domenica 10 gennaio 2010

Comunicare per crescere, tacere per nascondere


di Emanuele Costa
“Questa è una storia che fa paura. Una di quelle storie in cui ci si ritrova al centro di un intero universo sconosciuto, nero e misterioso, popolato di ombre minacciose, di occhi che ti guardano. Tu sei lì al centro di tutto questo e non sai cosa succede di là, che cosa accade in quel mondo, quali siano le sue regole ed i suoi segreti”.
Con queste parole Carlo Lucarelli catturava l’attenzione dello spettatore per introdurre una puntata di “Blu Notte - Misteri Italiani”, trasmissione mediatica di successo nella quale, attraverso una minuziosa ricostruzione dei fatti ed il susseguirsi di colpi di scena, cercava di fare chiarezza su alcuni episodi che hanno caratterizzato gli anni bui della recente storia italiana. 
Eventi tristi, ancora oggi caratterizzati da profili oscuri, che hanno avuto come interpreti vite umane, sottratte al loro naturale destino, in quanto pedine involontarie di una partita a scacchi manovrata da forze invisibili, ma tangibili.
Questo, invece, non è un racconto che fa paura, è una realtà, che a raccontarla potrebbe indurre ad uno stiramento del viso per far scorgere un sorriso, ma che, al contrario, rischia di provocare una paralisi facciale da far rabbrividire.
Uno scenario circondato non da ombre minacciose, ma da persone vere, dotate sia di minuscoli occhi a lente di ingrandimento, con mansioni di preziosi osservatori su ciò che interessa, sia di orecchie a ventosa, capaci di percepire il più leggero alito di manifestazione della libertà di pensiero ed, al tempo stesso, sorde agli stimoli provenienti dagli attori principali che animano l’universo circostante.
Per questa ragione si è scelto un titolo inquietante ed una premessa a forte impatto emozionale.
L’obiettivo era quello, e si spera lo sia stato, di catturare l’attenzione oculare del lettore per spingerlo a trovare, in queste poche righe, sia un interesse particolare in grado di farlo riflettere in completa autonomia, sia lo stimolo a ricercare soluzioni condivise su uno degli argomenti attualmente di moda: la gestione della Pubblica Amministrazione.
Un’Organizzazione che la dottrina aziendale classificherebbe tra le imprese labour intensive, mantenuta in vita con risorse finanziarie sottratte ai Cittadini, che anno dopo anno sono sempre in attesa di ricevere servizi efficienti e, soprattutto, risposte ai loro problemi.
E’ paradossale che una struttura nella quale migliaia di persone prestano la loro attività sia incapace di relazionarsi con l’ambiente esterno e di costruire una tavola rotonda permanente, per comunicare a 360° i risultati raggiunti, frutto di deliberazioni di pochi intimi, dimostrando i benefici che il senso delle decisioni ha prodotto per la collettività.
Gli strumenti a disposizione esistono, ma forse se ne ignorano volutamente le potenzialità, perché, altrimenti, sarebbe difficile accettare che la non conoscenza delle fattispecie possa aver partorito effetti che vanno ad incidere sulla sfera giuridica dei singoli individui.
L’Amministrazione Pubblica esiste, è ben lontana da essere quell’universo sconosciuto cui si accennava sopra, non si può ignorarne la presenza per vivere come fantasmi, ma occorre sforzarsi per farne emergere il pensiero, fatto di regole e segreti, per essere protagonisti del suo sviluppo.
In questa direzione, la comunicazione pubblica può essere di sostegno, in quanto facilita la comprensione delle politiche adottate dagli Amministratori, rendendo consapevoli che ogni scelta abbia la giusta finalità e non una secondaria che cammina da sola nel nulla, accompagnando il sorgere dei soliti sospetti.
La continua alimentazione di un flusso informativo bidirezionale dall’interno all’esterno, potrà far germogliare quel senso di fiducia tra quelle persone che quotidianamente affrontano, senza conoscere le finalità per le quali agiscono, problematiche complesse, perché le norme sulla “trasparenza amministrativa” sono applicate solo dove e quando conviene.
La comunicazione aiuta a crescere, perché solo dal confronto continuo si possono sviluppare nuove idee per migliorare i procedimenti amministrativi e, conseguentemente, i benefici sociali dell’azione pubblica: è necessario riconoscere che i dipendenti sono attori e gestori del cambiamento.
I risultati raggiunti, purtroppo, non sono visibili, perché si tace per non soccombere, evitando che la meritocrazia imbocchi il giusto sentiero di valutazione delle prestazioni, lasciando che si manifesti in distribuzione di risorse premianti con criteri inversamente proporzionali alle effettive capacità e competenze professionali.
Il processo di miglioramento richiede tempo e, sebbene riflesso nell’animo di coloro che hanno a cuore il progresso della Pubblica Amministrazione, le barriere da abbattere, in fondo, non sono poi così elevate.
Occorre eliminare alla radice le ragioni che spingono a seminare trappole per impedire che obiettivi e risultati siano comprensibili a tutti, investendo in risorse intellettualmente oneste affinché l’Utente finale riconosca che i sacrifici compiuti non sono stati vani.
La soluzione è alla portata di tutti e anche se la si vuole consapevolmente ignorare per ragioni personali, che esulano dal perseguimento dell’interesse pubblico, un piccolo passo in avanti si può sicuramente fare.
Ecco ... noi, per esempio, possiamo dar voce ai diritti dei Cittadini!

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