giovedì 17 luglio 2008

Intervista a Enzo Carra

L'intervista all'on.le Enzo Carra, giornalista professionista e deputato del PD, tratta diversi argomenti: - Il ruolo dell'opposizione del PD; - I problemi della giustizia; - La famiglia; - La Pubblica Amministrazione. Le posizioni di Enzo Carra sono equilibrate e condivisibili e rappresentano un visione, nata dall'esperienza e dai valori in cui crede, molto operativa per innovare il paese.
In quest’ultimo periodo sono stati in molti a scrivere su come svolgere il ruolo dell’opposizione: - L’opposizione responsabile di Piero Ostellino (Corriere della Sera del 18 giugno); - Saper fare l’opposizione di Giovanni Sartori (Corriere della Sera del 21 giugno); Come fare l’opposizione di Gianfranco Pasquino (L’Unità dell’1 luglio). Ritengo che fare l’opposizione non contrasti con il dialogo su specifici argomenti che interessino il paese e che il dialogo dipende in massima parte dalla credibilità e dai contenuti che esprime la maggioranza e dalle proposte presentate dall’opposizione. Secondo lei che tipo di opposizione dovrebbe esprimere il Partito Democratico in Parlamento e nel paese?
Il Pd deve esprimere un’opposizione riformista. Diversa cioè nei toni e nei contenuti da quella precedentemente svolta dalla sinistra cosiddetta radicale e oggi dall’Italia dei Valori di Di Pietro. Il Pd deve proporre, stimolare. Opporsi decisamente quando è il governo a sbagliare terapie, a non fare le riforme di cui l’Italia ha tanto bisogno.
In questi giorni cento costituzionalisti hanno firmato un appello nel quale esprimono “insuperabili perplessità di legittimità costituzionale” sull’emendamento blocca-processi e sul lodo Alfano sull’immunità temporanea per le alte cariche dello Stato e chiedono l’adesione in difesa della Costituzione. Il problema dei rapporti tra politica e magistratura è stato peggiorato dall’esigenza del premier di varare leggi ad personam che lo mettano al riparo dai processi che lo interessano. Condivide l’appello e che propone per uscire da questa trappola che non serve al paese e non riforma la giustizia?
L’emendamento blocca-processi è stato bloccato – scusate il bisticcio – dall’approvazione del lodo Alfano al quale il Pd si è opposto. E’ evidente che un provvedimento così grave e così personalizzato non può che peggiorare un rapporto tra politica e magistratura già molto deteriorato. Capisco le ragioni dell’appello dei 100 costituzionalisti, ma anch’io ne faccio uno, di appello. Se si vuole salvaguardare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura e non si vuole lasciare la politica in balia di pressioni e minacce di ogni genere. Se si vuole lasciare la obbligatorietà dell’azione penale senza che questa diventi una clava da agitare contro la politica. Se si vuole tornare ad un equilibrio tra i poteri senza doversi preoccupare soltanto delle garanzie dei vertici dello Stato. Se si vuole tutto questo si deve ritornare all’articolo 68 della Costituzione e alle guarentigie per i parlamentari. Naturalmente l’immunità va drasticamente ristretta ai cosiddetti delitti propri. E basta.
Durante la campagna elettorale il centro destra si presentava sensibile ai problemi della famiglia e dei redditi bassi. Nelle misure prese in questi due mesi emerge che il governo ha soltanto varato per la famiglia la carta per gli acquisti, una misura caritatevole ed umiliante, ed ha tralasciato la introduzione del bonus bebè e del quoziente familiare. Che interventi dovrebbero essere presi per difendere le famiglie con redditi bassi dall’inflazione e dalla congiuntura economica sfavorevole?
Io penso che per la famiglia si debba prima o dopo giungere alla soluzione “principe” del quoziente familiare. In questi giorni alla Camera si sono discusse alcune mozioni su questo argomento e si è deciso di affrontare il problema nel concreto a settembre. Non credo che arriveremo al quoziente familiare, ma certo si potrebbe arrivare con un’azione concertata tra opposizioni e parti della maggioranza a qualche risultato meno indecente a favore delle famiglie italiane.
Il ministro Brunetta ha speso molte energie nel rendere trasparenti alcuni comportamenti e fatti della Pubblica Amministrazione (retribuzioni, permessi sindacali, distacchi sindacali ed altro). Inoltre, si accanisce contro i fannulloni come se i lavoratori pubblici fossero tutti degli irresponsabili. Rendere trasparenti alcuni avvenimenti è utile se vi è un disegno di cambiamento che ancora non riesco ad intravedere chiaramente. Ma se esiste una proposta del Ministro occorre su questa coinvolgere i lavoratori, i sindacati, i manager e tutte le risorse della P. A. altrimenti si corre il rischio di abbaiare soltanto. Il cambiamento è un processo che non può essere imposto dall’alto ma deve coinvolgere tutte le risorse. Cosa pensa di questo strano modo di procedere e dei contenuti che fino a questo momento ha espresso il ministro Brunetta?
Capisco che il ministro Brunetta ha dalla sua parte una certa opinione qualunquistica che vede nella pubblica amministrazione una palude di inefficienza. Capisco la necessità del coinvolgimento di “tutte le risorse” (umane). Direi, però, che la strada giusta sia quella di dichiararsi del tutto disponibili a ogni processo di modernizzazione e di restituzione dell’efficienza alla pubblica amministrazione. E non soltanto di dichiararsi ma anche di fare qualcosa in questo senso.

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