Ho incontrato più di 150 persone tra consiglieri comunali, di circoscrizione e cittadini nel mio primo giro di ricognizione dei quartieri. E’ l’avvio della costruzione del progetto di città che porterò al confronto elettorale attraverso i contributi di tutti i veronesi che vorranno rispondere al mio invito alla partecipazione. Per adesso registro un generale senso di insicurezza a cui l'amministrazione uscente ha opposto per lo più soluzioni insufficienti e disomogenee.
Innanzitutto insicurezza per la nuova ondata di delinquenza che ha investito tanto il quartiere Stadio quanto la “tranquilla” Valsquaranto o il quartiere “bene” di Borgo Trento. L'incolumità dei cittadini e dei loro beni va affidata a chi fa sicurezza per mestiere, senza improvvisarsi sceriffi per convenienza o per audience.
In secondo luogo un forte senso di insicurezza per il futuro che colpisce tante famiglie in cui c’è già un disoccupato, giovane o meno giovane, o che sono minacciate dallo spettro della disoccupazione, ma anche tante famiglie della classe media che stanno vedendo a rischio molte delle loro certezze. Di fronte a tale malessere diffuso non basta, come ha fatto l'amministrazione uscente, gonfiare gli organici delle aziende partecipate o moltiplicare a dismisura le aree commerciali o residenziali (vedi Piano degli Interventi o le grandi riqualificazioni come le ex Cartiere) nella speranza che “il mercato si riprenda”. Occorre riavviare un dialogo vero e franco con le associazioni imprenditoriali ed economiche, con gli enti pubblici deputati allo sviluppo, e ridare speranza alla città rimediando alla desertificazione produttiva che colpisce tanto i quartieri Sud che quelli ad Est (Compometal, Cardi, Officine Ferroviarie, Tiberghien, Pasqua, Mondadori). Da questo passaggio dipende in buona parte anche il benessere di migliaia di professionisti, dagli avvocati ai notai, dagli ingegneri agli architetti. Soprattutto, dipende il futuro occupazionale dei giovani, in particolare diplomati e laureati, altrimenti costretti ad andarsene da Verona. La città ha già perso la grossa occasione del Polo Finanziario, la cui logica è stata invece sposata da Milano, non possiamo permetterci altri errori.
Rilevo, infine, una grave crisi della vivibilità dei quartieri, conseguenza della mancanza di investimenti condivisi. Sono indispensabili interventi di messa in sicurezza attorno alle grandi arterie (da via Mantovana a via Tombetta a via Unità d'Italia); il completamento di percorsi protetti fruibili a piedi e in bicicletta, nonché la ricostruzione di spazi di socialità sia sotto forma di centri di aggregazione giovanili sia come riqualificazioni di piazze che privilegino l'aspetto della funzionalità su quello estetico, anche adottando misure di limitazione del traffico come la Ztl di quartiere. Per gli anziani serve una nuova casa di riposo nella zona a sud della città.
In breve: non ha più senso parlare di centro e periferia. Chi lo fa assegna più importanza e attenzione al primo che ai secondi. Ogni quartiere deve ritornare ad avere una propria identità e questo significa ripensare l’urbanistica, la ricerca delle risorse necessarie, la distribuzione equilibrata degli interventi. Occorre tornare a parlare del progetto di città che vogliamo e, soprattutto, del suo sviluppo.
Rilevo, infine, una grave crisi della vivibilità dei quartieri, conseguenza della mancanza di investimenti condivisi. Sono indispensabili interventi di messa in sicurezza attorno alle grandi arterie (da via Mantovana a via Tombetta a via Unità d'Italia); il completamento di percorsi protetti fruibili a piedi e in bicicletta, nonché la ricostruzione di spazi di socialità sia sotto forma di centri di aggregazione giovanili sia come riqualificazioni di piazze che privilegino l'aspetto della funzionalità su quello estetico, anche adottando misure di limitazione del traffico come la Ztl di quartiere. Per gli anziani serve una nuova casa di riposo nella zona a sud della città.
In breve: non ha più senso parlare di centro e periferia. Chi lo fa assegna più importanza e attenzione al primo che ai secondi. Ogni quartiere deve ritornare ad avere una propria identità e questo significa ripensare l’urbanistica, la ricerca delle risorse necessarie, la distribuzione equilibrata degli interventi. Occorre tornare a parlare del progetto di città che vogliamo e, soprattutto, del suo sviluppo.
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