venerdì 13 luglio 2018

Esecutivo PD: dalla frantumazione alla ricomposizione

Il segretario del PD Maurizio Martina dovrà affrontare tanti problemi per rendere competitivo il Partito Democratico nel sistema politico italiano. Tra questi vi è l’attuale assetto dell’esecutivo formato attualmente da 40 dipartimenti.
Prima di entrare nel merito occorre capire l’organizzazione per dipartimenti.
Il termine dipartimento è stato usato per la prima volta per indicare all'interno di uno Stato una circoscrizione territoriale intermedia tra il livello regionale e quello provinciale. Successivamente il termine è stato ampliato nel suo significato ed utilizzato per indicare un modello di una organizzazione. Infatti, il dipartimento è adoperato nella sanità, nella scuola e nei ministeri ed in alcuni casi nelle aziende.
L’organizzazione dipartimentale è la struttura formata dall'aggregazione di attività e funzioni omogenee, affini e complementari volta a dare risposte unitarie, tempestive e complete al fine di conseguire obiettivi comuni. Pertanto, viene superata la divisione del lavoro e delle attività per realizzare una strategia comune in ogni dipartimento e tra i dipartimenti.
Il Partito Democratico oggi ha un esecutivo con 40 dipartimenti che avrebbero dovuto “affiancare il segretario e la segretaria nazionale per affrontare al meglio le sfide dei prossimi mesi”. L’effetto è stato quello di polverizzare le funzioni e le attività del partito democratico.

In definitiva il PD ha frammentato le attività del partito che invece avrebbero bisogno di essere ricomposte e gestite in aree omogenee con obiettivi comuni ed una strategia comune. Tali incarichi non possono essere definiti dipartimenti in quanto le attività del PD sono state frantumate in 40 incarichi specifici. Non si può operare in modo unitario e strategico se mancano forme organizzative che aggregano le attività omogenee, affini e complementari. Per esempio i seguenti incarichi circoli, città metropolitane, mamme ecc. come possono operare se non sono aggregate rispettivamente nei dipartimenti organizzazione, autonomie locali e welfare.
Così facendo ci si è contrapposti alla visione organizzativa dipartimentale.
Per ovviare a tale errore occorre che Martina costituisca massimo 10 o 12 dipartimenti con un responsabile per ogni dipartimento che svolga compiti di coordinamento, direzione e controllo e riaggreghi gli incarichi che sono stati conferiti. All'interno di ogni dipartimento possono essere realizzate delle forme di collaborazione con funzioni specifiche che dipendono dal responsabile del dipartimento.
Solo così può essere data una organizzazione che unisca e non divida e che si adatti alle organizzazioni che hanno introdotto l’organizzazione dipartimentale.

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