Intervento di Franco Bonfante al convegno “Economia e Welfare", Verona 22 gennaio 2009.
Il prodotto interno lordo del Veneto nel 2009 è diminuito, in termini reali, del 4,4%.
La produzione industriale manifatturiera è diminuita nel terzo trimestre 2009 del 15% per le imprese con più di 10 addetti e del 22% per le microimprese.
Nei primi nove mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008, le esportazioni del Veneto sono diminuite del 21%, il numero delle imprese manifatturiere è calato di 1.426 e – 938 quello delle costruzioni.
Il tasso di occupazione è passato dal 66,6% al 63,9%, tornando ad un valore ante 2003. Il tasso di disoccupazione è del 4,8% rispetto al 2,9%. Ma è meglio parlare non solo di numeri ma di persone in carne ed ossa consideriamo che gli effetti occupazionali negativi della crisi emergono ormai nettamente assumendo dimensioni rilevanti: la caduta complessiva è di circa 90.000 unità in un anno, di cui 60.000 dipendenti e 30.000 indipendenti. Le persone in cerca di occupazione sono aumentate da 64.000 a 105.000.
Sono peraltro ben noti i numeri della cassa integrazione e delle liste di mobilità.
I fenomeni sopraindicati non sembrano ridursi, semmai si attenua la dinamica progressiva.
La Regione Veneto, fra le ultime regioni in Italia, ha approvato nella primavera scorsa la legge sul mercato del lavoro, fortemente voluta e votata anche dal centrosinistra e che, grazie alle proposte e all’azione del Partito Democratico, ha previsto importanti possibilità d’interventi, quali ad esempio, il fondo per i lavoratori parasubordinati ed il fondo per permettere di poter anticipare l’indennità di cassa integrazione in caso di ritardi burocratici degli organismi nazionali.
Tante altre proposte sono state presentate dal nostro partito, con progetti di legge appositi e, in questi giorni di discussione della Legge finanziaria regionale e del Bilancio 2010, con emendamenti responsabili e non ostruzionistici, che indicano le risorse necessarie e dove reperirle per:
- il sostegno al reddito delle categorie in difficoltà: disoccupati, cassintegrati, lavoratori precari, dipendenti ma anche artigiani e commercianti;
- il sostegno all’occupazione, ad esempio con un premio per le aziende che ritengano ed abbiano il coraggio, in questo periodo, di trasformare in lavoro a tempo indeterminato i propri lavoratori precari ;
- le azioni per aiutare la ripresa come il microcredito regionale tramite la società finanziaria partecipata, il fondo di rotazione, i fidi di garanzia, i fondi per la ricerca, l’innovazione, l’imprenditoria giovanile e femminile, l’internazionalizzazione delle imprese.
Progetti semplici, concreti, immediatamente attuabili e finanziabili, di cui andiamo orgogliosi, così come altre che vedono il Veneto all’avanguardia per le nostre proposte approvate all’unanimità dal Consiglio Regionale in materia economica (la legge, prima e unica in Italia, sulla promozione della partecipazione dei lavoratori alla proprietà ed agli utili d’impresa), in materia sanitaria (la legge sulla gratuità del parto indolore e quella sulle cure palliative), in materia sociale (la legge sulla non autosufficienza di cui parleremo dopo). Altre proposte, non approvate, disegnano un progetto alternativo di welfare, che rafforzi la Sanità Veneta, sempre tra le migliori in Italia ma con segnali non irrilevanti di graduale declino, anche attraverso la risoluzione di problemi annosi come quello delle liste d’attesa, della revisione dei metodi di nomina dei Direttori Generali, di una nuova governance più legata alle esigenze del territorio, di un aumento dei posti per la riabilitazione e la lungodegenza, con meno Ospedali di campanile e più Case della Salute, e Centri Ospedalieri di eccellenza efficienti
La Giunta Regionale ha sì utilizzato le risorse statali ed i fondi europei per alcune misure, che condividiamo, ma che riteniamo insufficienti nella quantità e nella qualità. Sono esclusivamente forme di difesa, in attesa che passi la nottata, mentre servono misure di effettivo rilancio, che diano una spinta ai redditi, al consumo interno, alla creazione di posti di lavoro, che guardino avanti: dobbiamo decidere se vogliamo essere più vicini al sistema economico della Finlandia, ad esempio o a quello della Grecia.
Qui stanno le scelte di fondo per una Regione ed una società che voglia coniugare un’economia avanzata alla coesione sociale, la competizione positiva e la solidarietà.
Solidarietà, una parola abbandonata, occultata, superata e che oggi torna alla ribalta come architrave di un Veneto che intenda rimanere, essere Regione d’avanguardia, per un welfare più equo, che sappia rispondere alle nuove domande di una società in continua evoluzione, che crea nuovi bisogni, nuove attese, nuovi diritti ed anche nuovi doveri.
Per questo abbiamo voluto approvare prima della fine della legislatura, grazie anche alla fondamentale azioni delle Organizzazioni sindacali, la nuova legge sulla non autosufficienza, che riconosce come diritto all’assistenza ciò che prima era una concessione, una benevolenza. Eppure non possiamo non sottolineare come le sciagurate scelte fiscali della Giunta Regionale di centrodestra abbiano lasciato senza risorse una legge appena approvata, ridotto fortemente la possibilità di intervenire in materia di assistenza ai disabili, agli anziani non autosufficienti, in materia di lavoro: l’aver voluto cancellare l’addizionale IRPEF regionale anche per i redditi più alti, che nemmeno si accorgeranno della maggiore disponibilità economica, costa alla nostra Regione 130.000.000 all’anno.
Per tutte le misure che ho elencato prima ne sarebbero stati sufficienti 100.
E tuttavia la nostra azione sarà attenta alla riduzione degli sprechi, rigorosa, riformista, combattiva, moderna: non crediamo ai veneti come a gente che pensa veramente di risolvere i problemi occupazionali cacciando o costringendo ad andarsene i lavoratori stranieri, o creando differenze, xenofobia, razzismo: la Lega dice che non è razzista e che gli stranieri che si comportano bene, lavorano e pagano le tasse sono i benvenuti … e che c’entra questo con lo slogan di Zaia “Prima i nostri?” Non è questo forse distinguere le persone umane secondo un criterio che nulla ha a che vedere con il diritto all’eguaglianza? Non noi ma Galan ha detto che la Regione Veneto alla Lega sarebbe una sciagura per il Veneto e per l’Italia.
Le difficoltà economiche creano già di per sè nuovi egoismi e sentimenti di chiusura: chi ne approfitta per aizzare gli uni contro gli altri, per alzare barriere, non solo realizza un atto ingiusto e deprecabile, ma compie anche un’azione sbagliata sotto il profilo economico, perché mina la coesione sociale, rinuncia ad un apporto che si è dimostrato significativo sotto il profilo del reddito, arretra di fronte alla sfida del confronto e della competizione dei mercati… e dalle brutte figure non si salva nemmeno il Made in Italy e il buy Veneto.
Chi ha pensato in passato (e pensa tuttora) di risolvere i problemi del Paese riducendo i diritti dei lavoratori, delineando un welfare della compassione e non dei diritti, compie lo stesso errore che ha compiuto pensando ad uno sviluppo privo di regole, ad un arricchimento individuale che prima o dopo avrebbe portato benefici a tutti: abbiamo visto che così non è stato. Abbiamo il dovere, nel Veneto di batterci con tutte le nostre forze per una Regione aperta, di cittadini uguali, rispettosa delle regole, della legalità, dei diritti di tutti non solo di alcuni.
E’ accaduto in passato, ed accadrà ancora, che le facili previsioni sono state smentite, i sondaggi ribaltati: noi dobbiamo essere pronti e non è detto che quel momento sia lontano.
Il tasso di occupazione è passato dal 66,6% al 63,9%, tornando ad un valore ante 2003. Il tasso di disoccupazione è del 4,8% rispetto al 2,9%. Ma è meglio parlare non solo di numeri ma di persone in carne ed ossa consideriamo che gli effetti occupazionali negativi della crisi emergono ormai nettamente assumendo dimensioni rilevanti: la caduta complessiva è di circa 90.000 unità in un anno, di cui 60.000 dipendenti e 30.000 indipendenti. Le persone in cerca di occupazione sono aumentate da 64.000 a 105.000.
Sono peraltro ben noti i numeri della cassa integrazione e delle liste di mobilità.
I fenomeni sopraindicati non sembrano ridursi, semmai si attenua la dinamica progressiva.
La Regione Veneto, fra le ultime regioni in Italia, ha approvato nella primavera scorsa la legge sul mercato del lavoro, fortemente voluta e votata anche dal centrosinistra e che, grazie alle proposte e all’azione del Partito Democratico, ha previsto importanti possibilità d’interventi, quali ad esempio, il fondo per i lavoratori parasubordinati ed il fondo per permettere di poter anticipare l’indennità di cassa integrazione in caso di ritardi burocratici degli organismi nazionali.
Tante altre proposte sono state presentate dal nostro partito, con progetti di legge appositi e, in questi giorni di discussione della Legge finanziaria regionale e del Bilancio 2010, con emendamenti responsabili e non ostruzionistici, che indicano le risorse necessarie e dove reperirle per:
- il sostegno al reddito delle categorie in difficoltà: disoccupati, cassintegrati, lavoratori precari, dipendenti ma anche artigiani e commercianti;
- il sostegno all’occupazione, ad esempio con un premio per le aziende che ritengano ed abbiano il coraggio, in questo periodo, di trasformare in lavoro a tempo indeterminato i propri lavoratori precari ;
- le azioni per aiutare la ripresa come il microcredito regionale tramite la società finanziaria partecipata, il fondo di rotazione, i fidi di garanzia, i fondi per la ricerca, l’innovazione, l’imprenditoria giovanile e femminile, l’internazionalizzazione delle imprese.
Progetti semplici, concreti, immediatamente attuabili e finanziabili, di cui andiamo orgogliosi, così come altre che vedono il Veneto all’avanguardia per le nostre proposte approvate all’unanimità dal Consiglio Regionale in materia economica (la legge, prima e unica in Italia, sulla promozione della partecipazione dei lavoratori alla proprietà ed agli utili d’impresa), in materia sanitaria (la legge sulla gratuità del parto indolore e quella sulle cure palliative), in materia sociale (la legge sulla non autosufficienza di cui parleremo dopo). Altre proposte, non approvate, disegnano un progetto alternativo di welfare, che rafforzi la Sanità Veneta, sempre tra le migliori in Italia ma con segnali non irrilevanti di graduale declino, anche attraverso la risoluzione di problemi annosi come quello delle liste d’attesa, della revisione dei metodi di nomina dei Direttori Generali, di una nuova governance più legata alle esigenze del territorio, di un aumento dei posti per la riabilitazione e la lungodegenza, con meno Ospedali di campanile e più Case della Salute, e Centri Ospedalieri di eccellenza efficienti
La Giunta Regionale ha sì utilizzato le risorse statali ed i fondi europei per alcune misure, che condividiamo, ma che riteniamo insufficienti nella quantità e nella qualità. Sono esclusivamente forme di difesa, in attesa che passi la nottata, mentre servono misure di effettivo rilancio, che diano una spinta ai redditi, al consumo interno, alla creazione di posti di lavoro, che guardino avanti: dobbiamo decidere se vogliamo essere più vicini al sistema economico della Finlandia, ad esempio o a quello della Grecia.
Qui stanno le scelte di fondo per una Regione ed una società che voglia coniugare un’economia avanzata alla coesione sociale, la competizione positiva e la solidarietà.
Solidarietà, una parola abbandonata, occultata, superata e che oggi torna alla ribalta come architrave di un Veneto che intenda rimanere, essere Regione d’avanguardia, per un welfare più equo, che sappia rispondere alle nuove domande di una società in continua evoluzione, che crea nuovi bisogni, nuove attese, nuovi diritti ed anche nuovi doveri.
Per questo abbiamo voluto approvare prima della fine della legislatura, grazie anche alla fondamentale azioni delle Organizzazioni sindacali, la nuova legge sulla non autosufficienza, che riconosce come diritto all’assistenza ciò che prima era una concessione, una benevolenza. Eppure non possiamo non sottolineare come le sciagurate scelte fiscali della Giunta Regionale di centrodestra abbiano lasciato senza risorse una legge appena approvata, ridotto fortemente la possibilità di intervenire in materia di assistenza ai disabili, agli anziani non autosufficienti, in materia di lavoro: l’aver voluto cancellare l’addizionale IRPEF regionale anche per i redditi più alti, che nemmeno si accorgeranno della maggiore disponibilità economica, costa alla nostra Regione 130.000.000 all’anno.
Per tutte le misure che ho elencato prima ne sarebbero stati sufficienti 100.
E tuttavia la nostra azione sarà attenta alla riduzione degli sprechi, rigorosa, riformista, combattiva, moderna: non crediamo ai veneti come a gente che pensa veramente di risolvere i problemi occupazionali cacciando o costringendo ad andarsene i lavoratori stranieri, o creando differenze, xenofobia, razzismo: la Lega dice che non è razzista e che gli stranieri che si comportano bene, lavorano e pagano le tasse sono i benvenuti … e che c’entra questo con lo slogan di Zaia “Prima i nostri?” Non è questo forse distinguere le persone umane secondo un criterio che nulla ha a che vedere con il diritto all’eguaglianza? Non noi ma Galan ha detto che la Regione Veneto alla Lega sarebbe una sciagura per il Veneto e per l’Italia.
Le difficoltà economiche creano già di per sè nuovi egoismi e sentimenti di chiusura: chi ne approfitta per aizzare gli uni contro gli altri, per alzare barriere, non solo realizza un atto ingiusto e deprecabile, ma compie anche un’azione sbagliata sotto il profilo economico, perché mina la coesione sociale, rinuncia ad un apporto che si è dimostrato significativo sotto il profilo del reddito, arretra di fronte alla sfida del confronto e della competizione dei mercati… e dalle brutte figure non si salva nemmeno il Made in Italy e il buy Veneto.
Chi ha pensato in passato (e pensa tuttora) di risolvere i problemi del Paese riducendo i diritti dei lavoratori, delineando un welfare della compassione e non dei diritti, compie lo stesso errore che ha compiuto pensando ad uno sviluppo privo di regole, ad un arricchimento individuale che prima o dopo avrebbe portato benefici a tutti: abbiamo visto che così non è stato. Abbiamo il dovere, nel Veneto di batterci con tutte le nostre forze per una Regione aperta, di cittadini uguali, rispettosa delle regole, della legalità, dei diritti di tutti non solo di alcuni.
E’ accaduto in passato, ed accadrà ancora, che le facili previsioni sono state smentite, i sondaggi ribaltati: noi dobbiamo essere pronti e non è detto che quel momento sia lontano.
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