mercoledì 5 marzo 2014

Verona: sistema delle nomine

Michele Bertucco, capo gruppo PD in Consiglio Comunale di Verona, interviene sulle nomine nelle società partecipate del comune di Verona. “Le inchieste giudiziarie, afferma Michele Bertucco, sulla parentopoli veronese e le indagini giornalistiche su competenze e professionalità dei rappresentanti del Comune in enti e aziende partecipati suggeriscono chiaramente che il sistema delle nomine comunali va riformato in profondità perché non assicura professionalità, trasparenza né responsabilità politica. Al criterio dell'incarico fiduciario, tanto caro al Sindaco fin dai tempi dello spoil system del 2007 quando rivendicò il diritto di piazzare ovunque uomini e donne di propria fiducia, va sostituito un criterio di trasparenza con pubblicizzazione preventiva dei curriculum come ha cercato di fare il Pd quando è stato chiamato a indicare le proprie preferenze per le nomine di spettanza della minoranza. Solo la trasparenza può consentire di superare il sistema-Tosi, basato unicamente sulla fedeltà personale al leader di turno il quale però si svincola da ogni responsabilità politica quando i propri prediletti sbagliano”.
Occorre riformare il vecchio regolamento che disciplina le nomine ( approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 7 del 20 luglio 1994 e modificato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 95 del 28 novembre 2007), il quale prevede l'impossibilità dei cittadini in possesso dei requisiti richiesti di presentare la propria candidatura ed ai solo consiglieri comunali ed assessori il diritto di proporre le candidature.
L'attuale regolamento sancisce la lottizzazione di potere tra maggioranza e opposizione e l’impossibilità di presentare candidature indipendenti dal sistema dei partiti che si basino unicamente sulla conoscenza e sulle competenze. Infatti, il regolamento prevede:
- art. 1, comma 4: “Possono presentare candidature:
a) i componenti del Consiglio Comunale e gli Assessori;
b) gli Ordini professionali, limitatamente agli iscritti nei rispettivi Albi, e il Rettorato dell’Università di Verona;
c) le associazioni sindacali, professionali e di categoria aventi sede o delegazioni a Verona”.
La lettera b) e c) di fatto non si è mai verificata.
- art. 3, comma 1: “Qualora i componenti di nomina del Sindaco nelle aziende speciali, nelle istituzioni e negli organismi associativi risultino previsti in numero superiore a tre per cui è necessario assicurare la presenza di rappresentanti della minoranza, ai sensi dell’art. 63 dello Statuto comunale, tali rappresentanti devono essere scelti con le modalità previste dal presente provvedimento solamente tra i candidati proposti dai consiglieri comunali appartenenti ai gruppi consiliari della minoranza”.
La proposta di regolamento dovrà prevedere:
- una commissione di esperti indipendenti che valuti la conoscenza e le competenze dei candidati;
- un colloquio pubblico per i candidati, così come avviene negli Stati Uniti, per dare loro la possibilità di presentazione ed alla commissione di conoscere le potenzialità dei candidati. Il colloquio pubblico serve inoltre a scoraggiare la presentazione di candidature da parte di coloro che non posseggono i requisiti di conoscenza e competenza necessari per lo svolgimento dell’incarico;
- il processo di selezione dei candidati deve essere trasparente con la pubblicazione dei curriculum vitae e delle valutazioni della commissione di esperti.
Il Partito Democratico in occasione delle ultime nomine ha cercato di realizzare un sistema per le nomine che prevedeva la presentazione della candidatura e la trasparenza dei curriculum vitae. Un primo passo che è stato offuscato dalla nomina di una commissione per la valutazione delle candidature formata interamente da esponenti politici e non da esperti. Anche in questo caso ha prevalso l’appartenenza politica ad un partito o meglio l’appartenenza ad una corrente.
Il Partito Democratico dovrebbe domandarsi a cosa è servita la nomina di propri rappresentanti? Quali benefici la città ha ricevuto da tali nomine? Non sarebbe stato meglio non proporre alcuna candidatura?
Partecipando alle nomine, anche se indirettamente, il Pd ha accettato di fatto un sistema di selezione clientelare e di basso profilo aggravato dalle scelte del sindaco Tosi, accontentandosi delle briciole e non incidendo per nulla sulla gestione e sulla trasparenza delle società partecipate.
L’esempio eclatante è rappresentato dalla candidatura Zaninelli a direttore di Atv. Il processo di selezione di Atv è finalizzato alla scelta di Zaninelli non considerando le conoscenze ed il fatto che lo stesso Zaninelli è indagato dalla magistratura. Con queste regole tutte Tosiniane non si può scendere a patti ed a compromessi perché ne va della credibilità del PD.
Se non cambiano le regole (processo di selezione e valutazione serio e responsabile) occorre rimanere fuori dalle nomine e non sporcarsi le mani entrando in un sistema che non consente di progettare ed avviare un cambiamento radicale nella gestione della cosa pubblica.
Sono soddisfatto perché oggi, all’indomani delle inchieste giudiziarie veronesi, tutti parlano di trasparenza (non vorrei che fosse una moda). Occorre ricordare l'esperienza di Entitrasparenti che ha alimentato un dibattito positivo nel PD. La trasparenza è importante nell’economia, nel sistema dei partiti e nelle PA non praticarla significa tradire i cittadini, non affrontare in modo produttivo la crisi dei rapporti tra i cittadini e le istituzioni ed il sistema politico e dare copertura a tutti coloro che navigano nell’opacità per interessi personali che non possono essere messi a nudo e di cui Verona sta pagando un prezzo troppo alto.

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