mercoledì 16 luglio 2008

Fannulloni in agitazione?

Non era difficile prevedere che i lavoratori pubblici si sarebbero organizzati per contrastare i provvedimenti e le intenzioni del Ministro Brunetta. In tutta la Regione Veneto sono state organizzate dalle Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL delle assemblee molto partecipate per spiegare le posizioni del Ministro della Funzione Pubblica, la visione delle organizzazioni sindacali, le diversità ed i motivi di contrasto.
Quali sono concretamente i problemi di questi lavoratori che negli ultimi tempi si sono visti criminalizzati come l’unica causa dei mali della Pubblica Amministrazione? Questa domanda la rivolgiamo a Francesco Bisognano, segretario regionale della funzione pubblica della Cisl.
“Il Governo ed il Ministro competente, afferma Bisognano, inganna la gente con la pubblicazione delle retribuzioni dei pubblici dipendenti manipolandole con aggiunta delle spese politiche per consulenze e contratti ad personam. Dimostra di essere incompetente nel momento in cui ritiene che non è aumento di produttività avere dimezzato il personale degli enti e aumentato i servizi dando risposte in tempo reale ed impreparato nel disconoscere che lo sviluppo organizzativo e professionale dei dipendenti ha prodotto miglioramenti eccezionali nelle attività certificate dalla relazione della Corte dei Conti sulla qualità e quantità dell'accertamento Contributivo e Fiscale”.
“Il centro destra ha disatteso l’impegno elettorale di diminuire i costi della politica, continua Bisognano, e realizza per decreto la riduzione degli stipendi dei pubblici dipendenti”. I provvedimenti governativi sono interpretati da Bisognano come “il tentativo di esternalizzare i servizi pubblici per realizzare nuove fonti di profitti anziché impegnarsi a migliorare la gestione di tali servizi con provvedimenti appropriati”.
A Verona, come in tutte le altre città venete, è stata promossa da CGIL, CISL e UIL un’assemblea dei lavoratori dell’Inps, Inail, Inpdap e Agenzia delle entrate della Provincia presieduta da Cipriani Luca della CGIL e da Francesco Bisognano della CISL, i quali hanno spiegato a tutti i partecipanti le ragioni dello stato di agitazione, le contraddizioni e le inefficienti misure varate dal Governo. Tra questi motivi vi è la disapplicazione a partire dal 2009 della contrattazione integrativa e del salario accessorio finalizzato all’aumento della produttività e della qualità dei servizi. Il salario accessorio rappresenta in un anno circa 5 milioni di euro per i dipendenti dell’INPS e dell’Agenzia dell’Entrate e 2 milioni di euro per i lavoratori dell’Inail.
Tutto questo accade nel momento in cui nel settore privato vengono detassati lo straordinario ed i premi di produttività e la riforma della contrattazione è finalizzata ad incrementare gli spazi e le competenze della contrattazione di secondo livello rivolta all’aumento della produttività.
Tra i numerosi partecipanti all’assemblea vi è la preoccupazione che il Governo voglia privatizzare la gestione dei servizi pubblici e avviare contratti di lavoro stipulati fra datore di lavoro e singolo dipendente.
Il disegno del ministro Brunetta è quello di ridimensionare le materie oggetto di contrattazione e le responsabilità organizzative del management al fine di disciplinarle per legge. Questo disegno contrasta con i principi che ispirano l’organizzazione dell’impresa pubblica e privata: - La condivisione degli obiettivi è determinante per avviare il cambiamento nella P. A.; - Il depotenziamento del ruolo e delle responsabilità del management pubblico per concentrare il potere nel Governo non facilita l’adattamento dell’impresa pubblica ai cambiamenti veloci che avvengono nella società e nel mondo.
“L'articolo 67 del D.L 112 /2008, afferma Rosalia Lo Presti della CISL, taglia completamente per l'anno 2009 le risorse per i trattamenti economici accessori e colpisce indiscriminatamente anche quegli Enti in cui l'erogazione di tali trattamenti ormai da decenni è legata alla misurazione ed al monitoraggio costante del raggiungimento dei progetti e degli obiettivi fissati con piani annuali. Per mesi è stata condotta una vergognosa campagna mediatica in cui tutti i dipendenti pubblici venivano rappresentati dal Ministro della Funzione pubblica come fannulloni, assenteisti, nullafacenti, parassiti e causa di tutti i mali dell'economia italiana. Se alla Fiat nominassero un amministratore delegato che avesse altrettanta opinione dei propri dipendenti, che spazi di cambiamenti e miglioramenti pensate ci potrebbero essere?”
I provvedimenti del Governo riguardano anche i periodi di malattia, la reperibilità durante tale evento ed i relativi controlli. “A cosa serve tenere agli arresti domiciliari chiunque è assente per malattia, dichiara Lo Presti, creando situazioni discriminanti tra lavoratori pubblici e privati, se poi non si riesce a colpire chi effettivamente ne abusa. Non serve scomodare la Guardia di Finanza per controllare i finti malati, come avrebbe intenzione di fare il ministro Brunetta, basterebbe che i nostri dirigenti svolgessero il lavoro di controllo per il quale sono pagati. Lasciamo, quindi, che la Guardia di Finanza si dedichi a lavori ben più utili per l'economia del paese e non spacciamo quelli che sono i vari disegni di questo governo come tentativi di dare finalmente un volto nuovo alla pubblica amministrazione italiana. Qui è in atto un vero e proprio attacco non solo alla pubblica amministrazione in cui interi settori sono palesemente oggetto di appetiti da parte dei privati, ma siamo di fronte ad un vero e proprio tentativo di smantellamento dello stato sociale”.
Nel precedente post “Organizzazione e lavoro nella P. A.” dell’8 luglio sono stati sottolineati i problemi della P. A., l’urgenza avvertita dai cittadini e dalle imprese di usufruire di servizi pubblici migliori, i provvedimenti del Governo che non si condividono ed in linea generale i cambiamenti da realizzare.
Ritengo che le molteplici cause del malfunzionamento della macchina pubblica potranno essere rimosse intervenendo sui seguenti temi:
- Management pubblico, il quale ha la responsabilità dei risultati e deve essere rimosso nel momento in cui non riesce a conseguire gli obiettivi assegnati e ad adattare il servizio pubblico ai cambiamenti che intervengono con velocità nell’impresa. I manager devono usare in modo efficace il loro potere di organizzazione, valutazione, incentivazione e sanzione;
- Riforma della contrattazione che privilegi il merito e la produttività rafforzando la contrattazione integrativa;
- Misurazione e trasparenza dei risultati e nuovo rapporto con i cittadini attraverso la creazione di una Agenzia indipendente che valuti e controlli i risultati, il grado di conseguimento degli obiettivi, l’impegno del management pubblico.
Vi è un ultima cosa che vorrei ricordare, la quale non è scritta nei manuali di management. Nelle organizzazioni pubbliche è importante scoprire la solidarietà e la sensibilità sociale verso gli altri, valori che animano l’attività delle imprese non profit e dei volontari poiché tali qualità integrate nella P. A. consentono di assicurare ai cittadini l’erogazione di servizi pubblici adeguati alle esigenze ed alle attese.
Ritengo che i lavoratori del pubblico impiego, i quali intervengono alle assemblee, non sono fannulloni ma operatori che intendono partecipare ed offrire il loro determinante contributo. I fannulloni li lasciamo al Ministro Brunetta ed al management pubblico in quanto è un loro esclusivo problema che occorre risolvere specificatamente evitando di colpire nel mucchio.
Documento
Lettera aperta

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Io lavoro nel settore privato, e certe male pratiche (evidentemente di pochi per carità) non sono tollerate. Penso che il lavoratore pubblico ha dei privilegi che sono stati acquisiti molti anni fa e che ora non si ricorda più di avere, tipo 36 ore di lavoro invece di 40, oppure agevolazioni pensionistiche, ecc.
Penso che le disposizioni illustrate nei TG stasera, sono in vigore da almeno 20 anni nel settore privato (per es. trattenuta di 10 gg. di stipendio per malattia non accertata, diritto alla malattia solo su presentazione di certificato medico). Solidarizzo con i dipendenti pubblici bravi e onesti, e proprio per questo non sono d'accordo con l'ultima affermazione del post: i fannulloni non sono un esclusivo problema del governo o dello stato, bensì anche dei colleghi che sgobbano anche al loro posto e che dovrebbero vedere come un loro interesse cercare di riportare a decenza alcune situazioni ormai insostenibili. Ovvio, senza sparare nel mucchio.

Anonimo ha detto...

Concordo perfettamente con il commento. I fannulloni sono un problema che riguarda tutti: i compagni di lavoro, i cittadini utenti e altri soggetti. La denunzia verbale non basta occorre che il problema venga risolto dal Ministro competente, che abusa del termine "fannulloni", e dal management pubblico.Perchè non intervengono? Ovviamente il problema riguarda anche le organizzazioni sindacati che dovrebbero tutelare i lavoratori onesti e produttivi ed isolare i cosiddetti fannulloni.

Anonimo ha detto...

Lavoro nella P.A. da 31 anni, come bibliotecaria. Ho sempre lavorato, anche perchè amo il mio lavoro, e spesso non so a chi dare i resti. Ho 57 anni, nel 2007 ho effettuato 1 solo giorno di malattia.
Qualche fannullone tra noi c'è, si sa chi è, potrebbe essere colpito tranquillamente, ma sono i raccomandati dei politici e nessun dirigente oserebbe inimicarseli, questa è la verità. Noi lavoriamo anche per loro. Per colpa del discredito che costoro gettano sull'intera categoria, siamo mal retribuiti. Noi dobbiamo pagare lo scotto anche di questo. Oltre al danno la beffa.
Condivido l'analisi, e credo che, sotto sotto, si tratti davvero di un tentativo di affossare i servizi pubblici per continuare sulla strada delle esternalizzazioni a società legate al carro dei politici. Aggiungo che, mentre ai dipendenti pubblici viene applicato il trattamento sopra descritto, per i manager pubblici (chissà loro che fanno, se le cose non funzionano? Non dovrebbero essere loro i responsabili di servizi e disservizi?) viene abolito il tetto massimo di 290.000 euro, fissato dal governo Prodi. Ha un senso?

Anonimo ha detto...

Il problema (uno dei molti problemi) è che Brunetta fa proprio quello: spara nel mucchio. Giustissimo colpire il falso malato in vacanza, ma perché il malato vero debba avere lo stipendio decurtato da una tassa sulla malattia non lo si capisce. O meglio, lo si capisce anche troppo bene: per far cassa. Alla fine si arriva sempre lì, i soldi. Questa volta da prendere dalle tasche, già molto piccole, dei dipendenti pubblici (lasciate perdere le cretinate diffuse dai media filobrunettiani sulle retribuzioni d'oro del pubblico. La stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici di oro ha solo la fede coniugale, se sposati). Le 36 ore e le 40 ore: sarà anche un privilegio averne solo 36, io girerei la questione - perdonatemi il coté filosofico - e mi chiederei se non sono 40 ore ad essere troppe, per la media di lavori squalliducci, grigi, mediocri e da travet che formano la massa degli impieghi sia pubblici che privati. Sono anche troppe 40 ore della propria vita alla settimana per quei cosiddetti "lavori".

Anonimo ha detto...

Ho la netta impressione che rischiamo di commettere l’errore di accodarci acriticamente alle proteste, solo in parte condivisibili, dei dipendenti pubblici.
Il malcontento creato dalle proposte del ministro Brunetta si sta concentrando unicamente sugli aspetti punitivi, col rischio di essere incanalato verso una china di pura difesa dell’indifendibile esistente.
In più occasioni ho provato a dire la mia, ma inutilmente.
L’orientamento che emerge, anche su queste pagine, è di totale rifiuto del provvedimento del ministro. Ma io insisto ancora, perché tale orientamento a me sembra non corretto e politicamente suicida.
Ho passato vent’anni della mia vita nelle istituzioni pubbliche e posso affermare, con cognizione di causa, che tra le riforme strutturali da fare, quella della pubblica amministrazione, rappresenta la priorità assoluta.
Il problema della sua produttività e della sua efficienza, per l’impatto diretto che determina sul tessuto sociale ed economico del Paese, ha un’ importanza decisamente capitale, che non può essere trascurato o messo in secondo piano.
L’impianto burocratico farraginoso ( e spesso inutile), la rigidità delle strutture organizzative, la sclerotizzazione delle procedure operative, il tecnicismo barocco, l’assurda autoreferenzialità, fanno della pubblica amministrazione il primo bersaglio delle maledizioni quotidiane del cittadino.
Di chi sono le responsabilità di tutto questo? Innanzitutto dei partiti e dei Sindacati, sempre pronti a tutelare ciascuno la propria greppia; ma anche dei dipendenti, che su questo terreno di coltura, hanno contribuito a produrre e ad alimentare uno status, oggettivamente " molto discutibile", dell’operatore pubblico, che non ha eguali nel privato.
In questi giorni di forti agitazioni sindacali, forse qualcuno ha parlato di come orientare la macchina amministrativa alla soddisfazione del cittadino? E che dire della produttività? E del rapporto costi/benefici? E ancora della trasparenza, della legalità, dei controlli di qualità e del merito?
Sì anche del merito, perché è evidente che non si può fare di tutta l'erba un fascio. Ci sono, eccome, fior di dipendenti bravi, seri, impegnati ed è su questi che bisogna far leva, motivandoli e premiandoli, per risollevare le sorti, ormai fallimentari, delle nostre istituzioni.
Per cui, al di là degli eccessi polemici e propagandistici del Ministro, non possiamo non misurarci sul tema fondamentale di una riforma radicale della pubblica amministrazione.
Diversamente rischiamo davvero di rafforzare l’idea di un Brunetta deux ex machina dell’ingarbugliata matassa della pubblica amministrazione.

roberto celani ha detto...

gentile Smac ma non si sta giudicando una ipotetica riforma della P.A. che è lontana da venire, ma alcune misure nello specifico.
La documentazione sanitaria, la visita fiscale fin dal primo giorno, e la decurtazione dei periodi inferiori a 10 gg. esistono nel contratto degli enti pubblici non economici (parastato) da decine di anni...
Contro cosa si protesta in realtà?
Contro il taglio del salario di produttività (proprio quello!) per circa il 20% del salario lordo di un lavoratore Inps o Ag.Entrate...
Contro un'ipotesi di rinnovo contrattuale all'1,7 % mentre l'inflazione è al 4,1 con tendenza al rialzo mensile di 0,5...
Contro la privatizzazione degli enti previdenziali prevista nero su bianco nel "piano industriale" di Mr. Brunetta...
E' documentazione disponibile sul sito del Ministero. Leggetela.
insieme ai dati di malattia dell'Inps o dell'agenzia delle entrate. E vi renderete conto che si sta penalizzando (per mera questione di cassa) la parte più moderna della P.A..
Nel silenzio dei Dirigenti pubblici per i quali è stato, con lo stesso provvedimento contestato, abolito il tetto di 274.000 euro annui posto con la scorsa finanziaria.
Un caso?
Cordialmente

P.S. Per Anonimo:
I dipendenti INPS hanno sempre avuto lo stesso tipo di trattamento pensionistico dei lavoratori dipendenti del privato. Nessuna pensione baby, tanto per capirci!
Se poi lei considera un privilegio la possibilità di utilizzare le leggi sulla maternità e sui congedi parentali impedite ai privati dal ricatto dei datori di lavoro temo sia al servizio di un pensiero fondato sulla guerra tra poveri.