mercoledì 25 luglio 2012

Elena Lake, testimonianza di un impegno politico

Elena Lake di anni 25, studentessa presso l’Università degli Studi di Padova in Scienze Politiche con indirizzo in Politica internazionale e Diplomazia e responsabile Partnership Italia di un’azienda internazionale che si occupa di campagne ambientali, è stata la prima eletta per il Consiglio di Circoscrizione della Prima Circoscrizione di Verona.  
Elena è nata e cresciuta a Verona ed afferma nel suo blog “Sono metà americana, metà italiana, e ho avuto la fortuna di poter vivere un anno in California dai miei parenti, un anno in Germania grazie alla borsa Erasmus, nove mesi a Parigi dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e sei mesi a Bruxelles, per uno stage nell’ufficio dell’eurodeputato Paolo De Castro, che è anche Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale in Parlamento Europeo, e grazie al quale mi sono avvicinata all’attività politica. Grazie a queste esperienze, ho potuto capire come funziona la politica “giusta”.
Ho pensato di intervistare Elena perché è una giovane donna che entra in politica per rappresentare una visione di cambiamento in una città provinciale molto legata agli equilibri esistenti.
Quali sono le motivazioni che l’hanno indotta a candidarsi nel PD di Verona in un momento caratterizzato dall’antipolitica?
L’idea di impegnarmi in politica mi seduceva da parecchio tempo, dal momento che penso di essere portata a lavorare sulle questioni pubbliche piuttosto che sui problemi privati e più ispirata a cercare di migliorare le condizioni di vita della società nel suo complesso piuttosto che quelle dei singoli settori. Sicuramente il momento storico ha dato una spinta determinante a me come a tanti miei coetanei in direzione di questa scelta. Questo momento è sembrato sicuramente il più favorevole per un giovane che vuole cominciare ad occuparsi di politica, dal momento che si percepisce un forte bisogno di idee nuove, di volti nuovi, di nuovi modi di comunicare, anche nella politica locale.
La scelta del PD è stata per me la scelta più ovvia dal momento che ne condivido i valori che stanno alla base del Partito Democratico: l’etica, il pluralismo, la dialettica. Mi piace la voglia che i militanti dimostrano, nonostante alcune scelte non condivisibili dei vertici, di migliorarsi sempre, di fare autocritica, con un occhio che guarda al suo interno e un altro che crede veramente nelle possibilità e nelle risorse del nostro Paese.
Qual’è la politica “giusta” che lei intende perseguire?
Il mio modello in questo senso è sicuramente l’eurodeputato Paolo De Castro, presso cui ho fatto lo stage in Parlamento Europeo, un grande esperto di politiche agricole e comunitarie, un europeista ed un politico onesto, attento e lungimirante. Sicuramente il mio modello di politica “giusta” è una politica imparziale, dove tutti i segmenti della società riescono ad esercitare lo stesso grado di influenza sulla persona che deve prendere le decisioni. Una politica in cui questa persona prende le decisioni e le prenda nel rispetto delle opinioni di tutti e nell’interesse generale. Inoltre apprezzo la politica efficace ed effettiva, nella quale i toni siano smorzati e si privilegi la cooperazione, la razionalità e la realizzazione dei progetti alla retorica, all’ideologia e alla demagogia.
Quali sono i problemi più urgenti da affrontare nella prima circoscrizione?   
Nella Prima Circoscrizione i problemi più gravi sono legati al traffico: la zona ZTL dovrebbe, a mio parere, permettere l’ingresso esclusivamente ai residenti e ai commercianti, per privilegiare la vivibilità del Centro Storico. La viabilità di Veronetta deve essere rivista: non è possibile che una zona così ricca dal punto di vista storico-architettonico sia così aperta al traffico ed inquinata. Si deve incentivare l’uso della bicicletta rispetto all’auto. Inoltre è importante cercare di collegare con il centro storico e rendere più attraenti ed accessibili le zone di Veronetta e di San Zeno per i turisti: a Verona c’è molto da vedere e bisogna creare le possibilità per questi quartieri per potersi esprimere.
La campagna elettorale rimane un evento ricco di esperienze umane. Può raccontare le interazioni, le attese e le emozioni nel rapporto gli elettori?   
La campagna elettorale è stato un momento molto intenso, dove ho concentrato tutti gli sforzi per riuscire a raggiungere più cittadini possibile. E’ stata particolarmente interessante perché ho lavorato in un gruppo di giovani candidati nelle circoscrizioni. Ognuno di noi aveva la possibilità di apportare nuove idee e la condivisione di progetti aumentava le nostre possibilità di successo. La campagna elettorale è stata quindi molto divertente e piacevole: siamo diventati un po’ una famiglia, dal momento che per un mese e mezzo ci vedevamo quasi tutti i giorni per riunioni e feste ed altre iniziative.
La mia campagna elettorale è stata un misto di tradizione ed innovazione. Come fanno sempre i candidati, sono passata a visitare molte famiglie che conosco: ho espresso il mio punto di vista sull’amministrazione Tosi, sul candidato sindaco del Partito Democratico, i valori che stavano alla base della mia candidatura e i progetti che avevo in programma. Ho deciso di sostenere la mia candidatura sul web, con un blog ed un profilo twitter con il quale sono riuscita ad avere una newsletter di elettori che tuttora, grazie al web, restano sempre aggiornati sulle mie attività. Questa “strategia” si è rivelata vincente e mi ha permesso di diventare Consigliere di Circoscrizione.
Abbiamo esempi di città come Seattle, Austin, Barcellona, Bilbao, Glasgow, Edimburgo, Denver, Pittsburgh, Lille, Toronto e Berlino hanno adottato strategie e politiche di sviluppo con successo. Al contrario Verona è considerata ancora una città provinciale nonostante l’offerta culturale. Quali sono le cause del mancato sviluppo di Verona?
Per emanciparsi da una visione di Verona come città statica e provinciale bisogna puntare al massimo, partendo dalle capacità di attrazione di Verona e provincia e dalla sua posizione centrale nel Nord Italia. Fino ad oggi, Verona non è ancora per tutti i gusti. La differenza principale tra le città più europee, internazionali ed all’avanguardia è, a mio parere, nella diversificazione e nell’offerta di attività per il tempo libero: a Verona si cerca ancora di attirare un certo target di turisti, i giovani si trasferiscono o invecchiano precocemente. L’evoluzione di una città passa anche dalla sua apertura alle esperienze multi-culturali come i ristoranti etnici e per la cucina internazionale; avremmo bisogno di locali che organizzino serate di ogni tipo, concerti di musica alternativa, spettacoli, incontri letterari, atelier, mostre, eventi che richiamano artisti di strada o ancora poco conosciuti, festival con musica di vario genere che attiri le nuove generazioni e riesca a svecchiare un po’ e a rendere la nostra città sempre più attraente per italiani e stranieri e prolifica dal punto di vista culturale. La Verona che vorrei è un mix di tradizione ed avanguardia: le premesse ci sono, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Quali sono le specificità di una giovane donna da mettere al servizio della politica e di Verona?
Sicuramente essendo ancora piuttosto giovane riesco ad interessarmi in modo particolare e ad impegnarmi con determinazione per lo sviluppo delle politiche giovanili, per l’aumento della domanda di lavoro e per la diversificazione degli eventi culturali. Come donna riesco probabilmente a capire meglio, essendo personalmente coinvolta, le problematiche di quel 50 % della popolazione che ancora oggi ha difficoltà a far comprendere il concetto di pari opportunità. La questione è sempre la stessa: la difficoltà a conciliare gli impegni lavorativi e familiari, e la tendenza di noi donne, quando siamo poste di fronte a questo dilemma, è quella di optare per la famiglia oppure arrancare facendosi aiutare dai parenti. Ci vuole molta organizzazione da parte nostra, comprensione da parte anche dell’aziende, e tutto questo potrebbe essere favorito, naturalmente, da politiche comunali che facciano coincidere gli orari degli asili e delle scuole con quelli di lavoro.
Considerato il contesto economico e sociale, come immagina il suo futuro e quali sono i desideri che intende realizzare?
Certamente in questo periodo di crisi i dubbi sul mio futuro sono tanti. La disoccupazione giovanile o lo sfruttamento degli stage sottopagati impedisce a me ed ai miei coetanei di fare programmi a lungo termine. Ci vorranno almeno dieci anni per poter uscire da questa crisi, che ha “fregato” un’ intera generazione e i cui responsabili sono rimasti impuniti.
Ma cerco di essere ottimista; credo nell’Italia e nelle sue possibilità di ripresa. Mi piacerebbe, una volta finiti gli studi, cominciare un dottorato di ricerca sempre sulle questioni di politica internazionale. Voglio continuare ad impegnarmi in politica, credo che sia la strada giusta, e spero di poter continuare a lavorare nel settore dell’ecologia. E magari un giorno sposarmi, avere dei figli e vivere, spero, a Verona.

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