mercoledì 14 marzo 2012

Prospettive per gli ammortizzatori sociali

E’ difficoltoso realizzare i cambiamenti giusti in Italia perché gli attuali equilibri sono così forti ed impermeabili e rappresentano una sintesi di interessi consolidati che non è facile scardinare. Questo sta avvenendo con la riforma degli ammortizzatori sociali, al di là delle battute del Ministro Fornero.
L’attuale equilibrio degli ammortizzatori sociali trova consenzienti i sindacati e le imprese  che non vogliono sacrificare le proprie convenienze nell’interesse superiore dell’Italia.
Le lagune e le sperequazioni insite nell’attuale sistema di Welfare rappresentano per i soggetti interessati non delle distorsioni ma le condizioni per mantenere privilegi e continuità.
Se un errore può essere imputato al Ministro Fornero è quello di non aver presentato lunedì scorso al  tavolo dell’incontro con i sindacati e le imprese una politica attiva del lavoro (riqualificazione professionale, outplacement) efficace finalizzata a rioccupare i lavoratori disoccupati che di conseguenza ridurrebbe i periodi di disoccupazione e di erogazione dei sussidi economici. 
Sono nate polemiche sulle difficoltà del Governo a reperire risorse per finanziare la riforma senza tenere conto che possono essere effettuati dei risparmi introducendo due regole.
La prima regola per risparmiare risorse da utilizzare in modo produttivo è rappresentata dall’organizzazione di un mix di servizi finalizzati alla rioccupazione dei lavoratori licenziati. Tale regola è essenziale per fornire al lavoratore disoccupato non solo un sussidio economico ma soprattutto una prospettiva occupazionale in tempi accettabili.
La seconda regola è delineata dall’erogazione del sussidio condizionato alla disponibilità effettiva del lavoratore ad accettare le proposte di riqualificazione professionale e di ricollocazione. I lavoratori che rifiutano di partecipare attivamente all’utilizzazione di tali strumenti decadono dal diritto di percepire i sussidi a sostegno del reddito. Il senatore Pietro Ichino propone la firma di un contratto ricollocazione tra l’impresa ed il lavoratore.
Senza una politica attiva del lavoro la durata dei periodi di sostegno del reddito tende ad allungarsi causando l’aumento dei costi, abbassando la qualità del Welfare e l’espansione del lavoro nero
Ritengo che la previsione di una lunga durata delle prestazioni a sostegno del reddito non deve preoccupare per i costi in quanto un’efficace politica attiva del lavoro incide sicuramente sui periodi dei sussidi riducendoli e con essi i costi.
Intanto il ministro Elsa Fornero ha dichiarato che “ci sono abbastanza risorse per fare una buona riforma degli ammortizzatori sociali”. “Le risorse, ha aggiunto il Ministro Fornero, non verranno attraverso la riduzione della spesa di Assistenza”. Le risorse, ha concluso, "verranno da altri capitoli che sono capitoli di spesa che possono essere ridotti e capitoli di entrata che possono essere aumentati”.
Il sistema degli ammortizzatori sociali in Italia è caratterizzato da una pluralità di prestazioni diversificati nell’importo, nella durata e nei requisiti. Tale differenzazione non ha ragione di esistere in quanto le prestazioni a sostegno del reddito si rivolgono esclusivamente ai lavoratori disoccupati (sospesi e licenziati) che vivono le medesime condizioni e bisogni. Tale differenziazione rappresenta il motivo principale per cui non è facile riformare e condurre ad unità gli ammortizzatori sociali.
Ritengo che l’aumento del costo dei contratti atipici non sia sufficiente ad eliminare il precariato in quanto alle imprese rimane il beneficio di “licenziare” i precari alla scadenza del contratto. Pertanto, occorre intervenire ed eliminare direttamente alcune tipologie di contratti senza affidarsi esclusivamente al costo dei contratti precari superiore a quello dei lavoratori dipendenti.
Per tale motivo occorre ridefinire il lavoro dipendente nel modo proposto da Ichino, Nerozzi e Madia nei loro disegni legge al fine di allargare la platea dei lavoratori dipendenti ed eliminare i falsi lavoratori autonomi. Nei disegni di legge citati il lavoro dipendente deve presentare tre elementi: - dipendenze economica dall’impresa; - monocommittenza, traendo cioè più di due terzi del proprio reddito di lavoro da un unico rapporto; - livello di reddito al di sotto del quale il lavoro prestato viene definito dipendente.
Si ritiene positiva la proposta di finalizzare la Cassa integrazione straordinaria alle imprese che si devono ristrutturare e non sono destinate alla cessazione. Molti sono i casi di imprese destinatarie della Cig straordinaria per ristrutturazione che non hanno ripreso l’attività ed hanno collocato i lavoratori per lunghi periodi sotto la tutela della cassa integrazione.
Il Ministro Fornero propone il contratto di apprendistato come unico contratto prevalente per entrare nel mondo lavoro, proposta condivisa dalle organizzazioni sindacali. Si dimentica che l’apprendistato ha un limite anagrafico, 30 anni, e non è praticabile per i precari che abbiano superato tale limite di età. Inoltre, l’apprendistato, avendo un contenuto fortemente formativo, può essere applicato ai lavoratori senza esperienza lavorativa e, quindi, rimangono fuori coloro che hanno già lavorato.
Il modello proposto dal Ministro Fornero prevede una copertura universale che si bada su due pilastri l’assegno di disoccupazione e la cassa integrazione ordinaria e straordinaria.
Ritengo che occorre conoscere l’intera proposta del Ministro Fornero, comprensiva delle modifiche all’articolo 18, per valutare gli effetti sul cambiamento del mercato del lavoro.

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