domenica 27 novembre 2016

Vota SI per realizzare la riforma Madia

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità degli articoli delle legge delega 7 agosto 2015, n. 124 che riguardano le seguenti materie: - il lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni e, quindi, il decreto sui licenziamenti (i furbetti del cartellino); le società partecipate; la riforma della dirigenza; i servizi pubblici locali. Tutto questo è avvenuto in quanto non è stata realizzata una intesa con le Regioni ma semplicemente un parere.
Tale avvenimento dimostra le difficoltà di riformare il paese e le pubbliche amministrazioni con l’attuale assetto normativo e con la presenza delle competenze concorrenti tra Stato e Regioni. Questo è il motivo fondamentale per votare SI al referendum costituzionale affinché il paese e la vita dei cittadini non rimanga bloccata e si possa, al contrario, proseguire nell’azione di rinnovamento delle istituzioni e di adattamento ai cambiamenti che avvengono in modo incessante nei paesi e nelle organizzazioni più competitive del pianeta.
Le materie oggetto della sentenza della Corte Costituzionale sono quelle che presentano una rilevante inefficienza ed inefficacia nella gestione della cosa pubblica (esempio dirigenti incapaci, dipendenti dal cartellino facile, partecipate che presentano un risultato di gestione negativo).
L’unico personaggio che esulta è Zaia, governatore del Veneto, che dichiara: “una sanità veneta che funziona”.
Qui il resto del post Zaia non tiene conto che la sanità veneta presenta dei tempi di attesa troppo alti che non sempre risultano dalla misurazione. I limiti di tale misurazione sono rappresentati dai dati di coloro che:
- Si rivolgono al privato in quanto i tempi di attesa della sanità veneta sono inaccettabili;
- Evitano di farsi curare a causa del loro reddito insufficiente;
- Aspettano per lungo tempo per essere sottoposti a visita per il riconoscimento dell’invalidità civile. Infatti per sopperire alle inefficienze sono state attribuite all’Inps le funzioni inerenti all’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile relativamente alle Aziende ULSS nn. 10, 12, 14, 20, 21 e 22.
Inoltre, in ciascuna ULSS non sono indicati i criteri di calcolo dei tempi medi di attesa delle visite.
Rimanere fermi con l’attuale sistema costituzionale ed istituzionale permette alle autonomie locali di continuare a gestire la macchina pubblica senza controlli ed in assenza di un sistema di valutazione dell’efficacia dell’azione politica ed amministrativa. Al contrario occorre introdurre la misurazione e la valutazione della performance anche nelle autonomie locali al fine di eliminare gli sprechi ed elevare gli indicatori di performance che dovranno essere valutati nell’attribuzione del salario variabile o accessorio.
Tutto questo non interessa Zaia, lui pensa soltanto alla vittoria di Pirro, non ai problemi concreti del Veneto ed agli effetti della Sentenza della Corte Costituzionale.
Occorre eliminare le competenze concorrenti tra Stato e Regioni votando SI al referendum e continuare nelle politiche di riforme che ha iniziato il Governo Renzi.

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venerdì 18 novembre 2016

Aperitivo a Povegliano con Diego Zardini e Anna Maria Bigon

Si moltiplicano gli eventi a favore del Si per il referendum del 4 dicembre in Provincia di Verona. Tra questi vi è l’iniziativa del Circolo PD di Povegliano che ha organizzato un aperitivo con Diego Zardini e Anna Maria Bigon.
L’incontro si svolgerà domenica 20 novembre alle ore 11,00 presso il Bar Trieste, piazza 4 Novembre di Povegliano.
E’ un incontro all’insegna della comunità e per tale motivo si è scelto di organizzare l’aperitivo che ha lo scopo di incontrarsi e nello stesso tempo dialogare sulle ragioni del SI al referendum.
Diego Zardini in vista dell’evento descritto dichiara: “Sempre più l’appuntamento referendario assume risvolti politici. Sul merito il PD sta sempre più convincendo e spiegando che la riforma dà al paese istituzioni più efficienti e moderne come da anni il Paese discute ed ha bisogno. Il SI al referendum assume sempre maggiore importanza come argine ai populismi ed alle demagogie della politica italiana che punta le sue fortune sull’instabilità ed il caos conseguenze irrimediabili della vittoria del fronte del no, diviso tra diverse pulsioni ed incapacità di offrire un’alternativa organica”.
Ritengo che gli elettori, i quali non si riconoscono nel M5S, non dovranno farsi condizionare dalle scelte improvvisate e strumentali del proprio partito di riferimento ma dovranno pensare al futuro dell’Italia che ha bisogno di continuare con maggiore incisività a realizzare il cambiamento positivo descritto dalla riforma costituzionale.
Per cambiare l’Italia ha bisogno dell’approvazione della riforma costituzionale per tale motivo non è una scelta di posizionamento politico, è una scelta per creare le condizioni per il superamento degli attuali ostacoli che si frappongono a liberare il paese dall’attuale sistema confusionario ed inconcludente che negli 20 anni ha prodotto risultati negativi.

Anna Maria Bigon, di Povegliano e la prima delle non elette alle scorse elezioni regionali, riferendosi all’incontro afferma “Domenica mattina ci incontreremo a Povegliano per parlare del SI al referendum del 4 dicembre prossimo. Potremo dialogare con l’on.le Diego Zardini delle valide motivazioni che ci dovranno portare a votare SI. Per poter finalmente cambiare il nostro paese, per poter finalmente ridurre i costi della politica e cancellare definitivamente le province che tutti i partiti hanno voluto, ma che solo con la vittoria del SI al referendum potremo mettere fine. Non dobbiamo nasconderci dietro a delle strumentalizzazioni politiche vecchie ed inconcludenti che portano ad un no per interessi che non sono certamente quelli del nostro paese”.
Il M5S ha per obiettivo quello di fare implodere il sistema e non di cambiarlo per aumentare i propri consensi ed arrivare a governare il paese. Per tale motivo i cittadini liberi che guardano in prospettiva dovranno pensare unicamente al benessere dell’Italia e non ai giochetti dei propri partiti di riferimento, i quali non entrano nel merito della riforma.
Pertanto, il 4 dicembre occorre una massa di voti a favore del SI e non a favore di questo o quel partito. E’ in gioco il futuro dell’Italia, dei nostri cari e dei nostri figli e, quindi, non si può scherzare o dare retta a coloro che non intendono cambiare lo status quo fatto di privilegi, sprechi e connivenze. 

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mercoledì 16 novembre 2016

Roberta Roncone e Anna Maria Bigon per il SI

Un incontro molto interessante è stato organizzato dalla Cisl e dal Comitato Bastaunsi Verona Futura per il giorno 24 novembre alle ore 18,30 presso la Sala Pastore della Cisl di Verona. La presenza di Roberta Roncone, segretaria nazionale della Fim Cisl, porterà sicuramente una riflessione nuova nel dibattito sul referendum costituzionale in quanto rappresenta quel mondo del lavoro che ha deciso in modo chiaro ed inequivocabile di sostenere il Si all’appuntamento del 4 dicembre. Anna Maria Bigon mette al servizio del Si la sua esperienza di Sindaco e dei tanti problemi che ha dovuto affrontare con l’attuale legislazione.
Roberta Roncone afferma che “la FIM, i metalmeccanici della Cisl, si è fin da subito espressa a favore della riforma costituzionale, seguendo l'iter parlamentare con gli oltre 5000 emendamenti che hanno portato all'approvazione del testo. Siamo a favore perché per noi innanzitutto un sindacato contro le riforme è contro natura, sarebbe come dire che il nostro Paese non ha bisogno di cambiamenti, che va tutto bene così. Invece il mondo del lavoro, le imprese, i lavoratori hanno bisogno di riforme. In particolare va superata la paralisi prodotta dall'attuale Titolo V che, dal 2001 ad oggi ha moltiplicato i contenziosi tra Stato e Regioni, bloccando importanti opere pubbliche, infrastrutture, integrazione di banche dati, piani energetici etc.”.
Qui il resto del post “Molte delle ristrutturazioni aziendali, conclude Roberta Roncone, che stiamo seguendo hanno sempre più un perimetro sovranazionale, mentre in Italia sono ancora le Regioni a rivendicare piena autonomia su materie, come le politiche del lavoro o il commercio estero, su cui invece servirebbe una regia ed una linea nazionale. Non ci piace il dibattito fatto di scontri tra tifoserie ideologiche che insultano l'avversario: preferiamo il merito alle personalizzazioni, le idee alle divisioni e le soluzioni ai problemi alle contrapposizioni che lasciano tutto come è.
È il momento di rimboccarsi le maniche, di fare poche cose, tutti insieme (politica, sindacato, mondo delle imprese), se veramente vogliamo rilanciare lavoro ed economia ed avere un Paese più moderno e competitivo”.
Anna Maria Bigon sottolinea che “E’ importante conoscere le ragioni del SI in quanto dobbiamo entrare nel merito di una riforma voluta da anni, in grado di dare una risposta al cambiamento di cui il nostro paese ha bisogno. La qualità della legge, la semplificazione della sua formazione, la partecipazione maggiore da parte dei cittadini e la riduzione dei costi della politica sono caratteristiche ed elementi fondamentali su cui si basa questa riforma ed ognuno di noi deve attivarsi ed adoperarsi per un bene primario: quello dell’Italia, che viene prima di ogni interesse personale”.
Lorenzo Dalai, coordinatore di Bastaunsi Verona Futura, sottolinea che “La Riforma Costituzionale prevede all’art. 117 una modifica sostanziale della suddivisione delle competenze legislative tra Stato e Regioni in materia di lavoro. Da materia concorrente, la “tutela e sicurezza del lavoro” diventa di competenza esclusiva dello Stato. E si aggiungono anche: “le politiche attive del lavoro”.
E’ la prima volta che l’espressione “politiche attive del lavoro” entra nel testo costituzionale. Il ruolo che esse svolgono per combattere la disoccupazione strutturale e per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro è di fondamentale importanza. Quindi l’approvazione con il Sì al prossimo Referendum sarà anche un completamento e una attuazione dell’articolo 1 della Costituzione. Un passo avanti per tutto il mondo del Lavoro”.
L’attuale suddivisione delle competenze in materia di lavoro con le politiche attive del lavoro attualmente di competenza regionale non ha portato benefici e risultati positivi a favore dei disoccupati ed a una conseguente diminuzione visibile delle somme erogate a favore degli ammortizzatori sociali. Quindi, è necessario unificare la politica del lavoro (politiche attive e passive del lavoro) ed affidarla al Governo centrale così come è già avvenuto da molto tempo in Francia, Germania e Gran Bretagna.
Si ritiene essenziale ed urgente approvare la riforma costituzionale in quanto con essa si pone fine alle competenze concorrenti tra Stato e Regioni, le quali hanno comportato un aumento rilevante del contenzioso presso la Corte Costituzionale ed un ritardo negli interventi programmati dal Governo in settori molto importanti, ed al bicameralismo perfetto che rallenta il processo legislativo rispetto ai problemi urgenti del paese.

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venerdì 11 novembre 2016

Diego Zardini pone alcune questioni dell’INPS

L’Inps, a seguito dell’incorporazione degli enti soppressi, è chiamato ad amministrare circa 28.921 dipendenti, con un onere finanziario di 2.051 milioni, 22.097.249 occupati (99,7 per cento dei lavoratori), 18,1 milioni di beneficiari di trattamenti pensionistici, per un importo di circa 259.400 milioni di euro di spesa pensionistica (15,85% del prodotto interno lordo) e 3.567 milioni di spese di funzionamento (1,16% delle spese istituzionali). Da un confronto con gli istituti previdenziali europei risulta che l’Inps, dopo l’incorporazione dell’Inpdap ed Enpals, rappresenta il più grande ente previdenziale dell'Europa.
Considerata l’importanza strategica dell’Inps in materia di Welfare, Diego Zardini ha presentato una interrogazione al Ministro del lavoro e delle politiche sociali ed al Ministro dell’economia e delle finanze al fine di affrontare le problematiche passate ed attuali che l’Istituto vive nell’attuale momento: - Organizzazione; Risorse umane; Governance.
La performance dell’Inps rischia di subire un calo a causa del blocco turnover. Di recente il presidente dell’Inps ha dichiarato che ogni mese 100 dipendenti lasciano l’Inps per andare in pensione. Le strutture periferiche dell’Istituto previdenziale (Sedi provinciali ed Agenzie di produzione) a causa della carenza di risorse umane presentano una performance ridotta rispetto agli ultimi anni. In particolar modo le Agenzie non riescono a gestire tutte le prestazioni assegnate pur rimanendo fermi i costi delle strutture. Il decentramento dell’Inps realizzato nel corso degli anni rischia di saltare o di disattendere le aspettative degli utenti e gli obiettivi per i quali è stato realizzato. Inoltre, occorre riorganizzare l’Istituto ed adattarlo alle nuove esigenze degli utenti ed ai cambiamenti intervenuti alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione.
Si riporta integralmente il testo dell’interrogazione presentata dall’on.le Diego Zardini.
“- Per sapere – premesso che:
diversi e consistenti, nel corso degli anni, sono stati i cambiamenti intervenuti nell'Inps in materia di governance;
il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha modificato la gestione commissariale dell'ente previdenziale in una gestione monocratica, attribuendo al presidente le competenze e le responsabilità del soppresso consiglio di amministrazione;
le funzioni di Inpdap ed Enpals sono state trasferite all'Inps a decorrere dal 1 gennaio 2013, al fine di unificare il sistema di welfare in un unico ente e migliorare l'efficienza e l'efficacia in termini rispettivamente di riduzione dei costi di gestione ed incremento della qualità dei servizi pubblici e facendo dell'Inps il principale istituto pubblico di welfare d'Europa con quasi 29 mila dipendenti;
da tempo è in corso un dibattito sulla opportunità di rivederne la governance;
la Corte dei conti, nella sua relazione del novembre 2011, ha espresso evidenti perplessità sulla gestione monocratica dell'Inps;
i limiti della gestione monocratica legati all'attuale sistema di governance dell'istituto previdenziale si sono manifestati anche in occasione del recente regolamento di riordino, con una evidente conflittualità che si è tradotta anche in ricorsi giudiziari;
la riconsiderazione seria e responsabile degli organi dell'Inps e delle loro competenze può essere utile ed opportuna per rilanciare la strategia dell'Istituto e perseguire gli obiettivi di carattere sociale che fanno capo all'istituto stesso;
occorre riflettere sulle nuove competenze del consiglio di indirizzo e vigilanza, composto da 24 membri designati dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori, dei datori di lavoro e dei lavoratori autonomi;
la performance dell'Inps rischia inoltre di subire un calo, a causa del blocco del turnover che si ripercuote negativamente soprattutto nell'ambito delle strutture periferiche dell'istituto –: se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative per ridefinire la governance dell'Inps, prevedendo la presenza del consiglio di amministrazione con una conseguente razionalizzazione di ruoli e funzioni e quali iniziative intenda adottare per migliorarne la funzionalità anche attraverso un rafforzamento delle risorse umane”.
Nella precedente legislatura il Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore si era assunto l'impegno di presentare un nuovo modello di governance per gli istituti previdenziali ed assistenziali ed a seguito della discussione delle mozioni dei deputati Silvano Moffa e Donata Lenzi; su tale argomento è stata approvata nel mese di maggio 2012 una mozione unitaria dalla Camera dei deputati al fine di superare l'attuale fase di gestione monocratica dell'Inps.
Il Partito Democratico ha avanzato la proposta (atto Camera 556 del 26 marzo 2013, proposta di legge Damiano Cesare) che prevede, tra l’altro, la fine della gestione monocratica dell’Istituto e la presenza del consiglio di amministrazione – così come avviene in tutte le imprese pubbliche e private, tenendo conto che l'istituto gestisce servizi essenziali per i cittadini e per lo Stato e una quantità notevole di risorse finanziarie.
“Il recupero di credibilità, afferma Diego Zardini, tra le istituzioni ed i cittadini avviene anche attraverso la gestione democratica e trasparente delle articolazioni dello Stato; l'attuale gestione monocratica dell'Inps non contribuisce a rafforzare la fiducia nelle istituzioni e amplia la possibilità di effettuare delle scelte non in sintonia con gli obiettivi di carattere sociale che l'ente persegue”.

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mercoledì 9 novembre 2016

Diego Zardini sulla riforma costituzionale

Le schede con cui Diego Zardini, deputato del Partito Democratico, ha voluto illustrare gli aspetti principali della Riforma Costituzionale che siamo chiamati ad approvare con il Referendum del 4 Dicembre.

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martedì 8 novembre 2016

Io voto SI il 4 dicembre

Voto “SI” al referendum Costituzionale perché l’Italia è bloccata da molto tempo ed è urgente avviare un grande cambiamento a cominciare dal referendum confermativo sulla Costituzione. Il pianeta è in continua evoluzione e l’Italia ha bisogno di adattarsi al mondo globale per diventare più competitiva ed efficace altrimenti vi è il rischio concreto di rimanere fermi e di non essere più annoverati tra i paesi più sviluppati ed in crescita.
La riforma costituzionale offre la possibilità di essere più competitivi tra l’altro con i seguenti mutamenti:
- La fine del bicameralismo perfetto che permette di velocizzare il processo legislativo del Parlamento. Cosa molto importante perché è necessario ed urgente dare risposte con provvedimenti legislativi in tempi ragionevoli e brevi in quanto una risposta a determinati bisogni preparata oggi con l’approvazione del Parlamento tra 6 mesi o un anno significa dare risposte tardive e non puntuali ai bisogni del paese;
- L’eliminazione delle competenze concorrenti tra Stato e Regioni ed il superamento della riforma del 2001, la quale ha causato numerosi problemi tra i quali si elencano i seguenti: - Crescente contenzioso tra Stato e Regioni (nel 2000 il contenzioso pesava per il 5,91% sulle pronunce della Corte, nel 2015 il peso superava il 40,94%, dopo aver raggiunto negli anni precedenti picchi del 47%); Sprechi, Ritardi, Inefficacia degli interventi.
Le competenze concorrenti tra Stato e Regioni hanno inciso negativamente nei seguenti settori:
- Turismo (178 ambasciate regionali all’estero nel 2010);
- Politiche attive del lavoro inefficienti rispetto all’Europa. La gestione delle politiche passive (i sussidi) è di livello nazionale, in quanto affidata all’INPS, mentre la gestione delle politiche attive è affidata alle Regioni. Questa metodologia ha funzionato male o non ha funzionato per nulla in alcune regioni. Tutti i Paesi Europei si sono dotati di una Agenzia Nazionale, con un duplice compito: erogare i sussidi e spingere i beneficiari a cercare lavoro, assistendoli nella ricerca.La Francia lo ha fatto venti anni fa; in Germania esiste da un secolo. E anche in Gran Bretagna le funzioni gestionali sono unificate presso il Ministero del Lavoro. In questi stessi Paesi, l’investimento in una unica struttura efficiente ha comportato rilevanti risparmi nella spesa per gli ammortizzatori sociali ed inoltre una maggiore efficacia nelle politiche attive del lavoro. La riforma Costituzionale affida la competenza legislativa in via esclusiva allo Stato e pone le basi di un’importante ristrutturazione delle nostre politiche del lavoro.
- Formazione professionale non correlata alle politiche attive del lavoro;
- Infrastrutture e grandi opere (ritardi nella cooperazione tra le regioni);
- Politiche sociali (fondo nazionale per gli asili nido utilizzati con ritardo o non utilizzati);
- Commercio estero (frammentazione e debolezza delle iniziative di promozione del commercio estero).
La riforma Costituzionale ed i cambiamenti menzionati rafforzano la competitività del nostro paese e lo pongono in una posizione di adattamento continuo ai cambiamenti che intervengono nel pianeta.
Per i motivi espressi e cosciente della necessità di un cambiamento radicale per soddisfare i bisogni dei cittadini al referendum costituzionale voto SI.

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