"Il candidato premier tocca a noi. Il
Pd vuole allargarsi e aprirsi, il centrosinistra non è sufficiente per
governare. Noi puntiamo a un patto di legislatura più ampio. Ma la guida la
proporrà il Partito democratico". Preoccupato per la situazione italiana,
triste per la morte di Cevenini. Ma Pier Luigi Bersani, dopo il voto
amministrativo, vede il traguardo. Con tutta la consapevolezza di un sistema
quasi al collasso.
C'è veramente da festeggiare se il
Pd tiene ma non cresce?
"Non mi riconosco nelle analisi che
leggo e sento in questi giorni. Quando si parla di amministrative si contano
quanti comuni uno vince e quanti ne perde e i raffronti si fanno con le
precedenti comunali. Il Pd ottiene una vittoria nettissima al primo turno e si
presenta in vantaggio per il secondo".
Con molti candidati che non vengono
dal Pd.
"Nella stragrandissima maggioranza sono
espressione del Pd. Laddove non lo sono per noi è un onore sostenerli. Vogliamo
essere l'infrastruttura del centrosinistra, abbiamo inventato le primarie per
metterci al servizio della coalizione. A Milano ha vinto Pisapia e il Pd ha
ottenuto il record storico di voti. Si vede che la gente ci capisce meglio di
alcuni analisti".
Insomma, avete vinto.
"Ma non lo dico per orgoglio di
partito. Lo dico perché sono preoccupato. Temo che qualcuno coltivi l'illusione
schumpeteriana di una distruzione creativa del sistema politico. Sfasciamo
anche l'unico che è rimasto in piedi perché arriverà qualcosa di buono.
Significa fare gli apprendisti stregoni su un problema che può franare addosso
a tutti".
Bisogna farsi carico anche del
crollo del centrodestra?
"Dobbiamo guardare chi incrocia
l'effetto dello tsunami che ha colpito Pdl e Lega. Lo fa il Terzo polo? No. Lo
fa il centrosinistra? No. Questo conferma due cose. Il transito da un campo
all'altro in Italia è molto limitato. E pensare che la crisi del centrodestra
possa portare acqua a posizioni centrali o tecnocratiche è un'illusione
assoluta. A destra c'è un vuoto, ma l'elettorato non è scomparso. È in cerca di
autore e la risposta che cerca non sarà un pranzo di gala, non avrà l'abito
della festa".
Cioè non sarà un professore o
Passera o Montezemolo?
"Sarà l'incarnazione di una proposta
che mi auguro minoritaria ma somiglierà a quelle forze che in Europa
interpretano tendenze regressive e populiste. No Unione, no tasse, no
immigrati. Un misto di Le Pen, Sarkozy e Lega nostrana".
Perché non ci prova il Pd a occupare
il vuoto moderato?
"Ci proviamo. Il centrosinistra per la
prima volta può sfondare il muro di gomma tra guelfi e ghibellini che è
radicato nella storia d'Italia. È una responsabilità nuova e il Partito
democratico non basta. Vogliamo essere più aperti nei programmi e nelle
proposte. Ci rivolgiamo a intellettuali, autorità morali, rappresentanti della
vita economica per dire diamoci la mano. Penso a un rassemblement democratico contro
il ripiegamento difensivo della destra".
Metterete in lista gli esterni?
"Assolutamente sì, saranno liste
aperte. Ma non guardo solo a intese elettorali, non puntiamo mica a rifare
l'Unione. Penso a una società civile che vuole far parte di questa scommessa.
Il Pd si mette a disposizione".
Uno spazio che rischia di essere già occupato da Grillo.
Uno spazio che rischia di essere già occupato da Grillo.
"Il suo è un voto gonfiato dalla
protesta ma non c'è solo protesta in quel partito. C'è anche una domanda di
stili nuovi di partecipazione, di sobrietà della politica, di cura dei problemi
del territorio. Alle provocazione di Grillo rispondo con durezza. Ma il mio
atteggiamento verso il movimento 5 stelle è di attenzione. Non abbiamo guerra
da fare con loro. Ci sono domande che lì non possono trovare risposta di
governo".
A Monti ha detto che non si vede
niente di positivo da mesi. È una minaccia?
"Abbiamo scarpinato per l'Italia e c'è
una situazione acutissima di sofferenza. Al governo ribadisco lealtà, ho una
sola parola. Ma dico: attenzione. Il voto dimostra che nel Paese ci siamo
dappertutto. Allora ascoltateci".
Cosa avete da dire?
"Con la vittoria di Hollande Monti ha
ora lo spazio e l'autorevolezza per aprire nuovi tavoli di confronto in Europa.
Ma i tempi della crescita non sono compatibili con la situazione italiana.
Monti deve insistere sulla mini golden rule per sbloccare investimenti. E
occorre affrontare subito il tema dei pagamenti alle imprese per far arrivare
un bel po' di miliardi di liquidità nel giro di poche settimane. Infine va
risolta l'ingiustizia intollerabile degli esodati".
Monti però ha appena confermato la
linea del rigore.
"Mica diciamo di far saltare i conti.
Se c'è da trovare qualche soldo, troviamolo".
Si può pensare a un rinvio del
pareggio di bilancio?
"Se ci danno la golden rule,
probabilmente non ce ne sarà bisogno. Ma vedo che la Spagna si prepara a
ricontrattare quell'obiettivo. Facciamolo anche noi se serve".
Il voto anticipato non vi tenta?
"Anche per strada qualcuno mi chiede:
perché non vuoi andare a votare ad ottobre? Rispondo così: siamo ancora in una
situazione delicatissima, abbiamo la possibilità di giocarci una partita in
Europa e di correggere un po' le nostre politiche interne per metterci in una
zona di ulteriore sicurezza".
Tanto ci penserà il Pdl a staccare la spina.
Tanto ci penserà il Pdl a staccare la spina.
"Non entro nel campo avverso. Ma non
possono scaricare sull'Italia i loro problemi. E non possono pensare di andare
avanti tendendo imboscate al governo".
Casini vi avverte: non verremo mai
con la foto di Vasto. Con chi lo fate lo schieramento più largo?
"Non inseguo le dichiarazioni quotidiane. Mi affido ai processi di fondo. Quando la dialettica sarà tra un polo democratico e uno che dà risposte regressive ognuno si assumerà le sue responsabilità. Il Pd vuole allargare ma sa di dover essere il baricentro di una proposta alternativa. Anche rinunciando a qualcosa di suo".
"Non inseguo le dichiarazioni quotidiane. Mi affido ai processi di fondo. Quando la dialettica sarà tra un polo democratico e uno che dà risposte regressive ognuno si assumerà le sue responsabilità. Il Pd vuole allargare ma sa di dover essere il baricentro di una proposta alternativa. Anche rinunciando a qualcosa di suo".
Lasciando la candidatura alla
premiership a un moderato?
"No. Il dato che si ricava da queste
elezioni è che tocca al Pd. Saremo noi a proporre un nome. Non per metterci al
comando ma per rendere un servizio e guidare questa fase. Il guidatore lo
dobbiamo scegliere noi".
A Palermo il centrosinistra rischia
di frantumarsi a meno che voi non scegliate Orlando
"Il candidato è Ferrandelli. Se decidi di fare le primarie le rispetti. Ma aggiungo che si è esaurita la fase politica di Lombardo in regione. Il gruppo dirigente siciliano del Pd deve lavorare per avere al più presto le elezioni".
"Il candidato è Ferrandelli. Se decidi di fare le primarie le rispetti. Ma aggiungo che si è esaurita la fase politica di Lombardo in regione. Il gruppo dirigente siciliano del Pd deve lavorare per avere al più presto le elezioni".
Il punto dirimente alla fine è
sempre quello dell'affidabilità di un centrosinistra con Sel e Idv. È in grado
di governare?
"Il voto locale ci dice che non c'è un
centrosinistra autosufficiente. La solidità e la credibilità di governo nascono
da un centrosinistra affidabile e da un patto di legislatura più ampio. Teniamo
fermo questo punto e ci si convincerà che non esiste una strada diversa, non ci
sono altre risposte".
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