L’assemblea costituente provinciale dei giovani PD, tenutasi dal 31 maggio all’1 giugno, ha eletto coordinatrice Elisa Cavazza, 25 anni, laureata in filosofia e candidata del PD alla camera dei deputati alle ultime elezione politiche. L’assemblea ha approvato i seguenti documenti che delineano l’impegno futuro dei giovani del PD: - Organizzazione; - Valori. Il movimento giovanile del PD assume il nome di “Generazione Democratica di Verona”. Per saperne di più e per conoscere i contenuti dell'impegno dei giovani del PD abbiamo intervistato la coordinatrice, Elisa Cavazza.
La celebrazione dell’assemblea provinciale dei giovani del Partito Democratico rappresenta un momento molto importante per il PD e per i giovani di Verona in momento in cui i giovani sembrano essere messi da parte. Quali sono i contenuti dell’impegno politico dei giovani del PD nel territorio veronese per renderli protagonisti del loro futuro?
La prima cosa cui ci stiamo dedicando è organizzare una rete territoriale. É importante che ci siano dei punti di riferimento nei territori, cui portare proposte e denunciare problematiche locali, grazie al quale ciascuno possa sentirsi direttamente coinvolto e importante. Uno dei problemi della partecipazione, infatti, è che soltanto chi è già fortemente motivato si muove per incontrarsi e riunirsi a livello provinciale, magari macinando un bel po' di chilometri e trovandosi a discutere di questioni che non lo interessano direttamente. Inoltre, in questo modo, possiamo meglio aiutarci e distribuire le forze, senza lasciare che i giovani dei diversi territori affrontino da soli i loro problemi.
Le proposte concrete di lavoro sono già molte. Da un lato vogliamo potenziare l'aspetto formativo della giovanile. Abbiamo bisogno di imparare, di acquisire competenze, di crescere umanamente. E forse di trascinare anche i "grandi" in questo processo. É necessario per dare maggior forza e concretezza all'altro aspetto fondamentale: portare la nostra visione del mondo, la nostra sensibilità, le nostre proposte, che disegnano il futuro che noi andiamo ad ereditare, dentro il Partito Democratico, e dentro la politica. Per questo, declinando sul concreto della nostra realtà iniziative che vanno dal lavoro volontario per la difesa dell'ambiente, all'organizzazione di eventi pubblici sui temi della non violenza, dell' integrazione culturale, dello sviluppo sostenibile, dell'educazione, dei diritti civili e umani, il nostro compito è sensibilizzare, coinvolgere chi non è nel PD ma si spende in una di queste lotte specifiche, porci e far porre problemi, elaborare soluzioni concrete.
L'elemento aggregativo, poi, a mio modo di vedere, è un substrato fondamentale: per me il partito, e la giovanile, sono anche una comunità. I rapporti tra le persone non sono formali o pseudo-lavorativi, ma crescono in amicizia, fiducia, rispetto della ricchezza che ognuno porta nella sua particolarità. Chi si avvicina alla giovanile troverà voglia di divertirsi, di stare insieme, di confrontarsi, di esaltarsi e crescere nel battersi con passione per ciò in cui crediamo.
Il Governatore della Banca d’Italia nelle sue considerazioni finali dedica attenzione ai giovani ed afferma che i giovani sono “mortificati da un’istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro che li discrimina a favore dei più anziani, da un’organizzazione produttiva che … non premia il merito, non valorizza le capacità”. Condivide questo giudizio? Quale politica occorre realizzare per superare l’incertezza nel futuro da parte dei giovani?
Dire che il Paese è bloccato sembra ormai una frase fatta. Il problema generale consiste nella mancanza di una prospettiva e di una direzione forte di sviluppo. Questo riguarda non solo l'economia ma anche l'istruzione, la cultura, il senso del vivere insieme della società. In questo contesto ciascun ingranaggio della grande macchina socio-economica tende a tirare a campare, a preservare lo status quo e il proprio piccolo interesse. La mortificazione più grande per i giovani è sentire che nessuno investe su di loro. Non abbiamo paura, ad esempio, di adattarci alla flessibilità e ricavarne i vantaggi di una differenziazione della formazione lavorativa o della libertà di scegliere il lavoro che davvero ci piace senza soccombere a una carriera preimposta e uguale per tutta la vita. Ma trasformare questa esigenza del mercato del lavoro in sfruttamento, nel furto della possibilità di sognare e pianificare il proprio futuro, è assolutamente criminale.
Ci sono forze politiche estremamente popolari oggi, che bene sanno annusare l'aria e alimentano gli egoismi giustificandoli con il senso di emergenza e del farsi giustizia da soli. Non credo che questo significhi offrire risposte.
Vogliamo una politica che si assuma la responsabilità di garantire parità dei diritti lavorativi e civili. Vogliamo una burocrazia, un'amministrazione pubblica che ci permetta di osare con la fantasia e realizzare progetti innovativi sia di impresa che culturali, anziché bloccarli sul nascere frapponendo ostacoli infiniti. Vogliamo una politica che sa guardare alla cultura con una consapevole visione d'insieme, che la valorizzi, che riconosca che la scuola è il luogo sociale fondamentale dove i giovani diventano ciò che saranno da adulti e perciò deve offrire molto di più che un pacchetto di nozioni. Vogliamo una politica che si assuma la responsabilità di riconoscere che il clientelismo e la mancanza di meritocrazia non
solo mettono i giovani ai margini ma causano la crisi di fiducia, di speranza, e anche economica, di cui siamo testimoni. Erodendo dall'interno le risorse umane ed economiche, lo sviluppo del Paese. Vogliamo una politica che si prenda cura della Cosa Pubblica vedendo sempre persone e non individui o numeri, che non difenda la libertà come autorizzazione ad applicare le leggi della giungla, ma che attraverso un buon uso di ciò che è comune realizzi la libertà e il benessere di tutti, senza discriminazioni ma valorizzando le differenze.
In gran parte i giovani sono distaccati dalla politica. Che ruolo dovrebbe svolgere la Generazione Democratica di Verona per avvicinare i giovani alla politica e, quindi, ai loro problemi?
L'allontanamento dei giovani dalla politica ha numerose ragioni. É da queste che dobbiamo partire per affrontare la realtà del problema. Un elemento è sicuramente la sfiducia, il senso di lontananza dei partiti dalla società, che ben si concretizzano in quella che ormai viene chiamata anti-politica. Il Partito democratico deve prendersi a cuore la questione morale. Deve garantire trasparenza e partecipazione democratica. Deve saper valorizzare il contributo di ciascuno e prendere le distanze da meccanismi di spartizione, dai personalismi, dai clientelismi. Chi si avvicina deve sentirsi accolto e importante. Perché è questo che ci rende ricchi e forti in una pluralità di direzioni. É questa la forza che ci permette di realizzare il nostro programma. Credo che pochi di coloro che si rifugiano nell' anti-politica credano davvero che non serva la politica. Fanno un appello alla buona politica. É la stessa buona politica che i giovani del PD chiedono. Solo senza populismi o semplificazioni.
C'è poi un problema culturale di fondo. Molti giovani non sanno riconoscere che interessarsi alla politica significa interessarsi ai loro problemi concreti, e che partecipare alla politica significa contribuire alla loro soluzione. La consapevolezza è una chiave importante per realizzarsi, e anche per cambiare le cose che non vanno. Allora indignarsi è importante, e impegnarsi insieme per combattere ciò che ci indigna lo è ancora di più. Noi vogliamo portare nella politica questa propulsione, perché è quello il luogo autenticamente e legittimamente preposto a decidere, a indirizzare, a cambiare gli eventi. Non basta urlare le proprie idee, bisogna essere rappresentativi per incidere. E per essere rappresentativi bisogna mettersi in gioco in un autentico confronto democratico con gli altri. Le iniziative aggregative, culturali, formative devono tutte veicolare questo messaggio, questa disposizione. Chi vi partecipa viene a conoscenza delle nostre sensibilità e delle nostre tematiche, e ha l'occasione, partecipando attivamente, di metterne in luce altre, di rendere più grande il peso delle nostre proposte, più forte la possibilità di incidere concretamente.
Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno modificato le organizzazioni ed accelerato la globalizzazione. Nelle ultime consultazioni elettorali i giovani hanno utilizzato tali tecnologie per esprimere liberamente il loro pensiero e sostenere il PD. Quali prospettive si possono configurare per la partecipazione democratica di massa alla vita politica?
Partiamo dal principio che senza l'informazione la democrazia non è realizzata. Il web rappresenta un importante luogo di diffusione dell'informazione. La possibilità, anche per i giovani del PD, di approfondire le tematiche e pubblicare è un canale fondamentale per aggregarsi intorno a contenuti concreti e diffondere messaggi di sensibilizzazione. Finora il web è stato fondamentale anche al nostro interno per allargare la partecipazione, per discutere in modo rapido, per organizzare, per raggiungere informazioni altrimenti inaccessibili.
Certo è che l' ampia fruizione di questo mezzo dà la possibilità di veicolare in modo nuovo i messaggi. Faremo largo uso di video, di immagini, di mezzi snelli e immediati. Inoltre, proprio grazie a questa potenza del web, abbiamo il dovere morale di renderlo un luogo di democrazia e trasparenza. Trasparenza degli obiettivi, dei percorsi decisionali, dei ruoli, e anche di altre cose più semplici, come usiamo i soldi, ad esempio. É un mezzo altamente democratico perché consente di diffondere punti di vista, spunti, analisi. E, non da ultimo, consente all'opinione pubblica di essere ancora di più un efficace organo di controllo sull'operato della politica.
Coltivo una grande speranza nei giovani per costruire, grazie al loro impegno, un futuro migliore. In particolare nei giovani del PD di Verona ed in Elisa Cavazza che in un momento così difficile ed all'indomani di una sconfitta elettorale dimostrano di credere nel cambiamento del sistema politico e del paese.
La celebrazione dell’assemblea provinciale dei giovani del Partito Democratico rappresenta un momento molto importante per il PD e per i giovani di Verona in momento in cui i giovani sembrano essere messi da parte. Quali sono i contenuti dell’impegno politico dei giovani del PD nel territorio veronese per renderli protagonisti del loro futuro?
La prima cosa cui ci stiamo dedicando è organizzare una rete territoriale. É importante che ci siano dei punti di riferimento nei territori, cui portare proposte e denunciare problematiche locali, grazie al quale ciascuno possa sentirsi direttamente coinvolto e importante. Uno dei problemi della partecipazione, infatti, è che soltanto chi è già fortemente motivato si muove per incontrarsi e riunirsi a livello provinciale, magari macinando un bel po' di chilometri e trovandosi a discutere di questioni che non lo interessano direttamente. Inoltre, in questo modo, possiamo meglio aiutarci e distribuire le forze, senza lasciare che i giovani dei diversi territori affrontino da soli i loro problemi.
Le proposte concrete di lavoro sono già molte. Da un lato vogliamo potenziare l'aspetto formativo della giovanile. Abbiamo bisogno di imparare, di acquisire competenze, di crescere umanamente. E forse di trascinare anche i "grandi" in questo processo. É necessario per dare maggior forza e concretezza all'altro aspetto fondamentale: portare la nostra visione del mondo, la nostra sensibilità, le nostre proposte, che disegnano il futuro che noi andiamo ad ereditare, dentro il Partito Democratico, e dentro la politica. Per questo, declinando sul concreto della nostra realtà iniziative che vanno dal lavoro volontario per la difesa dell'ambiente, all'organizzazione di eventi pubblici sui temi della non violenza, dell' integrazione culturale, dello sviluppo sostenibile, dell'educazione, dei diritti civili e umani, il nostro compito è sensibilizzare, coinvolgere chi non è nel PD ma si spende in una di queste lotte specifiche, porci e far porre problemi, elaborare soluzioni concrete.
L'elemento aggregativo, poi, a mio modo di vedere, è un substrato fondamentale: per me il partito, e la giovanile, sono anche una comunità. I rapporti tra le persone non sono formali o pseudo-lavorativi, ma crescono in amicizia, fiducia, rispetto della ricchezza che ognuno porta nella sua particolarità. Chi si avvicina alla giovanile troverà voglia di divertirsi, di stare insieme, di confrontarsi, di esaltarsi e crescere nel battersi con passione per ciò in cui crediamo.
Il Governatore della Banca d’Italia nelle sue considerazioni finali dedica attenzione ai giovani ed afferma che i giovani sono “mortificati da un’istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro che li discrimina a favore dei più anziani, da un’organizzazione produttiva che … non premia il merito, non valorizza le capacità”. Condivide questo giudizio? Quale politica occorre realizzare per superare l’incertezza nel futuro da parte dei giovani?
Dire che il Paese è bloccato sembra ormai una frase fatta. Il problema generale consiste nella mancanza di una prospettiva e di una direzione forte di sviluppo. Questo riguarda non solo l'economia ma anche l'istruzione, la cultura, il senso del vivere insieme della società. In questo contesto ciascun ingranaggio della grande macchina socio-economica tende a tirare a campare, a preservare lo status quo e il proprio piccolo interesse. La mortificazione più grande per i giovani è sentire che nessuno investe su di loro. Non abbiamo paura, ad esempio, di adattarci alla flessibilità e ricavarne i vantaggi di una differenziazione della formazione lavorativa o della libertà di scegliere il lavoro che davvero ci piace senza soccombere a una carriera preimposta e uguale per tutta la vita. Ma trasformare questa esigenza del mercato del lavoro in sfruttamento, nel furto della possibilità di sognare e pianificare il proprio futuro, è assolutamente criminale.
Ci sono forze politiche estremamente popolari oggi, che bene sanno annusare l'aria e alimentano gli egoismi giustificandoli con il senso di emergenza e del farsi giustizia da soli. Non credo che questo significhi offrire risposte.
Vogliamo una politica che si assuma la responsabilità di garantire parità dei diritti lavorativi e civili. Vogliamo una burocrazia, un'amministrazione pubblica che ci permetta di osare con la fantasia e realizzare progetti innovativi sia di impresa che culturali, anziché bloccarli sul nascere frapponendo ostacoli infiniti. Vogliamo una politica che sa guardare alla cultura con una consapevole visione d'insieme, che la valorizzi, che riconosca che la scuola è il luogo sociale fondamentale dove i giovani diventano ciò che saranno da adulti e perciò deve offrire molto di più che un pacchetto di nozioni. Vogliamo una politica che si assuma la responsabilità di riconoscere che il clientelismo e la mancanza di meritocrazia non
solo mettono i giovani ai margini ma causano la crisi di fiducia, di speranza, e anche economica, di cui siamo testimoni. Erodendo dall'interno le risorse umane ed economiche, lo sviluppo del Paese. Vogliamo una politica che si prenda cura della Cosa Pubblica vedendo sempre persone e non individui o numeri, che non difenda la libertà come autorizzazione ad applicare le leggi della giungla, ma che attraverso un buon uso di ciò che è comune realizzi la libertà e il benessere di tutti, senza discriminazioni ma valorizzando le differenze.
In gran parte i giovani sono distaccati dalla politica. Che ruolo dovrebbe svolgere la Generazione Democratica di Verona per avvicinare i giovani alla politica e, quindi, ai loro problemi?
L'allontanamento dei giovani dalla politica ha numerose ragioni. É da queste che dobbiamo partire per affrontare la realtà del problema. Un elemento è sicuramente la sfiducia, il senso di lontananza dei partiti dalla società, che ben si concretizzano in quella che ormai viene chiamata anti-politica. Il Partito democratico deve prendersi a cuore la questione morale. Deve garantire trasparenza e partecipazione democratica. Deve saper valorizzare il contributo di ciascuno e prendere le distanze da meccanismi di spartizione, dai personalismi, dai clientelismi. Chi si avvicina deve sentirsi accolto e importante. Perché è questo che ci rende ricchi e forti in una pluralità di direzioni. É questa la forza che ci permette di realizzare il nostro programma. Credo che pochi di coloro che si rifugiano nell' anti-politica credano davvero che non serva la politica. Fanno un appello alla buona politica. É la stessa buona politica che i giovani del PD chiedono. Solo senza populismi o semplificazioni.
C'è poi un problema culturale di fondo. Molti giovani non sanno riconoscere che interessarsi alla politica significa interessarsi ai loro problemi concreti, e che partecipare alla politica significa contribuire alla loro soluzione. La consapevolezza è una chiave importante per realizzarsi, e anche per cambiare le cose che non vanno. Allora indignarsi è importante, e impegnarsi insieme per combattere ciò che ci indigna lo è ancora di più. Noi vogliamo portare nella politica questa propulsione, perché è quello il luogo autenticamente e legittimamente preposto a decidere, a indirizzare, a cambiare gli eventi. Non basta urlare le proprie idee, bisogna essere rappresentativi per incidere. E per essere rappresentativi bisogna mettersi in gioco in un autentico confronto democratico con gli altri. Le iniziative aggregative, culturali, formative devono tutte veicolare questo messaggio, questa disposizione. Chi vi partecipa viene a conoscenza delle nostre sensibilità e delle nostre tematiche, e ha l'occasione, partecipando attivamente, di metterne in luce altre, di rendere più grande il peso delle nostre proposte, più forte la possibilità di incidere concretamente.
Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno modificato le organizzazioni ed accelerato la globalizzazione. Nelle ultime consultazioni elettorali i giovani hanno utilizzato tali tecnologie per esprimere liberamente il loro pensiero e sostenere il PD. Quali prospettive si possono configurare per la partecipazione democratica di massa alla vita politica?
Partiamo dal principio che senza l'informazione la democrazia non è realizzata. Il web rappresenta un importante luogo di diffusione dell'informazione. La possibilità, anche per i giovani del PD, di approfondire le tematiche e pubblicare è un canale fondamentale per aggregarsi intorno a contenuti concreti e diffondere messaggi di sensibilizzazione. Finora il web è stato fondamentale anche al nostro interno per allargare la partecipazione, per discutere in modo rapido, per organizzare, per raggiungere informazioni altrimenti inaccessibili.
Certo è che l' ampia fruizione di questo mezzo dà la possibilità di veicolare in modo nuovo i messaggi. Faremo largo uso di video, di immagini, di mezzi snelli e immediati. Inoltre, proprio grazie a questa potenza del web, abbiamo il dovere morale di renderlo un luogo di democrazia e trasparenza. Trasparenza degli obiettivi, dei percorsi decisionali, dei ruoli, e anche di altre cose più semplici, come usiamo i soldi, ad esempio. É un mezzo altamente democratico perché consente di diffondere punti di vista, spunti, analisi. E, non da ultimo, consente all'opinione pubblica di essere ancora di più un efficace organo di controllo sull'operato della politica.
Coltivo una grande speranza nei giovani per costruire, grazie al loro impegno, un futuro migliore. In particolare nei giovani del PD di Verona ed in Elisa Cavazza che in un momento così difficile ed all'indomani di una sconfitta elettorale dimostrano di credere nel cambiamento del sistema politico e del paese.
2 commenti:
Tanti auguri per Elisa, la sua elezione mi fà molto piacere, buona giornata. Tiziano
Brava Elisa, hai detto delle cose giuste! Dobbiamo fare in modo che il nostro PD si prenda a cuore la questione morale e si comporti in maniera trasparente verso i cittadini!
Un GDemocratico
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