Il confronto all'interno del PD diventa più serrato e si rischia di portare avanti un dibattito che guarda all'oggi e non al futuro del PD e di perdere di vista i problemi più importanti che hanno rappresentato il limite nelle ultime consultazioni elettorali.
E' il caso di Follini che, preso da vecchie e superate nostalgie, propone di rompere con Di Pietro e di rincorrere Casini. Non bisogna dimenticare che Casini non ha permesso la nascita del governo Marini finalizzato alla riforma della legge elettorale e si mantiene equidistante con il PD e il PDL.
D'Alema e Veltroni sicuramente hanno un modello di partito e una prospettiva di alleanze diverse. Ritengo che la prospettiva politica del PD non possa essere finalizzata a richiamare in vita la sinistra arcobaleno, la quale non è stata premiata dagli elettori e si è posta al di fuori dei cambiamenti avvenuti nel mondo (fine del comunismo, nuovi bisogni, globalizzazione, valorizzazione delle comunità locali).
Oggi nel terzo millennio chi può sostenere e con quali argomenti che i più deboli possano o si sentano difesi esclusivamente dalla sinistra radicale? ......... Gli elettori hanno dato una risposta chiara in tal senso.
Al di là delle polemiche e delle dichiarazioni di questi giorni ritengo che occorra affrontare tre argomenti importanti, di cui i primi due hanno rappresentano il limite del PD ed il terzo invece disegna il futuro della partecipazione: - Territorio; - Coalizioni; - Interconnessione.
Territorio. Vi è l'esigenza urgente di riformare concretamente il partito da struttura centralizzata a decentrata. Occorre un modello di partito formato da unità territoriali indipendenti dal punto di vista della strategia, dell'organizzazione e della scelta della classe dirigente.
Il cittadino, che si riconosce nel PD, deve essere considerato una risorsa per innovare il partito attraverso la co-creazione delle scelte che incidono nel territorio e nella vita delle persone. Il cittadino non è soddisfatto se partecipa soltanto alle primarie per eleggere la "nuova" classe dirigente sconosciuta. Pertanto, credo che occorre costruire un nuovo rapporto con il territorio e con le persone, avviare un modello di partito federalista ed essere presenti con potere decisionale nei luoghi dove nascono i bisogni delle comunità.
Ritengo che il PD debba scoprire e valorizzare il talento e le conoscenze che esistono in periferia. Di conseguenza si pone il problema della ricerca e selezione della classe dirigente che dovrà avvenire sulla base delle capacità e della rappresentatività nel territorio.
Coalizioni. Con la decisione di creare due gruppi federati tra PD e IdV sono prevalse le scelte tattiche che hanno una loro precisa ragione (conferenza dei capi gruppo, opposizione efficace). Rimane strategicamente prioritario che i due partiti prendano sempre più coscienza dell'importanza della loro unificazione:
- All'IdV occorre entrare in un grande partito riformista di cui condivide i contenuti programmatici;
- Al PD è necessario arricchire il proprio patrimonio con le specificità dell'IdV molto avvertite dalle comunità locali;
- Ai due partiti serve mescolarsi per preparare un'alternanza credibile per le prossime elezioni politiche. Negli incontri e nelle polemiche di questi giorni tra PD e IdV non è stata valutata la strategia da realizzare nelle autonome locali (regioni, provincie e comuni). Perchè non iniziare dalla periferia a sperimentare l'aggregazione dei gruppi e forme di collaborazione che aiuteranno senz'altro in prospettiva l'unificazione dei due partiti?
Ritengo necessario affrontare tale argomento e realizzare delle sperimentazioni di integrazione che consentano un cambio di cultura e di nuova presenza nel territorio.
La prospettiva di recuperare un rapporto con l'UDC non deve mortificare l'alleanza già realizzata con l'IdV nelle ultime consultazioni elettorali altrimenti vuol dire che i protagonisti hanno solo scherzato e che oggi ognuno andrà per la sua strada. E gli elettori cosa penseranno? Come si comporteranno nelle prossime consultazioni elettorali?
Il futuro va realizzato insieme in una prospettiva unitaria che non può essere circoscritta ad una sola parte. Questa è una sfida per il futuro che ha portato i DS e la Margherita ad unificarsi. Oltre a questo occorre mescolarsi, cambiare e cogliere i rischi come opportunità di cambiamento.
Molto è stato fatto nelle organizzazioni in tema di cambiamento (decentramento, partecipazione, co-creazione del valore, prosumer). I partiti, essendo delle organizzazioni politiche, non possono esimersi dal cambiamento in quanto la società, i bisogni delle persone, le nuove esigenze si imporranno sempre di più senza aspettare il tempo della politica.
Occorre anche considerare il rapporto con i radicali che nel governo Prodi hanno assunto con Emma Bonino comportamenti responsabili e proficui. Positivo è l'incontro promosso da Veltroni con la sinistra democratica, la quale va considerata per un impegno comune.
Considerata l'attuale composizione quantitativa dell'opposizione, ritengo che il fattore coalizioni non è sufficiente da solo a creare l'alternanza alle prossime elezioni politiche, occorre il rapporto con il territorio che rappresenta un fattore strategico.
Interconnessione. Nel post WikiPD ho sostenuto che "le elezioni politiche del 13 e 14 aprile hanno consentito la realizzazione spontanea di un grande movimento di partecipazione orizzontale di massa alla vita democratica del paese attraverso il sostegno del nuovo soggetto politico “Partito Democratico”. Questo movimento utilizza le nuove tecnologie di informazione e comunicazione (e-mail, blog, network, community, chat, circolo PD on line) per comunicare liberamente i propri pensieri e collaborare al fine di rendere possibile la vittoria di Veltroni.
Oggi l’impresa e le nuove organizzazioni che hanno intrapreso il cammino del cambiamento si muovono in questa direzione assomigliano ad una stella marina, prive di una struttura centralizzata che decide per tutti e con unità operative indipendenti. La testa della stella marina è rappresentata da tutto il corpo che partecipa ed esprime capacità".
Ritengo che occorre inventare una democrazia partecipativa (rappresentanza, primarie, congressi) per tutti coloro che partecipano alla vita politica del PD attraverso le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. La rete è pervasiva ed assume sempre di più rilevanza.
E' il caso di Follini che, preso da vecchie e superate nostalgie, propone di rompere con Di Pietro e di rincorrere Casini. Non bisogna dimenticare che Casini non ha permesso la nascita del governo Marini finalizzato alla riforma della legge elettorale e si mantiene equidistante con il PD e il PDL.
D'Alema e Veltroni sicuramente hanno un modello di partito e una prospettiva di alleanze diverse. Ritengo che la prospettiva politica del PD non possa essere finalizzata a richiamare in vita la sinistra arcobaleno, la quale non è stata premiata dagli elettori e si è posta al di fuori dei cambiamenti avvenuti nel mondo (fine del comunismo, nuovi bisogni, globalizzazione, valorizzazione delle comunità locali).
Oggi nel terzo millennio chi può sostenere e con quali argomenti che i più deboli possano o si sentano difesi esclusivamente dalla sinistra radicale? ......... Gli elettori hanno dato una risposta chiara in tal senso.
Al di là delle polemiche e delle dichiarazioni di questi giorni ritengo che occorra affrontare tre argomenti importanti, di cui i primi due hanno rappresentano il limite del PD ed il terzo invece disegna il futuro della partecipazione: - Territorio; - Coalizioni; - Interconnessione.
Territorio. Vi è l'esigenza urgente di riformare concretamente il partito da struttura centralizzata a decentrata. Occorre un modello di partito formato da unità territoriali indipendenti dal punto di vista della strategia, dell'organizzazione e della scelta della classe dirigente.
Il cittadino, che si riconosce nel PD, deve essere considerato una risorsa per innovare il partito attraverso la co-creazione delle scelte che incidono nel territorio e nella vita delle persone. Il cittadino non è soddisfatto se partecipa soltanto alle primarie per eleggere la "nuova" classe dirigente sconosciuta. Pertanto, credo che occorre costruire un nuovo rapporto con il territorio e con le persone, avviare un modello di partito federalista ed essere presenti con potere decisionale nei luoghi dove nascono i bisogni delle comunità.
Ritengo che il PD debba scoprire e valorizzare il talento e le conoscenze che esistono in periferia. Di conseguenza si pone il problema della ricerca e selezione della classe dirigente che dovrà avvenire sulla base delle capacità e della rappresentatività nel territorio.
Coalizioni. Con la decisione di creare due gruppi federati tra PD e IdV sono prevalse le scelte tattiche che hanno una loro precisa ragione (conferenza dei capi gruppo, opposizione efficace). Rimane strategicamente prioritario che i due partiti prendano sempre più coscienza dell'importanza della loro unificazione:
- All'IdV occorre entrare in un grande partito riformista di cui condivide i contenuti programmatici;
- Al PD è necessario arricchire il proprio patrimonio con le specificità dell'IdV molto avvertite dalle comunità locali;
- Ai due partiti serve mescolarsi per preparare un'alternanza credibile per le prossime elezioni politiche. Negli incontri e nelle polemiche di questi giorni tra PD e IdV non è stata valutata la strategia da realizzare nelle autonome locali (regioni, provincie e comuni). Perchè non iniziare dalla periferia a sperimentare l'aggregazione dei gruppi e forme di collaborazione che aiuteranno senz'altro in prospettiva l'unificazione dei due partiti?
Ritengo necessario affrontare tale argomento e realizzare delle sperimentazioni di integrazione che consentano un cambio di cultura e di nuova presenza nel territorio.
La prospettiva di recuperare un rapporto con l'UDC non deve mortificare l'alleanza già realizzata con l'IdV nelle ultime consultazioni elettorali altrimenti vuol dire che i protagonisti hanno solo scherzato e che oggi ognuno andrà per la sua strada. E gli elettori cosa penseranno? Come si comporteranno nelle prossime consultazioni elettorali?
Il futuro va realizzato insieme in una prospettiva unitaria che non può essere circoscritta ad una sola parte. Questa è una sfida per il futuro che ha portato i DS e la Margherita ad unificarsi. Oltre a questo occorre mescolarsi, cambiare e cogliere i rischi come opportunità di cambiamento.
Molto è stato fatto nelle organizzazioni in tema di cambiamento (decentramento, partecipazione, co-creazione del valore, prosumer). I partiti, essendo delle organizzazioni politiche, non possono esimersi dal cambiamento in quanto la società, i bisogni delle persone, le nuove esigenze si imporranno sempre di più senza aspettare il tempo della politica.
Occorre anche considerare il rapporto con i radicali che nel governo Prodi hanno assunto con Emma Bonino comportamenti responsabili e proficui. Positivo è l'incontro promosso da Veltroni con la sinistra democratica, la quale va considerata per un impegno comune.
Considerata l'attuale composizione quantitativa dell'opposizione, ritengo che il fattore coalizioni non è sufficiente da solo a creare l'alternanza alle prossime elezioni politiche, occorre il rapporto con il territorio che rappresenta un fattore strategico.
Interconnessione. Nel post WikiPD ho sostenuto che "le elezioni politiche del 13 e 14 aprile hanno consentito la realizzazione spontanea di un grande movimento di partecipazione orizzontale di massa alla vita democratica del paese attraverso il sostegno del nuovo soggetto politico “Partito Democratico”. Questo movimento utilizza le nuove tecnologie di informazione e comunicazione (e-mail, blog, network, community, chat, circolo PD on line) per comunicare liberamente i propri pensieri e collaborare al fine di rendere possibile la vittoria di Veltroni.
Oggi l’impresa e le nuove organizzazioni che hanno intrapreso il cammino del cambiamento si muovono in questa direzione assomigliano ad una stella marina, prive di una struttura centralizzata che decide per tutti e con unità operative indipendenti. La testa della stella marina è rappresentata da tutto il corpo che partecipa ed esprime capacità".
Ritengo che occorre inventare una democrazia partecipativa (rappresentanza, primarie, congressi) per tutti coloro che partecipano alla vita politica del PD attraverso le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. La rete è pervasiva ed assume sempre di più rilevanza.
2 commenti:
ciao antonino sono valetommi del PDnetwork.. ti ho scritto una mail tempo fa dove ti chiedevo se vuoi partecipare al movimento che si sta creando dal net. non mi hai risposto ma ti lascio la mia mail.
valentinatomasini@virgilio.it
contattami che ne parliamo..
Nel mio lavoro (ho un piccolo studio editoriale) non potendo contare su ingenti mezzi ho imparato che le risorse su cui posso far leva per realizzare un progetto non sono solo economiche, ma soprattutto umane. Intelligenza, creatività e volontà, se liberate dal vincolo ossessivo del denaro, hanno in sé una forza che permette di raggiungere traguardi a volte inpensabili. Non è una formula astratta per benpensanti, perché è chiaro che senza denaro diventa impossibile realizzare un’impresa e neppure si mangia. E’ piuttosto un invito a considerare un aspetto dell’attività umana marginalizzato anche dalla politica e che ha in sé una carica destabilizzante nei confronti del sistema. Quando Veltroni indica nella radicazione del PD la via per cambiare questo Paese, fa appello proprio a queste risorse fin troppo umiliate dalla falsa convinzione che tutto ciò che non ha prezzo deve per forza valere poco. Una mossa intelligente anche per la nostra città sarebbe quella di fare un censimento di queste forze nascoste per cercare di portarle in superficie rendendole così efficaci e significative sul piano delle relazioni, della cultura e della politica. Un bell’esercizio di libertà dove potremmo anche scoprire che il mare in cui crediamo di nuotare in realtà altro non è che il solito stagno pieno dei soliti pesci (rossi in questo caso).
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