sabato 5 luglio 2008

In difesa della Costituzione

Cento costituzionalisti hanno firmato un documento nel quale esprimono “insuperabili perplessità di legittimità costituzionale” sull’emendamento blocca-processi e sul lodo Alfano sull’immunità temporanea per le alte cariche dello Stato e chiedono di aderire al loro appello “in difesa della Costituzione”.
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Si riportano le dichiarazioni del senatore Paolo Giaretta e dei consiglieri regionali Franco Bonfante e Gustavo Franchetto e di Walter Veltroni, segretario del PD, sulla giustizia.
Il senatore Paolo Giaretta ha affermato che "La norma “sospendi-processi” è un macigno ingombrante sulla strada delle riforme. Altro che battaglia per la sicurezza! Altro che certezza della pena! Per impedire un solo processo, quello che riguarda il Presidente del Consiglio, se ne impediscono oltre 100.000. Processi che riguardano reati gravissimi: solo per fare qualche esempio processi per stupro, rapina, furto, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione, corruzione, omicidio colposo. La Lega parla di combattere l’immigrazione clandestina e la prostituzione di strada. Intanto piega la testa ai voleri di Berlusconi e impedisce lo svolgimento dei processi che riguardano questi ed altri gravissimi reati.
Nessuna democrazia moderna ha mai conosciuto quello che sta accadendo nel Parlamento italiano: la sospensione, per legge, del diritto dei cittadini a vedere celebrati i processi, la sospensione per legge del diritto alla giustizia. È un fatto molto grave. Grave soprattutto perché non avviene negli interessi della collettività, ma nell’interesse di un uomo solo, il capo del governo Silvio Berlusconi, che vede sospeso il processo sul caso Mills in cui è imputato. È il ripetersi di una storia già vista: l’interesse generale sacrificato al particulare del premier.
La norma “sospendi-processi” comporterà danni anche economici per i cittadini che attendono giustizia e intaserà le cancellerie dei tribunali con un carico burocratico insostenibile (dovranno essere spedite a imputati, testi, avvocati centinaia di migliaia di notifiche di rinvio), rallentando ancora i tempi già lenti della giustizia italiana.
Ma nel decreto sulla sicurezza è contenuto un altro provvedimento che mina le basi della sicurezza dei cittadini: il provvedimento che vieta le intercettazioni telefoniche per reati punibili con pena inferiore ai 10 anni di carcere. Non chiamiamoli “non gravi”, pertanto. Non si potrà intercettare per acquisire le prove di reati riguardanti il sequestro di persona, il furto in appartamento lo stupro, lo sfruttamento della prostituzione, l’immigrazione clandestina. Le azioni di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine di bande di criminali, presenti anche nel nostro territorio, saranno molto meno efficaci, perché private di un mezzo fondamentale per le indagini e l’acquisizione delle prove. La destra fa i proclami sulla sicurezza e poi nei fatti colpisce e indebolisce la magistratura e le forze dell’ordine. E la Lega tace.
Va chiarito che il diritto alla privacy non c’entra nulla con il provvedimento sulle intercettazioni. La privacy si tutela sanzionando la divulgazione impropria, non spuntando le armi di coloro che sono in prima fila a combattere contro la criminalità.
Il Partito Democratico ha scommesso sulla possibilità di un rapporto più civile tra maggioranza e opposizione. Lo abbiamo fatto non per debolezza o creduloneria ma per la convinzione che un clima meno conflittuale tra le forze politiche e intese alte sulle riforme istituzionali ed economiche siano negli interessi del Paese. Abbiamo cercato di farlo naturalmente con il Presidente del Consiglio scelto dagli italiani.
È chiaro che per impostare in modo costruttivo il rapporto tra maggioranza e opposizione bisogna essere in due a crederci. E bisogna dimostrarlo con degli atti concreti, a cominciare da quello di subordinare gli interessi particolari all’interesse generale. La risposta di Berlusconi è stata netta: prima i suoi interessi, poi (forse) gli intessi generali del Paese. È una gerarchia di priorità che non ci sta bene, ed è chiaro che su questa base è impossibile trovare un’intesa.
I parlamentari veneti del Partito Democratico continueranno a percorrere la strada difficile di un’opposizione costruttiva, ma certo il premier oggi ha messo un macigno molto ingombrante sulla strada di un percorso comune".
Il consigliere regionale Franco Bonfate ha dichiarato che “Nel momento in cui tutti invocano la certezza delle pene come miglior strumento per affrontare l’emergenza sicurezza, ora il governo fa venir meno anche la certezza dei processi.
A questo punto il Veneto, territorio già abbastanza fertile per furti, rapine e violenze, rischia di diventare una terra di nessuno, sempre più esposta alla delinquenza della malavita comune. La Regione Veneto deve far sentire la propria voce ed opporsi senza titubanze ad un provvedimento vergognoso come questo”.
All’indomani dell’approvazione da parte del Senato della cosiddetta ‘norma blocca-processi’, destinata a mettere uno stop ai processi per reati commessi prima del 30 giugno 2002 e punibili con meno di dieci anni di reclusione, il consigliere regionale del Partito Democratico, Franco Bonfante, porta la questione all’attenzione del Consiglio regionale con la presentazione di una mozione ad hoc.
“Chiederò, afferma Bonfante, che la Regione, compreso il presidente Galan, prenda una posizione netta contro questa norma che di fatto affossa a livello nazionale oltre 100 mila processi per reati che non possono essere di certo considerati di scarsa gravità, visto che parliamo di furto, estorsione, usura, sfruttamento della prostituzione e stupro. Credo non sia difficile intuire le ricadute negative che si registreranno anche nel Veneto, dove non a caso il tema della sicurezza è in testa alle preoccupazioni dei cittadini”.
Il consigliere Bonfante sottolinea come “l’indulto si è dimostrato un errore, anche se riduceva l’entità di pene già comunque inflitte. Ma qui siamo alla follia, perché con l’atto approvato dal centrodestra si impedisce addirittura che i colpevoli vengano processati. Senza contare che per i prossimi mesi gli uffici giudiziari andranno nel caos più totale, impegnati a dover distinguere tra processi da bloccare e quelli da far proseguire. Un’istituzione come quella regionale ha il dovere di opporsi a questo scempio”.
Il consigliere regionale Gustavo Franchetto intervendo ad una tavola rotonda, organizzata dal sindacato di polizia Coisp, ha dichiarato che “non potevamo tenere questo dibattito estraniato da quanto accade in questo momento in Italia. In queste ore ci sono una serie di provvedimenti legati alla sicurezza. Sappiamo quali sono le posizioni di Idv. Ma vorrei togliermi fuori dalla logiche politiche. Il capo della Polizia Manganelli dice: manca la certezza della pena, siamo costretti a rifare più volte lo stesso lavoro.
Il problema quindi non è bloccare alcuni processi, ma mettere mano alla macchina della giustizia. Mi pare che non ci sia sintonia tra le necessità reali e quanto il governo mette in cantiere. Come le ultime iniziative: mi chiedo se siano solo spot o se servano davvero a migliorare la sicurezza.Come il tema intercettazioni. Sappiamo bene quanto siano servite per portare a galla reati veri. Adesso, se passa il decreto, rischiano di non poter più essere scoperti.
A condire il tutto le cifre pubblicate oggi su “Repubblica”. Molte meno risorse (538 milioni di euro di tagli nella finanziaria Tremonti), niente turn over, migliaia di poliziotti in meno. La domanda che mi faccio, spontanea, è se il centrodestra non stia crollando sul tema sicurezza. L’esecutivo Prodi era stato pesantemente battuto su questo tema. Berlusconi si era qualificato agli elettori come leader di una colazione che sa dare risposte qualificate sull’argomento. E invece?
Detassano gli straordinari ai lavoratori privati e non ai poliziotti! Pare che ci sia la volontà di colpire e non di aiutare. Tolgo risorse, taglio finanziamenti e voglio assicurare sicurezza. Ma come?
Mi paiono ingredienti contraddittori rispetto un impegno preciso che la maggioranza si era preso. Come Italia dei Valori (ricordo che una parte del decreto-sicurezza il ministro Maroni l’ha copiato dalle proposte di Di Pietro) non possiamo che essere critici e delusi. Ci pare che molte cose non tornino. Sui temi del controllo del territorio e della sicurezza non vedo nessun segnale concreto dal governo. Un’ultima riflessione, che vuole anche lanciare la manifestazione di Roma a piazza Navona del prossimo 8 luglio cui IdV parteciperà: se si attua il decreto blocca-processi, tutti i reati che creano la paura non li processiamo più. Tutti i processi per furto, scippo e simili salteranno, e la macchina-giustizia non sarà mai più in grado di farli ripartire”.
Si riporta l’elenco dei reati che la giustizia dovrebbe sospendere in quanto vengono puniti con pene inferiori a dieci anni: aborto clandestino, abuso d’ufficio, adulterazione di sostanze alimentari, associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, calunnia, circonvenzione di incapace, corruzione, corruzione giudiziaria, detenzione di documenti falsi per l’espatrio, detenzione di materiale pedo-pornografico, estorsione, falsificazione di documenti pubblici, frodi fiscali, furto con strappo, furto in appartamento, immigrazione clandestina, incendio e incendio boschivo, intercettazioni illecite, maltrattamenti in famiglia, molestie, omicidio colposo per colpa medica, omicidio colposo per norme sulla circolazione stradale vietata, peculato, porto e detenzione di armi anche clandestine, rapina, reati informatici, ricettazione, rivelazioni di segreti d’ufficio, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione, somministrazione di reati pericolosi, stupro e violenza sessuale, traffico di rifiuti, truffa alla Comunità Europea, usura, vendita di prodotti con marchi contraffatti, violenza privata. Tra questi reati vi sono quelli che interessano il premier (corruzione giudiziaria), quelli che contrastano con il reato di clandestinità (immigrazione clandestina) che il centro destra intende introdurre e quelli che interessano le donne (sfruttamento della prostituzione, stupro e violenza sessuale, molestie). Intanto Walter Veltroni lancia la proposta di raccogliere "cinque milioni di firme per dire no a un governo che non rispetta le regole democratiche, forza la mano sui temi della giustizia e non fa nulla per far crescere salari e pensioni, mentre l'Italia vive una pesante crisi e le famiglie faticano ad arrivare a fine mese". Risulta così evidente che il governo Berlusconi non è in sintonia con il paese e che tratta i problemi emergenti in modo personale e con tante contraddizioni.

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