È proprio vero che quando non si conosce a fondo il vero problema che ruota intorno alle cose, il rischio, spesso non calcolato, è quello di adottare decisioni che, anziché risolverlo definitivamente, lo aggravano, rendendolo, con il trascorrere del tempo, sempre più difficile da gestire. In pratica, è quello che sta accadendo in questi giorni sulla scena politica nazionale dove si sta cercando, tra una proposta e l'altra più o meno bizzarra, di mettere insieme le varie toppe (perché di queste in fin dei conti si tratta) che andranno a imbastire il vestito della manovra economica.
Quello che emerge in tutto questo bailamme è l'assoluta nonchalance con la quale i principali interpreti sono riusciti abilmente a spostare l'ago della bilancia dalla diminuzione dei costi della casta all'aumento degli oneri per i cittadini. Occorre, però, fare attenzione perché non si tratta di una scelta a favore di questi ultimi, come in realtà si vuol far credere, in quanto il peso specifico delle cose che, dopo l'approvazione della manovra, potranno acquistare risulterà sensibilmente inferiore e solo allora sarà chiaro da che parte si è spostato non l'ago, ma il piatto della bilancia.
Tra tutte le proposte avanzate da vari esponenti politici non ne esiste una che faccia esplicito riferimento alla riduzione di spesa. Sotto varie spoglie si parla sempre di maggiori entrate per effetto dell'introduzione di nuove forme di tassazione. Il tempo che passa tra una proposta e l'altra non è da imputare alla complessità delle stime da elaborare per verificarne l'entità monetaria, ma serve, probabilmente, per accertarsi che quella decisione non vada ad incidere sulle tasche dei proponenti.
È così che nella confusione generale si è passati dal taglio dei costi della casta, che avrebbe colpito uno dei principali responsabili del debito pubblico, ossia la classe politica, al contributo di solidarietà per i redditi superiori ad una certa cifra (prima 90mila euro, poi 150mila, dopo 200mila, ora nessuno), che avrebbe inciso sui cittadini più facoltosi, per chiudere la partita con la proposta di aumento dell'Iva, naufragata per gli effetti negativi sui consumi per quei contribuenti che oggi annaspano per arrivare alla fine del mese.
Ma non è ancora finita qui! Se l'andazzo generale è quello di continuare a mischiare le carte per ritardare il più possibile l'inizio della partita, il rischio è quello che i giocatori intorno al tavolo abbandonino le loro posizioni, lasciando al mazziere la possibilità di costruire da solo quel castello che il primo battito di ciglia spazzerà via in un attimo.
È così che nella confusione generale si è passati dal taglio dei costi della casta, che avrebbe colpito uno dei principali responsabili del debito pubblico, ossia la classe politica, al contributo di solidarietà per i redditi superiori ad una certa cifra (prima 90mila euro, poi 150mila, dopo 200mila, ora nessuno), che avrebbe inciso sui cittadini più facoltosi, per chiudere la partita con la proposta di aumento dell'Iva, naufragata per gli effetti negativi sui consumi per quei contribuenti che oggi annaspano per arrivare alla fine del mese.
Ma non è ancora finita qui! Se l'andazzo generale è quello di continuare a mischiare le carte per ritardare il più possibile l'inizio della partita, il rischio è quello che i giocatori intorno al tavolo abbandonino le loro posizioni, lasciando al mazziere la possibilità di costruire da solo quel castello che il primo battito di ciglia spazzerà via in un attimo.
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