Il tema dell’Assenteismo lavorativo nel pubblico impiego ha da un anno mese invaso le pagine di un gran numero di testate giornalistiche, riportando numeri e statistiche circa le assenze dei dipendenti pubblici italiani.
Abbiamo intervistato a questo proposito Adriana Aronadio, autrice del libro dal titolo “Chi è presente alzi la mano” - Umberto Polizzi Editore – che in esso analizza alcune delle variabili soggettive e di contesto che possono determinare l’insorgere del fenomeno assenteistico nei luoghi di lavoro.
Laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, l’autrice è funzionario presso un Ente Pubblico e da parecchi anni si occupa di fenomeni legati al “disagio lavorativo”.
Perché secondo lei i dipendenti pubblici si assentano?
Non amo molto le generalizzazioni. Credo che ogni contesto lavorativo abbia le sue caratteristiche organizzative e ambientali e che sia per questo motivo unico e non paragonabile ad altri. Diventa quindi molto difficile, dal mio punto di vista, rispondere alla sua domanda”.
Allora, in base a ciò che lei ha appena affermato, non esistono soluzioni che possano contrastare il fenomeno dell’Assenteismo sul posto di lavoro?
“Ovviamente non potrei mai risponderle in modo negativo. Dico soltanto che non credo che nei luoghi di lavoro esistano le persone singolarmente prese; credo invece che il comportamento messo in atto da un soggetto inserito in un’ organizzazione sia il risultato della dinamica di relazione con il contesto particolare nel quale si interviene, sia esso quello familiare, quello lavorativo o quello amicale.
Che cosa si dovrebbe fare allora per arginare l’Assenteismo e produrre di più?
A mio avviso si dovrebbe spostare il focus dalla critica delle inefficienze e dei limiti dei lavoratori, alla riflessione costruttiva sulle eventuali aree di miglioramento e alla valorizzazione dei punti di forza di una data organizzazione. Occorre procedere ad un cambiamento delle modalità produttive dando senso a ciò che il lavoratore fa, valorizzando quello che funziona creando un clima di sicurezza e fiducia.
Che cosa intende con “clima di sicurezza e fiducia”?
Faccio riferimento al fatto che, nella maggior parte dei contesti lavorativi, chi “comanda” è convinto di dover prendere da solo tutte le decisioni sul modo di procedere, senza mai chiedere la partecipazione delle persone che quotidianamente operano all’interno del sistema produttivo. Ciò purtroppo avviene sia a livello di piccole organizzazioni, che a livello di intera comunità. Chi dirige a volte crede di poter progettare linee guida “perfette”, dandosi poco pensiero di quanto queste possano essere adatte ai processi culturali e organizzativi del contesto in cui si opera.
Il fatto è che si è tanto presi dalla propria competenza, o presunta tale, che ci si dimentica di condividere i problemi con chi fa parte della medesima realtà.”
Che cosa suggerisce allora come “rimedio anti-fannulloni”?
Termine molto sgradevole! Secondo me non esistono delle “ricette” valide per tutte le situazioni. Al contrario, esiste quella realtà particolare, che presenta quelle determinate problematiche. Occorre dunque passare dalla generalizzazione all’identificazione di comportamenti concreti, peculiari di un contesto ben definito. Bisogna prendere atto che ogni organizzazione ha il suo Assenteismo che va di conseguenza studiato in relazione al determinarsi di svariati fattori che interagiscono influenzandosi reciprocamente.
Abbiamo intervistato a questo proposito Adriana Aronadio, autrice del libro dal titolo “Chi è presente alzi la mano” - Umberto Polizzi Editore – che in esso analizza alcune delle variabili soggettive e di contesto che possono determinare l’insorgere del fenomeno assenteistico nei luoghi di lavoro.
Laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, l’autrice è funzionario presso un Ente Pubblico e da parecchi anni si occupa di fenomeni legati al “disagio lavorativo”.
Perché secondo lei i dipendenti pubblici si assentano?
Non amo molto le generalizzazioni. Credo che ogni contesto lavorativo abbia le sue caratteristiche organizzative e ambientali e che sia per questo motivo unico e non paragonabile ad altri. Diventa quindi molto difficile, dal mio punto di vista, rispondere alla sua domanda”.
Allora, in base a ciò che lei ha appena affermato, non esistono soluzioni che possano contrastare il fenomeno dell’Assenteismo sul posto di lavoro?
“Ovviamente non potrei mai risponderle in modo negativo. Dico soltanto che non credo che nei luoghi di lavoro esistano le persone singolarmente prese; credo invece che il comportamento messo in atto da un soggetto inserito in un’ organizzazione sia il risultato della dinamica di relazione con il contesto particolare nel quale si interviene, sia esso quello familiare, quello lavorativo o quello amicale.
Che cosa si dovrebbe fare allora per arginare l’Assenteismo e produrre di più?
A mio avviso si dovrebbe spostare il focus dalla critica delle inefficienze e dei limiti dei lavoratori, alla riflessione costruttiva sulle eventuali aree di miglioramento e alla valorizzazione dei punti di forza di una data organizzazione. Occorre procedere ad un cambiamento delle modalità produttive dando senso a ciò che il lavoratore fa, valorizzando quello che funziona creando un clima di sicurezza e fiducia.
Che cosa intende con “clima di sicurezza e fiducia”?
Faccio riferimento al fatto che, nella maggior parte dei contesti lavorativi, chi “comanda” è convinto di dover prendere da solo tutte le decisioni sul modo di procedere, senza mai chiedere la partecipazione delle persone che quotidianamente operano all’interno del sistema produttivo. Ciò purtroppo avviene sia a livello di piccole organizzazioni, che a livello di intera comunità. Chi dirige a volte crede di poter progettare linee guida “perfette”, dandosi poco pensiero di quanto queste possano essere adatte ai processi culturali e organizzativi del contesto in cui si opera.
Il fatto è che si è tanto presi dalla propria competenza, o presunta tale, che ci si dimentica di condividere i problemi con chi fa parte della medesima realtà.”
Che cosa suggerisce allora come “rimedio anti-fannulloni”?
Termine molto sgradevole! Secondo me non esistono delle “ricette” valide per tutte le situazioni. Al contrario, esiste quella realtà particolare, che presenta quelle determinate problematiche. Occorre dunque passare dalla generalizzazione all’identificazione di comportamenti concreti, peculiari di un contesto ben definito. Bisogna prendere atto che ogni organizzazione ha il suo Assenteismo che va di conseguenza studiato in relazione al determinarsi di svariati fattori che interagiscono influenzandosi reciprocamente.
2 commenti:
Finalmente qualcuno che non generalizza sui dipendenti pubblici, come ha fatto Brunetta e tanta parte del popolo italiano. E' si' un problema da risolvere, ma non lo si risolve generalizzando. Da dipendente pubblico, posso affermare che non e' solo una questione di assenza, certe volte anche chi e' presente se puo' non svolge le sue mansioni. Purtroppo, secondo me, e' un punto da analizzare con molta calma e attenzione per arrivare, non dico a una soluzione completa, che ritengo quasi impossibile, ma sicuramente a una piu' giusta e meno demagogica di quella del ministro dell'attuale maggioranza di governo. I problemi non nascono solo dai dipendenti, ma anche dai funzionari che dovrebbero far funzionare le strutture e a volte giudicano con criteri illogici. Cordiali saluti.
Ciao Remo desidero conoscerti mandam la tua e-mail.Ho letto i tuoi commenti eli condivido. Ciao
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