Una discussione sui giovani in Facebook
di Giacomo Galletti
E' difficile avere a che fare con persone come Brunetta. Soprattutto perché non si capisce mai dove finisca lo spot e dove inizi la riflessione politica o sociale.
Lo stile comunicativo del Ministro, inoltre, impone prese di posizione nette: o con me o contro di me. Il gioco paga, e il sondaggiato "gradimento" del ministro è alto laddove i risultati del suo operato rimangono ancora lontani da svolte epocali nel bene o nel male. Almeno per ora.
Non so quanto convenga per gli oppositori stare al gioco di Brunetta, e tuttavia mi chiedo in quale modo sia utile e costruttivo rapportarsi alle sue "provocazioni", presunte (in quanto a suo modo di vedere travisate dai media), o effettive.
Vorrei quindi affrontare il caso del "patto generazionale da 500 euro", secondo cui van tolti soldi alle pensioni per sostenere i giovani che, per legge, se ne devono andare di casa a 18 anni. Questa affermazione ha portato malumori all'interno del Governo, tra i sindacati , presumibilmente tra coloro che sognano un'emancipazione dal sostegno familiare, ma non hanno prospettive di lavoro o di reddito sufficienti per realizzarla (tra questi segnalerei anche i precari della PA).
Eppure questa volta sto con Brunetta, con i se e i ma del caso, ma sto con lui. Lo sostengo senza però prestarmi al suo gioco. Lo sostengo motivando l'opportunità della sua indicazione rovesciando però le argomentazioni sue e di altri. Lo sostengo perché ha sollevato un tema che altri hanno deciso da tempo di ignorare.
Ipotesi:
1. il mercato del lavoro offre ai giovani scarse garanzie di impiego o reddito stabile
2. la spesa pensionistica in Italia è superiore alla media europea, mentre la spesa per l'avviamento dei giovani al lavoro è pressoché nulla
3. un trentenne su due in Italia vive ancora con i genitori
4. i giovani, pur di fronte all'assenza di prospettive stabili di lavoro, di vita, non protestano, non cercano di cambiare le cose (si veda al proposito l'interessante libro di Elisabetta Ambrosi, Alessandro Rosina "Non è un paese per giovani". Marsilio, 2009).
Tesi:
Ci sono impedimenti di natura sia economica che culturale che, evidentemente, impediscono ai giovani volenti o nolenti di uscire di casa.
Concordo con Brunetta sulla necessità di incentivarli a farlo, ma non solo al fine di cercarsi un lavoro. Ma per un motivo completamente diverso.
Per avere occasioni di confronto e socializzazione:
- per percepire la realtà delle cose senza il filtro ovattato delle mura domestiche;
- per acquisire consapevolezza, attraverso la socializzazione, delle prospettive utili e di quelle negate;
- per condividere la rabbia e il disappunto, per organizzarsi e far sentire la propria voce, per manifestare e protestare, ed eventualmente sostenere;
- per assumersi delle responsabilità circa il proprio futuro.
Ebbene, sto con Brunetta, perché sta anche nel mio interesse esserlo, anche se, a questo modo, non so se rientri propriamente nel suo.
A questo punto però torno all'incipit: è difficile avere a che fare con persone come Brunetta. Perché è uno che divide.
Voglio però vedere fino a che punto.
E lo faccio pubblicando quello che ormai è diventato un "outing" sulle pagine di facebook: il post "stavolta sto con Brunetta"
Aspettando le reazioni.
La discussione
Alla faccia di chi considera Facebook poco più che una modalità di "cazzeggio", io sono fiero di poter vantare amici virtuali che riescono a portare avanti discussioni anche spinose con competenza, equilibrio, e acume.
Così le reazioni arrivano, puntuali, precise, argomentate e utili nel fare un quadro di una vicenda che risulta infine complessa e articolata.
La discussione che ne è scaturita, a mio parere, è interessante.
Proverò a fare una sintesi per temi, che, come era lecito pensare, filtrano il problema "bamboccioni" tra aspetti economico-finanziari e aspetti culturali.
Nel sintetizzare la discussione, opererò una selezione dei temi, ricostruendo e interpretando un dialogo in modo arbitrario, sperando di non travisare o equivocare qualcuno. Nell'eventualità spero che le imprecisioni mi vengano segnalate in modo da apportare le opportune correzioni.
Citerò solo i nomi di chi è intervenuto commentando l'iniziativa di Brunetta e la posizione adottata dal moderatore (cioè da me).
Inizio col notare il sentimento diffuso circa l'ispirazione propagandistica dell'intervento di Brunetta, dalla "uscita mediatica" di Filippo, allo "slogan pubblicitario" pro candidatura veneziana di PD Calenzano (comune dell'area metropolitana fiorentina), al "colpo di teatro" e "cabaret" di Grazia fino alla più generica "demagogia" di Andrea.
Nessuno, tuttavia, limita il commento esclusivamente a queste considerazioni.
Filippo introduce quindi il collegamento tra "spot" e sostenibilità :
"un politico serio non fa una proposta se non ci sono le risorse per attuarla.
(…) è anche solo immaginabile che i soldi per quella iniziativa siano presi dalle tasche dei pensionati?"
Sull'eccessiva spesa pensionistica interviene con precisione Stefano, che ribadisce le premesse di partenza:
"grosso modo il nostro paese spende rispetto ad altre economie avanzate il 2% in più del PIL per le pensioni ed il 2% in meno per l'avviamento al lavoro (praticamente non spende nulla per i giovani, salvo scuola e università)".
In realtà, sempre Stefano non sembra dissentire da Filippo sul tema etico del sottrarre i soldi ai pensionati, specie se dovuti, quando precisa l'opportunità di ridurre la spesa pensionistica "passando ad un sistema a capitalizzazione completo nei tempi più brevi possibili. Non esistono "diritti acquisiti" se non quelli commisurati al versato".
Ma la pensione commisurata al versato è, ancora una volta, un boomerang per i giovani, che come scrive l'economista Tito Boeri verrebbero doppiamente discriminati, sia sul welfare che propriamente sul lavoro, tendenzialmente precario. Ricorda infatti Cristiana "la difficoltà con cui questa nuova generazione di precari riesca a raggiungere la possibilità di una pensione accettabile domani".
In questo scenario, secondo PD Calenzano "con 500 euro non si risolve nulla... soprattutto se queste 500€ in realtà manco ci sono. Se effettivamente l'intento del ministro Brunetta fosse quello di aiutare coloro che non hanno i mezzi per abbandonare la casa-madre, allora farebbe in modo che l'occupazione fosse un po' più sicura... quindi si accerterebbe che l'apprendistato (ed altri contratti di inserimento, progetto, etc) serva a fare l'apprendistato e non per frodare l'INPS"
Secondo Antonino, la proposta per affrontare il tema dei "bamboccioni" quindi non può che disporsi in modo organico:
"il problema non si risolve con le battutacce di Brunetta alle quali siamo abituati, ma occorre intervenire con riforme: lavoro, fine del precariato, flexsecurity, sostegno alle famiglie in difficoltà, abbassamento delle tasse alle famiglie con bassi redditi e figli ed una politica economica non attendista ma diretta ad accelerare la crescita della ricchezza. L'argomento è troppo vasto per essere liquidato con le battute di Brunetta".
Il tema proposto da Antonino, dovrebbe essere uno dei primi punti dell'agenda di Governo, o quantomeno dell'opposizione. Di seguito Tommaso commenta:
"purtroppo l'altra priorità di questi ultimi giorni è il programma del PD che va perfezionato e condiviso da tutti gli esponenti, tra cui anche questo problema, in cui ruotano tema per tema: giovani-istruzione-ricerca-sviluppo imprese-risanamento economico-egemonia del mercato italo-europeo. Purtroppo da prima delle primarie troppo tempo è stato sprecato dedicandoci ai pronostici, ai sondaggi, agli incarichi elettorali, agli "inciuci", alla nomenklatura, e, mi dispiace proferire, alla senilità d'iniziativa di Bersani".
Purtroppo.
Esauriti in qualche modo le argomentazioni a carattere economico-finanziario, buttiamoci a capofitto negli aspetti più sociologici e culturali della questione "bamboccionismo".
È davvero un male? Costituisce un impedimento alla presa di consapevolezza di una realtà che offre ai giovani scarse possibilità di realizzarsi nel lavoro e nella vita?
Una prima risposta viene da Grazia, della quale invito a leggere per intero il quadretto che disegna nel suo "thread" e che qui non riporto:
"il bamboccione è sempre esistito. Le famiglie patriarcali che altro erano se non l'espressione del più puro bamboccionismo? (…) Ora si sta meglio? Non mi sembra una grande evoluzione sociale la famiglia monocellulare! Comunque le famiglie si modellano anche in base alle esigenze collettive. Perchè i ragazzi non devono restare a casa? Perchè non si devono condividere beni e servizi? Non si diventa adulti e maturi solo se si va via da casa".
In effetti, la famiglia è (ed è sempre stato) a tutti gli effetti un potente "motore virtuale" dell'economia italiana, e il consiglio di Antonino in merito è di leggere "L'Italia fatta in casa. Indagine sulla vera ricchezza degli italiani. Alesina Alberto, Ichino Andrea, 2009, Mondadori. Questo libro che descrive la situazione della famiglia italiana è molto interessante per capire il fenomeno dei bamboccioni".
In ogni caso, dentro o fuori di casa, Andrea distingue i casi secondo cui "uno decide di studiare senza andare fuori corso, o proviene da famiglia benestante e può permettersi il monolocale figo in centro, o DEVE restare in casa, con buona pace dei grandi bamboccioni Padoa Schioppa e Brunetta. Inoltre, da liberale, ritengo che la scelta di andare fuori casa debba essere assolutamente libera e priva di condizionamenti; mi parrebbe quanto meno una forzatura pagare un ragazzo per andarsene dalla famiglia! False illusioni e utopiche indipendenze economiche sono in grado di generare mostri".
Gli fa eco Cristiana, introducendo anche un confronto internazionale:
"mi piacerebbe ricordare anche il diverso atteggiamento e supporto che altri paesi offrono agli studenti che effettuano l'Erasmus ed anche questo è uscire di casa, guardarsi intorno e vedere altre opportunità. Ma per i nostri studenti se lo possono permettere solo quelli hanno i genitori che li foraggiano. (…) Sia la Francia che la Spagna danno supporto agli studenti stranieri in Erasmus di circa 200€ mensili per aiutarli con l'affitto degli alloggi, questo significa anche attrazione e le nostre Università ne avrebbero bisogno".
Alessandro, invece, affronta direttamente l'utilità dell'incentivo alla socializzazione:
"che siano venute meno ai cosiddetti giovani opportunità di confrontarsi con realtà diverse dalle proprie (anche a seguito di esperienze negative e inutili come il servizio di leva) è indiscutibile. Quello che mi chiedo è se in passato queste esperienze abbiano contribuito alla propria crescita e di conseguenza a quella di intere generazioni. Vedendo le condizioni in cui versa il nostro paese ho forti dubbi".
Le conclusioni
Ho premesso di voler appoggiare Brunetta senza prestarmi al suo gioco. E questo è il risultato.
Il concetto di "bamboccionismo" è stato, seppur brevemente, declinato e contestualizzato. Sono stati differenziati gli ordini dei problemi e sono state impostate proposte di azione. Sono state manifestate diversità di opinione che tuttavia si sono opposte tra loro in un rapporto di complementarietà piuttosto che di scontro.
I punti di vista dai quali affrontare il tema sono stati diversi, e nessuno di essi scontato. D'altronde, la complessità dell'argomento non è sfuggita a nessuno.
Nessuno, infine, si è prestato al gioco di Brunetta. E questo è il risultato più importante della seppur breve discussione.
Provo quindi a sintetizzare in una frase il risultato:
"la famiglia è una risorsa cui i giovani devono poter ricorrere per libera scelta. Lo Stato deve rimuovere gli ostacoli che impediscano alle nuove generazioni di poter scegliere responsabilmente in piena libertà il loro progetto di vita; di conseguenza, il sistema di Welfare deve farsi carico delle scelte di autonomia dei giovani per il presente e per il futuro, organizzando in modo organico, sostenibile e non sperequato le risorse da investire per questi progetti, risorse fatte di educazione, di conoscenza, di percorsi di inserimento lavorativo, di sostegno al reddito individuale o familiare se necessario.
Se tutto ciò non dovesse avvenire, è legittimo che i giovani, che vivano o meno con i genitori, si incazzino.
Il problema è: si incazzeranno?
E' difficile avere a che fare con persone come Brunetta. Soprattutto perché non si capisce mai dove finisca lo spot e dove inizi la riflessione politica o sociale.
Lo stile comunicativo del Ministro, inoltre, impone prese di posizione nette: o con me o contro di me. Il gioco paga, e il sondaggiato "gradimento" del ministro è alto laddove i risultati del suo operato rimangono ancora lontani da svolte epocali nel bene o nel male. Almeno per ora.
Non so quanto convenga per gli oppositori stare al gioco di Brunetta, e tuttavia mi chiedo in quale modo sia utile e costruttivo rapportarsi alle sue "provocazioni", presunte (in quanto a suo modo di vedere travisate dai media), o effettive.
Vorrei quindi affrontare il caso del "patto generazionale da 500 euro", secondo cui van tolti soldi alle pensioni per sostenere i giovani che, per legge, se ne devono andare di casa a 18 anni. Questa affermazione ha portato malumori all'interno del Governo, tra i sindacati , presumibilmente tra coloro che sognano un'emancipazione dal sostegno familiare, ma non hanno prospettive di lavoro o di reddito sufficienti per realizzarla (tra questi segnalerei anche i precari della PA).
Eppure questa volta sto con Brunetta, con i se e i ma del caso, ma sto con lui. Lo sostengo senza però prestarmi al suo gioco. Lo sostengo motivando l'opportunità della sua indicazione rovesciando però le argomentazioni sue e di altri. Lo sostengo perché ha sollevato un tema che altri hanno deciso da tempo di ignorare.
Ipotesi:
1. il mercato del lavoro offre ai giovani scarse garanzie di impiego o reddito stabile
2. la spesa pensionistica in Italia è superiore alla media europea, mentre la spesa per l'avviamento dei giovani al lavoro è pressoché nulla
3. un trentenne su due in Italia vive ancora con i genitori
4. i giovani, pur di fronte all'assenza di prospettive stabili di lavoro, di vita, non protestano, non cercano di cambiare le cose (si veda al proposito l'interessante libro di Elisabetta Ambrosi, Alessandro Rosina "Non è un paese per giovani". Marsilio, 2009).
Tesi:
Ci sono impedimenti di natura sia economica che culturale che, evidentemente, impediscono ai giovani volenti o nolenti di uscire di casa.
Concordo con Brunetta sulla necessità di incentivarli a farlo, ma non solo al fine di cercarsi un lavoro. Ma per un motivo completamente diverso.
Per avere occasioni di confronto e socializzazione:
- per percepire la realtà delle cose senza il filtro ovattato delle mura domestiche;
- per acquisire consapevolezza, attraverso la socializzazione, delle prospettive utili e di quelle negate;
- per condividere la rabbia e il disappunto, per organizzarsi e far sentire la propria voce, per manifestare e protestare, ed eventualmente sostenere;
- per assumersi delle responsabilità circa il proprio futuro.
Ebbene, sto con Brunetta, perché sta anche nel mio interesse esserlo, anche se, a questo modo, non so se rientri propriamente nel suo.
A questo punto però torno all'incipit: è difficile avere a che fare con persone come Brunetta. Perché è uno che divide.
Voglio però vedere fino a che punto.
E lo faccio pubblicando quello che ormai è diventato un "outing" sulle pagine di facebook: il post "stavolta sto con Brunetta"
Aspettando le reazioni.
La discussione
Alla faccia di chi considera Facebook poco più che una modalità di "cazzeggio", io sono fiero di poter vantare amici virtuali che riescono a portare avanti discussioni anche spinose con competenza, equilibrio, e acume.
Così le reazioni arrivano, puntuali, precise, argomentate e utili nel fare un quadro di una vicenda che risulta infine complessa e articolata.
La discussione che ne è scaturita, a mio parere, è interessante.
Proverò a fare una sintesi per temi, che, come era lecito pensare, filtrano il problema "bamboccioni" tra aspetti economico-finanziari e aspetti culturali.
Nel sintetizzare la discussione, opererò una selezione dei temi, ricostruendo e interpretando un dialogo in modo arbitrario, sperando di non travisare o equivocare qualcuno. Nell'eventualità spero che le imprecisioni mi vengano segnalate in modo da apportare le opportune correzioni.
Citerò solo i nomi di chi è intervenuto commentando l'iniziativa di Brunetta e la posizione adottata dal moderatore (cioè da me).
Inizio col notare il sentimento diffuso circa l'ispirazione propagandistica dell'intervento di Brunetta, dalla "uscita mediatica" di Filippo, allo "slogan pubblicitario" pro candidatura veneziana di PD Calenzano (comune dell'area metropolitana fiorentina), al "colpo di teatro" e "cabaret" di Grazia fino alla più generica "demagogia" di Andrea.
Nessuno, tuttavia, limita il commento esclusivamente a queste considerazioni.
Filippo introduce quindi il collegamento tra "spot" e sostenibilità :
"un politico serio non fa una proposta se non ci sono le risorse per attuarla.
(…) è anche solo immaginabile che i soldi per quella iniziativa siano presi dalle tasche dei pensionati?"
Sull'eccessiva spesa pensionistica interviene con precisione Stefano, che ribadisce le premesse di partenza:
"grosso modo il nostro paese spende rispetto ad altre economie avanzate il 2% in più del PIL per le pensioni ed il 2% in meno per l'avviamento al lavoro (praticamente non spende nulla per i giovani, salvo scuola e università)".
In realtà, sempre Stefano non sembra dissentire da Filippo sul tema etico del sottrarre i soldi ai pensionati, specie se dovuti, quando precisa l'opportunità di ridurre la spesa pensionistica "passando ad un sistema a capitalizzazione completo nei tempi più brevi possibili. Non esistono "diritti acquisiti" se non quelli commisurati al versato".
Ma la pensione commisurata al versato è, ancora una volta, un boomerang per i giovani, che come scrive l'economista Tito Boeri verrebbero doppiamente discriminati, sia sul welfare che propriamente sul lavoro, tendenzialmente precario. Ricorda infatti Cristiana "la difficoltà con cui questa nuova generazione di precari riesca a raggiungere la possibilità di una pensione accettabile domani".
In questo scenario, secondo PD Calenzano "con 500 euro non si risolve nulla... soprattutto se queste 500€ in realtà manco ci sono. Se effettivamente l'intento del ministro Brunetta fosse quello di aiutare coloro che non hanno i mezzi per abbandonare la casa-madre, allora farebbe in modo che l'occupazione fosse un po' più sicura... quindi si accerterebbe che l'apprendistato (ed altri contratti di inserimento, progetto, etc) serva a fare l'apprendistato e non per frodare l'INPS"
Secondo Antonino, la proposta per affrontare il tema dei "bamboccioni" quindi non può che disporsi in modo organico:
"il problema non si risolve con le battutacce di Brunetta alle quali siamo abituati, ma occorre intervenire con riforme: lavoro, fine del precariato, flexsecurity, sostegno alle famiglie in difficoltà, abbassamento delle tasse alle famiglie con bassi redditi e figli ed una politica economica non attendista ma diretta ad accelerare la crescita della ricchezza. L'argomento è troppo vasto per essere liquidato con le battute di Brunetta".
Il tema proposto da Antonino, dovrebbe essere uno dei primi punti dell'agenda di Governo, o quantomeno dell'opposizione. Di seguito Tommaso commenta:
"purtroppo l'altra priorità di questi ultimi giorni è il programma del PD che va perfezionato e condiviso da tutti gli esponenti, tra cui anche questo problema, in cui ruotano tema per tema: giovani-istruzione-ricerca-sviluppo imprese-risanamento economico-egemonia del mercato italo-europeo. Purtroppo da prima delle primarie troppo tempo è stato sprecato dedicandoci ai pronostici, ai sondaggi, agli incarichi elettorali, agli "inciuci", alla nomenklatura, e, mi dispiace proferire, alla senilità d'iniziativa di Bersani".
Purtroppo.
Esauriti in qualche modo le argomentazioni a carattere economico-finanziario, buttiamoci a capofitto negli aspetti più sociologici e culturali della questione "bamboccionismo".
È davvero un male? Costituisce un impedimento alla presa di consapevolezza di una realtà che offre ai giovani scarse possibilità di realizzarsi nel lavoro e nella vita?
Una prima risposta viene da Grazia, della quale invito a leggere per intero il quadretto che disegna nel suo "thread" e che qui non riporto:
"il bamboccione è sempre esistito. Le famiglie patriarcali che altro erano se non l'espressione del più puro bamboccionismo? (…) Ora si sta meglio? Non mi sembra una grande evoluzione sociale la famiglia monocellulare! Comunque le famiglie si modellano anche in base alle esigenze collettive. Perchè i ragazzi non devono restare a casa? Perchè non si devono condividere beni e servizi? Non si diventa adulti e maturi solo se si va via da casa".
In effetti, la famiglia è (ed è sempre stato) a tutti gli effetti un potente "motore virtuale" dell'economia italiana, e il consiglio di Antonino in merito è di leggere "L'Italia fatta in casa. Indagine sulla vera ricchezza degli italiani. Alesina Alberto, Ichino Andrea, 2009, Mondadori. Questo libro che descrive la situazione della famiglia italiana è molto interessante per capire il fenomeno dei bamboccioni".
In ogni caso, dentro o fuori di casa, Andrea distingue i casi secondo cui "uno decide di studiare senza andare fuori corso, o proviene da famiglia benestante e può permettersi il monolocale figo in centro, o DEVE restare in casa, con buona pace dei grandi bamboccioni Padoa Schioppa e Brunetta. Inoltre, da liberale, ritengo che la scelta di andare fuori casa debba essere assolutamente libera e priva di condizionamenti; mi parrebbe quanto meno una forzatura pagare un ragazzo per andarsene dalla famiglia! False illusioni e utopiche indipendenze economiche sono in grado di generare mostri".
Gli fa eco Cristiana, introducendo anche un confronto internazionale:
"mi piacerebbe ricordare anche il diverso atteggiamento e supporto che altri paesi offrono agli studenti che effettuano l'Erasmus ed anche questo è uscire di casa, guardarsi intorno e vedere altre opportunità. Ma per i nostri studenti se lo possono permettere solo quelli hanno i genitori che li foraggiano. (…) Sia la Francia che la Spagna danno supporto agli studenti stranieri in Erasmus di circa 200€ mensili per aiutarli con l'affitto degli alloggi, questo significa anche attrazione e le nostre Università ne avrebbero bisogno".
Alessandro, invece, affronta direttamente l'utilità dell'incentivo alla socializzazione:
"che siano venute meno ai cosiddetti giovani opportunità di confrontarsi con realtà diverse dalle proprie (anche a seguito di esperienze negative e inutili come il servizio di leva) è indiscutibile. Quello che mi chiedo è se in passato queste esperienze abbiano contribuito alla propria crescita e di conseguenza a quella di intere generazioni. Vedendo le condizioni in cui versa il nostro paese ho forti dubbi".
Le conclusioni
Ho premesso di voler appoggiare Brunetta senza prestarmi al suo gioco. E questo è il risultato.
Il concetto di "bamboccionismo" è stato, seppur brevemente, declinato e contestualizzato. Sono stati differenziati gli ordini dei problemi e sono state impostate proposte di azione. Sono state manifestate diversità di opinione che tuttavia si sono opposte tra loro in un rapporto di complementarietà piuttosto che di scontro.
I punti di vista dai quali affrontare il tema sono stati diversi, e nessuno di essi scontato. D'altronde, la complessità dell'argomento non è sfuggita a nessuno.
Nessuno, infine, si è prestato al gioco di Brunetta. E questo è il risultato più importante della seppur breve discussione.
Provo quindi a sintetizzare in una frase il risultato:
"la famiglia è una risorsa cui i giovani devono poter ricorrere per libera scelta. Lo Stato deve rimuovere gli ostacoli che impediscano alle nuove generazioni di poter scegliere responsabilmente in piena libertà il loro progetto di vita; di conseguenza, il sistema di Welfare deve farsi carico delle scelte di autonomia dei giovani per il presente e per il futuro, organizzando in modo organico, sostenibile e non sperequato le risorse da investire per questi progetti, risorse fatte di educazione, di conoscenza, di percorsi di inserimento lavorativo, di sostegno al reddito individuale o familiare se necessario.
Se tutto ciò non dovesse avvenire, è legittimo che i giovani, che vivano o meno con i genitori, si incazzino.
Il problema è: si incazzeranno?
2 commenti:
Giusto il discorso di guardare ai giovani, ma non si puo' lasciare gli anziani sbandati al loro destino. Brunetta e' il primo ad occuparsi di certe cose, ma lo fa a suo modo, sempre con tanta demagogia non costruttiva, ma distruttiva. La coperta se la tiri a destra ti scopre a sinistra e viceversa. Giusto guardare con interesse a questo intervento del ministro, ma con uno che presume di avere la verita' in tasca in tutto quello che dice e in tutto quello che fa, si riuscira' ad aprire un dialogo ragionevole e avviarlo nella direzione dell'interesse comune? Non credo proprio. Ciao! REMO!!!
I giovani si dovrebbero incazzare. Mi ha molto colpito il tuo post unito agli altri commenti. Anche se ho 58 anni, dipendente statale e fannullone, ma non tanto vicino alla pensione(non ce la faccio più!). Brunetta può ogni tanto fare cose buone e facciamo (fate) bene a non fare il suo gioco.
Un abbraccio
Pietro
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