I
deputati veronesi del Partito Democratico Alessia Rotta e Diego Zardini hanno presentato
una interrogazione al Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione sulle attività di formazione dell’Inps e delle altre PA.
In un momento di grave crisi economica occorre eliminare gli sprechi ed i privilegi al fine di indirizzare le risorse verso le emergenze economiche e sociali del paese.
La formazione continua, affermano Rotta e Zardini, è un fattore strategico per le imprese private e pubbliche al fine di migliorare il sapere dei dipendenti e la performance delle imprese stesse. È talmente importante che ha un rapporto di complementarietà e di compenetrazione con il processo produttivo e viene espletata in modo permanente da coloro che detengono le maggiori conoscenze professionali. Il percorso lavorativo dei dipendenti conduce ad un arricchimento delle mansioni che comprendono la formazione nel ruolo di docente e discente.
L'Inps per migliorare l’offerta dei servizi e perseguire il miglioramento continuo investe cifre importanti nella formazione dei propri dipendenti. Infatti, nel 2010 l'Istituto ha speso circa 11 milioni di euro per attività formativa e nel 2011 sono state organizzate 5.700 iniziative di formazione di cui 3.562 giornate di formazione in aula e 2.138 giornate di formazione. La formazione organizzata dall'Inps può essere così classificata: – formazione effettuata durante lo svolgimento del processo produttivo (rapporto un docente ed un discente); – formazione in aula (rapporto un docente e più discenti).
“La docenza per gli interventi di formazione del personale dell'Inps, affermano nell’interrogazione Rotta e Zardini, viene assegnata in parte ai dipendenti dell'Istituto, ai quali viene corrisposto un compenso di circa 31 euro (con esclusione dei dirigenti, professionisti e medici). Al contrario non viene riconosciuto alcun corrispettivo a coloro che svolgono attività di docenza nella formazione on the job”.
“La scelta dell'Inps, continuano Rotta e Zardini, di retribuire l'attività di docenza in aula ai dipendenti di area B e C espletata durante l'orario di lavoro normale non tiene conto che quelle ore di lavoro sono già retribuite con lo stipendio. Pertanto, si ritiene che il caso in questione possa essere definito un doppione e, quindi, una forma di spreco. Per non danneggiare i dipendenti gli eventuali interventi formativi effettuati durante il lavoro straordinario potrebbero essere retribuiti con le prestazioni straordinarie e non con il pagamento delle docenze”.
Sorprende il comportamento dell’Inps, il quale ha intrapreso da diverso tempo la via dell’adattamento continuo ai cambiamenti che avvengono nel mondo delle organizzazioni e della gestione per processi. Infatti, l’attività dei dipendenti si svolge nei processi di produzione e non è facile quantificare e distinguere la formazione dall'attività lavorativa in senso stretto e la formazione in aula rientra nelle mansioni dei dipendenti.
Il fenomeno descritto potrebbe assumere dimensioni più ampie se le pubbliche amministrazioni adottassero il metodo Inps di retribuire l'attività di docenza in aula ai propri dipendenti.
Alessia Rotta e Diego Zardini chiedono al Ministro della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione quanto segue:
- “di quali elementi disponga in merito al caso descritto (retribuzione della docenza interna nella formazione in aula) nell'Inps e nelle altre pubbliche amministrazioni, al fine di poter intervenire e normalizzare le attività di formazione;
- se non reputi urgente intervenire per eliminare i casi di doppia retribuzione (stipendio e compensi per la docenza) a favore dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni che espletano, oltre al lavoro assegnato, attività di docenza nelle attività di formazione in aula;
- se non ritenga necessario assumere iniziative per includere l'attività di docenza tra le mansioni dei lavoratori dipendenti dalle pubbliche amministrazioni al fine di arricchire le competenze del personale ed eliminare sprechi e doppioni rappresentati dai compensi relativi alle attività di docenza”.
Da questo caso si deduce che sono molti gli sprechi ed i privilegi che insistono nelle Pubbliche Amministrazioni e che è più facile bloccare gli stipendi dei pubblici dipendenti anziché adottare una politica di emersione delle spese superflue ed improduttive.
In un momento di grave crisi economica occorre eliminare gli sprechi ed i privilegi al fine di indirizzare le risorse verso le emergenze economiche e sociali del paese.
La formazione continua, affermano Rotta e Zardini, è un fattore strategico per le imprese private e pubbliche al fine di migliorare il sapere dei dipendenti e la performance delle imprese stesse. È talmente importante che ha un rapporto di complementarietà e di compenetrazione con il processo produttivo e viene espletata in modo permanente da coloro che detengono le maggiori conoscenze professionali. Il percorso lavorativo dei dipendenti conduce ad un arricchimento delle mansioni che comprendono la formazione nel ruolo di docente e discente.
L'Inps per migliorare l’offerta dei servizi e perseguire il miglioramento continuo investe cifre importanti nella formazione dei propri dipendenti. Infatti, nel 2010 l'Istituto ha speso circa 11 milioni di euro per attività formativa e nel 2011 sono state organizzate 5.700 iniziative di formazione di cui 3.562 giornate di formazione in aula e 2.138 giornate di formazione. La formazione organizzata dall'Inps può essere così classificata: – formazione effettuata durante lo svolgimento del processo produttivo (rapporto un docente ed un discente); – formazione in aula (rapporto un docente e più discenti).
“La docenza per gli interventi di formazione del personale dell'Inps, affermano nell’interrogazione Rotta e Zardini, viene assegnata in parte ai dipendenti dell'Istituto, ai quali viene corrisposto un compenso di circa 31 euro (con esclusione dei dirigenti, professionisti e medici). Al contrario non viene riconosciuto alcun corrispettivo a coloro che svolgono attività di docenza nella formazione on the job”.
“La scelta dell'Inps, continuano Rotta e Zardini, di retribuire l'attività di docenza in aula ai dipendenti di area B e C espletata durante l'orario di lavoro normale non tiene conto che quelle ore di lavoro sono già retribuite con lo stipendio. Pertanto, si ritiene che il caso in questione possa essere definito un doppione e, quindi, una forma di spreco. Per non danneggiare i dipendenti gli eventuali interventi formativi effettuati durante il lavoro straordinario potrebbero essere retribuiti con le prestazioni straordinarie e non con il pagamento delle docenze”.
Sorprende il comportamento dell’Inps, il quale ha intrapreso da diverso tempo la via dell’adattamento continuo ai cambiamenti che avvengono nel mondo delle organizzazioni e della gestione per processi. Infatti, l’attività dei dipendenti si svolge nei processi di produzione e non è facile quantificare e distinguere la formazione dall'attività lavorativa in senso stretto e la formazione in aula rientra nelle mansioni dei dipendenti.
Il fenomeno descritto potrebbe assumere dimensioni più ampie se le pubbliche amministrazioni adottassero il metodo Inps di retribuire l'attività di docenza in aula ai propri dipendenti.
Alessia Rotta e Diego Zardini chiedono al Ministro della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione quanto segue:
- “di quali elementi disponga in merito al caso descritto (retribuzione della docenza interna nella formazione in aula) nell'Inps e nelle altre pubbliche amministrazioni, al fine di poter intervenire e normalizzare le attività di formazione;
- se non reputi urgente intervenire per eliminare i casi di doppia retribuzione (stipendio e compensi per la docenza) a favore dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni che espletano, oltre al lavoro assegnato, attività di docenza nelle attività di formazione in aula;
- se non ritenga necessario assumere iniziative per includere l'attività di docenza tra le mansioni dei lavoratori dipendenti dalle pubbliche amministrazioni al fine di arricchire le competenze del personale ed eliminare sprechi e doppioni rappresentati dai compensi relativi alle attività di docenza”.
Da questo caso si deduce che sono molti gli sprechi ed i privilegi che insistono nelle Pubbliche Amministrazioni e che è più facile bloccare gli stipendi dei pubblici dipendenti anziché adottare una politica di emersione delle spese superflue ed improduttive.
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