lunedì 10 gennaio 2011

Claudia Crescenzi risponde sul cambiamento

L’impresa, specie in questo momento di grave crisi economica, è un argomento che continua ad interessare gli imprenditori, il management e gli operatori. Si afferma che le imprese devono cambiare continuamente, operare su scala internazionale, reinventare l’impresa stessa ed innovare il settore di riferimento, i prodotti e servizi che producono. Gli approcci manageriali sono conosciuti e diventati ormai un patrimonio comune degli imprenditori e dei manager. Tutte le teorie manageriali per essere realizzate nelle organizzazioni fanno leva sulle persone, le quali rappresentano un fattore strategico. Le imprese sono fatte da persone e per le persone e, pertanto, è necessario che gli interventi del management siano rivolte a potenziare lo sviluppo del sapere nella performance dell’organizzazione sia dal punto di vista gestionale che secondo aspetti relazionali e legati alla sfera della leadership. Nonostante questo riconoscimento “unanime” le imprese presentano numerosi problemi legati alla gestione delle persone.
Di questi argomenti ne discutiamo con Claudia Crescenzi, managing director della società Growbp.
Il cambiamento è l’argomento più interessante e dibattuto da studiosi, manager, operatori e forze sociali perché da esso dipende il successo e la sopravvivenza dell’impresa. Il management, il quale ha la responsabilità di guidare il cambiamento, quale tipo di organizzazione dovrebbe realizzare, quali relazioni dovrebbe stabilire con le persone che operano nell’impresa e quali sono le testimonianze da lasciare come modello?
Indubbiamente lo scenario economico-sociale attuale richiede grande capacità di adattamento a cambiamenti continui e immediati. Tale capacità di adattamento è data dal grado di flessibilità e di responsabilità che i sistemi aziendali e le persone che li governano hanno. La responsabilità intesa come respons-able ovvero abilità nel rispondere prontamente agli eventi, situazioni che cambiano, fatti non previsti che accadono. Le aziende sono fatte dalle persone che operano all’interno del contesto nel rispetto di norme e procedure ma nel rispetto anche delle loro regole personali ed interiori.
Non possiamo prescindere dalla tridimensionalità dell’azienda. La dimensione AZIENDA che ha una sua mission e un modo (valori) di operare - più o meno - scritto esplicitato e dichiarato; sicuramente adottato perché “da noi si fa così”.
La seconda dimensione dalla quale non possiamo esimerci è la dimensione del SINGOLO, ovvero della singola persona che vi lavora nel rispetto del proprio ruolo e funzione adempiendo il proprio lavoro secondo come “lo ritiene più opportuno” (tenuto ovviamente conto delle regole aziendali).
La terza dimensione è quella INTERPERSONALE attraverso la quale le persone - incluso il management - svolgono le funzioni. Nei momenti di cambiamento si ha incertezza, si ha timore di ciò che possa accadere. Ecco che le relazioni diventano essenziali. Le informazioni da veicolare il modo di veicolare le stesse informazioni e la qualità delle relazioni, il rapporto fiduciario che si è creato sino ad ora diventano i presupposti base essenziali per far si che l’azienda sia flessibile ed immediata nel rispondere al cambiamento.
La FIDUCIA diventa l’ingrediente BASE che il management deve creare, mantenere per far sì che le persone permettano il cambiamento richiesto per rispondere velocemente al mercato economico-sociale.

In molti casi il management è prigioniero dello status quo e non pone attenzione ai cambiamenti che avvengono nel pianeta. In questi casi come bisogna intervenire per rompere questo circolo vizioso?
Il management è prigioniero dello status quo fintanto che non decide il contrario. Non vuole essere polemica ma spesso e volentieri la tendenza è di pensare “tanto a me non accade nulla” dimenticando che oggigiorno o si vince tutti o si perde tutti. Non è semplicemente un modo di dire, ma se leggiamo i giornali (basti pensare agli ultimi eventi della FIAT) e/o ci confrontiamo con manager di altre aziende e/o se osserviamo le aziende internazionali ci rendiamo conto che quando si parla di rispondere prontamente ai cambiamenti non si parla più di normali revisioni organizzative, ma piuttosto di ripensamento del core business, di accorpamenti, fusioni o di incorporazioni aziendali che toccano tutti i livelli a partire dal top management come amministratori delegati, direttori generali.
Ciò significa che occorre essere pronti per rispondere al mercato immediatamente. Ciò che è fondamentale è rispondere REPENTINAMENTE ed EFFICACEMENTE al cambiamento. E’ questo può essere fatto solo con il supporto di tutte le persone che sono parte integrante dei servizi/prodotti che l’azienda offre/produce. Il punto è cosa serve al management per “risvegliarsi”? Per prima cosa la consapevolezza che il proprio status quo non è poi così certo che possa rimanere tale. In secundis una visione meno personalistica e più aziendale. Immaginiamo l’azienda come un essere umano e le procedure i sistemi come il sistema respiratorio e cardio circolatorio. Immaginiamo ora le singole persone come cellule. Che cosa accade quando alcune cellule invece di operare per agevolare il sistema respiratorio e cardiocircolatorio operano in controtendenza? Chi ne fa le spese?
Terzo una capacità relazionale diversa da quella utilizzata sino ad ora; una capacità relazionale coaching oriented. Ovvero una relazione dove il manager sia meno capo e più coach.

Si dibatte spesso sulla importanza delle risorse intangibili, rappresentate dal patrimonio di conoscenze e competenze possedute dalle persone che operano nell’impresa. Quali interventi sono necessari per elevare il senso di appartenenza, per favorire la collaborazione creativa e per aumentare il livello di soddisfazione e di realizzazione delle persone?
Sino a qualche tempo fa il potere era dato dall’informazione. Oggi ciò che più conta perché è richiesto dal mercato è la CONDIVISIONE delle informazioni delle competenze e delle conoscenze; è la MUTUA PARTECIPAZIONE - sempre nel rispetto dei ruoli e funzioni – ai progetti. Se ci soffermiamo ad osservare ciò di cui a noi necessita per sentirci parte di un gruppo, è possibile che emergano i fattori quali conoscenza del gruppo, conoscere (ovvero CONSAPEVOLEZZA) le finalità del gruppo, comprendere come possiamo partecipare (ovvero RESPONSABILITA’) alla crescita del gruppo ma fondamentalmente ciò che ci serve è RICONOSCERCI nella finalità e nelle modalità COMPORTAMENTALI del gruppo. La medesima cosa accade in un’azienda; ogni persona è naturalmente collaborativa se si identifica in ciò che fa. Ogni persona è assolutamente non collaborativa se si sente semplicemente utilizzata senza essere considerata. Ecco che interviene la relazione, lo scambio di informazioni, la condivisione del modo di come effettuare un’azione, il trasferimento della conoscenza di una dimensione più ampia magari dell’intero processo per cui è importante il contributo del singolo. Oggi non basta più il dire “fai questo e basta”. Oggi occorre condividere il perché a cosa serve e il come farlo, in modo che le persone si possano sentire CORRESPONSABILI e protagoniste. Allora si che si sentono parte integrante, appartenenti e si identificano con l’azienda. Ma ricordiamoci che l’azienda è veicolata dalle persone, il management che si relaziona con i dipendenti.

L’attuale momento è caratterizzato dalla crisi economica, dall’aumento della competitività e dall’incertezza del futuro. Questi fattori hanno un impatto negativo sulle persone che non sempre è riconosciuto dal management. Le persone che vivono le difficoltà dell’incertezza come possono essere sostenute ed incoraggiate?
L’incertezza, il non conosciuto, il non chiaro sono fattori che quasi sempre sono letti in modo negativo. O per meglio dire con paura e con timore. Ecco che la paura si rivela essere il denominatore comune. E’ la paura che ci impedisce di affrontare il “nuovo” il non conosciuto con occhi diversi. E’ la paura che si traduce in elemento frenante e ci rende faticoso abbandonare vecchie abitudini per allenarne di nuove. Mentre invece può risultare spesso vincente utilizzare dinamiche comportamentali diverse da quelle che siamo abituati a utilizzare, anche se pienamente consapevoli del fatto che non sempre si mostrano efficaci. Le persone vanno accompagnate supportate allenate ad utilizzare nuove modalità comportamentali non in sostituzione di quelle utilizzate sino al momento bensì come modalità complementari in aggiunta. Ma le modalità comportamentali sono l’effetto dei pensieri e delle emozioni. I pensieri sono anche il frutto delle conoscenze e competenze, ovvero di tutto ciò di cui ciascuno è consapevole. Ecco che la CONSAPEVOLEZZA diventa la base del fattore di successo di ciascuno.
Ma quali sono le qualità di una persona di successo? Fondamentalmente due: qualità emotive e qualità intellettuali. Le qualità intellettuali sono allenate quotidianamente mentre le qualità emotive si esprimono spesso senza che l’individuo ne sia pienamente consapevole. Ci chiediamo: esiste una modalità che ci consente di esprimere appieno il nostro potenziale? Quali i principali ostacoli? Il coaching può essere una risposta, una metodologia utile per esprimere potenzialità che tutti noi abbiamo e che, se non ‘allenate’, rischiano di rimanere ‘latenti’.

Al convegno “L’azienda come costruzione comune”, organizzato da Este a Padova, ha parlato del cambiamento ed ha richiamato l’immagine della stella marina e del ragno. Vuole spiegare questa metafora del cambiamento?
In effetti nel mio intervento al convegno ho ripreso un concetto che mi è piaciuto molto da un libro intitolato “Senza leader” di O. Brafman, A. Bechstrom edizione Etas in merito al perché alcuni modelli aziendali funzionano e altri meno. Tutto è partito dal cosa vuol dire governare? L’azienda è un sistema fatta di regole norme procedure e persone. La persona è un sistema fatta di pensieri, emozioni, comportamenti, ruoli e funzioni. Come far interagire i due sistemi?
Il RAGNO rappresenta l’organizzazione tradizionale, quella centralizzata che si avvale di un leader (la testa del ragno), il quale a sua volta si appoggia sui collaboratori (le zampe del ragno). Le difficoltà sono le solite: motivare, coinvolgere, comprendere, attivare, e chi più ne ha più ne nomini. Il rischio è palese (via la testa, le zampe barcollano e muoiono). Le difficoltà sono le solite: motivare, coinvolgere, comprendere, attivare, e chi più ne ha più ne nomini. Il rischio è palese: via la testa, le zampe barcollano e muoiono.
La STELLA MARINA è fatta di gambe indipendenti associate tra loro. Il centro è costituito dal nucleo del corpo che tiene insieme le componenti esterni (le gambe, quelle che trottano, per l’appunto).
La stella marina è il network e si regge su cinque gambe: se perde temporaneamente un arto – o anche due – sopravvive e si rigenera. Se invece tutte le gambe lavorano insieme, allora c’è armonia e la stella è pienamente efficace.
In sintesi gamba n. 1 : network / collaboratori agiscono con flessibilità ed autonomia nel rispetto di regole norme e procedure (diversamente si esce dal network). Occorre aderire alle regole fondamentali, diversamente sono gli altri componenti del netwotk che lo allontanano. Gamba n. 2 : catalizzatore/ leader. Ispira e sprona all’azione. Caratteristiche : capacità di creare relazioni e connessioni; passione ed intelligenza emotiva; fiducia ed ispirazione; tolleranza nelle diverse situazioni; capacità di scovare nuove opportunità innovative. Gamba n. 3 ideologia/mission-vision-valori ideologia funge da collante tra coloro che partecipano al network. Gamba n.4 storia aziendale. Serve per non perdere le esperienze e le conoscenze del passato ed utilizzarle per continuare a costruire facendo tesoro dei successi e degli insuccessi. Gamba n.5 paladino/persona chiave. Chiunque in azienda si identifica con l’ideologia. Diventa naturalmente elemento di diffusione e di rafforzamento dell’ideologia.
Cinque gambe in azione vuol dire cogliere le palle che vengono lanciate e portarle a canestro. Vuol dire essere una squadra affiatata per vincere nel rispetto delle regole del gioco e delle regole di ciascuno. Ed infine, vuol dire essere ad esempio e far si che gli altri possano appassionarsi non solo al prodotto/servizio che si eroga ma al MODO, al COME si lavora.

Può descrivere i servizi, come nel caso della società Growbp, che vengono offerti alle imprese per superare i problemi relativi al management ed ai collaboratori.
Massimizzare le capacità: il nostro obiettivo
GROWBP srl supporta le organizzazioni, i manager, le PMI nello sviluppo e rafforzamento di nuove modalità comportamentali, di una cultura aziendale volta alla massimizzazione delle capacità di ciascun collaboratore a beneficio e delle persone e delle aziende.
Attraverso il rafforzamento e l’allenamento che la nostra società prevede con percorsi di executive e team coaching, supporta le aziende ad ottenere benefici che sono stimati e misurati con risultati di aumento delle performance e della produttività che in tal casi è stata stimata anche del 30%.
I percorsi di coaching e di training sono studiati e sviluppati con l’azienda cliente in modo che siano tarati in funzione delle loro specifiche esigenze.
I percorsi di consulenza su tematiche di gestione del cambiamento, gestione della leadership, gestione della diversità, gestione dei team, gestione dei conflitti ed altro sono progetti integrati che vedono il coaching come l’ingrediente essenziale, l’anima attraverso cui veicola il processo.

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