lunedì 7 aprile 2008

Elezioni e Economia

Più si avvicinano i giorni delle votazioni e più il centro destra dispensa bugie (le dichiarazioni di Tremonti a Ballarò) sui dati dell'economia, dimenticando che durante il governo Berlusconi (2001/2005) gli indicatori sono stati peggiori rispetto a quelli conseguiti dal Governo Prodi.
Si espongono di seguito gli indicatori economici conseguiti dal Governo Berlusconi:
- Debito pubblico nel 2005 al 106,4%;
- Dal 2001 al 2005 l'aumento annuo medio del PIL è risultato inferiore all'1%;
- Nel 2005 la produzione è diminuita dell'8% e l'occupazione si è ridotta per la prima volta dal 1995;
- Il tasso di disoccupazione si è attestato nel 2005 al 7,7%;
- Nel 2005 il rapporto Deficit/PIL è pari al 4,2 (superiore al parametro del 3% stabilito dal trattato di Maastricht).
Per confrontare i risultati conseguiti dal centro destra e dal centro sinistra si invita a prendere visione dei documenti allegati. Economia da Berlusconi a Prodi e Economia per le elezioni
L'attenzione verso il quadro economico generale non deve far perdere di vista le fasce più deboli per le quali l’aumento del costo della vita è diventato insostenibile. Tra le famiglie in grave difficoltà vi sono quelle con un solo reddito da lavoro di circa 1185 euro al mese ed il 50% degli anziani soli che percepiscono un reddito inferiore a 920 euro al mese.
Nel 2007 il governo Prodi ha varato delle misure che interessarono circa 3 milioni di persone con pensioni basse, con un’età superiore ai 64 anni e con un reddito non superiore a 8675,03 euro. Il beneficio è rappresentato da una somma aggiuntiva tra 336 e 504 euro. Inoltre, è stato previsto un rimborso forfettario di 150 euro a favore dei soggetti per i quali è risultata nel 2006 un’imposta pari a zero.
Il PD ha predisposto un programma a favore dei pensionati che prevede;
- L’utilizzo dello strumento fiscale finalizzato all’aumento delle detrazioni fiscali a favore dei pensionati di oltre 65 anni (incremento di 400 euro l’anno per le pensioni fino a 25mila euro l’anno e tra i 250 euro e i 100 euro l’anno per le pensioni di importo compreso tra 25mila e 55mila euro l’anno);
- La nuova indicizzazione delle pensioni rapportata all’indice del costo della vita delle famiglie dei pensionati e non più all’indice generale dei prezzi al consumo;
- La trasformazione del montante contributivo in vitalizio attraverso un indice dato dal rapporto tra spesa previdenziale e monte dei redditi da lavoro. In questo modo i pensionati parteciperebbero ai risultati della crescita economica. Pensioni
Le proposte del centro destra si limitano a prospettare l’adeguamento delle pensioni al costo della vita.
In Italia la quota di profitti tra il 1992 e il 2001 è cresciuta di oltre 11 punti e tra il 2002 e il 2006 di circa 9 punti. Nel medesimo periodo in Italia il potere d'acquisto dei salari è aumentato di circa 1 punto. In definitiva l'aumento della produttività è stato incamerato dai profitti che non sempre si sono trasformati in investimenti. Per quanto riguarda il lavoro occorre utilizzare la leva fiscale per aumentare le retribuzioni e la produttività. Si rende necessario tagliare la tassazione sul salario variabile legato alla produttività e privilegiare i premi di produttività conseguendo benefici per i lavoratori e per le imprese. La detassazione dello straordinario proposta dal centro destra è insufficiente e discrimina le donne che non sono propense ad effettuarlo. Il legame tra bassi salari e bassa produttività va smantellato in particolar modo nella P. A. per partecipare insieme (imprenditori, salariati, impiegati, lavoratori autonomi) con solidarietà e responsabilità sociale alla crescita economica e sociale del nostro paese.

1 commento:

Anonimo ha detto...

I dati economici sono un fatto incofutabile che non favorisce certamente il Governo Berlusconi. Ritengo che occorre porre particolare attenzione alle retribuzioni ed alle pensioni con delle misure che permettano una vita dignitosa.