giovedì 12 settembre 2013

Pensiamo al paese e dimentichiamo Berlusconi

Editoriale di Don Antonio Sciortino pubblicato su famiglia Cristiana il 10 settembre 2013
Far cadere il governo per favorire gli interessi di un uomo solo porterebbe alla dissoluzione, con pesanti conseguenze per le famiglie e le imprese. Affossarlo prima del tempo sarebbe masochismo nazionale.
Le gente non ne può più di polemiche sterili e dannose per il Paese. Da mesi, ormai, non si fa altro che parlare, in modo ossessivo, della decadenza di Berlusconi da senatore, dopo una condanna di terzo grado per frode fiscale. Quasi fosse l’unico problema dell’Italia, alle prese con una crisi che ancora morde duramente. E nonostante, appena fuori i nostri confini, il mondo tenga il fiato sospeso per il rischio di una guerra che dalla Siria può allargarsi, a macchia d’olio, dal Medio Oriente al resto del mondo. Le dichiarazioni di responsabilità si sprecano, ma sono solo parole vuote. Di responsabilità ce n’è davvero ben poca.
Qualsiasi persona di buon senso capisce che gettare oggi il Paese nell’instabilità politica è un’insana follia che porta al caos e alla dissoluzione, del tanto peggio tanto meglio, con pesanti conseguenze sui bilanci delle famiglie e delle imprese che cominciano a intravvedere un barlume di speranza e di ripresa.
Per non dire del giudizio internazionale e dei mercati che approfitterebbero di questa congenita inaffidabilità italiana per colpire con durezza. E tutto ciò, proprio quando il governo Letta, pur con i tanti limiti e sotto continui ricatti, è riuscito a conseguire qualche buon risultato, nazionale e internazionale.
Affossarlo prima del tempo, prima del semestre europeo a guida italiana, senza che sia stata varata una nuova legge elettorale al posto del deprecato “porcellum”, (che tutti però si tengono stretto, Grillo incluso), sarebbe il massimo del masochismo nazionale, che al bene dei cittadini fa prevalere interessi particolari. Ancora di recente in un’intervista a Famiglia Cristiana, il presidente dei vescovi italiani, cardinale Bagnasco, ha ammonito che chi, in questo momento, si impunta per far cadere il governo sarà segnato a “futura memoria”.
Sarà difficile chiedere nuova fiducia agli elettori dopo averli penalizzati.
L’”accanimento terapeutico” per salvare il “soldato Silvio” dopo una condanna definitiva, rischia di gettare il Paese nel caos istituzionale e
sociale.
Senza sbocchi certi per nessuno. A chi giova? Non certo alle famiglie e ai giovani che vedono il loro futuro sempre più incerto. Eppure, quando fu varato il governo Letta, Berlusconi dichiarò che le sue vicende personali non avrebbero influito sulle sorti del governo. Forse, abbiamo capito male, pazienza.

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