mercoledì 31 ottobre 2012

Verona PD: Politiche sociali

Conferenza Programmatica del PD di Verona. Documento del gruppo Politiche Sociali coordinato da dall’on.le Federica Mogherini
Premessa
Di fronte alle difficoltà economiche che sta attraversando il nostro paese, con evidenti riflessi sulla qualità della vita dei singoli e delle famiglie e problemi di tenuta del tessuto sociale del paese, va riaffermato con forza che le politiche sociali di per sé non sono un costo, ma un investimento e –pur in una prospettiva di riqualificazione e riorganizzazione del welfare- non possono essere più subordinate a sole logiche di bilancio, perché la loro azione tocca bisogni e diritti fondamentali. Le politiche pubbliche devono promuovere l’autonomia delle persone, prima condizione per la libertà (art. 3 Costituzione).
A partire da questa affermazione di valore, l’azione politica e amministrativa del PD, nel proporsi di superare le politiche di esclusione che hanno caratterizzato l’operato del centro-destra, si pone i seguenti obiettivi:
• ricostruire i legami civili e sociali a partire da politiche pubbliche che concretizzino diritti e doveri connessi alla cittadinanza, incluso quello fiscale;
• promuovere la cultura della salute e del benessere attraverso un’attenta regia del sistema dei servizi adattandolo ai cambiamenti demografici e sociali intervenuti;
• ricostruire le politiche sociali, scegliendo le priorità e gestendo i processi di partecipazione;
• costruire reti con Terzo settore e volontariato come interlocutori principali e prioritari.
Finalità della realizzazione di un efficace welfare di comunità: puntare all’inclusione sociale, alla costruzione di una società che consenta a tutti i cittadini, vecchi e nuovi veronesi, (attraverso scelte mirate) di vivere la loro cittadinanza in pienezza, permettendo loro di sviluppare le proprie potenzialità umane a prescindere dalle condizioni sociali e culturali di partenza.
Ambiti prioritari di intervento:
Le politiche per le persone
Per ogni politica sociale programmata è necessario valutare gli effetti sulla vita concreta delle donne e degli uomini. L’analisi dell’ ‘Impatto di Genere’ è lo strumento fondamentale per evitare conseguenze negative delle politiche pubbliche rispetto al genere, per migliorarne la qualità e l'efficacia, e costruire politiche che tengano conto di necessità che sono differenti per cittadine e cittadini. E’ necessaria un’attenta valutazione e un adeguamento dei ‘tempi e servizi della città e del territorio’, che sia teso a promuovere un equilibrato rapporto tra lavoro e cure parentali: la cura dei piccoli, degli anziani e dei disabili non deve gravare solo sulle spalle delle donne, è necessario cambiare l’organizzazione dei servizi per facilitare la conciliazione tra lavoro e cura e ciò produrrà anche un miglioramento della condivisione. A favore delle famiglie: al di là di un familismo ideologico e di facciata, è ancora lacunosa nel nostro territorio una politica che sostenga efficacemente le famiglie nella cura e nella formazione, con una politica tariffaria rigorosamente improntata al rapporto reddito/carico familiare. Un’attenta politica sociale riconosce inoltre la pluralità delle forme di comunione di vita in crescita nella nostra comunità cittadina e nel nostro territorio veronese, tutelando i diritti costituzionali e contrastando ogni forma di discriminazione, garantendo parità dei diritti (casa, assistenza, scuola, cultura, sport) e dei doveri In particolare si possono individuare le seguenti aree di intervento:
• sostegno economico e materiale alle madri e ai padri single, alle famiglie separate e divorziate e alle famiglie con neonati in seria difficoltà economica (utilizzando efficacemente la normativa vigente);
• agevolazioni tariffarie relativamente ai servizi degli Enti Locali e delle aziende partecipate per le famiglie in particolari condizioni per numero di componenti o per cure parentali o per difficoltà economiche (tra le altre, si può pensare la sospensione temporanea dalle tariffe per le famiglie con componenti licenziati o in cassa integrazione).
• politica della casa in quartieri vivibili, accessibile per giovani e famiglie che, grazie a mirati interventi pubblici, favorisca ristrutturazioni (a partire dal patrimonio immobiliare pubblico offerto a canoni calmierati) e riqualificazioni a favore delle giovani coppie e delle famiglie con difficoltà economiche. Progetti di cura e animazione per gli spazi pubblici (dai marciapiedi alle scuole).
A favore di bambini e bambine, ragazzi e ragazze
Una città e un territorio che riconoscano loro pieno diritto di cittadinanza devono dotarsi di una struttura organizzativa e decisionale che lo interpreti e promuova: nelle nostre realtà sarà necessario istituire il "Garante comunale dei diritti dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze". Tale scelta, per essere efficace, dovrà essere inserita in una più organica visione di città a misura di minori, ripensando a questo fine programmazione urbanistica, viabilità, servizi educativi e culturali.
- a favore dei bambini di 0-3 anni: I servizi per l’infanzia non sono un costo ma un investimento sul futuro: potenziare ed espandere l’offerta formativa e di cura, mirando al raggiungimento degli standard europei del 33% di bambini che possano usufruire di strutture educative (asili nido, nidi integrati, “tempo per le famiglie”, tages mutter) e potenziando la formazione di specifiche figure professionali in questo ambito; rinnovare attenzione all’insieme del sistema educativo, rilanciando il servizio nidi in qualità e quantità adeguata alla domanda e tornando a “fare sistema” tra Comune, con ruolo di indirizzo, coordinamento e accompagnamento, scuola statale (primaria e secondarie) e scuole paritarie attraverso convenzioni eque e verifiche periodiche della qualità del servizio.
- a favore di bambini e ragazzi di 3-14 anni: contribuire a garantire servizi post scolastici qualificati per sopperire alle carenze di tempo pieno nelle scuole statali; riqualificare funzione e gestione dei Centri aperti e dei Centri diurni, che favoriscano la prevenzione del disagio nelle età dell’infanzia e della preadolescenza; potenziare le modalità di trasporto a scuola “riconquistando” ai bambini il territorio, attraverso le esperienze di “pedibus” e “vado a scuola da solo”, nonché le aree a “zona 30” attorno ai luoghi privilegiati di vita e tempo libero di bambini e ragazzi (così da favorirne autonomia e crescita); potenziare le strutture di educazione alla partecipazione civica e democratica dei/lle ragazzi/e di 10/14 anni;
- a favore dei ragazzi di 14-18 anni: attivazione di un osservatorio permanente sulla condizione giovanile; attivazione di luoghi di ritrovo e valorizzazione della creatività giovanile (musicale, artistica, espressiva) con finalità di orientamento, prevenzione, promozione; potenziamento (in accordo con ULS 20 e UST) di servizi territoriali di consulenza psicologica e prevenzione del disagio.
Qui ‘Centro affidi’
Le politiche giovanili: all’interno di una visione più complessiva che si basa sull’elaborazione e realizzazione di politiche non più solo settoriali ma con le persone e per le persone, le politiche giovanili nel nostro territorio veronese devono mirare a ricercare la relazione e la conoscenza con tutti i giovani presenti nel nostro contesto, mettendo in campo reali modalità di ascolto e confronto, favorendo il concreto coinvolgimento e il protagonismo attivo, sostenendo anche attraverso risorse e spazi adeguati la loro autonoma progettualità ed espressività.
Il territorio deve aprirsi ai giovani rendendosi più accessibile ai loro bisogni informativi, culturali, sportivi e di divertimento, sostenere e dare valore alle produzioni giovanili (anche attraverso la riappropriazione di spazi pubblici di aggregazione, la diffusione di luoghi di promozione della creatività artistica, musicale ed espressiva, il favorire l’organizzazione di spazi virtuali di ritrovo e di informazione); promuovere la loro partecipazione nell’ottica che essi sono in tutti i sensi cittadini dell’oggi (e non solo del domani), tenendo presente che i temi legati all’immigrazione e all’integrazione, oltre che alla dimensione territoriale ed alle differenze (di genere, di età, di cultura, di interessi, ecc.), rappresentano elementi trasversali che caratterizzano fortemente tutte le dinamiche giovanili; agevolare, attraverso una specifica “Carta giovani”, la fruizione a tariffe agevolate di servizi, beni e spazi rivolti al mondo giovanile; si tratta inoltre di accentuare l’attenzione specifica ai giovani per agire anche attraverso interventi mirati al superamento del gap economico/sociale che condanna i giovani del ceto basso alla marginalità, ma limita pure la mobilità verso l’alto dei giovani del ceto medio (si possono sostenere azioni per favorire la possibilità di esperienze formative o lavorative all’estero, la concessione di prestiti d’onore vincolati al primo reddito lavorativo o azione di microcredito).
Giovani e lavoro
– La crisi economica, che ha ripercussioni negative anche nel Nord-Est produttivo e nel nostro territorio, ricade in particolare sui giovani, sulle possibilità di trovare una occupazione dignitosa e duratura. La precarietà, la provvisorietà, la ricattabilità, sono alcuni degli elementi che caratterizzano l’occupazione giovanile quando questa si presenta. Ma il problema principale rimane quello della difficoltà dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. La questione diventa particolarmente grave per i giovani che hanno abbandonato precocemente la scuola e che provengono da famiglie in condizioni socio-economiche disagiate.
In questi casi necessitano interventi articolati che integrino il sostegno alla ricerca del lavoro con la formazione al lavoro, attraverso l’apprendistato, o con il rientro nei percorsi di istruzione e formazione professionale. In questo quadro va rivalutata l’istruzione tecnico-professionale garantendo e rafforzando la presenza delle istituzioni scolastiche tecnico-professionali presenti in città e in provincia.
Le amministrazioni locali (provinciale e comunali) devono farsi parte attiva per promuove l’incontro tra scuola e lavoro coinvolgendo le istituzioni scolastiche e imprenditoriali al fine di intercettare l’abbandono scolastico promuovendo allo scopo programmi di recupero e di sostenere l’alternanza scuola/lavoro ampliando le occasioni di apprendistato.
Anziani: in una realtà come la nostra, formata per oltre il 22% della popolazione da ultra 65enni, l’attenzione agli anziani deve diventare una tra le priorità, sia nel sostenere l’agio (che valorizzi le potenzialità e l’esperienza delle persone anziane, a vantaggio di se stesse e della collettività), sia nel prevenire (o attenuare) il disagio.
Tra gli interventi: rafforzare l’assistenza domiciliare (in accordo con l’USL 20 per gli aspetti più specificamente sanitari), attraverso misure che consentano all’anziano di rimanere a vivere nel suo quartiere; puntare a maggiore integrazione tra assistenza domiciliare sanitaria integrata (Adi) e assistenza domiciliare sociale (Sad); sostenere una progettualità complessiva per la valorizzazione delle strutture protette e delle case di riposo (necessità di impegno politico per ottenere nel Piani di Zona un riequilibrio per la storica carenza di posti letto convenzionati nella nostra città) per gli anziani stabilmente o temporaneamente non autosufficienti, che preveda sia riqualificazione dei servizi sia la consueta integrazione delle rette da parte dei servizi comunali; sostenere e potenziare progetti di residenzialità extra-ospedaliera per gli anziani non autosufficienti; attuare specifici “Progetti Alzheimer”, da sostenere in partnership con Fondazione Cariverona, Aziende socio-sanitarie, altri potenziali Enti senza fini di lucro; definire progetti che prevedano una maggior regolarizzazione e qualificazione delle “badanti”; attivare e/o potenziare progetto specifici che vedano gli anziani protagonisti attivi nei quartieri e nei paesi dove vivono; potenziare le attività ricreative, sportive, turistiche (turismo sociale) e culturali rivolte in particolare alla terza età.
Creazione sportello per le assistenti familiari (badanti) per fare emergere il mercato nero con il sistema dei buoni erogati dall'ente locale, per incentivare le famiglie alla regolarizzazione, favorirne la formazione e l’istituzione dell’Albo delle badanti, in collaborazione con le realtà pubbliche e del privato sociale che già operano positivamente in questo ambito.
Politiche per la disabilità: sostenere iniziative e progettualità che mirino ad un’efficace inclusione sociale, a partire dal garantire un’effettiva funzionalità delle Consulte per l’handicap, formate da associazioni effettivamente rappresentative della realtà (disabilità fisica, sensoriale, intellettiva) rileggendo i bilanci degli Enti locali alla luce dei diritti di cittadinanza delle persone con disabilità per promuovere una visione trasversale alle competenze.; potenziare piani per una mobilità libera da barriere architettoniche; in collaborazione con le Aziende socio-sanitarie, ripensare e riqualificare Centri Diurni e Ceod; valorizzare i progetti relativi alla “Vita indipendente” dei disabili, con un più costante contributo economico.
Le politiche per la salute
I Sindaci devono riappropriarsi delle proprie funzioni di responsabile della salute pubblica e garantirà a tutti gli abitanti, in particolare alle fasce più fragili della popolazione (anziani, disabili, malati cronici, bambini, stranieri), una rete diffusa di cure primarie in grado di assicurare equità nell’accesso alle prestazioni sanitarie. Particolare rilievo ha la prevenzione e la tutela di bambini e bambine, ragazzi e ragazze per gli aspetti di salute fisica e psichica (interventi e presa in carico integrati tra agenzie sanitarie, sociali ed educative del territorio).
Riqualificare l’offerta dei Consultori familiari in rapporto alle caratteristiche della domanda, con riferimento anche all’esigenza di una politica attiva di prevenzione e ascolto dei problemi di disagio e salute dell’età adolescenziale, in rapporto anche con le istituzioni scolastiche.
Accoglienza, integrazione e lotta alle povertà: nel territorio veronese, ad una fascia di popolazione cronicamente marginale (senza fissa dimora, anziani soli con pensioni al minimo), si sono aggiunti in questo periodo di crisi economica famiglie numerose monoreddito, donne con figli sole, famiglie di cassintegrati o disoccupati, di separati o divorziati; in questo contesto è necessario: mantenere e potenziare un efficace piano di accoglienza per senza fissa dimora (gestito in collaborazione con associazioni del terzo settore), con attenzione specifica anche alla realtà femminile; potenziare i sostegni economici a copertura degli affitti; attivare una politica tariffaria che tenga conto in maniera specifica delle condizioni economiche; utilizzare in maniera politicamente significativa i fondi di rotazione per l’edilizia;
altre marginalità: il mondo del carcere (una realtà nella città) va colto come struttura che nel garantire sicurezza ai cittadini offre opportunità di crescita a chi è detenuto; vanno perciò sostenuti progetti per formazioni scolastica e professionale, spazi per lettura e preparazione culturale, occasioni lavorative; valorizzare il ruolo del Garante dei detenuti e realizzare il progetto di un centro di accoglienza e ospitalità per i parenti dei detenuti.
Immigrazione come risorsa. La provincia di Verona deve essere un territorio in cui i diritti fondamentali – al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla libertà di culto, alla sicurezza – siano patrimonio di tutti gli abitanti, qualunque sia il loro luogo di partenza.
La presenza numerica degli immigrati si sta stabilizzando, così come deve stabilizzarsi la qualità dell’integrazione dei “nuovi veronesi” nel territorio provinciale, attraverso politiche che valorizzino gli aspetti formativi e culturali, a fianco a quelli sociali e della legalità. In particolare: sostegno all’integrazione scolastica, tramite potenziamento dell’azione di mediazione linguistica e culturali; valorizzazione del ruolo della Consulta degli immigrati, quale organo di partecipazione, consultazione, proposizione delle comunità degli immigrati a Verona; organizzazione di iniziative culturali (mostre, feste, momenti celebrativi) che favoriscano la conoscenza reciproca tra comunità immigrate e tra “nuovi” e “vecchi” veronesi; sostegno attivo nel disbrigo delle pratiche per permessi lavorativi e di soggiorno (in raccordo con Questura e Prefettura); coinvolgimento di rappresentanti delle diverse comunità in azioni di educazione, formazione e rispetto della legalità.
Per coinvolgere gli stranieri nelle decisioni politiche della città è fondamentale riconoscere il diritto di voto. Per i referendum e le altre consultazioni comunali, tale diritto può essere introdotto con una semplice modifica dello Statuto.
La mediazione dei conflitti sociali: una risorsa per migliorare la convivenza. - Le amministrazioni locali devono prendersi cura delle relazioni tra i cittadini, perché è il primo elemento di benessere di una comunità. Promuove la mediazione dei conflitti sociali rappresenta un obiettivo importante per garantire alla comunità la convivenza sociale e la serenità nei rapporti. L'Ente locale, avvalendosi delle Associazioni di volontariato già impegnate nelle problematiche della convivenza civile, deve promuovere la formazione dei mediatori sociali e attivare iniziative volte a far conosce alla popolazione tale opportunità, promuovendo incontri a livello di circoscrizione nelle scuole, tra le associazioni (sportive, culturali, formative ecc.), nei luoghi di aggregazione.
Metodologia
In un contesto di profondi tagli da parte del governo agli enti locali, diventa prioritaria una strategia per garantire che le politiche sociali non subiscano riduzioni o contenimenti proprio in una contingenza socio-economica di particolare gravità.
Si possono ipotizzare tre strade:
• razionalizzazione degli interventi gestiti storicamente dai Comuni (nonché servizi a scavalco tra Comune e Provincia, come il lavoro), per mantenerne l’efficacia comprimendone eventuali costi impropri o verificare l’opportunità di riutilizzare risorse per rispondere a bisogni più urgenti;
• Convogliare risorse da fonti di finanziamento diverse, a partire dai fondi EU;
• attivazione di uno “sportello unico” (tra Comune, USL e Provincia) che miri alla razionalizzazione dei servizi socio-sanitari, ad un loro riequilibrio e a una loro sostanziale integrazione (valorizzando in questo senso il significato dei Piani di Zona, come strumento politico di programmazione dei servizi alla persona);
• realizzazione di osservatori che monitorino costantemente un fenomeno e una fascia d’età (anche in relazione alle condizioni famigliari), così da rendere più rispondenti, puntuali ed efficaci gli interventi; • definizione di progetti mirati ad urgenze sociali, che vedano la compartecipazione di Fondazioni o altri Enti con capacità di finanziamento senza lucro;
• coinvolgimento più fattivo del terzo settore nella progettazione, gestione, programmazione e valutazione di interventi sociali sul territorio comunale e provinciale, sulla base di un accordo che definisca le regole di un percorso comune tra Enti locali e Terzo Settore: questo consentirebbe da un lato di rispondere ad un’idea partecipata di sociale (legata al concetto di sussidiarietà, da valorizzare), dall’altro di preservare i servizi pur in un contesto di difficoltà finanziarie e garantire una buona qualità di erogazione, dipendente da una forte motivazione.

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