PD e IdV hanno deciso di non unificare i gruppi parlamentari che saranno federati con un coordinamento molto forte ed uno speaker unico sulle questioni più significative.
"Abbiamo convenuto, ha dichiarato Dario Franceschini, che sia più funzionale avere due gruppi parlamentari con lo stesso programma e impegnati sugli stessi contenuti”. Massimo Donadi conferma la decisione di formare “due gruppi federati, con forte convergenza e cooperazione e ribadisce che l'obiettivo rimane quello del partito unico che si farà entro la legislatura". In un'intervista a L'Espresso, Di Pietro afferma che "l'alleanza con il Pd resta il perno della nostra politica" e "dunque si può, anzi si deve, costruire una casa comune di Idv e Pd nei tempi che la politica consentirà. In prospettiva si deve arrivare ad un'unica realtà politica".
Con questa decisione sono prevalse le scelte tattiche che hanno una loro precisa ragione (conferenza dei capi gruppo, opposizione efficace). Rimane strategicamente prioritario che i due partiti prendano sempre più coscienza dell'importanza della loro unificazione:
- All'IdV occorre entrare in un grande partito riformista di cui condivide i contenuti programmatici;
- Al PD è necessario arricchire il proprio patrimonio con le specificità dell'IdV molto avvertite dalle comunità locali;
- Ai due partiti serve mescolarsi per preparare un'alternanza credibile per le prossime elezioni politiche.
Nell'incontro non è stata valutata la strategia da realizzare nelle autonome locali (regioni, provincie e comuni). Perchè non iniziare dalla periferia a sperimentare l'aggregazione dei gruppi e forme di collaborazione che aiuteranno senz'altro in prospettiva l'unificazione dei due partiti?
Ritengo necessario affrontare tale argomento e realizzare delle sperimentazioni di integrazione che consentano un cambio di cultura e di nuova presenza nel territorio.
"Abbiamo convenuto, ha dichiarato Dario Franceschini, che sia più funzionale avere due gruppi parlamentari con lo stesso programma e impegnati sugli stessi contenuti”. Massimo Donadi conferma la decisione di formare “due gruppi federati, con forte convergenza e cooperazione e ribadisce che l'obiettivo rimane quello del partito unico che si farà entro la legislatura". In un'intervista a L'Espresso, Di Pietro afferma che "l'alleanza con il Pd resta il perno della nostra politica" e "dunque si può, anzi si deve, costruire una casa comune di Idv e Pd nei tempi che la politica consentirà. In prospettiva si deve arrivare ad un'unica realtà politica".
Con questa decisione sono prevalse le scelte tattiche che hanno una loro precisa ragione (conferenza dei capi gruppo, opposizione efficace). Rimane strategicamente prioritario che i due partiti prendano sempre più coscienza dell'importanza della loro unificazione:
- All'IdV occorre entrare in un grande partito riformista di cui condivide i contenuti programmatici;
- Al PD è necessario arricchire il proprio patrimonio con le specificità dell'IdV molto avvertite dalle comunità locali;
- Ai due partiti serve mescolarsi per preparare un'alternanza credibile per le prossime elezioni politiche.
Nell'incontro non è stata valutata la strategia da realizzare nelle autonome locali (regioni, provincie e comuni). Perchè non iniziare dalla periferia a sperimentare l'aggregazione dei gruppi e forme di collaborazione che aiuteranno senz'altro in prospettiva l'unificazione dei due partiti?
Ritengo necessario affrontare tale argomento e realizzare delle sperimentazioni di integrazione che consentano un cambio di cultura e di nuova presenza nel territorio.
10 commenti:
Non è così facile. Noi abbiamo alcuni principi di legalità, di etica nella politica che non tutti nel PD condividono. Anche se siamo stati in silenzio anche questa volta il PD ha portato in Parlamento un uomo come Carra, condannato a 6 anni per corruzione e circa 18 persone indagate per reati gravi. Il PD sta preferendo un accordo con Casini e l'UDC anziché con IDV. Per mettersi insieme bisogna volerlo entrambi e ripeto, nel PD c'è qualcuno che ci osteggia fortemente (ad esempio D'Alema ed il suo gruppo).
Antonio Borghesi
Questo post tratta un argomento diverso dalla legalità e cioè le prospettive di collaborazione e di unificazione del PD e dell’IdV. Pertanto, non entro in merito ad alcuni argomenti che potrebbero essere un pretesto per non approfondire il tema in discussione. Desidero solo sottolineare che vi sono delle inesattezze nelle affermazioni dell’on.le Borghesi che riguardano l’on.le Enzo Carra: - La sentenza è stata discutibile all’epoca; - La condanna è stata di un anno e 4 mesi per false e reticenze dichiarazioni al pm; - Il reato per il quale l’on.le Carra è stato condannato non rientra tra quelli considerati condizione ostativa alla candidatura. Quest’ultima posizione afferma Carra è stata riconosciuta in una trasmissione televisiva dall’on.le Di Pietro. Per le persone indagate per reati gravi non entro per niente in merito perché sono un elettore e non un pm.
L’on.le Borghesi non esprime in modo chiaro e determinato una posizione rispetto ai rapporti di collaborazione e di fusione dei due partiti a livello centrale e periferico. Al contrario l’on.le Di Pietro nell’intervista rilasciata all’Espresso afferma che bisogna costruire una casa comune tra il PD e l’IdV.
Le prossime scadenze amministrative di Verona (Provincia e Regione) non sono prese in considerazione dall’on.le Borghesi al fine di realizzare una strategia concertata con il PD che sia coinvolgente e perché no vincente.
Molto spesso il limite dei politici è quello di pensare al futuro non per gli altri ma con la propria presenza.
E’ già da qualche tempo che ho deciso di votare Italia dei Valori a queste elezioni. Precisamente il giorno in cui ho saputo che Di Pietro e Veltroni avevano stretto l’accordo e che esso prevedeva la progressiva integrazione tra i loro due partiti come era stato in precedenza per DS e Margherita.
Sono convinto che per alcuni aspetti il Partito Democratico sia più avanzato rispetto all’Italia dei Valori, e che al suo interno ci siano fattori potenziali di autentica e profonda innovazione. Sono anche convinto che all’interno del Partito Democratico esistano dei gruppi che davvero si battono per la giustizia, cioè quella roba che dovrebbe essere uno dei fondamentali acquisiti e comuni a tutte le parti politiche. Purtroppo non è affatto un fondamentale acquisito e questo sembra essere l’unico vero elemento di comunione della quasi totalità dell’arco parlamentare, Partito Democratico incluso.
Ricordo che il mio allenatore di pallacanestro tornava spesso sui fondamentali: palleggio, dai e vai, entrata in terzo tempo, tiri liberi, e via dicendo. La ragione era semplice: se vuoi passare alle strategie più evolute devi prima saper padroneggiare le basi più elementari. Personalmente ritengo che una cosa simile valga anche con la democrazia: se i criminali non vanno in galera ma in parlamento e i cittadini onesti sono munti come cash cows, allora le magnifiche sorti future e progressive invocate rimarranno belle parole scritte nel libro dei sogni.
Ma ho parlato di quasi totalità. Infatti qualcuno che quel fondamentale lo abbia acquisito c’è, ed è il partito di Di Pietro. Certo nemmeno loro sono perfetti, pazienza, il nodo è un altro. In futuro, intendo almeno per i prossimi 40 o 50 anni, il governo di questo paese rimbalzerà tra due sponde: Partito Democratico e Popolo della Libertà, o come diavolo si chiamerà. Ho perso ogni speranza che la legalità e la giustizia possano davvero diventare patrimonio del secondo (almeno non nei prossimi decenni) e quindi mi auguro che la battaglia per la loro difesa venga vinta almeno nel primo. Perché ciò possa accadere e non potendo esprimere preferenze per i singoli candidati ma solo per i partiti, cerco di rinforzare il peso dell’Italia dei Valori, così che il giorno in cui andrà a fondersi con il Partito Democratico potrà alimentarne ed amplificarne quanto più possibile la componente che difende legalità e giustizia.
Per conto mio questa partita strutturale, cioè l’acquisizione definitiva del principio di legalità e di giustizia all’interno del Partito Democratico, è ancor più importante di quella contingente per le elezioni al Parlamento, è davvero la partita decisiva del presente crinale storico e, se e solo se verrà vinta dai cittadini per bene, allora si potrà giocare quella molto più dura, cioè quella a tutto campo.
Caro Antonino, il commento che mi chiedi tarda perché sono alle prese con tanti impegni che mi impediscono di stare in pace a scrivere. Sommariamente confermo il tuo giudizio. Per altro il PD dalla campagna elettorale in poi intende svolgere un compito di proposta politica che recuperi e sintetizzi le culture affini del Paese. Per noi legalità, trasparenza, semplificazione, merito sono punti guida. L'IDV che vuole connotarsi in tal senso integra meglio di altri i nostri obiettivi. Saluti affettuosi. mpia
La collaborazione è un fatto ovvio e direi, d'ora in avanti, naturale.
Antonio Borghesi
Grazie dell'invito a partecipare a questo dibattito.
Penso che l'arrivo della competizione elettorale e la successiva fase di 'assestamento' abbia lasciato troppo sullo sfondo (mi verrebbe da dire nel dimenticatoio) i documenti fondativi del partito democratico, che sono stati presentati alla stessa assemblea nazionale costituente, contenporaneamente alla presentazione del programma elettorale. Mi riferisco al Manifesto dei valori, allo Statuto e al Codice etico.
Bene, proprio di codice etico, a mio avviso, si è parlato troppo poco. Eppure alza il livello dell'obbligo alla trasparenza, alla non cumulabilità degli incarichi, alla impossibilità di candidarsi o essere rappresentanti. Sotto questo profilo, mi pare che il partito democratico sia davvero all'avanguardia.
Certo, quando ho partecipato alla stesura del codice, ci siamo anche detti che i principi non vanno considerati in maniera approssimativa, solo come orientamento di massima. Le regole che ci siamo date devono essere stringenti.
Questo lo ricordo per sgrombare il campo da una idea secondo la quale sul tema della legalità e dell'etica in politica PD e IdV siano lontani.
Mi pare francamente impossibile affermarlo e se comportamenti diversi - in entrambi i partiti - sono stati attuati, personalmente sono per intervenire e segnalare agli organismi competenti.
A livello locale (non mi posso esprimere per quanto riguarda il nazionale)credo sia utile iniziare a sperimentare. D'altro canto mi pare anche inevitabile e, insieme, necessario. Le decisioni possono essere assunte. Mi è stato spesso ricordato che, in politica, i vuoti si riempiono. E questo mi pare il caso.Ma la sede per deciderlo quale è? Per quanto riguarda il PD, penso sia l'assemblea provinciale. Ma singoli circoli, a loro volta, possono deciderlo.
Continuo a pensare però che le alleanze e le aggregazioni si devono realizzare sui contenuti e sulle proposte. Iniziamo da un tema e cominciamo ad affrontarlo.
Quello della sicurezza - purtroppo preso dal lato dell'immigrazione - mi pare troppo importante in questo momento per non essere il punto di partenza.
Ho provato a scrivere alcune riflessioni nella mia home page (www.donatagottardi.net). Mi piacerebbe ricevere commenti.
Un abbraccio
Donata
Credo che l'alleanza elettorale tra PD e IDV potrà (e dovrà) essere perseguita anche a livello locale, così come di recente è avvenuto alle elezioni comunali di Castel D'Azzano. Tuttavia, i due partiti, a livello nazionale, hanno scelto di comune accordo, di tenere separati i gruppi parlamentari.
Ritengo la scelta più logica e corretta: così facendo si riesce a parlare a più gente, con accenti diversi, anche se su linee programmatiche molto simili. Del resto, la forte personalità di Di Pietro è difficilmente contenibile in un partito quando è strutturato (vi ricordate l'esperienza dell'asinello?). Quindi, al momento, alleanza si e a tutti i livelli, confusione NO.
Detto in tutta franchezza, non avverto questo come un tema d’attualità. Oggi tutta l’attenzione è rivolta all’operato del centrodestra e alle sue prime mosse d’urgenza: sicurezza, rifiuti, economia.
Sulla base delle decisioni che assumerà , andremo tutti noi, PD e IDV, a dare le nostre risposte e trovare punti di convergenza. Pretendere oggi di avere oggi il “pacchetto” della posizione già chiara, definitiva, mi sembra un esercizio di presunzione di fronte ad una realtà molto complessa, nella quale è bene che anche la linea politica venga di volta in volta pesata, valutata, aggiustata.
Purtroppo il “non governo” del centrosinistra riguardo alcune questioni importanti, oggi esplosive, ci mette in una condizione di sudditanza psicologica anche rispetto al “fare” del centrodestra. Ma come, ci vien voglia di dire, perché a Napoli non abbiamo fatto le stesse cose? Perché non abbiamo fatto anche noi come il centrodestra sull’Ici e sui mutui, ma solo qualcosa di parziale? Perché sulla sicurezza non abbiamo attivato politiche più decise, come il solo Di Pietro andava ripetendo a gran voce? E pensare, come ha detto lo stesso Maroni, che il 40 % dei provvedimenti del pacchetto sicurezza del nuovo governo erano già inseriti nella proposta Amato.
Ma a noi del centrosinistra servono sempre tempi biblici prima di attuare una decisione e così sono gli altri a raccogliere i frutti e a dimostrarsi efficienti di fronte al paese. Non vedo oggi urgente una risposta al quesito su cosa faranno PD e IDV, se staranno assieme o da soli, abbracciati stretti stretti, tenendosi per mano o soltanto cammineranno entrambi nella stessa direzione.
Mi sembra un esercizio di vuota retorica, rispetto alla vera questione che è questa: che politica abbiamo fatto e che dovevamo invece fare e cosa facciamo ora rispetto alle scelte degli altri, che peraltro ci sembrano piuttosto indovinate?
Su questi temi vedremo se ci saranno piani di condivisione o valutazioni diverse. Dirlo ora, a priori, è insensato. Lasciamo che le nostre libertà di pensiero e di approccio alla politica ci facciano valutare ciò che accade. Arriverà il tempo in cui capire quanto sono vicine o lontane le posizioni di PD e IDV. Solo su questo, sulla nostra capacità di giudicare i fatti, di relazionarci con persone e cose costruiremo la nostra diversità o la nostra “identità”.
Per chiudere, scusandomi per la lunghezza, una considerazione ulteriore. Meno male se c’è un Di Pietro che fa un’opposizione “fuori dal coro”, aliena agli schemi abituali. Anche perché c’è, da parte nostra, il compito non facile di interpretare il pensiero di tutta quella parte di paese che oggi non è rappresentata in Parlamento. Dobbiamo parlare anche per loro.
Gustavo Franchetto
Il post “PD e IdV due gruppi federati” è stato pubblicato il 25 aprile scorso e, nonostante sia passato un mese dalla sua pubblicazione, ritengo che il rapporto tra il PD e gli altri partiti dell’opposizione presenti in Parlamento sia un argomento che non ha scadenze se si vuole guardare al futuro con prospettiva e responsabilità.
Il Governo Prodi ha governato dal 17 maggio 2006 al 24 gennaio 2008, complessivamente per 617 giorni, conseguendo risultati positivi rispetto al precedente governo Berlusconi che è durato per tutta la legislatura (Crescita del PIL all’1,5; rapporto deficit/Pil pari a 1,9%; rapporto debito/Pil al 104,0%; avanzo primario è tornato attivo con il 3,5% circa; la lotta all’evasione fiscale ha contribuito al miglioramento dei conti pubblici; riduzione della disoccupazione dal 7,7% del 2005 al 6,1% del 2007, rappresentando il livello più basso dal 1993). Inoltre, è intervenuto a favore di una equa redistribuzione del reddito: trasferimenti alle famiglie ed ai giovani, nuove detrazioni Irpef, riduzione del cuneo fiscale, riduzione del 40% dell’ICI, somma aggiuntiva per i pensionati, bonus per gli incapienti (vedi post “Economia da Berlusconi a Prodi”). Purtroppo la fine anticipata della legislatura ha interrotto ulteriori e significativi interventi a favore dei più deboli.
Gli errori non sono da addebitarsi al governo Prodi ma alla maggioranza eterogenea che sosteneva tale governo compresa la mancata approvazione del pacchetto sicurezza predisposto da Amato.
Parlare degli errori del passato è tattica, confrontarsi su come fare opposizione oggi è tattica. Mentre costruire il futuro del paese e del sistema politico è strategia. Quindi, occorre oltrepassare gli egoismi dei partiti per costruire una strategia condivisa che non si fermi all’oggi, che anticipi il futuro o che si adatti ai cambiamenti che avvengono con velocità straordinaria nel pianeta.
Costruire il futuro insieme significa anche determinare i cambiamenti e la crescita dei partiti che non possono rimanere fermi e spettatori della continua evoluzione dell’economia e della società.
Per tali motivi ritengo che avviare oggi un confronto sulle prospettive non è retorica ma rappresenta una presa di coscienza ed una particolare sensibilità per delineare il futuro del PD e dell’IdV e del sistema Italia.
Di fronte alla scelta del governo di inserire in un decreto in scadenza un emendamento in materia di frequenze radiotelevisive, denominato “salva Rete Quattro”, vi è stata da parte di Walter Veltroni, Antonio Di Pietro e Rocco Buttiglione una dura e decisa contestazione. Questo per significare che l’opposizione non è rappresentata dal solo Di Pietro.
Complimenti!
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