mercoledì 18 settembre 2013

PD, oltre le piramidi

Articolo di Lorenzo Dalai, capogruppo PD in consiglio provinciale di Verona

Non ho intenzione di fare un’analisi sulla terribile e drammatica situazione in Egitto, nemmeno di rievocare l’epoca dei Faraoni, voglio invece cercare di dare al mia interpretazione a quella che potrebbe essere la struttura di un partito politico del XXI secolo.
La forma classica del partito storico, quello nato con la rivoluzione industriale, risente fortemente nella sua formulazione strutturale di quella che era l’organizzazione del lavoro di stampo fordista: una base molto ampia ed una serie di livelli gerarchici, via via meno numerosi, fino ad arrivare al vertice decisionale, ristretto e a volte molto chiuso.
L’espressione di questo assetto la riscontriamo ancora in essere nei partiti italiani, dimostrazione di scarso rinnovamento di capacità di adeguarsi ai nuovi assetti del mondo del lavoro e della società in generale.
Infatti ci sono quantomeno quattro livelli: quello degli elettori, scarsamente coinvolti nella vita del partito, non sempre fedeli, che esprimono la loro adesione agli ideali ed ai valori di un partito soltanto attraverso il voto; poi abbiamo il partito degli iscritti, fedeli, che pubblicamente riaffermano la loro adesione alle linee di una formazione politica, che spesso, ma non sempre, si prestano come volontari in azioni come il volantinaggio, le raccolte firme, le feste di partito; salendo troviamo il livello degli eletti, sia amministratori pubblici (consiglieri comunali ecc.) sia quadri del partito (segretari di sezione, provinciali, ecc.). Ultimo il vertice decisionale, cuore e cervello del partito.
Gli eletti di tipo amministrativo pubblico sono retribuiti dall’ente nel quale prestano la loro attività, mentre i quadri di partito non lo sono o lo sono in parte. A questi ultimi si affiancano però i funzionari, addetti alle segreterie, che da dipendenti lavorano per l’organizzazione del partito stesso e l’interscambio tra il ruolo elettivo e l’attività da dipendente crea una situazione che, anziché professionalità in Politica, porta alla professionalità della politica.
A questa forma storica, abbastanza cristallizzata, ma oggi nettamente in crisi, si contrappone, secondo alcune visioni, le cosiddetta “piramide rovesciata”. Esempio attuale di questo modello è il Movimento 5 Stelle: attraverso il web la base elettorale esercita un continuo e costante controllo sugli eletti, non c’è apparato e la struttura è sicuramente più snella. Resta il problema del livello decisionale…Poiché la base elettorale è labile, la fedeltà solo parziale, si rischia di avere una struttura parallela che, molto ristretta, indirizza gli umori degli elettori.
Che fare? Forse la risposta la possiamo trovare nella riorganizzazione del mondo del lavoro che si è operata negli ultimi anni del secolo scorso, cioè l’abbandono della struttura piramidale a favore di quella orizzontale, dove anche l’ultimo assunto, con qualche filtro, può interfacciarsi con il livello decisionale (AD, Direzione,ecc.). Le modalità messe a disposizione dalla tecnologia sono in grado di dare esecutività a queste interconnessioni.
Certo, struttura orizzontale non vuol dire “piatta”, anzi, questo vuol dire che un progetto, un’idea può nascere ed essere sviluppata in un punto qualsiasi dell’asse longitudinale, chiaramente in armonia con gli elementi contermini, valorizzando perciò le capacità di tutti i componenti. Un altro punto di enorme valenza è la possibilità che questa organizzazione sia permeabile ad apporti esterni, ovvero chiunque potrà entrarvi, in uno dei punti che gli saranno più congeniali, senza dover faticosamente scalare i gradini della piramide. Una forma aperta, capace di integrare spinte e ideali esterne, per meglio raccordarsi con la società.
Delle tre tipologie analizzate, l’ultima è sicuramente quella che meglio si adatta ai nostri tempi, così difficili e complessi. Non è detto che sia facile declinare le intenzioni teoriche in una concretezza reale, infatti dipenderà dalle capacità dei soggetti coinvolti. Certo la messa a punto dello strumento non è sufficiente, molto deriverà non dalla forma-partito ma da quella che si intende come “mission” dei Partiti nella società moderna, quale può essere la loro funzione reale e se ha ancora una sua ragione d’essere. Ma questo è un altro problema.

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