Secondo il rapporto della Caritas e della fondazione Zancan, presentato ieri ed intitolato “In caduta libera”, la povertà in Italia è cresciuta in modo sensibile.
“Non è vero che siamo meno poveri, come gli ultimi dati ufficiali dell’Istat sulla povertà (luglio 2010) farebbero pensare. Secondo l’Istat lo scorso anno l’incidenza della povertà relativa è stata pari al 10,8% (era 11,3% nel 2008), mentre quella della povertà assoluta risulta del 4,7%. Secondo l’Istat si tratta di dati “stabili” rispetto al 2008. In realtà, si tratta di un’illusione «ottica»: succede che, visto che tutti stanno peggio, la linea della povertà relativa si è abbassata, passando da 999,67 euro del 2008 a 983,01 euro del 2009 per un nucleo di due persone. Se però aggiornassimo la linea di povertà del 2008 sulla base della variazione dei prezzi tra il 2008 e il 2009, il valore di riferimento non calerebbe, ma al contrario salirebbe a 1.007,67 euro. Con questa operazione di ricalcolo, alzando la linea di povertà relativa di soli 25 euro mensili, circa 223 mila famiglie ridiventano povere relative: sono circa 560 mila persone da sommare a quelle già considerate dall’Istat (cioè 7 milioni e 810 mila poveri) con un risultato ben più amaro rispetto ai dati ufficiali: sarebbero 8 milioni e 370 mila i poveri nel 2009 (+3,7%)”.
La povertà colpisce in particolare il Mezzogiorno, le famiglie numerose, quelle con 3 o più figli, quello monogenitoriali e coloro che hanno bassi livelli di istruzione.
"La povertà familiare, espone il rapporto, è un fenomeno consolidato, che non accenna a diminuire. Diversamente da altri paesi, in Italia più alto è il numero di figli, maggiore è il rischio di povertà: se in famiglia c’è un solo figlio minore l’incidenza della povertà relativa sale dal 10,8%, che è il dato medio, al 12,1%, mentre se ci sono tre o più figli l’incidenza è del 26,1%. La società italiana si nega così la possibilità di futuro: il numero medio di figli minori per famiglia era trent’anni fa di 0,75, passato nei primi anni novanta a 0,6 e ulteriormente sceso a 0,5 nel 2000 per arrivare all’attuale 0,43”.
Un italiano su 5 (dati europei), pari a circa 12 milioni di italiani, è a rischio povertà. Solo il 45% delle famiglie italiane sarebbe a riparo dalla crisi economica
Negli anni 2009 e 2010, caratterizzati dalla crisi economica, è stato registrato un 25% in più di persone che si rivolgono alla Caritas per chiedere sostegno, un 40% tra gli italiani che pur non essendo povere vivono una situazione di disagio economico e una condizione di forte fragilità economica. Espone il rapporto che “sono persone che, soprattutto in questo periodo di crisi, hanno dovuto modificare, in modo anche sostanziale, il proprio tenore di vita, privandosi di beni e servizi, precedentemente ritenuti necessari”.
Il Rapporto contiene i risultati di una indagine valutativa sulle misure di contrasto delle situazioni di povertà, introdotte dal governo italiano nel biennio 2007-2008. Le misure prese in esame sono: la social card, il bonus famiglia, il bonus elettrico, il bonus Gas e l’abolizione dell’Ici sulla prima casa.
La valutazione è stata realizzata con la collaborazione di due grandi organizzazioni della società civile (Acli e Cisl), e ha contemplato la realizzazione di oltre 150 interviste con operatori di Centri di Ascolto Caritas, Caaf Cisl e Acli Service, in tutte le regioni d’Italia.
La misura considerata maggiormente efficace nel contrasto delle situazioni di povertà non è la social card ma l’abolizione dell’Ici per la prima casa. Nello specifico, il 69,2% degli intervistati ha valutato tale misura “abbastanza” o “molto efficace” nel ridurre la povertà economica. Le valutazioni espresse sul grado di efficacia della social card nel contrasto della povertà economica sono di taglio negativo: il 94,9% degli operatori intervistati ritiene “poco” o “per niente utile” tale misura. Per quello che riguarda le altre misure, il giudizio è meno negativo: una media del 58% degli operatori ritiene i Bonus “poco” o “per niente” utili nel contrasto della povertà economica.
Contro la povertà, il segretario dei vescovi italiani, Crociata, ha denunciato quanto sia "grave l'elusione e l' evasione fiscale. Perché - ha precisato - si tratta di sottrazione di risorse che pesano sugli onesti e diminuiscono le disponibilità di aiuto agli ingenti".
Si pensi che l’evasione fiscale che ammonta a 120 miliardi rappresenta una grande risorsa potenziale che potrebbe essere utilizzata al fine di realizzare una riforma del fisco che redistribuisca il reddito privilegiando i redditi più bassi e riconsiderando la tassazione delle rendite finanziarie (escluso i titoli di stato) al 20% ed introducendo nuove forme di tassazione, per esempio i patrimoni e le transazioni finanziarie. Recuperare tali risorse significa intervenire con misure più efficaci per combattere la povertà. Certamente occorre intervenire per ampliare la base occupazionale del paese perché attraverso tale misura si colpisce in modo efficace la povertà e le condizioni di coloro che vivono una condizione di disagio sociale.
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