lunedì 20 dicembre 2010

Riflessioni sull’editoriale di Irene Tinagli

In Italia si privilegiano le posizioni politiche avulse dai problemi concreti e di conseguenza quasi nessuno si espone a far saltare l’equilibrio esistente che risale agli anni sessanta/settanta e che nuoce al paese. Si pensi al dualismo nel mercato del lavoro tra protetti e precari, ai giovani talenti che sono costretti ad emigrare all’estero per costruire il loro futuro, alle relazioni industriali, al nuovo diritto del lavoro semplificato. Eppure vi sono delle proposte di cambiamento su questi argomenti elaborate dal senatore Pietro Ichino, approvate in una mozione presentata dal senatore Rutelli dal Parlamento con 255 voti favorevoli, che hanno bisogno urgente di essere esaminate e portate a conclusione. Il Partito Democratico su questi temi ha preferito intervenire con aggiustamenti e direttamente sull’economia tralasciando un cambiamento di vasta portata.
Il Partito Democratico ha elaborato delle proposte interessanti ed utili per il paese che interessano l’economia, il sistema fiscale, la lotta all'economia sommersa ed all'evasione fiscale ed altri temi sui quali non si è aperto un dibattito ed un dialogo serio a causa di un sistema politico anomalo. Per quanto riguarda la burocrazia per merito del senatore Pietro Ichino del  PD   è stata inserita nella legge la cultura della trasparenza e della valutazione che dovrebbe portare a dei risultati almeno nelle amministrazioni centrali (gli enti locali e le regioni registrano un ritardo nell'adeguamento dei propri ordinamenti).
Dissento in parte da Irene Tinagli quando scrive che l’opposizione “si chiude sulla difesa dell’esistente, legittimando e dando voce ad una miriade di piccoli o grandi conservatorismi che nell’ultimo anno sono esplosi ovunque”. Nell’attuale sistema politico, caratterizzato da una cultura vuota e imperante del Berlusconismo (autosufficienza della maggioranza, mancanza di dialogo, privilegio della propaganda e non dei problemi concreti, assenza di elaborazione plurale nella maggioranza dove ciascun esponente pensa alla propria sopravvivenza politica, appiattimento sulle posizioni di Berlusconi), l’opposizione ha meno spazi rispetto a quelli che avrebbe potuto avere nella prima repubblica. Si pensi al dialogo ed al confronto nel periodo del terrorismo e delle crisi economiche degli anni 70 e 90.
E’ anche vero che alcune forze di opposizione non hanno coscienza che è in giuoco la sopravvivenza del paese e con essa quella dei ceti più deboli e pensano ai tatticismi e non alle strategie per il futuro dell’Italia. La mancanza di una strategia per il paese non lascia presagire nulla di buono per il futuro e non crea le condizioni per una alternativa seria e responsabile a questo Governo.
Nell'attuale periodo di crisi a mio avviso occorre sospendere nelle opposizioni gli egoismi di partito (non serve a nulla ed a nessuno che un partito guadagni un 1% o 2% nelle prossime consultazioni elettorali) e pensare seriamente e responsabilmente all’Italia anche se questo può condurre a dei sacrifici elettorali per qualche partito. In passato IL PCI questo sacrificio lo ha fatto: ha privilegiato le istituzioni e non gli interessi di parte.
Inoltre, ritengo che gli anatemi lanciati dalla destra o dalla sinistra del Partito Democratico siano superati in quanto i partiti dell’opposizione hanno tutti legittimità democratica. La differenziazione dovrà nascere tra chi vuole cambiare il sistema con nuove regole per adeguarlo al terzo millennio e chi intende consolidare i vecchi ed anacronistici equilibri che non aiutano i giovani, i disoccupati ed i ceti più deboli. Questa secondo me è l’unica discriminante dopo essere usciti dal Berlusconismo. Prima di tale evento occorre che l’opposizione parlamentare si impegni con tutte le proprie forze a ripristinare le regole democratiche per lungo tempo calpestate dalla maggioranza di centro destra per scopi personali del premier, avviare il superamento della crisi economica con pochi ed importanti provvedimenti ed adeguare il sistema elettorale alle esigenze del paese e non di una leadership autoritaria ed egoista.
Editoriale di Irene Tinagli

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