La ricerca di Datagiovani per il Sole 24 Ore indica che mezzo milione di persone con meno di 35 anni sono alla ricerca del lavoro da 12 mesi e non lo trovano. I giovani che cercano lavoro inutilmente da più di un anno rappresentano il 45%.
Le punte più alte si registrano in Basilicata con il 57% ed in Campania e Sicilia con il 55%. Raddoppiano i dati della disoccupazione di lungo periodo nel Nord-Ovest: Lombardia con il 37% dei disoccupati ( 27% nel 2007); Toscana con il 41,6% (16% nel 2007)
I disoccupati di lungo periodo subiscono l’effetto scoraggiamento e ampliano la platea degli inattivi e degli autoesclusi dal mercato del lavoro.
L’elaborazione registra circa 470mila giovani entro i 34 anni che rientrano nella categoria degli inattivi: - 195mila tra i 15 e i 24 anni; - 274mila tra i 25 ed i 34 anni.
Le forme di occupazione per i giovani sono precarie e con una retribuzione che non supera gli 800 euro mensili. Tali condizioni costringono il 41,5% dei giovani a vivere in famiglia ed a ritardare di 6 anni l’età del matrimonio.
Oggi i giovani sono sostenuti dalla famiglia mentre in passato apportavano un contributo economico alla famiglia stessa.
I giovani più competenti e preparati dopo aver concluso gli studi si recano all’estero per lavorare ed i costi della formazione sostenuti dall’Italia, la quale non è in grado di offrire delle prospettive occupazionale dignitose, vanno a beneficio dei paesi esteri.
Si registra, inoltre, il calo dei consumi da parte dei giovani e la scomparsa dalle statistiche dell’Irpef nel periodo che va dal 2008 al 2009 di circa 200mila giovani che rappresentano circa il 10%.
Vi sono circa 500mila stagisti e 200mila praticanti che dopo il percorso formativo troveranno difficoltà a trovare un posto di lavoro.
Questa grave situazione sociale ed economica che coinvolge la vita dei giovani ed il loro futuro è la conseguenza dell’assenza di una politica economica che favorisca la crescita e l’occupazione.
Inoltre, occorre cambiare il sistema delle relazioni industriali e del mercato del lavoro che crea discriminazioni sociali e lavoratori precari.
Intervenire soltanto per adeguarsi ai parametri imposti dall’Europa non è una condizione sufficiente per uscire dalla crisi economica, avviare la crescita della ricchezza e realizzare il superamento del dualismo del lavoro. Occorre ripensare il sistema e costruire un futuro equo che garantisca ai giovani una vita dignitosa che permette loro di guardare avanti con speranza ed ottimismo.
Tutti i settori devono essere coinvolti in questa prospettiva di crescita: la scuola, l’università, l’impresa privata e pubblica e le pubbliche amministrazioni. Bisogna finirla con il giuoco che è sempre colpa degli altri: il sistema Italia non funziona ed occorre farlo funzionare.
Tra i giovani vince l’inattività Il Sole 24 Ore
Consumi, figli, lavoro: le rinunce dei giovani Il Sole 24 Ore
I giovani inattivi senza opportunità Corriere della Sera
I giovani più competenti e preparati dopo aver concluso gli studi si recano all’estero per lavorare ed i costi della formazione sostenuti dall’Italia, la quale non è in grado di offrire delle prospettive occupazionale dignitose, vanno a beneficio dei paesi esteri.
Si registra, inoltre, il calo dei consumi da parte dei giovani e la scomparsa dalle statistiche dell’Irpef nel periodo che va dal 2008 al 2009 di circa 200mila giovani che rappresentano circa il 10%.
Vi sono circa 500mila stagisti e 200mila praticanti che dopo il percorso formativo troveranno difficoltà a trovare un posto di lavoro.
Questa grave situazione sociale ed economica che coinvolge la vita dei giovani ed il loro futuro è la conseguenza dell’assenza di una politica economica che favorisca la crescita e l’occupazione.
Inoltre, occorre cambiare il sistema delle relazioni industriali e del mercato del lavoro che crea discriminazioni sociali e lavoratori precari.
Intervenire soltanto per adeguarsi ai parametri imposti dall’Europa non è una condizione sufficiente per uscire dalla crisi economica, avviare la crescita della ricchezza e realizzare il superamento del dualismo del lavoro. Occorre ripensare il sistema e costruire un futuro equo che garantisca ai giovani una vita dignitosa che permette loro di guardare avanti con speranza ed ottimismo.
Tutti i settori devono essere coinvolti in questa prospettiva di crescita: la scuola, l’università, l’impresa privata e pubblica e le pubbliche amministrazioni. Bisogna finirla con il giuoco che è sempre colpa degli altri: il sistema Italia non funziona ed occorre farlo funzionare.
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