Sul tema “genere e linguaggio” esiste una vastissima letteratura specifica.
A questo proposito occorre evidenziare che già a livello di lessico molte parole della lingua italiana, o modi di dire, apparentemente neutrali nei riguardi del genere femminile, sono tali solo in apparenza poiché in realtà evidenziano una diversità, nel senso di inferiorità della donna rispetto all’uomo.
Se facciamo riferimento alle comunicazioni di massa dirette in modo specifico ad un pubblico femminile, vediamo come in esse la donna tenda ad essere descritta soprattutto come consumatrice, sposa, madre e professionalmente subalterna rispetto all’uomo. Ed infatti la ricerca su come la donna viene trattata nel parlato e nei testi correnti ha rilevato innumerevoli modalità con le quali il genere femminile è banalizzato, deprecato, attraverso le parole usate per descriverlo.
Ed ecco che il Ministro Brunetta, grande oratore, scende in campo ancora una volta per bacchettare le donne lavoratrici della Pubblica Amministrazione: “Niente più shopping durante l’orario di lavoro”. Questo è quello che, secondo Brunetta, ha fatto sino ad oggi la maggior parte delle dipendenti pubbliche.
A questo punto, è utile soffermarsi sul significato di tali affermazioni, soprattutto sulla valenza emotiva delle parole usate dal Ministro, per le inferenze che tendono ad evocare e l’influenza che possono esercitare sulle opinioni e sugli atteggiamenti del lettore o dell’ascoltatore.
Riflettiamo sul fatto che le ricche sfumature di ogni linguaggio sono utilizzabili per orientare, anche se indirettamente, gli interlocutori verso facili deduzioni a sostegno delle proprie tesi. E il Ministro Brunetta, anche in questo caso, ha dimostrato di conoscere bene la forza persuasiva della “retorica”.
La retorica è, sostanzialmente, uno strumento discorsivo volto a promuovere particolari versioni del mondo e a proteggerle dalle critiche, ben noto sin dall’antichità greca e romana. In quest’ottica e seguendo gli insegnamenti di Arisotele, il buon Renato Brunetta illustra i fatti costruiti per apparire, attraverso l’uso di espedienti argomentativi che presentino una realtà secondo lui obiettiva (la sua realtà!). E arriva inesorabile la soluzione del Ministro, prospettata seguendo una particolare sequenza narrativa che la faccia sembrare attesa, necessaria, inevitabile, aumentandone così la plausibilità e la legittimazione.
L’abile Brunetta, dal suo palcoscenico, continua ad utilizzare strategicamente il “potere del linguaggio” per produrre una specifica impressione nell’osservatore.
Show must go on! Lo show deve continuare!
Adriana Aronadio
Associazione Biondina
A questo proposito occorre evidenziare che già a livello di lessico molte parole della lingua italiana, o modi di dire, apparentemente neutrali nei riguardi del genere femminile, sono tali solo in apparenza poiché in realtà evidenziano una diversità, nel senso di inferiorità della donna rispetto all’uomo.
Se facciamo riferimento alle comunicazioni di massa dirette in modo specifico ad un pubblico femminile, vediamo come in esse la donna tenda ad essere descritta soprattutto come consumatrice, sposa, madre e professionalmente subalterna rispetto all’uomo. Ed infatti la ricerca su come la donna viene trattata nel parlato e nei testi correnti ha rilevato innumerevoli modalità con le quali il genere femminile è banalizzato, deprecato, attraverso le parole usate per descriverlo.
Ed ecco che il Ministro Brunetta, grande oratore, scende in campo ancora una volta per bacchettare le donne lavoratrici della Pubblica Amministrazione: “Niente più shopping durante l’orario di lavoro”. Questo è quello che, secondo Brunetta, ha fatto sino ad oggi la maggior parte delle dipendenti pubbliche.
A questo punto, è utile soffermarsi sul significato di tali affermazioni, soprattutto sulla valenza emotiva delle parole usate dal Ministro, per le inferenze che tendono ad evocare e l’influenza che possono esercitare sulle opinioni e sugli atteggiamenti del lettore o dell’ascoltatore.
Riflettiamo sul fatto che le ricche sfumature di ogni linguaggio sono utilizzabili per orientare, anche se indirettamente, gli interlocutori verso facili deduzioni a sostegno delle proprie tesi. E il Ministro Brunetta, anche in questo caso, ha dimostrato di conoscere bene la forza persuasiva della “retorica”.
La retorica è, sostanzialmente, uno strumento discorsivo volto a promuovere particolari versioni del mondo e a proteggerle dalle critiche, ben noto sin dall’antichità greca e romana. In quest’ottica e seguendo gli insegnamenti di Arisotele, il buon Renato Brunetta illustra i fatti costruiti per apparire, attraverso l’uso di espedienti argomentativi che presentino una realtà secondo lui obiettiva (la sua realtà!). E arriva inesorabile la soluzione del Ministro, prospettata seguendo una particolare sequenza narrativa che la faccia sembrare attesa, necessaria, inevitabile, aumentandone così la plausibilità e la legittimazione.
L’abile Brunetta, dal suo palcoscenico, continua ad utilizzare strategicamente il “potere del linguaggio” per produrre una specifica impressione nell’osservatore.
Show must go on! Lo show deve continuare!
Adriana Aronadio
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