giovedì 11 luglio 2013

PDL contro la Cassazione

Intervento di Alessia Rotta
In merito alla sospensione dei lavori parlamentari di ieri Alessia Rotta, deputata veronese del Partito Democratico, ha scritto una nota su Facebook che io ritengo interessante per riflettere sul metodo di lavoro e sulla democrazia interna al PD.
Per tali motivi riporto integralmente la riflessione di Alessia Rotta ed una mia breve valutazione conclusiva:
“PREMESSE
Non voglio difendere il Pd.
Il peccato originale è il governo delle larghe intese ovvero l'alleanza con il Pdl, che di certo non volevo, non ho sostenuto alla nascita, MA che la maggioranza dei parlamentari Pd, democraticamente eletti con le democratiche primarie ha voluto (vedi elezione del Presidente della Repubblica). Fatto da cui discende un compromesso di dialogo faticoso, accidentato, di cui tutte le settimane, tutte portiamo il peso, nella convinzione dello stato di emergenza sociale ed economica del Paese. Altrimenti, alla faccia di chi pensa che salviamo il nostro posto, avremmo mollato la prese da tempo.
Seconda premessa: Il partito democratico non condivide le sue scelte all'interno del gruppo prima che in aula, e questo è un problema più volte denunciato, siamo ancora ignorati e passiamo per dissidenti, mentre gli elettori se ne vanno. Detto questo, alla luce dell’esperienza dei 101 e dell’elezione del Presidente della Repubblica, in cui il Pd ha perso il suo grande appuntamento con la Storia, penso che dovremmo imparare a lavarci i panni sporchi in casa e non in aula. E’ un film che non vorremmo più vedere, quello di schiantarci in diretta, ma votando secondo coscienza e compattamente, a maggioranza, non ad ogni costo.
Detto ciò qualche doverosa precisazione di merito:
COSA NON ABBIAMO FATTO OGGI
Non abbiamo fermato e sospeso i lavori in aula, ma abbiamo invertito il calendario: oggi infatti si lavorava per la precisione alle ore 15 per il question time c’era il Presidente Letta, quindi il lavoro previsto in aula giovedì è stato spostato ad oggi;
Non abbiamo votato un salvacondotto a Berlusconi;
Non abbiamo offerto al Pdl un pretesto per addossare ad altri responsabilità politiche o poco politiche.
COSA ABBIAMO FATTO
ABBIAMO CONCESSO 4 ore per la direzione del Pdl, riconoscendo un problema politico per il Partito di B. Un atto di cortesia istituzionale di cui non solo il Pdl ha goduto. Poche settimane fa lo avevano fatto loro, ad esempio, nei nostri confronti, quando qualche problema ce l’avevamo noi e avevamo la necessità di riunirci.
Chiariamo che non abbiamo concesso un pomeriggio per evitare processi o per far loro organizzare un corteo in piazza.
COSA AVREMMO DOVUTO DIRE
Che non bastano certo 4 ore al Pdl per mettere ordine ai propri equilibri o meglio squilibri, e che se questo era il pretesto per dichiarare guerra ne cercassero uno più nobile e che soprattutto si prendessero le loro responsabilità, in altre parole avremmo dovuto buttare la palla in campo del Pdl, facendo emergere il loro problema e la loro contraddizione interna, noi ci sappiamo come al solito fare carico dei guai altrui, come se non avessimo abbastanza dei nostri. E diventiamo protagonisti involontari di scene altrui.
GIUSTIFICAZIONI in politichese?
No, non sarei intervenuta per spiegare un voto procedurale, se il Pd avesse una strategia politica e comunicativa, mancanza che lamento dalla prim'ora. Ma per uscire dal politichese bisogna anche non confondere fischi per fiaschi, stare attenti alle trappole e non scambiare un’inversione di calendario d’aula per un lasciapassare a B. o una sua assoluzione. Né tantomeno per un bocca a bocca all’ultimo respiro a questo governo. Anzi esattamente l’opposto, non sarà la sospensione a rendere più difficile il mantenimento di questo governo, il Pdl al contrario sarà costretto ad un supplemento chiaro di argomentazioni”.
La sospensione di 4 ore dei lavori parlamentari è inficiata dalla motivazione del PDL quando ha richiesto la sospensione di tre giorni dell'attività delle Camere non condivisa dal PD. I capi gruppo avrebbero dovuto riunire i gruppi parlamentari è discutere della questione e non come dice Orfini che la richiesta doveva partire dai parlamentari. Chi ha maggiori responsabilità nei gruppi parlamentari, in questo caso Zanda e Speranza, devono creare continuamente e responsabilmente le condizioni di coinvolgimento e di partecipazione dei parlamentari, i quali non devono essere considerati dei numeri da utilizzare per confermare la linea del PD stabilita dai vertici.
In una situazione normale con obiettivi chiari e democratici la sospensione viene accolta senza riunire i gruppi. In questo caso la motivazione, contestare la decisione della Cassazione, scredita l'accettazione verticistica della sospensione in assenza di un dibattito interno ai gruppi.
Il PD dovrebbe con carattere e determinazione non farsi coinvolgere più negli atteggiamenti e comportamenti non democratici del PDL altrimenti non veniamo capiti dai cittadini. Infatti grazie alla informazione non completa e poco chiara i cittadini hanno capito che il PD ha votato per la sospensione richiesta dal Pdl per contestare la decisione della Cassazione anche se questa non rappresenta la realtà degli avvenimenti.
La riunione dei gruppi parlamentari sarebbe servita a dare risalto ed evidenza alla posizione del PD ed a condannare le motivazioni gravi ed inaccettabili del PDL anche nel caso in cui venisse accettata la sospensione di tre ore. Zanda e Speranza hanno sbagliato perché avrebbero dovuto garantire la democrazia interna nei gruppi ed un dibattito responsabile.
Ancora una volta i vertici decidono per tutti.
In un’intervista Roberto Speranza, presidente del gruppo parlamentare PD della Camera, dichiara: “Stiamo parlando di persone che non avevano colto in modo chiaro il passaggio e hanno dato una lettura politica, come se il nostro fosse un voto che accedesse ad un compromesso. La nostra posizione invece era lineare e ha sbagliato chi ha scelto diversamente, mentre la stragrande maggioranza del gruppo ha votato secondo le indicazioni di buon senso che avevamo costruito. Credo nella buona fede di tutti, ma è chiaro che quando il gruppo dà indicazioni bisogna votare con il gruppo. Questo sarà oggetto di un chiarimento in una prossima riunione”.
Se i parlamentari non sono coinvolti nel processo decisionale dei gruppi come può Speranza pretendere che le decisioni del vertice vengano rispettate?

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