Si riporta l'articolo di Manlio Masucci pubblicato su Conquiste del Lavoro del 19 febbraio.
"Il Senatore del Pd invia una lettera aperta al ministero del Lavoro per sollecitare la transizione a un regime di flexsecurity. Dalla Cisl le prime valutazioni: ”La proposta è affascinante ma contiene alcune criticità”
Flessibilizzazione delle strutture produttive, meritocrazia, e superamento della divisione fra protetti e precari. In altre parole un new deal per riformare il mercato del lavoro e offrire migliori prospettive alle nuove generazioni e ai lavoratori alle prese con anni di precariato. La nuova proposta del senatore del Pd, Pietro Ichino, per la transizione a un sistema di flexecurity è da pochi giorni sul tavolo del ministero del Lavoro e ha trovato il sostegno convinto del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
La Cisl ha preso atto della proposta ritenendola ”affascinante, nonché utile a sollecitare un proficuo dibattito” anche se non ha potuto far ameno di sottolineare alcune criticità.
La proposta di Ichino si sostanzia ora in una lettera aperta indirizzata al ministro per il Lavoro e il Welfare, Maurizio Sacconi, e al suo omologo del Governo ombra, Enrico Letta. La lettera, sottoscritta già da numerose aziende, richiede un’iniziativa bi-partisan per la promozione della riforma, ”attraverso un rapido e intenso processo di negoziazione tra le parti sociali per la messa a punto dei dettagli del progetto e la susseguente attivazione di un altrettanto iter parlamentare del disegno di legge flexsecurity, destinato ad applicarsi ai nuovi rapporti di lavoro”.
L’idea alla base della riforma delineata da Ichino è quella di un sistema di protezione del lavoro ispirato
ai modelli nord-europei di flexsecurity, destinato ad applicarsi ai nuovi rapporti di lavoro. Un sistema capace di offrire ai neo assunti un contratto a tempo indeterminato, con un sistema di protezione ”alla danese”, ovvero in grado di offrire sicurezza per tutti e una stabilità crescente con il crescere dell’anzianità. Insomma le imprese avranno costi di licenziamento inizialmente bassi ma crescenti con l’anzianità di servizio. Il nuovo regime si applicherebbe alle nuove assunzioni delle imprese che stipulano, con uno o più sindacati, il contratto collettivo denominato ”contratto di transizione al nuovo sistema di protezione del lavoro”. I dipendenti già in organico avranno la possibilità di scegliere se accedere al nuovo regime oppure conservare la vecchia disciplina.
Il contratto ipotizzato da Ichino prevede inoltre la creazione di un ente bilaterale o consortile, cui verrebbe affidata la gestione dell’assicurazione contro la disoccupazione e dei servizi di riqualificazione e assistenza nella ricerca del nuovo posto per i lavoratori licenziati. Tale ente, il cui finanziamento resterebbe a carico delle imprese con un contributo statale, sarebbe chiamato a stipulare un contratto di ricollocazione con il lavoratore licenziato, a cui verrebbe garantita un’indennità di disoccupazione pari al 90%dell’ultima retribuzione per il primo anno, digradante del 10% in ciascuno dei tre anni successivi.
La durata massima dell’indennità di disoccupazione sarebbe pari a quella del rapporto di lavoro intercorso, con il limite di quattro anni con un costo totale massimo pari a circa due annualità dell’ultima retribuzione. Questo tipo di accordo obbligherebbe il lavoratore a partecipare a tempo pieno a tutte le iniziative di riqualificazione e ricerca della nuova occupazione mentre, per quanto riguarda le imprese, un meccanismo bonus/malus premierebbe quelle che ricorrono di meno ai licenziamenti economici.
Con la nuova disciplina i contratti a termine, tranne pochi casi ben circoscritti, sparirebbero dal mercato
del lavoro lasciando spazio ai contratti a tempo indeterminato per tutti i neo assunti con un periodo di prova di massimo sei mesi.
Nel contratto proposto da Ichino si prevedono nuove norme per la protezione dai licenziamenti. Il controllo giudiziale e l’articolo 18 sono previsti solo per il licenziamento disciplinare e quello discriminatorio, salva la possibilità per il giudice di condannare l’imprenditore anche solo al risarcimento
o alla reintegrazione.
Per quanto riguarda i licenziamenti economici Ichino prevede l’esenzione dal controllo giudiziale per i licenziamenti non disciplinari: in questo caso tutti i lavoratori hanno diritto a un’indennità di licenziamento crescente con l’anzianità, più il contratto di ricollocazione.
Per quanto riguarda le pensioni Ichino prevede che sulle retribuzioni di tutti i neo assunti gravi un contributo pensionistico del 30% a carico dell’azienda.
Sulla proposta di Ichino arrivano le prime valutazioni della Cisl, attraverso un’analisi a cura di Livia Ricciardi. A fianco di una valutazione positiva rispetto alle finalità della proposta che si basa sulla promozione della buona occupazione, sulla limitazione dei contratti flessibili, sul riconoscimento del modello della flexecurity nordeuropea, non manca un’enumerazione delle criticità. Il documento della Cisl mette in rilievo come la proposta di Ichino preveda il superamento, anche se solo per i neo assunti, dell’articolo 18: ”Un possibile percorso - si legge nella nota – potrebbe consistere nel completare in questi mesi l’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori ed alle tipologie contrattuali escluse, per affrontare poi, nella seconda parte del 2009, il tema, centrale nella proposta di Ichino, di una tipologia di nuovo contratto che eviti il rischio che le imprese, all’uscita dalla crisi, affrontino la ripresa utilizzando soprattutto contratti a termine."
Manlio Masucci
"Il Senatore del Pd invia una lettera aperta al ministero del Lavoro per sollecitare la transizione a un regime di flexsecurity. Dalla Cisl le prime valutazioni: ”La proposta è affascinante ma contiene alcune criticità”
Flessibilizzazione delle strutture produttive, meritocrazia, e superamento della divisione fra protetti e precari. In altre parole un new deal per riformare il mercato del lavoro e offrire migliori prospettive alle nuove generazioni e ai lavoratori alle prese con anni di precariato. La nuova proposta del senatore del Pd, Pietro Ichino, per la transizione a un sistema di flexecurity è da pochi giorni sul tavolo del ministero del Lavoro e ha trovato il sostegno convinto del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
La Cisl ha preso atto della proposta ritenendola ”affascinante, nonché utile a sollecitare un proficuo dibattito” anche se non ha potuto far ameno di sottolineare alcune criticità.
La proposta di Ichino si sostanzia ora in una lettera aperta indirizzata al ministro per il Lavoro e il Welfare, Maurizio Sacconi, e al suo omologo del Governo ombra, Enrico Letta. La lettera, sottoscritta già da numerose aziende, richiede un’iniziativa bi-partisan per la promozione della riforma, ”attraverso un rapido e intenso processo di negoziazione tra le parti sociali per la messa a punto dei dettagli del progetto e la susseguente attivazione di un altrettanto iter parlamentare del disegno di legge flexsecurity, destinato ad applicarsi ai nuovi rapporti di lavoro”.
L’idea alla base della riforma delineata da Ichino è quella di un sistema di protezione del lavoro ispirato
ai modelli nord-europei di flexsecurity, destinato ad applicarsi ai nuovi rapporti di lavoro. Un sistema capace di offrire ai neo assunti un contratto a tempo indeterminato, con un sistema di protezione ”alla danese”, ovvero in grado di offrire sicurezza per tutti e una stabilità crescente con il crescere dell’anzianità. Insomma le imprese avranno costi di licenziamento inizialmente bassi ma crescenti con l’anzianità di servizio. Il nuovo regime si applicherebbe alle nuove assunzioni delle imprese che stipulano, con uno o più sindacati, il contratto collettivo denominato ”contratto di transizione al nuovo sistema di protezione del lavoro”. I dipendenti già in organico avranno la possibilità di scegliere se accedere al nuovo regime oppure conservare la vecchia disciplina.
Il contratto ipotizzato da Ichino prevede inoltre la creazione di un ente bilaterale o consortile, cui verrebbe affidata la gestione dell’assicurazione contro la disoccupazione e dei servizi di riqualificazione e assistenza nella ricerca del nuovo posto per i lavoratori licenziati. Tale ente, il cui finanziamento resterebbe a carico delle imprese con un contributo statale, sarebbe chiamato a stipulare un contratto di ricollocazione con il lavoratore licenziato, a cui verrebbe garantita un’indennità di disoccupazione pari al 90%dell’ultima retribuzione per il primo anno, digradante del 10% in ciascuno dei tre anni successivi.
La durata massima dell’indennità di disoccupazione sarebbe pari a quella del rapporto di lavoro intercorso, con il limite di quattro anni con un costo totale massimo pari a circa due annualità dell’ultima retribuzione. Questo tipo di accordo obbligherebbe il lavoratore a partecipare a tempo pieno a tutte le iniziative di riqualificazione e ricerca della nuova occupazione mentre, per quanto riguarda le imprese, un meccanismo bonus/malus premierebbe quelle che ricorrono di meno ai licenziamenti economici.
Con la nuova disciplina i contratti a termine, tranne pochi casi ben circoscritti, sparirebbero dal mercato
del lavoro lasciando spazio ai contratti a tempo indeterminato per tutti i neo assunti con un periodo di prova di massimo sei mesi.
Nel contratto proposto da Ichino si prevedono nuove norme per la protezione dai licenziamenti. Il controllo giudiziale e l’articolo 18 sono previsti solo per il licenziamento disciplinare e quello discriminatorio, salva la possibilità per il giudice di condannare l’imprenditore anche solo al risarcimento
o alla reintegrazione.
Per quanto riguarda i licenziamenti economici Ichino prevede l’esenzione dal controllo giudiziale per i licenziamenti non disciplinari: in questo caso tutti i lavoratori hanno diritto a un’indennità di licenziamento crescente con l’anzianità, più il contratto di ricollocazione.
Per quanto riguarda le pensioni Ichino prevede che sulle retribuzioni di tutti i neo assunti gravi un contributo pensionistico del 30% a carico dell’azienda.
Sulla proposta di Ichino arrivano le prime valutazioni della Cisl, attraverso un’analisi a cura di Livia Ricciardi. A fianco di una valutazione positiva rispetto alle finalità della proposta che si basa sulla promozione della buona occupazione, sulla limitazione dei contratti flessibili, sul riconoscimento del modello della flexecurity nordeuropea, non manca un’enumerazione delle criticità. Il documento della Cisl mette in rilievo come la proposta di Ichino preveda il superamento, anche se solo per i neo assunti, dell’articolo 18: ”Un possibile percorso - si legge nella nota – potrebbe consistere nel completare in questi mesi l’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori ed alle tipologie contrattuali escluse, per affrontare poi, nella seconda parte del 2009, il tema, centrale nella proposta di Ichino, di una tipologia di nuovo contratto che eviti il rischio che le imprese, all’uscita dalla crisi, affrontino la ripresa utilizzando soprattutto contratti a termine."
Manlio Masucci
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