venerdì 3 aprile 2009

Intervista a Federica Mogherini

Ringrazio per la disponibilità l’on. Federica Mogherini, membro della segreteria del Partito Democratico, nonostante i numerosi impegni ai quali deve adempiere.
Condivido i contenuti espressi da Federica e credo che rappresentino una guida per il nostro impegno nel Partito e nella società.
Il Paese vive una grande crisi economica che non ha riferimenti con il passato. Imprese in crisi, 50 o 60 miliardi di debiti dello Stato nei confronti delle imprese, il rischio della povertà e la presenza di disoccupati senza protezione sociale. Il PD come sta affrontando questi problemi e con quali proposte?
L’Italia è nel pieno di una gravissima crisi economica, che coinvolge ormai gran parte del Paese. Centinai di migliaia di lavoratori precari nel pubblico impiego e nel settore privato rischiano di ritrovarsi senza salario e senza alcuna rete di protezione sociale.
Sta crescendo un sentimento concreto di paura, di incertezza, di difficoltà economica, che spinge a rallentare i consumi e ad allontanare ogni prospettiva di ripresa.
Di fronte ad uno scenario così grave, il Governo italiano dimostra di essere totalmente inadeguato e – unico tra gli esecutivi di tutti gli altri paesi occidentali – nasconde la crisi economica, la sottovaluta clamorosamente, propone soluzioni inadeguate, estemporanee, minimali.
E’ ormai chiara a tutti la distanza tra il Paese reale e un Governo immobile e irresponsabile, che sceglie di non scegliere di fronte alla crisi, che lascia soli sia i più deboli, sia le forze migliori del mondo del lavoro e dell’impresa, vera leva su cui bisognerebbe tornare ad investire per ritrovare la strada della crescita economica.
Il Partito Democratico vuole dare voce a questa realtà, quella dell’Italia che lavora e che produce, ma che, in questa tempesta, da sola rischia di non farcela.
Il PD vuole essere il Partito che si batte per davvero contro la crisi, che offre una prospettiva concreta per uscirne.
Vogliamo dare un contributo serio, con proposte credibili, come abbiamo già fatto in queste ultime settimane: dall’assegno di disoccupazione al contributo straordinario di solidarietà da parte dei redditi sopra i 120.000 euro, dall’election day per risparmiare fondi da investire nella sicurezza delle città al blocco dei licenziamenti dei precari nel pubblico impiego, all’alleggerimento del patto di stabilità per i comuni.
Abbiamo lavorato per cambiare il cosiddetto “piano casa” del Governo, che da “piano di cementificazione” è oggi diventato uno strumento utile per investire sull’edilizia popolare e per consentire lavori edilizi nel rispetto delle norme esistenti e di concerto con Regioni ed enti locali.
Per la crisi che il paese vive sembra che i cittadini siano più interessati alla cultura dei problemi ed alla loro soluzione e meno all’ideologia ed ai programmi. Il Partito Democratico come affronta questo cambiamento?
Il Paese ha urgente bisogno di risposte. Proprio per questo, il PD sta indicando soluzioni concrete, scegliendo poche priorità e idee su cui investire, ma immediatamente realizzabili, per sostenere gli italiani nel pieno della crisi.
Così come, abbiamo dato una chiara disponibilità a discutere in Parlamento su misure urgenti che il Governo potrebbe proporre per sostenere i precari che stanno perdendo il lavoro e per aiutare famiglie e imprese a rilanciare consumi e produzione.
Per ora, purtroppo, la nostra disponibilità e le nostre proposte sono cadute nel vuoto.
Il Presidente del Consiglio continua a vedere nel Parlamento un inutile intralcio, da mettere ai margini, per avere le mani libere e per poter prendere le decisioni in modo più rapido. Ma si tratta di un falso bersaglio: il problema del Governo non è liberarsi dai freni parlamentari – disponendo già di una larghissima maggioranza – quanto, piuttosto, è quello di avere le idee chiare per uscire dalla crisi, sapendo assumere le decisioni giuste per salvare il Paese dalla tempesta in cui si trova. Ed è proprio qui che il fallimento, l’inadeguatezza delle politiche della destra è più evidente.
Dopo le dimissioni di Veltroni e l’insediamento di Franceschini a Segretario del Partito Democratico e la conseguente nomina del nuovo esecutivo e dei responsabili dei dipartimenti sono state organizzate delle assemblee, per esempio autoconvocati, per dibattere del rinnovamento del PD. Gli organi del partito come si pongono nei confronti di questo tema ?
Le dimissioni di Veltroni e le prime settimane di lavoro di Franceschini come nuovo Segretario hanno reso ancor più chiaro che non si può e non si deve tornare indietro. Dobbiamo dare piena e coerente realizzazione all’ispirazione originaria del PD, perché c’è una straordinaria attesa nel Paese rispetto alla possibilità di veder realizzato fino in fondo un partito nuovo, che incarni un’idea di buona politica, democratica e partecipata, che si assegna il compito di cambiare l’Italia.
Proprio nel messaggio che ho inviato all’assemblea degli autoconvocati del 7 marzo scorso, dicevo che al PD “sono mancate coerenza e credibilità, c’è stata poca innovazione, poca determinazione a costruire per davvero un partito diverso, capace di aprirsi fino in fondo alla partecipazione dei cittadini, alla democrazia interna, alla trasparenza nelle scelte e alla chiarezza delle responsabilità. Sono convinta che il progetto originario – quello del Lingotto – resti pienamente valido. E che ora è il tempo di raccogliere tutte le migliori energie per ridare slancio a quell’ispirazione e per poterla realizzare fino in fondo”. Per me, il rinnovamento del PD parte esattamente da quì.
Lei personalmente ha inviato una lettera agli autoconvocati con un preciso messaggio: “no alla protesta, sì alla proposta”, “partecipazione, democrazia, trasparenza”. Credi che siano parole d’ordine che il PD nel suo insieme sta assumendo ?
Credo di sì. Il PD in queste settimane è riuscito a dettare l’agenda del confronto politico, imponendo molti dei temi su cui si è discusso in Parlamento e nel Paese, presentando le sue proposte concrete, avanzando idee alternative a quelle del Governo, dicendo con forza di “no” quando ce n’era bisogno, ma offrendo anche piena disponibilità a sostenere misure straordinarie e adeguate contro la crisi che la maggioranza avesse deciso di assumere – cosa che purtroppo però non è avvenuto.
Nessun atteggiamento pregiudiziale, insomma, che oggi gli italiani, di fronte al dramma della crisi, non capirebbero. Ma, piuttosto, un nostro grande sforzo quotidiano di parlare all’Italia vera, rimettendoci in sintonia con le attese e i bisogni più diffusi nel Paese.
E’ questo che stiamo provando a fare come Partito, con grande fatica, ma anche con grande passione e convinzione.
Secondo lei le articolazioni territoriali del Partito Democratico (circoli territoriali, circoli on line ed altro) devono ancora prendere piena coscienza di rappresentare con responsabilità il partito nella società? Possono dedicarsi ad iniziative di parte o rappresentare istituzionalmente il Partito?
Credo che in questo momento abbiamo bisogno di 2 cose: prima di tutto, chiamare a raccolta tutte le energie disponibili, nel Partito e nella società, in ogni forma siano organizzate, per dare voce e gambe al nostro progetto per l’Italia. E, tutti insieme, dedicarci a costruire per davvero, in ogni comune d’Italia, su internet e all’estero, il Partito Democratico come un partito vero, aperto, partecipato, con regole interne trasparenti e condivise, con sedi di rappresentanza e di decisione riconosciute da tutti. Tutto ciò che va in questa direzione, è ben accetto.
Il patrimonio del Partito Democratico affonda ancora le sue radici nell’Ulivo, nel Convegno di Orvieto e nel discorso di Veltroni al Lingotto?
Sì, come ho già detto credo che le radici del Partito Democratico vadano ricercate soprattutto nel progetto del Lingotto e nella straordinaria speranza collettiva che le primarie del 14 ottobre 2007 hanno suscitato nel Paese, con l’idea che finalmente si voltava pagina e si inizia a costruire un partito del secolo nuovo, che fosse in grado di parlare e di rappresentare gli italiani, guidandoli in una stagione di riforme coraggiose.
Dobbiamo dare una risposta a quella grande attesa, che troppo spesso nei mesi scorsi abbiamo deluso. E sono fiduciosa che, col lavoro di tutti, ce la faremo.
Ritengo che occorrono delle forti testimonianze di persone impegnate con gli altri e per gli altri per costruire un futuro migliore per il paese, evitando che il disegno venga offuscato dal presupposto della loro presenza. Il futuro dell’Italia senza la prospettiva di crescita del Partito Democratico rischia il declino e per quali motivi?
L’Italia ha bisogno di una politica rinnovata, che dia spazio alle nuove generazioni e alle donne, una politica capace di riconnettere valori e scelte concrete per cambiare nel profondo la nostra società, per modernizzarla e renderla più equa.
Per fare questo, c’è bisogno di un grande partito progressista, che faccia sua la bandiera del cambiamento. E questa forza non può che essere il Partito Democratico.
A giugno, abbiamo una grande occasione per scongiurare un esito che rafforzerebbe la prospettiva populista e conservatrice che il Governo e la sua maggioranza già stanno mettendo in opera. Per questo, dobbiamo lavorare per raccogliere intorno al progetto del Partito Democratico una parte importante della società italiana.
L’unità del partito in tutte le sue sedi è un valore da perseguire considerati i gravi problemi del paese?
In questo momento, l’unità del partito è davvero doverosa. Il lavoro di questi giorni ha dimostrato compattezza e condivisione nel nuovo gruppo dirigente. Anche questo è un messaggio importante che stiamo dando al Paese: abbiamo imparato dagli errori compiuti e ora, su ogni tema, cerchiamo di dire con chiarezza, semplicità e soprattutto con una sola voce cosa pensiamo e cosa proponiamo all’Italia. Credo che questo nuovo stile inizi ad essere riconosciuto ed apprezzato dai nostri iscritti e dai nostri elettori.
Può raccontare liberamente i suoi impegni, i suoi obiettivi e le sue esperienze dal momento in cui è membro della Segreteria del Partito.
E’ un’esperienza straordinaria, di grande impegno, ma soprattutto molto appassionante.
Stiamo cercando di ricostruire un rapporto col Paese reale che vive la crisi, proponendoci come interlocutori seri e credibili. Questo richiede un grande lavoro di preparazione di proposte concrete, di idee da portare nel confronto parlamentare e nel Paese, su cui costruire un profilo e un’identità del PD in questi mesi.
E poi, stiamo cercando di rimettere in moto il Partito, a tutti i livelli, in ogni regione, in ogni città, a partire soprattutto dai nostri circoli.
L’Assemblea nazionale dei Circoli del PD è stata una straordinaria occasione per raccontare all’Italia cosa siamo: una comunità di donne e uomini, di tanti giovani, che fanno politica con passione e generosità, con una militanza di tutti i giorni, tra la gente, sul territorio, immersi nella vita reale e nei problemi degli italiani.
Il rapporto con i circoli, le tante iniziative che ho fatto in queste poche settimane, è la parte del lavoro che mi piace di più. Il rapporto diretto, il confronto sincero e a volte anche critico con chi vive la politica e il progetto del PD nel modo più genuino, con voglia di fare e di cambiare le cose. Da lì dobbiamo ripartire, dai circoli, dal territorio, dal rapporto con la società. E da lì stiamo ripartendo.

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