giovedì 26 febbraio 2009

Il Senato approva DDL sulla P.A.

Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega sulla riforma della Pubblica Amministrazione che è stato approvato dalla sola maggioranza con l’astensione al voto dell’opposizione.
In definitiva non sono cambiate le posizioni assunte dall’opposizione al Senato rispetto a quelle prese alla Camera dei Deputati.
Il ministro Brunetta ha accusato la sinistra di conservatorismo non tenendo conto che la qualità del provvedimento è stata elevata dagli emendamenti proposti dal partito Democratico ed accolti dalle forze politiche durante la prima lettura in Senato. Mi riferisco ai seguenti elementi:
- Trasparenza totale delle amministrazioni pubbliche;
- Valutazione e misurazione del lavoro;
- Istituzione di una Agenzia indipendente;
- Benchmarking comparativo;
- Sistema di premialità.
Alla Camera dei Deputati la maggioranza non ha tenuto in considerazione la convergenza bipartisan realizzata al Senato ed ha introdotto delle modifiche non condivise dall’opposizione e confermate successivamente al Senato in sede di approvazione definitiva del disegno di legge. Tale modifiche normative che riguardano la Class action, la Corte dei Conti, l’Agenzia di valutazione hanno peggiorato la legge. Inoltre la modifica dell’art. 1 consente alla legge ed ai regolamenti di intervenire sulle materie della contrattazione. (vedi P.A.: Camera approva ddl)
Infatti le dichiarazioni di Michele Gentile, responsabile del dipartimento settori pubblici della Cgil, e di Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil, contrastano il disegno di legge approvato. l’Unità
Una grande riforma, come quella della Pubblica Amministrazione, ha bisogno della più ampia convergenza possibile tra forze politiche, sindacali e sociali altrimenti i consensi di una sola parte potrebbero risultare insufficienti ad implementare il cambiamento ritenuto da tutti necessario ed urgente in particolar modo se rapportato alla grave crisi economica.
Il cammino della riforma della P.A. non si è concluso adesso occorre preparare i decreti delegati e si spera che il ministro Brunetta mantenga fede al proposito di coinvolgere il parlamento nella stesura di tali atti.
Il Ministro Brunetta deve capire che non basta l’approvazione di una legge per realizzare il cambiamento e conseguire il vantaggio competitivo ma occorre un consenso il più ampio possibile, la capacità di esecuzione della strategia da parte del management pubblico ed il coinvolgimento degli operatori pubblici. Nel momento in cui i dipendenti pubblici vengono chiamati fannulloni dal Ministro Brunetta e dagli organi di informazione ed il disegno di legge viene definito anti-fannulloni il consenso delle persone responsabili che operano con efficacia si allontana sempre di più.
Per capire ulteriormente quello che è avvenuto al Senato si riporta l’intervista al senatore Pietro Ichino pubblicata su Corriere della Sera del 26 febbraio
Professor Ichino, lei ha detto in Senato che tra i motivi per i quali accettò la candidatura offertale da Walter Veltroni c’era la possibilità di dare un contributo alla riforma della pubblica amministrazione. Ma alla fine la riforma è stata votata solo dalla maggioranza e sono andate deluse le speranze iniziali di un provvedimento bipartisan.
Io credo che il PD abbia svolto fino in fondo il suo ruolo, in maniera incisiva – risponde il senatore Pietro Ichino -. La parte della riforma relativa alla valutazione e alla trasparenza dell’amministrazione è ancora la parte buona che abbiamo inserito noi. Ma poi, nel corso dell’iter parlamentare, il testo è stato marginalmente peggiorato.
Perché?
Perché sono state introdotte norme fuori luogo, come quelle sulla Corte dei Conti e sulle nuove attribuzioni al Cnel, che avrebbero meritato appositi disegni di legge ben più meditati. Senza contare che con l’articolo 1 è stata inserita una norma provocatoria verso i sindacati, che prevede l’intervento anche con semplici regolamenti comunali e regionali sulle materie della contrattazione.
Questo giustifica la non partecipazione al voto del PD?
Non c’è dubbio che sulla scelta del partito abbiano influito anche il quadro politico generale e il difficile momento che sta attraversando il PD, cosi come è vero che sulla valutazione complessiva del disegno di legge c’erano opinioni in parte divergenti, anche se è stato unanime il riconoscimento del lavoro positivo fatto da me insieme con i colleghi Treu e Bianco.
Allora vi è mancato il coraggio e hanno prevalso gli elementi di conservazione, come dice il Ministro Brunetta?
No. Piuttosto è il governo che ha frenato rispetto alle nostre richieste di modifica.
Lei si è molto impegnato per la riforma della pubblica amministrazione. Da esperto, pensa che alla fine la riforma Brunetta migliorerà la situazione o no?
Non lo si può dire prima di vedere i decreti delegati. Il dato positivo è che il ministro Brunetta ha preannunciato un pieno coinvolgimento di tutte le forze parlamentari nella redazione di questi decreti e nel controllo del loro contenuto: non ci tireremo indietro.

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