Michel Martone si sostituisce a Renato Brunetta e risponde all’interrogazione di Pietro Ichino, senatore del Partito Democratico, non in modo esauriente e completo per dissipare i dubbi e le perplessità relative alla consulenza che gli è stata conferita. Afferma, sbagliando, che l’interrogazione del senatore Pietro Ichino non è stata presentata. Comunque l’indipendenza della CIVIT è stata calpestata. Inoltre, il richiamo agli studenti da parte di Martone è strumentale perché in questa vicenda non c’entrano. Pur di rispondere Martone dichiara di preferire una cosa (risposta del Ministro) facendone un'altra (risposta).
Si riporta di seguito l’intervento di Michel Martone
“A seguito delle pressanti richieste dei miei studenti, pubblico la mia risposta all’interrogazione parlamentare del senatore Pietro Ichino contro il Ministro Brunetta, mio padre e me. Certo, avrei preferito che la risposta potesse essere data dal Ministro nelle sedi istituzionali, come previsto dai regolamenti parlamentari. Ma, poiché il senatore Ichino, pur avendo preannunciato l’interrogazione al Corriere della Sera di sette giorni fa, non l’ha ancora depositata in Parlamento, ho deciso di non attendere oltre.
Qui il resto del postIl senatore Pietro Ichino si stupisce che, tra i consulenti del Ministro della Funzione pubblica che sta riformando anche la disciplina del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, ci sia un professore ordinario di diritto del lavoro. E io non riesco a non stupirmi del suo stupore perché il sen. Ichino è perfettamente consapevole della tradizionale presenza di un giuslavorista tra i “tecnici” che collaborano con il Ministro dell’innovazione e della Funzione Pubblica. Ma soprattutto mi stupisco del suo stupore perché il prof. Ichino è un mio collega. Mi conosce dai tempi della laurea, mi incontra nei convegni, sul Corriere della Sera scrive delle stesse materie di cui scrivo su “Il Sole 24 ore”, sui blog ci interessiamo delle stesse tematiche e, ne sono sicuro, ha letto la mia monografia su “Governo dell’economia e azione sindacale”, premiata dall’Istituto Sturzo tra i “libri dell’anno nella scienza giuridica”. Il sen. Ichino, quindi, forse non condivide le mie idee, ma sicuramente conosce bene e da tempo il mio impegno di studioso e forse proprio per questo nell’interrogazione parlamentare non ha chiesto conto del mio curriculum vitae. Evidentemente voleva mantenersi libero di spacciare la vicenda come “l’ennesimo episodio clientelare”. Cosa che è poi regolarmente accaduta sulle pagine del Corriere del Sera di sabato 27 Novembre. Proprio sul giornale con il quale collabora da oramai un decennio, è stato dato ampio risalto alla “scoperta” del senatore Ichino e sono stato trattato alla stregua del “figlio del Presidente” preso in ostaggio da un Ministro che, per attentare all’ ”indipendenza” del padre, gli assegna una consulenza di “nessuna urgenza e poco apprezzabile rilievo” per un ammontare “vistoso” e “sproporzionato”. Ed invece, miei cari studenti, le cose stanno così: 1) come si poteva agevolmente constatare visto che il mio incarico è stato immediatamente reso pubblico sul sito della Funzione Pubblica, ho cominciato a collaborare con il Ministero a giugno del 2009, mentre mio padre è stato nominato componente dell’Autorità amministrativa indipendente solamente il 15 dicembre 2009, con Decreto del Presidente della Repubblica, dopo il voto favorevole dei due terzi dei componenti delle competenti commissioni parlamentari, compreso quello del sen. Ichino. E’ poi stato eletto Presidente il 22 Dicembre 2009 con il voto unanime di tutti i componenti della Civit. Quindi, come ha subito sottolineato il portavoce del Ministro, non poteva trattarsi di un episodio di nepotismo. 2) non ho pensato di rinunciare all’incarico dopo la nomina di mio padre perché francamente non ne vedevo, e non ne vedo, la ragione. Diversamente da quanto scritto con la solita approssimazione da alcuni giornali, come Italia Oggi, e dai blog, a seguito dell’annuncio dell’interrogazione, non è vero né che mio padre sia indagato per gli episodi della P3, è stato semplicemente sentito come persona informata sui fatti, né che sia “il controllore di Brunetta”. A oggi, il d.lgs. n. 150 del 2009 che ha istituito la Civit ancora non si applica alla Presidenza del Consiglio e, quindi, al Ministero della Funzione Pubblica. 3) per diversi mesi, per passione civile e scientifica, ho collaborato a titolo gratuito, dando il mio contributo all’attività legislativa del Ministero e, in particolare, alla definizione e all’implementazione della riforma della pubblica amministrazione perché il Ministro aveva bisogno dei consigli di un giuslavorista. Dal Giugno del 2009 ad oggi, ogni mia giornata lavorativa è regolarmente cominciata alle 8.30 nell’ufficio del Ministro, proseguendo con riunioni, incontri, discussione di testi legislativi, richieste di pareri e consigli secondo le necessità del Gabinetto. Così, tra le tante cose, mi sono occupato anche di “digitalizzazione ed informatizzazione del settore pubblico”, da un lato seguendo i lavori del Codice dell’amministrazione digitale, di quello della Buona Amministrazione e della Delivery Unit sulla “Riforma Brunetta”, dall’altro, partecipando all’elaborazione e al coordinamento della comunicazione sul web degli aspetti giuridici delle diverse iniziative legislative prese dal Ministero. Peraltro, invito tutti a visitare la galassia di siti della pubblica amministrazione di nuova generazione che sta prendendo forma a seguito dell’emanazione del d.lgs. n.150 del 2009. Se sono effettivamente più trasparenti e accessibili, come dimostra questa triste vicenda, lo sono per merito della riforma ma anche della squadra che il Ministro ha scelto per seguirne l’attuazione. Da ultimo, il senatore Ichino si stupisce per la “vistosità” del mio compenso. E, di nuovo, non posso non stupirmi del suo stupore perché quello denunciato dal senatore Ichino costituisce l’unico compenso che mi è stato corrisposto per l’intensa attività svolta in diciotto mesi. Più nello specifico, preciso che dal 1° Giugno 2009 ad oggi, ho percepito in tutto 37.326 euro lordi onnicomprensivi che, al netto di Iva, irpef e contributi, dovrebbero fare un compenso mensile netto di circa 1244 euro. Certo, non è poco ma non mi sembra una cifra così “vistosa”, soprattutto se penso all’intensità dell’impegno, alla delicatezza dei compiti svolti o ancora ai compensi che avrei potuto ottenere dedicando il mio tempo all’attività forense, come ben sa il Prof. Ichino. Piuttosto, visto che all’esito di una verifica ho avuto modo di rilevare che non mi sono state ancora pagate diverse mensilità, preannuncio che farò di tutto perché mi vengano liquidate quanto prima. Anche per evitare che, a questo punto, il sen. Ichino, faccia un’altra interrogazione parlamentare, con allegato articolo del Corriere della Sera, per dire che il Ministro non paga il figlio per condizionare il padre. Tanto dovevo ai miei studenti".
Replica di Pietro Ichino, senatore del Partito Democratico
"La mia interrogazione (che non è rivolta “contro” nessuno, ma si limita a denunciare un fatto preciso, chiedendo al Governo spiegazioni in proposito), presentata alla Presidenza del Senato venerdì 26 novembre, secondo prassi è stata pubblicata nella prima seduta plenaria del Senato successiva a quella data, il 6 dicembre (perché nella settimana dal 29 novembre al 3 dicembre hanno lavorato soltanto le Commissioni, impegnate nell’esame della legge Finanziaria e del Bilancio). Nulla osta, dunque, a che ora il ministro risponda al più presto nella sede istituzionale appropriata. E sarà il caso che in quella sede egli risponda per davvero alle domande contenute nell’interrogazione, cui il prof. Martone non risponde. In particolare, le domande sono queste:
A) “- preliminarmente, se il ministro non ritenga gravemente inopportuna la stipulazione da parte del suo Dicastero di un contratto [...] con un parente stretto del presidente di un organismo il quale dovrebbe caratterizzarsi per l’assoluta indipendenza rispetto al Governo”; osservo in proposito che l’interrogazione non si riferisce al primo contratto di consulenza, intercorso tra il ministero e il prof. Michel Martone dal giugno al dicembre 2009, bensì al secondo contratto, decorrente dal 1° gennaio 2010, data nella quale il dott. Antonio Martone, padre di Michel, era già membro e presidente della Civit; e sottolineo che l’interrogazione stessa ha per oggetto non un episodio di “”clientelismo”, ma la “grave inopportunità” di quel contratto, sotto il profilo dell’indipendenza che deve caratterizzare - anche nell’immagine esterna - la presidenza della Civit nei confronti del ministero e più in generale del Governo;
B) “- nel merito, se il ministro non ritenga gravemente inopportuno lo stanziamento di 40.000 euro per una consulenza su di un tema di nessuna urgenza e di poco apprezzabile rilievo, quale quello dei problemi giuridici della digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche di Paesi terzi“; qui osservo come dalla risposta di M.M. risulti una consulenza avente un oggetto del tutto generico e comunque diverso rispetto a quello - molto preciso e specifico - formalmente indicato nel sito del ministero; aggiungo dunque questa domanda al ministro: non ritiene che sia contrario al principio di trasparenza, di cui egli stesso dovrebbe essere il primo attuatore e garante, indicare nel contratto e nel sito ufficiale del dicastero un oggetto del rapporto di consulenza non corrispondente all’oggetto reale? E poi, perché l’oggetto reale della consulenza non è stato dichiarato apertamente?
Anche la Civit, del resto, dovrebbe vigilare sulla trasparenza dell’operato delle amministrazioni pubbliche: ritiene dunque l’Autorità indipendente che in questo caso il principio di trasparenza sia stato applicato in modo corretto? E poi, come può essere valutata l’utilità della consulenza e la congruità del relativo compenso, se il suo oggetto reale è stato occultato sotto l’apparenza di un oggetto fasullo?"
Replica di Pietro Ichino, senatore del Partito Democratico
"La mia interrogazione (che non è rivolta “contro” nessuno, ma si limita a denunciare un fatto preciso, chiedendo al Governo spiegazioni in proposito), presentata alla Presidenza del Senato venerdì 26 novembre, secondo prassi è stata pubblicata nella prima seduta plenaria del Senato successiva a quella data, il 6 dicembre (perché nella settimana dal 29 novembre al 3 dicembre hanno lavorato soltanto le Commissioni, impegnate nell’esame della legge Finanziaria e del Bilancio). Nulla osta, dunque, a che ora il ministro risponda al più presto nella sede istituzionale appropriata. E sarà il caso che in quella sede egli risponda per davvero alle domande contenute nell’interrogazione, cui il prof. Martone non risponde. In particolare, le domande sono queste:
A) “- preliminarmente, se il ministro non ritenga gravemente inopportuna la stipulazione da parte del suo Dicastero di un contratto [...] con un parente stretto del presidente di un organismo il quale dovrebbe caratterizzarsi per l’assoluta indipendenza rispetto al Governo”; osservo in proposito che l’interrogazione non si riferisce al primo contratto di consulenza, intercorso tra il ministero e il prof. Michel Martone dal giugno al dicembre 2009, bensì al secondo contratto, decorrente dal 1° gennaio 2010, data nella quale il dott. Antonio Martone, padre di Michel, era già membro e presidente della Civit; e sottolineo che l’interrogazione stessa ha per oggetto non un episodio di “”clientelismo”, ma la “grave inopportunità” di quel contratto, sotto il profilo dell’indipendenza che deve caratterizzare - anche nell’immagine esterna - la presidenza della Civit nei confronti del ministero e più in generale del Governo;
B) “- nel merito, se il ministro non ritenga gravemente inopportuno lo stanziamento di 40.000 euro per una consulenza su di un tema di nessuna urgenza e di poco apprezzabile rilievo, quale quello dei problemi giuridici della digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche di Paesi terzi“; qui osservo come dalla risposta di M.M. risulti una consulenza avente un oggetto del tutto generico e comunque diverso rispetto a quello - molto preciso e specifico - formalmente indicato nel sito del ministero; aggiungo dunque questa domanda al ministro: non ritiene che sia contrario al principio di trasparenza, di cui egli stesso dovrebbe essere il primo attuatore e garante, indicare nel contratto e nel sito ufficiale del dicastero un oggetto del rapporto di consulenza non corrispondente all’oggetto reale? E poi, perché l’oggetto reale della consulenza non è stato dichiarato apertamente?
Anche la Civit, del resto, dovrebbe vigilare sulla trasparenza dell’operato delle amministrazioni pubbliche: ritiene dunque l’Autorità indipendente che in questo caso il principio di trasparenza sia stato applicato in modo corretto? E poi, come può essere valutata l’utilità della consulenza e la congruità del relativo compenso, se il suo oggetto reale è stato occultato sotto l’apparenza di un oggetto fasullo?"
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