venerdì 26 ottobre 2012

Parentopoli Veronese: querela archiviata

“Dopo l’archiviazione della querela della moglie di Tosi, Stefania Villanova, dopo quella del portavoce di Tosi, il sig. Bolis, è stata archiviata anche quella dell’uomo di Tosi nelle società partecipate Sardos Albertini, il quale mi aveva querelato per via delle mie affermazioni nella vicenda di Parentopoli. Il giudice ha considerato la mia una legittima critica politica e, soprattutto, la verità”. Dichiara Franco Bonfante, vice presidente del Consiglio Regionale Veneto.
Articolo di F. M. pubblicato su L’Arena il 26 ottobre 2012
Parentopoli e nipoti? Non è diffamazione
L´avvocato Sardos Albertini querelò gli esponenti del Pd Bonfante, Fasoli e Puppato. Il pm di Padova ha archiviato: «Si tratta di diritto di critica politica»
Parentopoli, incarichi affidati a congiunti, perplessità e querele. Ma la critica politica si distingue dalla diffamazione e le perplessità espresse nei luoghi a ciò deputati, in questo caso la Giunta regionale, non entrano nell´ipotesi punita dal codice penale. E così l´ennesima querelle che vede contrapposti Franco Bonfante all´«entourage di Tosi», come lo definisce lui stesso, è finita in nulla, anzi in archivio.
A sollevare dubbi sulla regolarità delle assunzioni nelle società partecipate o controllate del Comune di Verona furono, con un´interpellanza alla Giunta del Veneto, i consiglieri regionali del Pd Franco Bonfante, Roberto Fasoli e la capogruppo Laura Puppato. Sempre la legge 133/2008, sempre la verifica sul rispetto della «massima trasparenza» nelle assunzioni e nel lungo elenco di ingressi che per i consiglieri era da verificare venne inserito anche quel «il nipote di un noto avvocato della lista Tosi». La dichiarazione risale al maggio 2011, la querela per l´ipotesi di diffamazione a mezzo stampa presentata dall´avvocato Gian Paolo Sardos Albertini è di agosto e l´archiviazione disposta dal gip di Padova è di qualche tempo fa. Ma ufficiale: «il pm ha ritenuto che nei fatti non è ravvisabile alcun illecito penale», recita la richiesta del pubblico ministero, «in quanto le dichiarazioni attribuite ai tre indiziati, consiglieri regionali, attengano a fatti (assunzioni da parte della giunta comunale di Verona) su cui hanno esercitato un diritto di critica politica da ritenere legittimo attesa la valenza pubblica del contesto. Né vale attribuire rilevanza penale alla loro condotta la circostanza, segnalata in denuncia per cui uno degli assunti non era nipote dell´esponente bensì della moglie di questi». «Evidentemente ogni “aggressione” dell´amico Flavio non produce l´effetto sperato perché dico la verità», il commento del consigliere Bonfante, «sto attento a quel che dico e non racconto bugie, non insulto nessuno e quella perplessità sollevata in Regione rappresenta una delle prerogative di un consigliere regionale. Ho solamente chiesto verifiche sulla base del diritto e del potere di effettuare una critica politica che mi spetta». E per la terza volta la posizione dell´«indiziato» Bonfante è finita in archivio. «Nessuna rilevanza penale».

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