lunedì 7 dicembre 2009

Crisi e disagio sociale

I dati dell’economia vengono commentati dai ministri competenti con dichiarazioni di circostanza che non considerano l’urgenza e la necessità di avviare riforme e cambiamenti che contrastino il disagio sociale dei ceti più deboli che vivono gli effetti della crisi.
I 2 milioni di disoccupati ed il 27% di disoccupazione giovanile rilevati dall’Istat inducono il ministro Scaiola a dichiarare che “il dato è migliore della media europea e degli altri paesi” senza considerare le diversità che esistono tra l’Italia e gli altri paesi europei in materia di sicurezza sociale e di interventi per contrastare la crisi.
Il tasso di disoccupazione è salito all’8% rispetto al 7,8% di settembre e rappresenta il valore massimo dal novembre 2004. Per capire la situazione economica e sociale in Italia basta consultare le indagini dell’Istat sulla povertà e sui consumi delle famiglie. Le condizioni economiche delle famiglie rappresentate nell’ultima indagine dell’Istat forniscono dei dati preoccupanti.
Il recente Rapporto Censis evidenzia che in Italia 3 famiglie su 10 hanno difficoltà ad arrivare a fine mese e rappresentano il 28,5%. Nel sud la situazione è più drammatica in quanto le famiglie in difficoltà rappresentano il 36,5%.
Le imprese del terziario che hanno chiuso l’attività sono 162 mila e i posti di lavoro persi sono 378mila e nel mezzogiorno 271mila (-4,1%).
Inoltre il rapporto Censis evidenzia che il 45,4% di persone che hanno perso il posto di lavoro hanno una età inferiore a 34 anni. Il 19,3% dei giovani tra i 18 e 24 anni non è in possesso di diploma ed è uscito dalla formazione.
Secondo l’Istat il tasso di disoccupazione giovanile a ottobre è aumentato al 26,9% (26,2% a settembre) con un aumento 4,5 punti rispetto al mese di ottobre dell’anno scorso.
Intanto l’Inps comunica i dati della cassa integrazione che nel mese di novembre registra 99,5 milioni di ore di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) e registra +5,13% rispetto al mese di ottobre che aveva rilevato 94,7. Rispetto al mese di novembre del 2008 la cassa integrazione presenta una crescita del 287,94%. Aumentano le domande di disoccupazione: circa 120mila rispetto alle 105mila di ottobre 2008.
Dalla elaborazione della Federconsumatori risulta una riduzione di spesa da parte delle famiglie di oltre 25 miliardi di euro. La contrazione della domanda di consumo ha degli effetti negativi sulla produzione industriale e sulle imprese commerciali. I settori colpiti sono: abbigliamento, calzature, automobili, arredamento ed in termini diversi il consumo alimentare.
Questa situazione sociale descritta brevemente richiede degli interventi immediati finalizzati a sostenere la domanda interna con l’innalzamento del potere di acquisto dei pensionati e dei percettori di reddito fisso attraverso la riduzione delle imposte e la detassazione della tredicesima mensilità a partire dal 2009. Per le famiglie con figli occorre prevedere misure aggiuntive (aumento degli assegni familiari e delle detrazioni d’imposta) e nuove (rilevazione degli attuali strumenti e loro unificazione in un’unica e nuova prestazione).
Occorre riformare gli ammortizzatori sociali in quanto gli strumenti attuali non considerano tutta la platea dei disoccupati e sono soggetti a scadenza.
Il problema più grave è rappresentato dal fatto che questo Governo affronta la crisi in modo passivo aspettando che la congiuntura internazionale produca degli effetti positivi per il nostro paese. Il Governo non considera che dopo l’uscita dal tunnel della crisi occorre verificare il nuovo equilibrio che potrebbe penalizzare le imprese italiane scarsamente competitive. Occorre anche considerare che l’equilibrio post crisi potrebbe registrare una base occupazionale nel nostro paese limitata rispetto al periodo precedente alla crisi. Il rischio di meno imprese e meno occupazione è un rischio reale che il Governo non vuole o non sa affrontare.
Per tali motivi è necessario intervenire con riforme strutturali e prepararsi all’uscita dalla crisi internazionale che potrebbe non coincidere con quella dell’Italia. L’opportunità per affrontare questi problemi è offerta dalla legge finanziaria che dovrebbe esprimere una strategia per lo sviluppo e per la redistribuzione della ricchezza. Purtroppo il Governo non è aperto a tali innovazioni e persegue l’obiettivo di riconfermare lo status quo con i rischi che ne derivano nei confronti del lavoro (lavoratori e imprese) e dei ceti più deboli.

1 commento:

Unknown ha detto...

La crisi c'e', si vede e si tocca con mano. Sinceramente l'unica cosa che mi aspetto da questo (mi riesce difficile chiamarlo governo) gruppo di persone inique che comprenda che con la vera politica non ha niente da spartire e se torni a casa. Il cambiamento deve avvenire nei nostri cuori, nel nostro vivere quotidiano, ancora troppe persone anche molto piu' del sostentamento, mentre altre non hanno i soldi per comprarsi un pezzo di pane. E i primi schiacciano i secondi e lo fanno anche nel piccolo quotidiano, anche a livello di semplici colleghi. Il collega che sta bene tratta da morto di fame il collega che e' magari monoreddito con tre figli e lo umilia in continuazione narrandogli/Le i suoi continui vaiggi, acquisti, cene e via dicendo. E poi, magari fanno i compagni di Rifondazione. Bisogna ripartire da due punti fondamentali: Lavoro e solidarieta'. Anche i sindacati invece di litigare e proclamare gli scioperi, solo per dimostrare visibilita' prendano in mano la situazione una volta per tutte e diano risposte chiare ai lavoratori. Credimi il 2010 lo vedo ancora piu' nero del 2009, perch' i risparmi stanno finendo e possibilita' di ripresa non ce ne sono. Spero di sbagliarmi. REMO!!!