Pubblico il comunicato stampa di Roberto Fasoli sulle vicende congressuali del PD Veronese anche se sono posizionato a favore di Alessio Albertini per la segreteria provinciale del
PD e Orietta Salemi per la segreteria comunale del PD.
Non condivido la posizione di Roberto nel rifiutare la sua partecipazione e quella della sua componente al Congresso Provinciale in quanto gli strumenti di democrazia
interna vanno utilizzati per esprimere ciascuna posizione politica. Finalmente
nel PD veronese si superano le divisioni nazionali per costruire insieme una
strategia condivisa per avviare il cambiamento necessario nel PD locale. Giudico positivo l’aver superato tali posizionamenti ed aver privilegiato il territorio.
Si riporta il comunicato stampa.
“Non condivido minimamente la logica e la pratica che hanno portato all’accordo di potere finalizzato al controllo del partito veronese, definendo tutti gli incarichi prima ancora che il congresso abbia inizio.
Ho aspettato qualche giorno a prendere posizione nella speranza, purtroppo vana, che
arrivassero delle smentite a quanto anticipato, con dovizia di particolari,
dalla stampa locale sul contenuto degli accordi relativi a tutte le cariche del partito.
Non c’è nulla di illegittimo nel fatto che alcune persone si trovino per costruire assieme una strategia e delle proposte di candidatura. Quello che colpisce è che ciò
avviene nel mentre la segreteria uscente è impegnata, apparentemente con il sostegno di tutti, a costruire, come le era stato chiesto, una proposta unitaria che nel rispetto delle diversità, potesse rilanciare con un lavoro collegiale un partito che ormai a Verona è ai minimi termini.
La discussione sulle candidature e sul documento che le sostiene però non ha mai coinvolto l’insieme del partito e tantomeno è arrivata nelle sedi dove tutti possono partecipare e confrontarsi e cioè nei circoli e negli organismi dirigenti della città e della provincia.
Sul documento che sostiene le candidature di Albertini e Salemi avanzo due osservazioni.
La prima è che, per quanto riguarda Verona, le cose dette e scritte sono frutto di una elaborazione nota e largamente condivisa da moltissimi. Altrettanto dicasi delle proposte organizzative.
La seconda osservazione riguarda le vicende politiche nazionali. I protagonisti dell’accordo ostentano il fatto di appartenere a livello nazionale a posizioni molto diverse tra di loro, per far risaltare ancor di più il valore dell’intesa sul piano locale. I candidati a livello nazionale hanno però posizioni molto diverse, quando non opposte, rispetto all’analisi di quanto è accaduto nelle ultime elezioni e subito dopo, sulla natura e le prospettive del governo Letta, sulle caratteristiche che dovrebbe assumere il partito e sulle alleanze da ricercare o meno e con chi. Come si possa del tutto prescindere da questo fatto, senza una discussione aperta, e proporsi di rilanciare tutti assieme il partito a Verona rimane, per me, un fatto misterioso, anche perché in politica le questioni accantonate, per opportunità o opportunismo, prima o poi rispuntano e si manifestano in tutta la loro forza.
Ciò non toglie che cercare un’unità a livello territoriale poteva essere e rimane una buona idea sempre che non si fondi esclusivamente su un accordo di potere.
Si parla di unità, trasparenza, rinnovamento nei contenuti e nei metodi senza coinvolgere sulle proposte non solo gli organismi dirigenti ma nemmeno il segretario uscente che, stando a quanto da lui affermato nella riunione della Direzione Provinciale, apprende dai giornali le candidature in campo. Per questo mi è difficile perfino immaginare che fosse a conoscenza dell’esito della distribuzione concordata di tutti gli incarichi prima ancora dell’inizio della discussione congressuale.
Questa è la vera novità. Sappiamo già tutto del futuro organigramma. Almeno così si apprende dalle notizie di stampa, senza smentita alcuna.
La delicatezza del momento politico avrebbe richiesto che la discussione in corso tra alcuni si proponesse di confluire nel solco del lavoro unitario svolto dalla segreteria uscente. Sarebbe servita una discussione aperta che coinvolgesse l’insieme del partito, a partire dai circoli, senza tacere le diverse impostazioni sui grandi temi e cercando di costruire una proposta unitaria. Sarebbe stato un modo per trovare assieme una soluzione politica e organizzativa. Sarebbe sbagliato e poco credibile tentare oggi di spiegare con il pur scarso tempo a disposizione il non avere nemmeno tentato di percorrere questa strada.
Invece niente di tutto questo. All’ultimo momento, assieme alla candidatura diAlessio Albertini per la carica di segretario provinciale, si propone quella di Orietta Salemi a segretario cittadino, con lo stesso slogan, incuranti del fatto che Federico Benini ,
segretario uscente del terzo circolo, aveva già presentato una sua candidatura
alla quale aveva lavorato da tempo, raccogliendo consensi tra i diversi circoli
della città.
Sul congresso provinciale quindi la situazione pare già decisa e quindi potremmo dedicarci, e non sarebbe male, alla discussione sui temi nazionali. Ad Albertini l’onere di mostrare un profilo da candidato unitario e non solo unico.
E pensare che tutti invocavano il congresso come luogo e occasione per un confronto libero da schemi preconfezionati! Serve a poco evocare a parole il tema dell’unità se si pratica la discussione fuori dagli organismi; serve a poco parlare di rinnovamento se l’insieme degli iscritti viene chiamato solo a convalidare quanto già deciso.
Il congresso sarà l’occasione per capire se proprio tutti sono così d’accordo su questo impianto che con enfasi viene presentato come unitario e l’occasione per capirlo la avremo dalla quantità dei partecipanti e dai loro interventi, dall’esito del voto sull’unico candidato a segretario provinciale e, soprattutto, dal voto per il segretario cittadino che resta l’unico punto aperto di una discussione, diversamente del tutto chiusa”.
La discussione sulle candidature e sul documento che le sostiene però non ha mai coinvolto l’insieme del partito e tantomeno è arrivata nelle sedi dove tutti possono partecipare e confrontarsi e cioè nei circoli e negli organismi dirigenti della città e della provincia.
Sul documento che sostiene le candidature di Albertini e Salemi avanzo due osservazioni.
La prima è che, per quanto riguarda Verona, le cose dette e scritte sono frutto di una elaborazione nota e largamente condivisa da moltissimi. Altrettanto dicasi delle proposte organizzative.
La seconda osservazione riguarda le vicende politiche nazionali. I protagonisti dell’accordo ostentano il fatto di appartenere a livello nazionale a posizioni molto diverse tra di loro, per far risaltare ancor di più il valore dell’intesa sul piano locale. I candidati a livello nazionale hanno però posizioni molto diverse, quando non opposte, rispetto all’analisi di quanto è accaduto nelle ultime elezioni e subito dopo, sulla natura e le prospettive del governo Letta, sulle caratteristiche che dovrebbe assumere il partito e sulle alleanze da ricercare o meno e con chi. Come si possa del tutto prescindere da questo fatto, senza una discussione aperta, e proporsi di rilanciare tutti assieme il partito a Verona rimane, per me, un fatto misterioso, anche perché in politica le questioni accantonate, per opportunità o opportunismo, prima o poi rispuntano e si manifestano in tutta la loro forza.
Ciò non toglie che cercare un’unità a livello territoriale poteva essere e rimane una buona idea sempre che non si fondi esclusivamente su un accordo di potere.
Si parla di unità, trasparenza, rinnovamento nei contenuti e nei metodi senza coinvolgere sulle proposte non solo gli organismi dirigenti ma nemmeno il segretario uscente che, stando a quanto da lui affermato nella riunione della Direzione Provinciale, apprende dai giornali le candidature in campo. Per questo mi è difficile perfino immaginare che fosse a conoscenza dell’esito della distribuzione concordata di tutti gli incarichi prima ancora dell’inizio della discussione congressuale.
Questa è la vera novità. Sappiamo già tutto del futuro organigramma. Almeno così si apprende dalle notizie di stampa, senza smentita alcuna.
La delicatezza del momento politico avrebbe richiesto che la discussione in corso tra alcuni si proponesse di confluire nel solco del lavoro unitario svolto dalla segreteria uscente. Sarebbe servita una discussione aperta che coinvolgesse l’insieme del partito, a partire dai circoli, senza tacere le diverse impostazioni sui grandi temi e cercando di costruire una proposta unitaria. Sarebbe stato un modo per trovare assieme una soluzione politica e organizzativa. Sarebbe sbagliato e poco credibile tentare oggi di spiegare con il pur scarso tempo a disposizione il non avere nemmeno tentato di percorrere questa strada.
Invece niente di tutto questo. All’ultimo momento, assieme alla candidatura di
Sul congresso provinciale quindi la situazione pare già decisa e quindi potremmo dedicarci, e non sarebbe male, alla discussione sui temi nazionali. Ad Albertini l’onere di mostrare un profilo da candidato unitario e non solo unico.
E pensare che tutti invocavano il congresso come luogo e occasione per un confronto libero da schemi preconfezionati! Serve a poco evocare a parole il tema dell’unità se si pratica la discussione fuori dagli organismi; serve a poco parlare di rinnovamento se l’insieme degli iscritti viene chiamato solo a convalidare quanto già deciso.
Il congresso sarà l’occasione per capire se proprio tutti sono così d’accordo su questo impianto che con enfasi viene presentato come unitario e l’occasione per capirlo la avremo dalla quantità dei partecipanti e dai loro interventi, dall’esito del voto sull’unico candidato a segretario provinciale e, soprattutto, dal voto per il segretario cittadino che resta l’unico punto aperto di una discussione, diversamente del tutto chiusa”.
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