La saggezza, l’esperienza ed il pragmatismo del senatore Franco Marini e la disponibilità e competenza di Pietro Ichino hanno contribuito a tracciare una road map unitaria nel PD sulla riforma del lavoro.
In questi ultimi due giorni la dirigenza del PD ha capito che occorre andare oltre i documenti approvati e adattarsi alle nuove esigenze che vengono dal mondo del lavoro.
Il documento sul lavoro del PD si basa su tre elementi: - Crescita economica. Indubbiamente la crescita allarga la base occupazionale del paese ma da sola non risolve nell’attuale sistema e con le regole attuali il problema della disoccupazione, del precariato e delle disuguaglianze tra i lavoratori (lavoratori a tempo indeterminato e precari). Occorre mutare il sistema con nuove regole perché quelle attuali producono distorsioni, sfruttamento e disuguaglianze; - Ampliamento delle tutele (malattia, ferie, maternità, indennità di disoccupazione ecc) a tutti i lavoratori (precari e non). E’ una misura giusta che però lascia i precari nel loro status; - Allineamento contributivo tra i lavoratori autonomi (compresi i precari) ed i lavoratori dipendenti. Alcuni affermano che il lavoro dei precari dovrebbe costare di più per scoraggiarne l’uso. Pur realizzando questa misura i precari rimangono tali ed i buoni lavoratori autonomi (non falsi) subiscono una misura di adeguamento contributivo in un momento di difficoltà economica e finanziaria. Pur realizzando tale misura il lavoro precario rimane la scelta privilegiata per gli imprenditori in quanto possono senza problemi liberarsi facilmente dei lavoratori precari alla scadenza del contratto (risultano 500mila precari con contratto non rinnovato).
Occorre prevedere una sola forma di lavoro – lavoro dipendente a tempo indeterminato-, mantenere in vita i contrati a termine per i soli casi di lavoro stagionale e per sostituzioni, definire il lavoro dipendente (dipendenza economica, limite della retribuzione, monocommittenza nel senso che il lavoratore trae il proprio reddito di lavoro per più di due terzi da un unico rapporto), stabilire forme di tutela per i lavoratori licenziati con una politica attiva del lavoro (sostegno del reddito, riqualificazione professionale, rioccupazione). I disegni di legge Ichino, Nerozzi e Madia prevedono tali requisiti con un limite di reddito diverso che varia tra i 30mila (Nerozzi) ed i 40mila euro (Ichino e Madia).
Franco Marini, conoscendo molto bene i problemi del lavoro e le difficoltà vissute dal PD, ha rilasciato due interviste con l’intento di mediare e realizzare delle prospettive unitarie nel PD tramite il contratto unico, promosso dal disegno di legge di Paolo Nerozzi che si ispira al progetto Boeri e Garibaldi.
Franco Marini dichiara, in una intervista a cura di Maria Zegarelli pubblicata su L’Unità il 20 dicembre 2011, che il problema non è l’articolo 18 e di condividere il disegno di legge del senatore Paolo Nerozzi.
“La divisione tra garantiti e non garantiti, dichiara Franco Marini in una intervista del 4 gennaio pubblicata su Europa il 4 gennaio 2012, è la questione sociale più grave oggi, una vera e propria questione nazionale. Un problema che si è acutizzato negli ultimi mesi ma che ha radici lontane. Il nostro mercato del lavoro ha visto proliferare quaranta forme diverse di contratti atipici, una frammentazione irrazionale. Chi l’ha costruita negli anni pensava che avrebbe potuto dare dinamicità ed efficienza al sistema, e invece si è trasformata in un modo per aggirare i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. E oggi ci ritroviamo con più di 2 milioni e mezzo di lavoratori precari e più di 500mila giovani ai quali il contratto non è stato rinnovato: se a questi sommiamo il lavoro sommerso ci troviamo di fronte a un dualismo reale”.
Non bisogna dimenticare che Sergio Cofferati nella trasmissione del 17 dicembre 2011 di Telese e Porro su La7 ha dichiarato di apprezzare il progetto Boeri-Garibaldi ed espresso riserve sul periodo di tre anni durante il quale il neo assunto non dispone di piena tutela.
Pietro Ichino ha commentato l’intervista a Franco Marini su Europa il 6 gennaio 2012 dichiarando quanto segue: “Un anno e mezzo fa non soltanto firmai il disegno di legge Nerozzi (numero 2000/2010), sostanzialmente ispirato al progetto di contratto unico Boeri-Garibaldi, perché lo consideravo un passo avanti importante nella direzione giusta; ma diedi anche un contributo forse non secondario alla sua stesura tecnica. Considero dunque molto positivo il fatto che, a seguito dell’intervista di Franco Marini a Europa, martedì scorso, la direzione del Pd si orienti nel senso di un’apertura in questa direzione”.
Ichino considera “un ottimo compromesso una prima riforma modellata sul progetto Boeri-Garibaldi, accompagnata con l’apertura della possibilità di sperimentazione del modello flexsecurity sulla base di accordi aziendali, e/o di accordi-quadro regionali o provinciali. Il metodo della sperimentazione, del pragmatico try and go anglosassone, può essere il modo migliore per superare la vischiosità del dibattito politico-sindacale su questi temi molto caldi”.
Pietro Ichino individua due difetti nel progetto Boeri-Garibaldi: “Il primo è costituito da quella soglia dei tre anni, che rischia di diventare un nuovo “scalone” difficilmente superabile da parte dei new entrants, analogamente a quanto è accaduto in questi anni con il limite dei 36 mesi per i rinnovi dei contratti a termine. Inoltre il progetto Boeri-Garibaldi non affronta la questione della riforma degli ammortizzatori sociali: in una situazione nella quale le risorse pubbliche sono scarsissime, questo problema rischia dunque di rimanere irrisolto”.
Pierluigi Bersani, segretario del PD, ritiene molto utile l’intervento di Marini in vista dei negoziati con il governo (vedi Europa del 5 gennaio 2012): “L’idea di Marini può essere un buon punto di mediazione, soprattutto se va di pari passo con una incisiva riforma degli ammortizzatori sociali”.
La mediazione di Franco Marini e la posizione responsabile di Pietro Ichino creano delle nuove condizioni ed una prospettiva unitaria nel Partito Democratico.
Oggi leggendo l’Unità e le dichiarazioni di Fassina e Damiano tale prospettiva diventa nebulosa e confusa in quanto il primo dichiara che “non c’è niente da decidere, visto che il PD una posizione chiara già l’ha presa all’Assemblea nazionale di Roma del maggio 2010 ed alla Conferenza sul lavoro di Genova del giugno 2011 ed il secondo rilancia il disegno di legge di Marianna Madia (prima firmataria) sul contratto unico di inserimento formativo, di cui Cesare Damiano è il quinto firmatario. Alcuni giornali hanno creato confusione parlando del disegno di legge di Cesare Damiano che è quello presentato a prima firma da Marianna Madia.
La proposta di Marianna Madia presenta alcuni difetti rilevati da Pietro Ichino: “se, come sembra, il lungo periodo di sgravio contributivo previsto nel progetto di legge non è coperto da contribuzione figurativa, non rischia di derivarne un pregiudizio grave per l’entità della pensione di cui godranno domani i giovani assunti oggi in questa forma? E se invece quel periodo è coperto da contribuzione figurativa a carico dell’Erario, come potrà salvarsi la nuova disposizione dai fulmini dell’Unione Europea, che già hanno colpito a suo tempo il vecchio contratto di formazione e lavoro?”
Fassina dovrebbe capire che le posizioni dei partiti cambiano in rapporto alle condizioni politiche e sociali del tempo in cui vanno prese delle decisioni e non sono intoccabili ed inamovibili. Oggi vi è il Governo Monti che è impegnato a lanciare la crescita del paese riformando il mercato del lavoro, ieri vi era Berlusconi, il quale asseriva che le riforme non andavano fatte nei periodi di crisi.
Se il PD nutre delle riserve o delle paure rispetto al progetto di Flexsecurity, proposto da Pietro Ichino, ha il dovere di trovare una posizione unitaria di cambiamento del mercato del lavoro che risolva le diseguaglianze e le discriminazioni. Tale posizione oggi è rappresentata potenzialmente dal contratto unico di inserimento del senatore Paolo Nerozzi, il quale si ispira al progetto Boeri-Garibaldi, con possibili adattamenti ed integrazioni rispetto ai temi che non affronta: - Riforma degli ammortizzatori sociali; - Sperimentazione del progetto Flexsecurity in qualche regione.
Non rimane molto tempo per costruire una posizione unitaria e, quindi, occorre lo sforzo e l’impegno di tutto il PD senza discriminazioni ed individualismi per arrivare puntuali al confronto con il Governo e gli altri partiti in modo responsabile ed innovativo nell’interesse dell’Italia.
Contratto unico di inserimento
La proposta indica una prima fase di tre anni durante la quale il neoassunto non dispone della piena tutela dell’articolo 18 e nel caso di licenziamento non ha diritto al reintegro del posto di lavoro (fatti salvi i casi di licenziamento discriminatorio o per infondati motivi disciplinari) ma solo a un’indennità di licenziamento che cresce progressivamente con l’anzianità di servizio e varia da uno a sei mesi di stipendio. Trascorsi i tre anni e l’azienda decide di assumere il neoassunto a tempo indeterminato scatta la tutela dell’articolo 18. Il contratto definisce il lavoro dipendente e consente la possibilità di assumere con contratto a termine solo per importi superiori a 30mila euro.
Franco Marini, conoscendo molto bene i problemi del lavoro e le difficoltà vissute dal PD, ha rilasciato due interviste con l’intento di mediare e realizzare delle prospettive unitarie nel PD tramite il contratto unico, promosso dal disegno di legge di Paolo Nerozzi che si ispira al progetto Boeri e Garibaldi.
Franco Marini dichiara, in una intervista a cura di Maria Zegarelli pubblicata su L’Unità il 20 dicembre 2011, che il problema non è l’articolo 18 e di condividere il disegno di legge del senatore Paolo Nerozzi.
“La divisione tra garantiti e non garantiti, dichiara Franco Marini in una intervista del 4 gennaio pubblicata su Europa il 4 gennaio 2012, è la questione sociale più grave oggi, una vera e propria questione nazionale. Un problema che si è acutizzato negli ultimi mesi ma che ha radici lontane. Il nostro mercato del lavoro ha visto proliferare quaranta forme diverse di contratti atipici, una frammentazione irrazionale. Chi l’ha costruita negli anni pensava che avrebbe potuto dare dinamicità ed efficienza al sistema, e invece si è trasformata in un modo per aggirare i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. E oggi ci ritroviamo con più di 2 milioni e mezzo di lavoratori precari e più di 500mila giovani ai quali il contratto non è stato rinnovato: se a questi sommiamo il lavoro sommerso ci troviamo di fronte a un dualismo reale”.
Non bisogna dimenticare che Sergio Cofferati nella trasmissione del 17 dicembre 2011 di Telese e Porro su La7 ha dichiarato di apprezzare il progetto Boeri-Garibaldi ed espresso riserve sul periodo di tre anni durante il quale il neo assunto non dispone di piena tutela.
Pietro Ichino ha commentato l’intervista a Franco Marini su Europa il 6 gennaio 2012 dichiarando quanto segue: “Un anno e mezzo fa non soltanto firmai il disegno di legge Nerozzi (numero 2000/2010), sostanzialmente ispirato al progetto di contratto unico Boeri-Garibaldi, perché lo consideravo un passo avanti importante nella direzione giusta; ma diedi anche un contributo forse non secondario alla sua stesura tecnica. Considero dunque molto positivo il fatto che, a seguito dell’intervista di Franco Marini a Europa, martedì scorso, la direzione del Pd si orienti nel senso di un’apertura in questa direzione”.
Ichino considera “un ottimo compromesso una prima riforma modellata sul progetto Boeri-Garibaldi, accompagnata con l’apertura della possibilità di sperimentazione del modello flexsecurity sulla base di accordi aziendali, e/o di accordi-quadro regionali o provinciali. Il metodo della sperimentazione, del pragmatico try and go anglosassone, può essere il modo migliore per superare la vischiosità del dibattito politico-sindacale su questi temi molto caldi”.
Pietro Ichino individua due difetti nel progetto Boeri-Garibaldi: “Il primo è costituito da quella soglia dei tre anni, che rischia di diventare un nuovo “scalone” difficilmente superabile da parte dei new entrants, analogamente a quanto è accaduto in questi anni con il limite dei 36 mesi per i rinnovi dei contratti a termine. Inoltre il progetto Boeri-Garibaldi non affronta la questione della riforma degli ammortizzatori sociali: in una situazione nella quale le risorse pubbliche sono scarsissime, questo problema rischia dunque di rimanere irrisolto”.
Pierluigi Bersani, segretario del PD, ritiene molto utile l’intervento di Marini in vista dei negoziati con il governo (vedi Europa del 5 gennaio 2012): “L’idea di Marini può essere un buon punto di mediazione, soprattutto se va di pari passo con una incisiva riforma degli ammortizzatori sociali”.
La mediazione di Franco Marini e la posizione responsabile di Pietro Ichino creano delle nuove condizioni ed una prospettiva unitaria nel Partito Democratico.
Oggi leggendo l’Unità e le dichiarazioni di Fassina e Damiano tale prospettiva diventa nebulosa e confusa in quanto il primo dichiara che “non c’è niente da decidere, visto che il PD una posizione chiara già l’ha presa all’Assemblea nazionale di Roma del maggio 2010 ed alla Conferenza sul lavoro di Genova del giugno 2011 ed il secondo rilancia il disegno di legge di Marianna Madia (prima firmataria) sul contratto unico di inserimento formativo, di cui Cesare Damiano è il quinto firmatario. Alcuni giornali hanno creato confusione parlando del disegno di legge di Cesare Damiano che è quello presentato a prima firma da Marianna Madia.
La proposta di Marianna Madia presenta alcuni difetti rilevati da Pietro Ichino: “se, come sembra, il lungo periodo di sgravio contributivo previsto nel progetto di legge non è coperto da contribuzione figurativa, non rischia di derivarne un pregiudizio grave per l’entità della pensione di cui godranno domani i giovani assunti oggi in questa forma? E se invece quel periodo è coperto da contribuzione figurativa a carico dell’Erario, come potrà salvarsi la nuova disposizione dai fulmini dell’Unione Europea, che già hanno colpito a suo tempo il vecchio contratto di formazione e lavoro?”
Fassina dovrebbe capire che le posizioni dei partiti cambiano in rapporto alle condizioni politiche e sociali del tempo in cui vanno prese delle decisioni e non sono intoccabili ed inamovibili. Oggi vi è il Governo Monti che è impegnato a lanciare la crescita del paese riformando il mercato del lavoro, ieri vi era Berlusconi, il quale asseriva che le riforme non andavano fatte nei periodi di crisi.
Se il PD nutre delle riserve o delle paure rispetto al progetto di Flexsecurity, proposto da Pietro Ichino, ha il dovere di trovare una posizione unitaria di cambiamento del mercato del lavoro che risolva le diseguaglianze e le discriminazioni. Tale posizione oggi è rappresentata potenzialmente dal contratto unico di inserimento del senatore Paolo Nerozzi, il quale si ispira al progetto Boeri-Garibaldi, con possibili adattamenti ed integrazioni rispetto ai temi che non affronta: - Riforma degli ammortizzatori sociali; - Sperimentazione del progetto Flexsecurity in qualche regione.
Non rimane molto tempo per costruire una posizione unitaria e, quindi, occorre lo sforzo e l’impegno di tutto il PD senza discriminazioni ed individualismi per arrivare puntuali al confronto con il Governo e gli altri partiti in modo responsabile ed innovativo nell’interesse dell’Italia.
Contratto unico di inserimento
La proposta indica una prima fase di tre anni durante la quale il neoassunto non dispone della piena tutela dell’articolo 18 e nel caso di licenziamento non ha diritto al reintegro del posto di lavoro (fatti salvi i casi di licenziamento discriminatorio o per infondati motivi disciplinari) ma solo a un’indennità di licenziamento che cresce progressivamente con l’anzianità di servizio e varia da uno a sei mesi di stipendio. Trascorsi i tre anni e l’azienda decide di assumere il neoassunto a tempo indeterminato scatta la tutela dell’articolo 18. Il contratto definisce il lavoro dipendente e consente la possibilità di assumere con contratto a termine solo per importi superiori a 30mila euro.
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