Le donne di Verona che si ispirano a SE NON ORA QUANDO Movimento Nazionale Donne hanno organizzato oggi una manifestazione a Verona in piazza Isolo dalle ore 14,00.
“La manifestazione è fatta per esprimere la nostra forza e la nostra determinazione, è scritto nel loro blog. Siamo donne fiere e orgogliose. Chiediamo dignità e rispetto per noi e per tutte. Siamo gelose della nostra autonomia e non ci lasceremo “usare”. Per questo non ci devono essere simboli politici o sindacali nei nostri cortei: vogliamo che sia anche rispettata la nostra “trasversalità. La manifestazione è promossa dalle donne, ma – come diciamo nel nostro appello – la partecipazione di uomini amici è richiesta e benvenuta”. "Oggi è un grande giorno per Verona, dichiara Stefania Bozzi. Ci sentiamo parte di una grande mobilitazione nazionale dove, in 250 piazze italiane, le donne andranno a dire BASTA! Basta al degrado reso abitudine e mezzo di avanzamento sociale. Basta al messaggio che per arrivare bisogna essere "disponibili". Basta all'idea che la liberazione sessuale significhi dimenticare il riconoscimento sociale e politico delle donne per le loro capacità e il loro talento. Come PD e come Donne Democratiche, stiamo lavorando in questa direzione, con orgoglio e dignità. Essere riuscite a farlo insieme a tante altre donne di provenienze e background così diversi, ci rende fiduciose nella speranza che le donne democratiche veronesi possano contribuire a determinare un cambiamento di rotta".
Si riporta l’articolo di Irene Tinagli pubblicato su La Stampa il 12 febbraio 2010 in occasione delle manifestazioni delle donne che si svolgeranno in tutte le città.
A guardarla da fuori la manifestazione delle donne di domani sembra un po’ una stranezza. E’ strano pensare che nel 2011 le donne italiane si debbano mobilitare non per nuove conquiste come potrebbe essere, per esempio, una legge più moderna sulla fecondazione assistita, il congedo paterno, o l’adozione per le donne single, ma semplicemente per ricordare agli altri (e a loro stesse?) che ci sono, che sono esseri umani con una propria dignità, una propria testa e non solo un corpo.
Fa un effetto strano ma d’altronde la situazione italiana è, di per sé, un po’ anomala. E l’anomalia non è rappresentata tanto dall’immagine ancillare e ornamentale delle donne che viene offerta dalla televisione o da certa politica, ma dalla pervasività con cui tale concezione femminile permea, pur in modi diversi, tanti ambiti della società italiana, dal lavoro alle nostre famiglie. Non è un caso se, come già citato sulle pagine di questo giornale, l’Italia registra tassi di occupazione e sviluppo di carriera femminile tra i più bassi d’Europa. Certamente le donne italiane sono in parte corresponsabili. Perché troppo spesso si sono tenute un passo indietro, accontentandosi di situazioni subottimali, sminuendo o rinunciando a sogni e desideri per non allontanarsi dal nucleo familiare, per accudire i bimbi, o semplicemente perché il lavoro della donna viene visto come “un di più” che si fa per la famiglia, non per la gratificazione e la realizzazione della donna stessa.
Rinunce e subordinazioni che appaiono meno fastidiose e più digeribili di quelle oggetto di discussione negli ultimi tempi solo perché rientrano nei canoni più tradizionali, perché la donna che in questi casi sminuisce le proprie potenzialità lo fa per quella che viene considerata una “buona causa” e viene in cambio considerata una buona mamma, moglie, figlia. Ma si tratta comunque di insidiose forme di ricatto morale, di mortificazione della dignità delle donne, di una subordinazione del potenziale femminile a ragioni imposte dall’esterno. Ed è proprio in questo contesto che la manifestazione di domani ha un valore particolare. In una società in cui le donne (ma anche gli uomini) raramente hanno trovato la forza di ribellarsi agli stereotipi e ai vari ricatti morali con cui devono fare i conti ogni giorno, la decisione di rompere il silenzio ed esporsi alla piazza (nonché all’ironia di alcuni uomini o alle prese di distanza di altre donne), è un scelta importante che merita rispetto.
Molte donne che si considerano realizzate e di successo troveranno forse questa manifestazione velleitaria e inutile. E certo sarà così se il messaggio che prevarrà sarà semplicemente quello di puntare il dito contro un uomo o contro altre donne. Ma se servirà, come è nelle intenzioni delle organizzatrici, a far ritrovare a tante donne il coraggio di uscire dall’ombra, di riaffermare le loro ambizioni e la loro identità non tanto di fronte al presidente del Consiglio, ma di fronte a se stesse, ai propri compagni, figli e genitori, e a trovare la forza di esercitare tale dignità ogni giorno dell’anno, allora sì, sarà valsa la pena.
Rinunce e subordinazioni che appaiono meno fastidiose e più digeribili di quelle oggetto di discussione negli ultimi tempi solo perché rientrano nei canoni più tradizionali, perché la donna che in questi casi sminuisce le proprie potenzialità lo fa per quella che viene considerata una “buona causa” e viene in cambio considerata una buona mamma, moglie, figlia. Ma si tratta comunque di insidiose forme di ricatto morale, di mortificazione della dignità delle donne, di una subordinazione del potenziale femminile a ragioni imposte dall’esterno. Ed è proprio in questo contesto che la manifestazione di domani ha un valore particolare. In una società in cui le donne (ma anche gli uomini) raramente hanno trovato la forza di ribellarsi agli stereotipi e ai vari ricatti morali con cui devono fare i conti ogni giorno, la decisione di rompere il silenzio ed esporsi alla piazza (nonché all’ironia di alcuni uomini o alle prese di distanza di altre donne), è un scelta importante che merita rispetto.
Molte donne che si considerano realizzate e di successo troveranno forse questa manifestazione velleitaria e inutile. E certo sarà così se il messaggio che prevarrà sarà semplicemente quello di puntare il dito contro un uomo o contro altre donne. Ma se servirà, come è nelle intenzioni delle organizzatrici, a far ritrovare a tante donne il coraggio di uscire dall’ombra, di riaffermare le loro ambizioni e la loro identità non tanto di fronte al presidente del Consiglio, ma di fronte a se stesse, ai propri compagni, figli e genitori, e a trovare la forza di esercitare tale dignità ogni giorno dell’anno, allora sì, sarà valsa la pena.
Nessun commento:
Posta un commento