Articolo di Laura Lorenzini pubblicato su Corriere di Verona il 23 novembre 2010
La nomina è arrivata da Veltroni, nel 2006. E due anni dopo c'è stata la conferma di Bersani. Un segno della stima, al di là dei cambi ai vertici, di cui ha goduto Federico Testa nel ruolo di responsabile nazionale Energia e servizi pubblici del Pd, ricambiata con grande slancio e passione soprattutto sul tema delle liberalizzazioni. Ma qualcosa, in quel rapporto di fiducia reciproca, dev'essersi incrinato, perché il parlamentare veronese, docente dell'università di Verona, ha deciso di dare le dimissioni. Un atto che sarebbe strettamente legato alle nomine freschissime, da parte del governo, che guideranno l'Authority per l'energia nei prossimi sette anni. Nomine frutto di un accordo bipartisan: via libera alla presidenza per il pidiellino Antonio Catricalà (che lascia la presidenza dell'Autorità antitrust), affiancato per la maggioranza da Guido Bortoni e Luigi Carbone, in cambio dell'ingresso di due componenti del Pd, Alberto Biancardi e Valeria Termini. Che sarebbero espressione della corrente di Enrico Letta.
Ma non starebbe tanto in una questione di correnti diverse (Testa è bersaniano) il motivo della decisione di dare forfait da parte del parlamentare veronese, quanto in un tradimento dei tanto decantati principi di meritocrazia e competenza. Testa non avrebbe gradito l'inserimento nel collegio di due componenti che non vantano un curriculum di spessore, con esperienze minime in un settore che richiede invece una preparazione molto tecnica e specifica. A questo si aggiunge il “rospo” ingoiato a stento della nomina di Catricalà, che ha lasciato la guida dell'Antitrust con un anno e mezzo di anticipo per prendere al volo il treno dell'Authority dell'energia. Altri sette anni di incarico, a circa 400 mila euro annui, che si aggiungono ai novemila euro al mese come presidente di sezione del consiglio di Stato (ora in aspettativa). Una riconferma del sistema della casta, con tanto di suggello dei democratici, che Testa non ha evidentemente digerito.
Il parlamentare veronese conferma le dimissioni, ma per ora non vuole rilasciare dichiarazioni: “Prima voglio che sulla questione si svolga una discussione all'interno del partito”, dice, non negando un certo disappunto legato alla nuova Authority. Bocche cucite anche ai vertici del partito veronese, ma su Facebook ieri la notizia ha cominciato a circolare, con sconcerto degli iscritti Pd. “Dietro la decisione – si legge nella pagina di Antonino Leone - c’è probabilmente un malessere più diffuso per l’apatia del Pd e la sua difficoltà a mantenere posizioni coerenti e credibili sui temi energetici e ambientali”.
Il Fatto Quotidiano Autorità per l’energia, larghe intese con spartizione
Il parlamentare veronese conferma le dimissioni, ma per ora non vuole rilasciare dichiarazioni: “Prima voglio che sulla questione si svolga una discussione all'interno del partito”, dice, non negando un certo disappunto legato alla nuova Authority. Bocche cucite anche ai vertici del partito veronese, ma su Facebook ieri la notizia ha cominciato a circolare, con sconcerto degli iscritti Pd. “Dietro la decisione – si legge nella pagina di Antonino Leone - c’è probabilmente un malessere più diffuso per l’apatia del Pd e la sua difficoltà a mantenere posizioni coerenti e credibili sui temi energetici e ambientali”.
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