonino perché consapevoli della vostra particolare sensibilità e del vostro (anche precedente) impegno sui temi del lavoro e della libertà di pensiero.
Questo gruppo può fare tanto, può essere tanto.
In una sola settimana abbiamo raccolto circa 1300 adesioni.
In pochi giorni abbiamo raccolto dichiarazioni importanti da esponenti del PD e adesioni simboliche anche di esponenti politici dei Radicali Italiani.
In un tam tam telematico la voce si è sparsa e non sono mancate auto-candidature e richieste dirette di partecipazione attiva.
Nel contempo, come è normale che sia, non sono mancati “disturbatori” che hanno vivacizzato il dibattito muovendo critiche e commenti negativi. A questo riguardo, desidero precisare che nessuno sarà espulso per un’opinione contraria alla riforma del lavoro proposta da Ichino.
Le espulsioni avverranno soltanto qualora vengano mossi insulti personali che ledono la reputazione e la dignità di un singolo (Ichino o chiunque altro), o qualora le critiche siano dirette contro lo spirito del gruppo e in palese contrasto con lo scopo comune che tutti noi ci siamo prefissi. Queste sono le uniche clausole di quel contratto implicito che si accetta di concludere quando si aderisce a un gruppo.
Questa è la più autentica ricetta liberale.
Queste poche righe per ringraziarvi del vostro impegno e per esprimervi la mia soddisfazione per aver “intercettato” un interesse comune così largamente condiviso.
Andiamo avanti così. Idee, proposte e qualunque altra richiesta, esprimiamola e condividiamola. Continuiamo a raccogliere iscrizioni, a invitare tutti i nostri amici sul web.
Come mi è già capitato con un altro gruppo sul lavoro, nato su facebook e ora impegnato nella stesura di un disegno di legge, sono sicura che da qui possono partire iniziative importanti.
Un caro saluto a tutti”
Noi abbiamo scelto di impegnarci per la libertà di pensiero, per la riforma del mercato del lavoro, superando la divisione che esiste oggi tra lavoro stabile e lavoro precario, e per sostenere tutti coloro che si muovono in questa direzione e rischiano personalmente la vita.
Ecco la presentazione del gruppo in Facebook.
“La libertà di passeggiare in bicicletta per le strade di Milano, di uscire all'ultimo momento e di non pianificare il proprio tempo libero.
Di tutto questo Pietro Ichino sente la mancanza, ma, nonostante questo, va avanti nella sua battaglia politica e culturale, convinto che la libertà di pensiero in una società libera non possa essere negoziata o limitata a causa delle "intimidazioni permanenti" perpetrate da terroristi.
Perché in Italia "chi tocca lo Statuto muore", e il professore, bersaglio dei terroristi, lo sa bene. Perché in Italia il tema del lavoro può costare ancora la vita a dei pensatori liberi, giuslavoristi e politici, che sfidano i tabu del passato e propongono una visione riformista, già ampiamente assorbita in altri Paesi Europei.
Cogliamo l'occasione per rivolgere un pensiero a Ezio Tarantelli, Massimo D'Antona, Marco Biagi e a quanti hanno subito la pena di morte per le idee liberamente professate.
Esprimiamo solidarietà a tutti gli uomini politici che oggi sono impegnati a riformare il lavoro per garantire maggiore tutela e diritti, e rischiano la vita per questo loro impegno.
Diciamo al professore e ai suoi colleghi di andare avanti.
Noi gli siamo vicini.”
Il senso del gruppo
Questo gruppo, che in soli due giorni ha messo insieme quasi 800 persone, è dato dall'idea che la questione del lavoro e della libertà di pensiero, apparentemente disgiunte, trovino invece un collante importante in un Paese come il nostro.
Sia il lavoro che la libertà di espressione (forse, meglio, libertà di coscienza) richiamano il discorso cruciale del ruolo che lo stato è chiamato a svolgere in una società libera.
Il grado di "regulation" nel lavoro, come sappiamo, si ripercuote sulle barriere che ostacolano e talvolta rendono impossibile l'incontro tra domanda e offerta di lavoro sul mercato. Sappiamo che la deregulation negli anni '90 ha permesso all'EU di registrare un tasso di occupazione più elevato, di aumentare la partecipazione soprattutto femminile (il part-time permette a tante donne italiane di combinare vita familiare e lavorativa).
Nel contempo, quando riaffiorano groppuscoli terroristici nostalgici e sedicenti rivoluzionari, sorge sempre il dilemma del grado di "inclusione sociale" che gli stessi meritano. Su questo voglio essere chiara. Il problema non riguarda solo anarco-rivoluzionari (che poi sulla questione lavoro sono i veri Conservatori), ma anche neonazisti o fascisti. Che spazio questi meritano nell'agora pubblica?
Bene, vi propongo questi spunti per fare di questo wall uno strumento costruttivo di confronto e non una vetrina per megalomani.
La mia idea, e prendo in prestito le parole di un grande liberale come Karl Popper, è che "si deve essere intollerante solo con gli intolleranti e con i violenti". Dunque, nella misura in cui una persona è disposta a confrontarsi in maniera non violenta nella piazza pubblica delle idee, nessuna idea può essere bandita come illegittima. Se invece l’ interlocutore impugna un'arma, a quel punto non c'è margine per nessun confronto. E l’ unica soluzione è l’esclusione.
Si riporta la lettera che Annalisa Chirico, fondatrice del gruppo, ha inviato ai responsabili.
“Cari amici e amiche,
alcuni di voi ho avuto il piacere di conoscerli personalmente, altri invece sono nuove conoscenze nate sul web.
Esattamente una settimana fa nasceva il gruppo “Pietro Ichino, una battaglia per la libertà di pensiero”.
La vicenda che ha visto protagonista il senatore e professore Ichino mi aveva profondamente turbata.
Da lì è partita una collaborazione inaspettata e spontanea con Antonino Leone, dimostrazione di quello che di bello il web può creare.
Chi tra voi è stato nominato amministratore, entrando così in una più stretta e diretta interazione all’interno del gruppo, è stato segnalato da me e Antonino perché consapevoli della vostra particolare sensibilità e del vostro (anche precedente) impegno sui temi del lavoro e della libertà di pensiero.
Questo gruppo può fare tanto, può essere tanto.
In una sola settimana abbiamo raccolto circa 1300 adesioni.
In pochi giorni abbiamo raccolto dichiarazioni importanti da esponenti del PD e adesioni simboliche anche di esponenti politici dei Radicali Italiani.
In un tam tam telematico la voce si è sparsa e non sono mancate auto-candidature e richieste dirette di partecipazione attiva.
Nel contempo, come è normale che sia, non sono mancati “disturbatori” che hanno vivacizzato il dibattito muovendo critiche e commenti negativi. A questo riguardo, desidero precisare che nessuno sarà espulso per un’opinione contraria alla riforma del lavoro proposta da Ichino.
Le espulsioni avverranno soltanto qualora vengano mossi insulti personali che ledono la reputazione e la dignità di un singolo (Ichino o chiunque altro), o qualora le critiche siano dirette contro lo spirito del gruppo e in palese contrasto con lo scopo comune che tutti noi ci siamo prefissi. Queste sono le uniche clausole di quel contratto implicito che si accetta di concludere quando si aderisce a un gruppo.
Questa è la più autentica ricetta liberale.
Queste poche righe per ringraziarvi del vostro impegno e per esprimervi la mia soddisfazione per aver “intercettato” un interesse comune così largamente condiviso.
Andiamo avanti così. Idee, proposte e qualunque altra richiesta, esprimiamola e condividiamola. Continuiamo a raccogliere iscrizioni, a invitare tutti i nostri amici sul web.
Come mi è già capitato con un altro gruppo sul lavoro, nato su facebook e ora impegnato nella stesura di un disegno di legge, sono sicura che da qui possono partire iniziative importanti.
Un caro saluto a tutti”
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