giovedì 19 agosto 2010

Intervista a Franco Bonfante sul federalismo

pubblicata su L’Arena del 18 agosto 2010
Maggiori competenze e risorse economiche alle Regioni. «Questo è il vero federalismo, la cui base costituzionale, peraltro, è partita nel 2001 durante il governo di centrosinistra. E se la Lega abbandonerà certi slogan scriteriati e atteggiamenti a metà strada fra la xenofobia e il razzismo, noi ci stiamo». Parola di Franco Bonfante, veronese, esponente del Partito democratico, divenuto vicepresidente del neoeletto Consiglio regionale, al suo secondo mandato nell’assemblea politica veneta.

Bonfante, la Giunta Zaia vara la bozza del nuovo statuto regionale e il sindaco di Treviso e segretario della Liga Veneta Gobbo dice che la secessione fra nord e sud Italia «è già in atto» e che «se si ferma il federalismo c’è il rischio che succeda qualcosa di brutto, che va al di là della politica». Su quali basi il centrosinistra può costruire un’intesa con il centrodestra in Veneto?
Qui il resto del post Gobbo sostiene che bisogna stare attenti perché c’è una differenza forte fra nord e sud e sono convinto che in parte è la verità. La distanza aumenta, il meridione fa fatica a tenere il passo e questo è un rischio che temiamo tutti.

Quali proposte avanza?
Quasi tre anni fa il Pd in Consiglio regionale presentò una proposta di autonomia differenziata della Regione, condivisa con la maggioranza dell’allora presidente Galan, per dare competenze alle Regioni in 14 settori, fra cui l’istruzione, le infrastrutture e i beni architettonici. In tre anni, però, non si è fatto nulla per attuare quel disegno.

La Lega e il centrodestra parlano oggi di federalismo fiscale. Che ne pensa?
Bene, il centrosinistra condivide questa impostazione da quasi 10 anni. Ma i veneti vogliono fatti concreti. Se li vedremo, noi del Pd ci staremo. I segnali, però, non vanno in questa direzione.

E dove vanno?
Il fatto che il governo, e quindi anche la Lega, abbia assegnato finanziamenti a Catania, a Palermo, a Roma capitale o al progetto del ponte sullo stretto di Messina, sembra che smentisca la Lega. Quasi che le differenze fra nord e sud si vogliano enfatizzare.

Qual è la sua posizione sulla bozza di nuovo Statuto regionale?
A dire il vero noi una proposta l’abbiamo già avanzata, fondata appunto sull’autonomia differenziata del Veneto. Il che significherebbe arrivare al 90 per cento del federalismo. Poi puntiamo alle città metropolitane, fra cui Verona. E qui la Lega nazionale dovrà ottenere il riconoscimento dallo Stato. Ne ho accennato già al sindaco Tosi. Se Verona lo otterrà, il Pd del Veneto appoggerà questo progetto.

Che giudizio dà dei primi mesi di amministrazione targata Zaia?
Credo che lo stesso entourage di Zaia rilevi una certa staticità e delusione. Ci si aspettava qualche scelta forte, ma così non è stato. Un esempio? Il presidente Zaia ha balbettato sulla manovra finanziaria, facendosi scavalcare dai suoi colleghi Formigoni ed Errani che hanno guidato le Regioni nella richiesta di modificare la manovra, ma anche dai sindaci Tosi e Zanonato di Padova e dagli altri sindaci dei capoluoghi veneti.

A quali progetti sta lavorando?
Bisogna dare risposte al problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, che oggi ha superato il 6 per cento e fino a qualche anno fa era sotto il 4, quindi praticamente inesistente. Poi aiutare le piccole imprese. Io ho presentato un progetto a difesa dei piccoli negozi e per ridurre il costo della politica, a cominciare dal togliere le auto blu in Regione, a cui io ho rinunciato. Quindi, eliminare enti inutili ed inefficienze. Io sto poi lavorando a un disegno di legge “anticricca”, per una maggiore trasparenza negli appalti pubblici.

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