mercoledì 1 febbraio 2012

Spesa pubblica: dai tagli lineari alla spending review

Intervista a Enrico Morando, senatore PD e membro della commissione Bilancio, a cura di Antonino Leone pubblicata su Sistemi e Impresa n. 1 – gennaio 2012
Il Governo Monti si trova ad affrontare problemi strutturali che permettano all’Italia di uscire dalla crisi ed iniziare a crescere. Numerosi sono i problemi da affrontare con una visione prospettica e tra questi si citano: il debito pubblico che rappresenta il 120% del Pil, l’evasione fiscale, l’ammontare della spesa pubblica che supera il 50% del Pil, la creazione della ricchezza per superare i problemi sociali del paese ed alimentare le risorse dello Stato da destinare al miglioramento del rapporto deficit/Pil ed agli investimenti.
In un momento in cui le risorse dello Stato sono scarse a causa della crisi economica assume rilevanza la qualità, oltre che la quantità, della spesa pubblica in quanto le inefficienze e gli sprechi della macchina statale non favoriscono la crescita del paese ed il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. In passato l’ex Ministro Padoa Schioppa, facente parte del Governo Prodi, aveva introdotto il metodo della spending review per porre sotto controllo e qualificare la spesa pubblica. Con il Governo Berlusconi tale metodo è stato abbandonato per sostituirlo con i tagli lineari.
Nel mese di maggio 2011 l’allora Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, aveva dichiarato che per conseguire l’obiettivo del pareggio del bilancio nel 2014 occorreva riattivare  la spending review nel contesto della manovra di finanza pubblica per il periodo 2012-14.
Della spesa pubblica ne parliamo con il senatore Enrico Morando, il quale  ha proposto nella seconda manovra del Governo Berlusconi del 2011 lo strumento della spending review al fine di avviare un circolo virtuoso di efficienza della spesa pubblica.    

Con il Governo Berlusconi il problema del controllo della spesa pubblica è stato affrontato con i tagli lineari ed indiscriminati, lasciando inalterati gli sprechi e la spesa improduttiva. Quali sono stati gli effetti economici e sociali di tali interventi?
Nell'immediato, si è ottenuto che la spesa pubblica totale, nel 2010 e nel 2011, crescesse ad un ritmo decisamente meno intenso rispetto a quello del passato. Soprattutto, rispetto agli anni 2002-2005, quando la spesa corrente primaria (cioè, al netto di quella per interessi) è stata fatta crescere ad un ritmo insostenibile, vanificando i risultati ottenuti nella seconda metà degli anni '90. Ma anche questo risultato è effimero: nel taglio orizzontale non c'è, per definizione, scelta selettiva. Quindi, non rimuove i fattori di eccesso di spesa e di dequalificazione e inefficienza della stessa. Ma noi, se vogliamo evitare il fallimento del debito pubblico, tornare a crescere e combattere la disuguaglianza, dobbiamo spendere meno e spendere meglio. Nessuno dei due risultati si è ottenuto coi tagli lineari.

Lei è stato il proponente di un emendamento alla manovra economica bis del 2011, approvato dal Parlamento, che introduce la spending review. Vuole spiegare l’efficacia di tale strumento, gli effetti sul controllo della spesa pubblica in generale ed in particolare sull’eliminazione di quella improduttiva? Quali sono i percorsi ed i metodi delineati per l’attuazione della spending rewiew? 
 In estrema sintesi, si tratta di questo:
1- Si definisce un Programma di ristrutturazione dell'intera Pubblica Amministrazione. Questo Programma definisce i contorni e le strutture dello Stato così come le vogliamo tra dieci anni. Esempio: un solo Ufficio Territoriale del Governo (oggi sono sei); una solo Agenzia fiscale (oggi sono tre); un solo istituto previdenziale (fino a ieri erano tre; il Governo Monti ha già provveduto a fonderli in uno)....
2- Sulla base di questo Programma, si allunga il tempo di programmazione. Ciò che l'anno prossimo è immodificabile, non lo è più tra cinque o dieci.
3- Il Bilancio è a base zero. Non un euro si deve spendere nel futuro, perché "lo abbiamo sempre speso nel passato". Rigiustificare tutto all'inizio.
4- Ogni Ufficio, ogni più piccolo segmento, della Pubblica Amministrazione deve essere sottoposto ad un operazione di comparazione, avendo a riferimento l'Europa e l'Italia. Perché qui si spende 10 per ottenere 8, se l'ufficio di fianco, in condizioni identiche, spende 9 per ottenere 9, facendo esattamente la stessa cosa? Perché, per la Giustizia, spendiamo più della media dei grandi dell'Eurozona, ottenendo di meno?
5- Sulla base di questa comparazione, si definiscono per ogni singolo segmento della Pubblica Amministrazione obiettivi di costi e risultati, da affidare ai dirigenti.
6- In rapporto al conseguimento di obiettivi, premi e penalizzazioni.

Si incontreranno resistenze in fase di attuazione della spending review? 
Certamente sì, e saranno enormi. Perché la spesa pubblica è al 50% del PIL, e quindi ad essa sono avvinghiati, dentro e fuori dalla macchina pubblica, interessi grandi e piccoli, che cercano di difendersi. Ma se consentiremo loro di prevalere, la loro sarà una vittoria di Pirro: non c'è salvezza per nessuno, se crolla il debito pubblico.

Il Governo Monti sembra che si stia preparando a passare dai tagli lineari di Tremonti ad interventi di riduzione chirurgica della spesa: da Palazzo Chigi ai Ministeri ed al sistema delle autonomie locali. La riduzione selettiva della spesa pubblica improduttiva può aiutare l’economia italiana a crescere? 
Sì, perché una revisione seria della spesa consente di spendere meglio, e quindi di migliorare le performances della Pubblica Amministrazione, che contribuiscano in modo determinante alla Produttività Totale dei Fattori. Inoltre, consente di spendere meno, così potendo destinare una quota delle risorse "liberate" a riduzione della pressione fiscale sui produttori (lavoro e impresa) e a investimenti in infrastrutture materiali (mobilità) e immateriali (ricerca, formazione del capitale umano).

I servizi ai cittadini ed il sostegno all’impresa, i quali hanno subito un duro colpo con i tagli lineari, possono essere riconsiderati e sostenuti con i risparmi strutturali della spending review della spesa pubblica al fine di sopportare la crescita del paese ed aumentare l’efficienza dei servizi pubblici delle PA?  
Esatto. Vorrei però che fosse chiaro che la revisione della spesa non è cosa che riguardi solo lo Stato centrale. Dal più piccolo Comune al più grande Ministero, tutta la Pubblica Amministrazione deve essere coinvolta. E non solo la Pubblica Amministrazione in senso proprio, ma anche gli Enti e le Società partecipate. Un lavoro curato dalla Sen. Pignedoli, sul Ministero dell'agricoltura, dimostra che in questo settore sono soprattutto le numerosissime Società ed Enti a dover subire una drastica cura volta ad ottenere più efficienza, via dimagrimento.

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